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Autore: Malika    25/07/2011    0 recensioni
Questa raccolta contiene le shot partecipanti ai concorsi Mythological Creatures contest di elelele e Cards Contest di Jules_Black.
1 - Mio padre (III Classificato Mythological Creatures contest e vincitrice del Premio Trama).
[…]Buffo, veramente buffo come il mio cuore riesca a battere così tanto nonostante io, in tutti questi anni sia riuscito a renderlo freddo. No, di più: gelido.
Sembro quasi… agitato, emozionato… ma so benissimo che non è per il vicino incontro con quell’essere – neanche il titolo di uomo si merita – di cui porto il nome, per mia immensa sfortuna e con mio immenso disgusto.[…]

2 - La Formula (X Classificata Cards Contest)
Quando nacque Voldemort? No, non Tom Riddle: Lord Voldemort? Come scoprì la formula per creare gli Horcrux? Signori lettori, la nascita effettiva di Voldemort, data dagli Horcrux; tutto in una Perfect Double Drabble.
3 - L'Horcrux (I Classificata Mythological Creatures contest e vincitrice del Premio Velocità)
La creazione del primo Horcrux, molto semplicemente.
Neanche la Morte può qualcosa contro di te, adesso. Né la Morte né l’Amore.
Genere: Dark, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tom Riddle/Voldermort
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
Capitoli:
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The Dark Lord - 1

Nickname: _Malika_ (forum); Malika (EFP)
Titolo:
Mio padre
Pacchetto scelto:
Molliccio: Tom Orvoloson Riddle
Eventuali elementi facoltativi:
Ambientazione: Little Hangleton; Citazione:
Temere l'amore è
temere la vita, e chi teme la vita è già morto per tre quarti. Bertrand
Russell.

Genere:
Introspettivo, Drammatico, Dark
Raiting:
Arancione

Avvertimenti: Missing Moment, One-Shot
Introduzione:
Mi sono spesso chiesta come Tom avesse effettivamente ucciso suo padre, perché fosse andato a cercare Orvoloson quell’estate. O meglio, cosa cercasse. Questa è una delle possibili spiegazioni.

[…]Buffo, veramente buffo come il mio cuore riesca a battere così tanto nonostante io, in tutti questi anni sia riuscito a renderlo freddo. No, di più: gelido.

Sembro quasi… agitato, emozionato… ma so benissimo che non è per il vicino incontro con quell’essere – neanche il titolo di uomo si merita – di cui porto il nome, per mia immensa sfortuna e con mio immenso disgusto.[…]
Eventuali NDA:
In questo periodo sto partecipando a un sacco di contest e in ognuno di questi scrivo in Missing Moment, quindi perché non farlo anche qui? XD

Vorrei aggiungere che, per me, Tom diventa davvero Lord Voldemort con la scoperta della formula per gli Horcrux, non con la creazione del primo o con l’uccisione di suo padre, anche se da questo momento è iniziato il cambiamento radicale dentro di lui, anche se probabilmente aveva già trovato questo titolo per sé.

In più, nel libro VI, Tom si stupisce quando Orfin gli riferisce che suo padre è tornato al paese e si rabbuia quando scopre che il nonno materno è morto, quindi sarebbe strano che già sapesse quelle cose; tra le righe, ho messo la mia spiegazione per questo.

Il diario di Camus è il pretesto che ho trovato con me stessa per la vastissima conoscenza di incantesimi oscuri e difficili che ha il mio Tommy.

Il raiting arancione è dovuto alle azioni non proprio belle del mio Tommy (_Malika_ comincia sbavare. *.*).

La descrizione di casa Gaunt e il dialogo con Orfin sono tratti da Harry Potter e il Principe mezzosangue, cap. 17, pg 334-335, ma la descrizione è lievemente differente e ho aggiunto qualcosa al dialogo.

«discorso normale» / «serpentese»

/*/*/*/*

Mio padre

So perfettamente che non dovrei essere qui, ma io sono Tom Riddle, tutto mi è permesso, perché io riesco a non farmi scoprire. Anche in questo momento, mentre, in piena notte, con una lanterna in mano, cammino verso quella casa, la casa di mia madre, sono tranquillissimo.

