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Autore: Nykyo    27/03/2006    15 recensioni
Una storia che avevo iniziato a scrivere durante le vacanze, a Dicembre.
Che cosa penserà davvero il Professor Piton dei suoi più celebri allievi? E cosa pensa del Natale?
NB: Non so con precisione quando la storia si svolga. Non ha importanza collocarla temporalmente. Una cosa però è certa: siamo in un momento successivo al primo anno di Harry a Hogwarts, e precedente il suo sesto anno.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Neville Paciock, Ron Weasley, Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mixky: Il mio è sempre un Piton molto umano, perché io credo fermamente che dietro l’apparenza dataci dalla Rowling lui sia profondamente tale. Grazie dei complimenti e figurati, non mi sento davvero vecchia, scherzavo. A volte mi pare di avere ancora quattro anni…

 

Mavi: Sì, Silente era irrecuperabile. Un caro vecchietto, quando non era costretto a muovere le persone che gli erano care come pedine. Sono lieta che in suo pensiero natalizio per Severus ti sia piaciuto. Speriamo ti piaccia anche quest’ultimo capitolo.

 

Alexia: Albus deve aver sghignazzato parecchio, mentre consegnava all’elfo quella coccarda per lo studio di Severus, ma la sua è anche genuina preoccupazione, sono sicura che a te non è sfuggito. L’infanzia di Severus, sebbene io abbia due genitori che si amano profondamente, mi tocca più di quanto sembri e so che anche per te è importante. Di capitolo ne è rimasto solo uno, questo, e non posso dire che la malinconia di Piton venga propriamente stemperata in questo racconto. Ma aspettati un finale… no, non te lo dico, lo leggerai. Grazie per avermi seguita fin qui con costanza. Un bacio anche a te.

 

Ida: la mia impareggiabile Iduzza. Grazie per i sempre bellissimi commenti e anche solo perché ci sei. Un bacione anche a te.

 

Moonlight rage: Allora? Non è poi così terribile questo Professor Piton? Sono proprio felice di avertelo fatto riconsiderare sotto un’altra luce. Quanto all’essere viscido, bè Harry lo vede così e così noi lo leggiamo attraverso i suoi pensieri, ma non è detto che Harry abbia sempre ragione. Anzi, Hermione, che ti piace tanto, lo difende sempre, facci caso.

 

Suzako: Uh, caspita! Questa volta ti è piaciuto proprio tutto. Sono lusingata, grazie. E dire che tu Piton lo detesti. Bè, speriamo di non ritrovarci di nuovo in disaccordo per l’ultimo capitolo.

 

Buona lettura

 

Nykyo

 

 

Regalo di Natale

 

 

Harry Potter alitò di nuovo sulle lenti degli occhiali e poi li pulì nel maglione, sfregandoli vigorosamente.

Quando si cercava un po’ di quiete per poter studiare in santa pace, nella torre di Grifondoro regnava il caos. Studenti che chiacchieravano animatamente davanti al camino intenti a discutere sulle squadre di Quidditch, o sulle prossime partite lì a scuola, coppiette che tubavano, ragazzine alla prima cotta che si lasciavano sfuggire irritanti gridolini e risatine maliziose, e su tutto regnavano i gemelli che portavano più che potevano scompiglio con i loro tiri incredibili.

E adesso, che Harry non aveva assolutamente nulla da fare, non c’era anima viva con cui scambiare due chiacchiere.

“Li odio” – pensò il ragazzo, nervoso, incapace di smettere di tormentarsi la maglia con le dita.

Ma non era vero e lui lo sapeva. Amava quel delizioso, caloroso disordine umano che di solito lo circondava nelle buie serate a Hogwarts. Adorava i suoi compagni di casa, le loro chiacchiere e il brusio delle tante voci. E gli scherzi di Fred e Gorge erano semplicemente geniali. Non c’era nulla di più divertente.

Tutto questo gli mancava terribilmente. Ron ed Hermione gli mancavano più di tutti.

Certo, restare a scuola era molto meglio che ritrovarsi davanti zia Petunia, zio Vernon e quel grasso impiastro di suo cugino Dudley. Harry amava Hogwarts, anche adesso che era quasi deserta, era la sua unica vera casa. E poi c’era Silente.

Però, a volte si detestava, ma non poteva scacciare del tutto l’invidia, per quei compagni di scuola fortunati che avevano dei genitori da cui tornare e un vero focolare ad attenderli.

Quello non era il suo primo Natale trascorso da solo a scuola, ma non per questo certi pensieri facevano meno male.

In quel momento, anche l’essere perennemente osservato gli sarebbe stato caro, perché avrebbe significato avere davanti almeno una persona.

E quel pomeriggio poi gli era persino capitata la sfortuna di andare a sbattere contro il Professor Piton.

Un urto di quelli violenti, perché lui procedeva per il corridoio con passo reso più spedito dal nervosismo e con la testa tra le nuvole. C’era mancato poco che sia lui che Piton finissero a gambe all’aria. A dire il vero, Harry ancora non si capacitava di essere rimasto in piedi, perché aveva provato netta la sensazione di cadere all’indietro, però, chissà come, non era accaduto nulla. Eppure, Piton non aveva mosso un muscolo per trattenerlo.

