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Autore: E4e    25/07/2011    5 recensioni
Isabella Swan è una diciassettene schietta e sagace.
La sua linfa vitale è il pattinaggio su ghiaccio, per il quale prova una passione sfrenata, tanto da dare contro a sua madre, che la vorrebbe più concentrata sull'idea di frequentare l'università.
Dopo la morte del padre, suo primo istruttore, Isabella affida il suo talento ad Esme Cullen pattinatrice professionista che in seguito ad un incidente dovette abbandonare il suo sogno.
Durante la preparazione del saggio finale, Isabella verrà a conoscenza di una triste verità, per la quale Esme non potrà più allenarla.
A sostituirla il figlio Edward, che non avrà da subito un rapporto facile con Isabella. Fino a che...
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Rimasi a mollo nell’acqua per un bel po’, ma quando uscii e sentii l’aria fredda punzecchiarmi tutto il corpo, mi convinsi che sarebbe stato meglio rimanere dentro.
D’altro canto mia madre mi stava aspettando per cenare insieme, il che rendeva la cena di un’importanza mistica.
Per non aggravare ulteriormente la situazione poco pacifica tra noi, mi convinsi ad indossare il pigiama in fretta.
Dopo la morte di papà, il nostro rapporto era una continua sfida contro il tempo, eravamo in bilico su un filo, sospese a centinai di metri d’altezza. La sua ostinazione mi aveva reso dapprima paziente e disposta ad ascoltare le sue ragioni, poi si era trasformata in vera e propria insofferenza. Per me era inconcepibile dividere quella che era la mia vita dal pattinaggio; accettare di entrare in un’università qualsiasi avrebbe compromesso se non annullato la mia carriera. Oltre ad alimentare il mio corpo di sensazioni magnifiche, riusciva a mantenere vivo il ricordo di mio padre, dei suoi allenamenti e del suo orgoglio per me, verso di me.
Facevo fatica ad ammetterlo e non l’avrei mai detto ad alta voce, ma la paura di dimenticare non mi abbandonava mai. Conseguenza di questa brutta sensazione, la mia mania di immortalare ogni attimo sia disegnando sia scattando foto. Questa pratica non poteva di certo escludere le mie performance artistiche: oltre ad un fatto puramente emotivo, mi era utile anche per rivedere le mie esibizioni e studiare talvolta gli errori.
Scesi le scale di corsa, affrettandomi entrando in cucina.
«Scusa mamma», dissi appena mi accorsi della sua espressione. Non riuscivo a capire se fosse indignazione o rassegnazione.
«Non fa nulla», disse. Il suo tono di voce lasciava intendere tutt’altro.
Mi accomodai al mio posto, in attesa che servisse la zuppa. Mia madre era fissata con i concentrati di verdure e cose simili.
Attesi giocherellando con le tovagliette ocra poggiate sul tavolo nero. Renee aveva deciso di utilizzarle in seguito ad un mio sfocio di creatività: ero misteriosamente riuscita ad inciderlo con le forbici quando avevo quattro anni.
«Bella? Ci sei?», chiese mia madre spazientita dal mio silenzio. Persa nei miei pensieri non mi ero nemmeno accorta del piatto fumante che avevo davanti.
Non risposi, presi il cucchiaio e cominciai a girarlo nella zuppa, svogliatamente.
Aspettavo cominciasse a dire qualche cosa. Ma si decise ad aprire bocca solo dopo aver finito la sua porzione.
«Come sono andati gli allenamenti?», chiese con voce fredda, lasciandomi interdetta. Quando faceva una domanda del genere doveva sganciare delle novità che avevano un effetto bomba.
«Bene, sono scesa in pista con i nuovi pattini ed abbiamo cominciato a comporre la nuova coreografia», risposi raccogliendo sul cucchiaio la zuppa quasi finita.
«Mi fa piacere», disse.
Perfetto, avrei dovuto cominciare il countdown: la rivelazione stava per arrivare.
Si schiarì la voce.
«Mi vedo con un uomo,» prese un respiro «si chiama Phil, abita qui vicino lavora come meccanico in un’officina fuori paese».
Ecco, il mistero era svelato. Ora capivo perché un paio di mesi prima, quando la nostra decrepita auto non riusciva a ripartire mi era sembrata entusiasta.
Rimuginai sulle sue parole: dopo una risposta sagace mal trattenuta, alla precisazione che uscisse con un uomo, assimilai il senso pieno della frase.
Non sapevo cosa dire.
Da una parte, egoista com’ero, il mio pensiero era subito volato a mio padre. Di conseguenza pensai che lui sarebbe stato contento di vedere la mamma più felice, che qualcuno fosse entrato a far parte della sua vita e della mia l’avrebbe rassicurato.
Ma il timore non era per mia madre: era adulta, sapeva cosa fosse meglio per lei; bensì per me.
Avevo paura che quel Phil, come qualunque altro uomo al suo posto, avrebbe ritenuto la mia presenza un obbligo nei miei confronti. Non volevo che qualcuno pensasse di dover prendere il posto di mio padre.
Riemersi dai miei pensieri, conscia del fatto che mia madre aspettasse una risposta.
«Grande. Sono contenta per te», dissi con lo stesso tono freddo e distaccato usato da lei.
Mi alzai e posi il piatto nel lavabo. Avevo bisogno di stare sola e fare chiarezza.
«Domani devo alzarmi prima del solito, è meglio che vada a letto prima», dissi prima di congedarmi.
Salii le scale di corsa e arrivata davanti alla mia camera, entrai e mi richiusi la porta alle spalle, appoggiando mici.
Mi lasciai scivolare a terra, con la mente che vorticava in un’altra dimensione.
Dopo una decina di minuti, passati a fissare inespressiva il muro mi alzai.
Accesi l’amplificatore e sintonizzai sulla traccia della nuova coreografia. Mi buttai poi sul letto, di peso.
La canzone partì poco dopo.
Chiusi gli occhi e ripensai alla sequenza, seppur breve, di passi che Esme aveva già ideato.
Volavo sulla pista, sfiorando il ghiaccio a malapena. Aggraziata, bella, concentrata portavo a termine il mio pezzo fino alla fine della musica. Uno scroscio di applausi riempiva lo spazio intorno a me, che dispensavo sorrisi ed inchini in ogni direzione.
Così mi addormentai, cullata da ciò che era diventata la mia fonte di vita.
 
 
Ciao a tutti!
Eccomi qui con il nuovo capitolo.
Come avrete notato, ho apportato delle modifiche all’aspetto “esteriore” se così si può dire =) della storia.
Ringrazio Hilary per avermi consigliato… Avevi ragione, ha davvero un altro effetto.
Spero che vi sia piaciuto… Fatemi sapere.
Ancora grazie a tutti!
Un bacio 

  
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