Avvicinandomi, non posso fare a meno di notare la desolazione di questo luogo: i muri sono pieni di muffa e con il colore scrostato, le finestre che pendono hanno i vetri rotti, in più il giardino è pieno di erbacce.

La porta di legno marcio è ancora – e fortunatamente, vorrei aggiungere – attaccata ai cardini, ma mi disgusta comunque lievemente la vista di una piccola vipera attaccata sopra.

Cercando di non toccarla, busso.

Niente.

Allora la spalanco: noto immediatamente le due porte in fondo, così come tutti gli altri dettagli della stanza, nonostante ci sia solamente una luce fioca, grazie alla luce della mia lanterna e quella tremula di una candela. Osservo subito la muffa sul cibo avariato e le pentole incrostate appoggiate sul tavolo, mentre, facendo un passo avanti, vedo che il pavimento è completamente coperto da un leggero strato di terra e che dal soffitto pendono numerose ragnatele.

Infine, poggio il mio sguardo sulla poltrona malridotta vicino al camino, sulle bottiglie vuote lì davanti e, di conseguenza, sull’uomo lì seduto.

Tra l’esterno e l’interno della casa, lui è quello che mi disgusta maggiormente, ma non c’è un motivo particolare, probabilmente per tutto l’insieme. Ha barba e capelli lunghi e sporchi, i vestiti sudici e gli occhi, inizialmente guardinghi, diventano spiritati, quasi folli, non appena si posano su di me; in mano, ha una bacchetta e un pugnale. Sicuramente, però, è troppo giovane per essere Orvoloson.

«TU!» mi urla contro, alzandosi barcollando. «TU!».

Mi viene naturale alzare impercettibilmente un sopracciglio, soprattutto quando cerca di scagliarsi contro di me con le due armi alzate. Se davvero cominciassimo un combattimento, non avrebbe scampo, tutto merito del diario di Camus Peverell.

«Fermo!» gli dico in Serpentese, visto che con molte probabilità è mio parente e di conseguenza dovrebbe conoscerlo.

Infatti si ferma, appoggiandosi al tavolo e facendo cadere le varie pentole.

Ci fissiamo in silenzio per un po’, poi è lui a parlare.

«Lo parli?»

«Sì, lo parlo.». Avanzo chiudendo la porta, continuando a osservarlo disgustato, ma senza altra emozione: in fondo, sapevo già che la famiglia Gaunt non brilla per sanità mentale e decenza. Alla fine, gli faccio la domanda che più mi preme: «Dov’è Orvoloson?».

«Morto. E’ morto anni fa, no?»

Porco Godric! Mi rabbuio leggermente: come faccio adesso?

«Allora tu chi sei?»

«Sono Orfin, no?»

«Il figlio di Orvoloson?»

«Ma sì…» risponde ancora, spostandosi i capelli da davanti al volto.

Ed è in quel momento che lo vedo: un anello, con un blasone nero sopra che però non riesco a distinguere, mentre la montatura, dal luccichio, deve essere d’oro.

Sto seriamente cominciando a pensare che dovrei andarmene, qui sto solo perdendo tempo.

«Pensavo che eri quel Babbano. Sei uguale a quel Babbano.» mormora.

Ecco, questo riaccende la mia curiosità. «Quale Babbano?» non posso fare a meno di chiedere. Questo è un mio grande difetto: oltre che la sete di conoscenza, la mia curiosità è grandissima, ma non penso che me ne pentirò. E poi, perché dovrei pentirmene? Sono pur sempre Tom Riddle.

«Quel Babbano che piaceva a mia sorella, quel Babbano che vive nella casa grande laggiù. Sei identico a lui. Riddle. Ma adesso è più vecchio, eh? E’ più vecchio di te, adesso che ci penso…» dice sputando per terra. «E’ tornato, sai.»

Questa spiegazione mi lascia stordito, ma anche immensamente arrabbiato: quel bastardo è tornato qui? Ne ha avuto il coraggio? Bene, dopo farò una capatina nell’altra villa più conosciuta di Little Hangleton.

Magari potrei torturarlo un po’, tanto non se ne accorgeranno, perché ho già in mente di fare in modo che accusino il caro zio, che continua a barcollare nonostante sia attaccato al tavolo. Sarebbe molto semplice sopraffarlo, anche se dovrei tornare dopo per impiantargli i ricordi.