E poi, naturalmente, quell’odioso, viscido del professore si era infuriato e gli aveva sibilato contro qualche cattiveria che Harry non aveva nemmeno ascoltato.

Piton lo detestava, perché aspettarsi che l’essere sotto Natale potesse cambiare quel dato di fatto così evidente?

Né al ragazzo importava. Anche lui odiava Piton e quindi i conti erano in pareggio.

Però, almeno durante le vacanze avrebbe desiderato di non ritrovarselo davanti agli occhi, con quel suo ghigno sarcastico e cattivo.

Possibile che quello non avesse una casa dove andare a passare il Natale? Doveva per forza restarsene al castello e stargli tra i piedi?

Del resto – Harry rifletté – non riusciva ad immaginare il tetro professore intento a trascorrere le vacanze in famiglia, in un ambiente normale e casalingo.

Comunque, non voleva pensarci troppo. Si sarebbe tenuto il più possibile alla larga dal pallido mago bruno e avrebbe evitato guai e seccature. Tanto Piton se ne rimaneva quasi sempre rinchiuso in quei tetri sotterranei che sembravano fatti a posta per rispecchiare la sua personalità.

 

Se solo non si fosse annoiato tanto…

Ma aveva qualcosa di interessante su cui riflettere, a ben pensare.

Harry si era messo in testa di svelare, prima del ritorno degli altri studenti, un piccolo mistero.

 

Era accaduto la notte della vigilia.

Il ragazzo si accingeva ad infilarsi il pigiama, pronto per rintanarsi al caldo sotto le coperte, e, quando aveva sollevato il guanciale per recuperare l’indumento, si era accorto che un piccolo pacco faceva bella mostra di sé, posato con noncuranza sulle coltri candide.

Era un involto dall’aria estremamente natalizia, di carta rossa, chiuso da un nastro giallo che pendeva a riccioli ai lati del pacco.

Harry notò che sull’incarto risaltavano tanti minuscoli stemmi di Grifondoro, con il leone in miniatura che si slanciava sulle zampe posteriori agitando quelle anteriori in un ruggito silenzioso, la criniera scompigliata e fluente.

Ma la vera sorpresa il giovane mago l’aveva provata aprendolo.

Dopo aver scartato con dita avide il pacchetto, in un sonoro strapparsi della rossa confezione, Harry si era ritrovato tra le mani un sacchetto di dolciumi, e un kit di scherzi, come quelli di Zonco.

Solo che, mentre le caramelle erano decisamente state confezionate molto di recente, la scatoletta di giochi appariva vecchia, come se fosse stata prodotta molti anni prima. I disegni sulla scatola di cartone ingiallito erano antiquati e sbiaditi.

Gli scherzi – Harry ebbe modo di testarli – funzionavano ancora perfettamente, però erano ingenui e un po’ puerili rispetto a quelli che tutti i ragazzini di Hogwarts sognavano di ricevere in dono.

Senza dubbio erano fuori moda.

Si era chiesto quanti anni potessero avere quelle reliquie, ma non seppe darsi risposta.

Però, non erano mai stati usati, se non da lui. Era come se fossero stati conservati con cura per anni ed anni.

Harry ne era stato comunque felice. Non sapeva chi avesse voluto fargli quel regalo, e non sarebbe stato l’unico dono di quel Natale, perché presto sarebbe stato seguito da altri presenti, tra i quali un immancabile maglione da parte della signora Weasley. Harry non aveva più il terrore di un 25 dicembre senza nemmeno un dono da scartare.

Però, era comunque la prova che qualcuno aveva pensato a lui. Avrebbe voluto poter ringraziare il misterioso donatore, se solo avesse saputo chi fosse, e chiedergli cosa significava quel gesto.

 

Per questo, quel pomeriggio, solo e con tanto tempo per riflettere, decise di tentare di dare un nome al suo benefattore.

Ci pensò per tutto il resto della giornata, lieto di potersi scordare la solitudine e l’odiato professore di Pozioni.

Alla fine, non aveva alcuna prova per supportare la sua teoria, ma era giunto a formulare un ipotesi. Secondo Harry, era stato Silente a lasciare per lui quello strano regalo, sotto il cuscino.

Sì, era proprio nello stile del Preside – Harry si lasciò sfuggire un sorriso colmo d’affetto – fare una cosa simile.

Il ragazzo ripose la scatola di scherzi nel proprio baule e la coprì con riviste e vestiti.

Per una volta, avrebbe avuto un piccolo segreto nascosto anche ai suoi migliori amici. Perché era di sicuro stato Silente, e Harry preferiva tenere per sé la cosa.

Un piccolo segreto solo tra lui e la persona che più gli era cara a Hogwarts. Tra lui e la persona che aveva pensato a lui quel Natale, tanto da volergli donare i suoi giochi di bambino, una piccola parte di sé.

 

 

FINE

 

 

   
 
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