«Riddle è tronato?»

«Già, l’ha lasciata, e le sta bene, sposare quella feccia!» urla, sputando di nuovo. Se prima pensavo che non potevo essere più disgustato, mi sono ricreduto facilmente. «Ci ha derubati, sai, prima di scappare! Dov’è il medaglione, eh, dov’è il medaglione di Serpeverde?»

Dovevo farlo prima. Dovevo venire prima qui, sto scoprendo un sacco di cose interessanti.

E, strano ma vero, sono d’accordo con Gaunt, dicendo che mio padre è una feccia, un Babbano che dovrebbe sparire dalla faccia della Terra, come tutti i suoi simili: nessuno di loro è degno di vivere.

E, a quanto pare, mia madre aveva il medaglione di Serpeverde. Dovrò recuperarlo a qualsiasi costo; non che, comunque, ci sia un costo che non pagherei, tranne se fosse la mia vita.

Agitando il pugnale, sento quell’uomo urlare ancora: «Ci ha disonorati, quella sgualdrina! E tu chi sei, che vieni qui e fai domande su tutto? E’ finita, no… finita…»

Barcolla ancora e  mi avvicino di qualche passo: «Dov’è l’altro diario di Camus Peverell?»

Mi guarda stranito, come se non comprendesse. «Diario? Peverell non aveva un diario e, anche se fosse, non l’abbiamo noi.»

Maledizione! Mi toccherà cercarlo. Beh, almeno posso consolarmi con una piccola vendetta. Alzo la bacchetta e, con un semplice movimento del polso, Schianto l’uomo, che cade sullo stomaco.

Mi avvicino ancora e lo giro con i piedi, non volendo infettarmi con i germi che ha addosso.

Rivedo il luccichio e mi chino a togliergli quell’anello, infilandomelo al dito subito dopo, poi gli rubo la bacchetta rinfoderando la mia.

Mi guardo intorno: non ho niente da fare, qui, tornerò più tardi per impiantargli i ricordi.

Esco rapido, riprendendo la lanterna che avevo appoggiato di fianco all’ingresso, e mi dirigo a Riddle Manor.

Ci arrivo abbastanza rapidamente, pur non conoscendo il posto e nel frattempo osservo il blasone dell’anello, che, tra l’altro, ho già visto sul diario di Peverell: un triangolo che ha al suo interno un cerchio, il quale contiene una riga verticale. L’ho sempre trovato molto strano, per essere un lo stemma di un casato. E poi, lo usava anche Grindewald.

Mi avvio attraverso l’immenso parco, divertito dall’inutilità del sistema di allarme: è stato un giochetto disattivarlo. Poi, mi ritrovo davanti al portone.

Buffo, veramente buffo come il mio cuore riesca a battere così tanto nonostante io, in tutti questi anni sia riuscito a renderlo freddo. No, di più: gelido.

Sembro quasi… agitato, emozionato… ma so benissimo che non è per il vicino incontro con quell’essere – neanche il titolo di uomo si merita – di cui porto il nome, per mia immensa sfortuna e con mio immenso disgusto.

È perché questo sarebbe il mio primo omicidio e non voglio che qualcosa vada storto.

Mi decido a entrare.

Il lungo corridoio che attraverso è tappezzato di quadri, probabilmente tutti gli antenati. Li ignoro, ma uno mi colpisce a causa della targhetta con su scritto:

Georgiana Alexandra Isabell Riddle.

31/12/1126-15/07/1143

Suicida per amore.

Vi è raffigurata una donna dall’incredibile bellezza, con due labbra rosse e piene, le gote leggermente rosate e due occhi scuri circondati da lunghe ciglia, mentre un boccolo di capelli neri sfuggiva al velo.

Mi somiglia molto ed è nata esattamente ottocento anni prima di me.

Morendo l’oggi di ottocento anni fa.

Coincidenze della vita.

Ma io non sarò mai così pazzo da morire par amore, un sentimento talmente insulso che probabilmente mi farà morire di diabete.

Continuo ad osservare e noto che ha un libro appoggiato sul vestito rosso cupo, ma riesco a leggerne solo una riga:

Temere l'amore è temere la vita, e chi teme la vita è già morto per tre quarti.

Per Salazar! Morirò davvero di diabete!

Mi incammino velocemente, continuando, con mio disappunto, a pensare a quella frase.

Io non temo l’amore, ma la morte; c’è chi dice, però, che temere la morte è temere la vita. Quindi, sarei di nuovo punto e a capo, visto che sarei morto per tre quarti.

Ghigno tra me, avviandomi lungo le scale, da cui sento provenire delle voci. A quanto pare, mio padre non è solo.

È una fortuna, allora, che io abbia deciso di creare un Horcrux, anche se sarebbe meglio crearne di più, ma a questo ci penserò poi.

Vado verso la stanza in fondo al corridoio del primo piano, che ha la luce accesa.

Buffo che non abbia ancora incontrato il personale, ma forse saranno già a letto, visto che è quasi mezzanotte.

Prima di fare la mia entrata ad effetto appoggio la lanterna proprio di fronte alla porta.

Con un movimento spengo le luci e sento l’urletto terrorizzato di una donna, poi apro ed entro, facendo illuminare quello che sembra un salotto solo dalla lanterna dietro di me.

Mi guardo intorno, distinguendo le sagome di tre divani e di due poltrone, che sembrano essere color verde muschio come la tappezzeria che, però ha anche decorazioni dorate. Su uno dei divani ci sono due figure, un uomo e una donna, leggermente in penombra, ma capisco che sono anziani, mentre sulla poltrona più illuminata è seduto lui.

So perfettamente che lui, è identico a me.

«Chi… chi sei?» balbetta.

Io ghigno, divertito dal terrore che posso leggere sui loro volti. In fondo, non è cosa da tutti i giorni conoscere una persona uguale a un’altra.

Ho deciso, comunque, che non perderò tempo a torturarli perché le loro urla di terrore attirerebbero il personale – anche se, volendo, potrei fare un incantesimo silenziante – ma devo, per mio grande disgusto, tornare il prima possibile all’orfanotrofio perché potrebbero accorgersi della mia assenza.

«Mi chiamo Tom. E sono venuto qui per punirti.»

«Punirmi?» mi domanda ancora l’essere, mentre osservo con la coda dell’occhio quello che dev’essere mio nonno afferrare una rivoltella e puntarmela contro.

Ridacchio, sinceramente divertito: pensa davvero di riuscire ad uccidermi? Con quella poi? «Oh, io se fossi in te non lo farei.»

Lui non mi ascolta e carica la pistola, dicendomi di andarmene.

Allora alzo la bacchetta, intenzionato a farlo fuori, ma a quella vista l’essere sussulta. E allora ghigno ancora di più.

«Oh! Ma allora conosci la mia bacchetta!»

«Bacchetta? Tom, di cosa sta parlando?» chiede con voce stridula la donna e già non la sopporto, dà fastidio.

«M… magia… quella bacchetta… è mag… magica.» balbetta l’essere; coraggioso, davvero.

«Ma per favore, Tom! La magia non esiste, sono tutti ciarlatani quelli che lo pensano!» dice il vecchio. Perfetto: si è giocato la vita. Non che, comunque, avessi deciso di lasciarlo vivo.

Un lampo di luce verde e l’uomo cade a terra, morto, ma gli altri due, ovviamente, non lo sanno e la vocetta della donna mi trapana i timpani.

«Reginald! Reginald! Svegliati!» urla chinandosi sul marito.

«Oh, non lo farà: è morto!» ghigno. Sto ghignando troppo, oggi, ma non posso farne a meno, è troppo divertente vedere il terrore sui loro volti.

Entrambi mi guardano, semplicemente terrorizzati per la consapevolezza di quello che sta per accadere loro e, nel frattempo, la donna piange disperata.

Quest’immagine probabilmente mi rimarrà per sempre in testa: mi dà una sensazione di potere come mai è successo prima. E quando ho scagliato l’Anatema, mi è sembrato di poter far qualunque cosa.

È proprio vero: non esiste Bene e Male, esiste solo il potere e chi è troppo debole per averlo, come questi Babbani.

Le urla della donna diventano fin troppo stridule, così uccido anche lei e, dopo quasi cinque anni di fantasie, mi trovo davanti mio padre, tremante e in mio potere.

«Perché fai questo? Cosa ti ho fatto?» mi chiede e io siccome sono magnanimo, esaudisco il suo ultimo desiderio.

«Hai abbandonato mia madre Merope solo perché era una strega. Tu ucciderò per questo.»

Non gli lascio neanche il tempo di capire coscientemente che sono suo figlio, sinceramente non ho più voglia di guardare il suo viso: un lampo di luce verde e anche questa feccia è cancellata dalla faccia della terra.

Facendo il percorso inverso, mi congratulo con me stesso: adesso potrò diventare veramente un'altra persona, ma prima, ho bisogno di quella formula.

Poco male, la troverò presto: sono il migliore, dopotutto.

 

 

 

 

 

III classificata: Mio padre di Malika

Grammatica e ortografia: 8/10
In questa shot ci sono solo cinque errori di battitura. “ impercittibilmente” impercettibilmente, “ appogiandosi” appoggiandosi, “ impiantergli” impiantargli, “neache” neanche, “dallla” dalla. Concordanza dei verbi perfetta in ogni momento della narrazione. L'espressione “da davanti” non è sbagliata, ma stride un po' nella shot, forse un gioco di parole avrebbe reso l'espressione più signorile. Per la punteggiatura ci sono alcune virgole che andavano messe e altre tolte. Dopo poi, quindi, in fondo e prima non va messa la virgola perché gli elementi sono strettamente collegati. Nei dialoghi, se sono seguiti dai verbi dichiarativi, si usa la virgola alla fine oppure non si aggiunge nulla. Un ultimo appunto è dato dal fatto che ad si usa solo la parola seguente comincia con la a. Per il resto la shot è perfetta.
Stile e Lessico: 10/10
Stile perfetto con un lessico altrettanto perfetto per la storia. Ho letto la storia tutta d'un fiato per la scorrevolezza della tua scrittura. Hai uno stile molto particolare e signorile, i tre punti di sospensione sono stati usati con molta parsimonia e hanno il loro senso nella storia. Il lessico è adatto ai personaggi che hai trattato, alto per Tom, che solo due volte si lascia andare con espressioni che, però, sono anch'essa adatte al contesto trattato. In sintesi il tuo stile è uno dei più belli che ho avuto l'onore di leggere.
Originalità: 10/10
Anche qui prendi il punteggio massimo. Questa storia è davvero molto originale per moltissime ragioni. Il diario di Perevell, il quadro dell'antenata, il modo in cui Tom uccide gli unici membri della sua famiglia ancora rimasti in vita rendendo la tua storia molto particolare e unica nel suo genere. Anche qui sei stata eccezionale.
IC: 10/10
Punteggio massimo anche per l'IC. Tom è perfettamente lui, narcisista quanto basta, malvagio come solo lui sa essere. Ogni parola che hai usato è stata perfetta nell'esprimere i suoi pensieri e le sue azioni. Orfin col suo barcollare è anch'egli perfetto nel suo ruolo. Tom e la sua famiglia spaventati e inconsapevoli del proprio Destino come mi immagino essere stati nella realtà.
Utilizzo degli elementi facoltativi: 5/5
La citazione è stata usata perfettamente e nella parte centrale della narrazione, nel cuore del racconto e in un momento molto originale che le da un grande rilievo. L'ambientazione è, ovviamente, stata perfettamente usata, in realtà era proprio il momento che avrei voluto che qualcuno scrivesse per questa traccia.
Gradimento Personale: 5/5
Questa shot è stata, forse, la più bella che abbia mail letto su questo personaggio a cui sono fortemente legata. Hai saputo rendere davvero bene questo momento con un stile davvero molto bello e scorrevole. Ho solo un dubbio riguardo all'antenata. Hai scritto che nasce nel 1126 e muore nel 1943, non umanamente possibile, ma ovviamente non l'ho segnato perché non è un'errore di nessun genere. Ti faccio i complimenti per questa bellissima storia. Mi spiace solo per gli errori di grammatica perché altrimenti avresti avuto il punteggio massimo.
Totale: 48/50

 

Questa Shot ha vinto il Premio Trama.

 

Vorrei ringraziare tantissimo elelele e tutte le altre partecipanti! Un contest FANTASTICO!!

Bax, Malika.

   
 
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