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Autore: apochan kenshiro    26/07/2011    3 recensioni
Il Mondo è un luogo unico e misterioso, vasto e sconfinato: vi sono quattro Regioni, più una Quinta, mitica, sconosciuta, leggendaria ...
Zaileh. Ha deciso di partire, per soddisfare la sua sete di conoscenza...
Teörija. Ha deciso di partire, perchè la sua terra è in pericolo...
Shoser. Ha deciso di partire, perchè il mondo sta cambiando...
Kokuro - sama. Aveva già deciso di partire, perchè le Regioni dovevano essere sue...
Queste e molte altre vite ed esistenze, che si intrecciano, in una storia di sorprese, magia, miti e leggende; tutto in un universo completamente nuovo e da scoprire...
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Questa è la prima storia originale in cui mi cimento e la sua "materia" non è in alcun modo semplice... vi ringrazio anticipatamente qualora vi foste incuriositi e la vorreste leggere; in tal caso sarebbero graditi dei commenti, positivi o negativi che siano...
Detto ciò non mi resta che augurarvi buona lettura...
Genere: Avventura, Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Shadow

Una fitta nebbia aleggiava intorno all’imponente costruzione, dandole qualcosa di estremamente inquietante e misterioso. Era un’enorme feudo, di cui si intravedevano lievemente contorni e fattezze; di quel poco che si riusciva a scorgere, si potevano notare le ampie e massicce mura, fatte di grosse e scure pietre laviche, che cingevano la struttura centrale, assieme agli alti tetti a pagoda di tegole nere, che svettavano nell’atmosfera stagnante. Tutto intorno, un paesaggio immoto ed innaturale circondava l’enorme complesso, proteggendolo, assieme alla fitta nebbia, da sguardi indiscreti.

Suresh, il santone, avvolto nel suo logoro mantello di lana rossa, uscì dal folto della foresta di conifere, dirigendosi verso l’enorme porta spalancata delle mura. Con passo svelto e frettoloso si avvicinò all’entrata, fin quando, ormai prossimo all’ingresso, non fu bloccato dalle impassibili e mostruose guardie del luogo. Di fronte all’uomo si ersero le due imponenti creature, rivestite di pesanti e scintillanti armature, le cui fattezze ricordavano vagamente quelle dei felini: possedevano infatti scintillanti iridi dorate, solcate unicamente da due piccole fessure nere, che dovevano essere le pupille; il volto di entrambi era segnato da brillanti segni blu tatuati, che ricordavano vagamente l’aspetto delle cicatrici; le mascelle erano possenti e, contratte come erano in quel momento in una sorta di smorfia, rivelavano di essere dotate di zanne micidiali; il resto del corpo possedeva bene o male fattezze simili a quelle umane, anche se le dimensioni erano notevoli e le mani mostravano di essere dotate di artigli affilatissimi.

Il santone, fermo al loro cospetto, fu bloccato dai due youkai - sentinelle, che incrociarono le loro scintillanti naginata, bloccando il passaggio. Alla particolare “vista” dell’uomo si rivelarono delle notevoli aure demoniache.

Di qui non si passa”. Nelle iridi mogano del santone comparve un guizzo quasi luciferino, mentre le sue labbra si distorcevano in un orrendo ghigno. “Ma se il sole sorgerà le terre crolleranno …” . Entrambe le guardie emisero un basso suono gutturale, simile ad un ringhio sommesso, poi scostarono le naginata e si inginocchiarono. “Passate, servo della Madre …”. Suresh rese ancora più largo il suo storto sorriso ed oltrepassò trionfante le due imponenti figure, ora prostrate ai suoi piedi. Mentre ormai si trovava ad attraversare il primo cortile, ricoperto di una scura ed umida terra brulla, poté percepire l’astio delle sentinelle, captando il loro breve ma concitato discorso:“Maledetto ningen …” “Se solo non fosse il prediletto di Kokuro – sama … avrei volentieri affondato i miei artigli nelle sue maleodoranti budella … odio il suo odore … così disgustoso …”, e non udì oltre, ormai prossimo all’ingresso del palazzo vero e proprio.

Il castello, un enorme complesso a più piani fatto di imponenti mura di pietra nera e ricoperto da tetti di ossidiana, svettava imponente sul piccolo santone, che, alla flebile luce di due fiammelle, poste accanto ai due stipiti della porta, faceva il suo ingresso nel secondo cortile, dove un ormai sterile giardino era sopraffatto dal clima rigido. Suresh fece pochi passi, quando, quasi improvvisamente, fu affiancato da una figura guizzante, che lo fece bloccare sul posto e profondersi in un inchino. “Houshi … vedo che sei ancora vivo …”, sibilò uno youkai dalle fattezze di un rettile, elegantemente vestito con un kimono da cerimonie grigio cenere, colore che contrastava con la squamosa pelle verde smeraldo; le sue iridi di un giallo acido scrutavano insistentemente l’uomo. Suresh, sudando freddo, raccolse le proprie forze interiori e cominciò a rispondere: “Salute a voi, Hebi – san …” “Deduco che se siete giunto qui, allora portate buone novelle al padrone …” “Decisamente …” “Bene …”, disse il rettile facendo guizzare la sua lingua biforcuta, “ … in questo caso Kokuro – sama vi attende …”. Senza aggiungere altro, il consigliere Hebi cominciò a muoversi strisciando quasi rasente al pavimento, con l’uomo che lo seguiva a pochi metri di distanza. Il primo percorse tutto il perimetro del cortile interno, fino a raggiungere uno stretto corridoio, dove si intravedeva una rampa di scale in legno di cedro. Il consigliere prese a salire fluidamente gli scalini, mentre l’altro arrancava poco lontano da lui. Raggiunta la sommità della rampa, si ritrovarono entrambi in una grande sala, dalle pareti e tatami scarlatti, in cui un’enorme statua di un leone dorato li sovrastava e con una zampa indicava l’entrata vera e propria alla sala, la sala del trono. Volgendosi verso lo scorrevole, ai suoi lati si potevano scorgere due bracieri dorati, ai cui piedi a loro volta vi erano due figure femminili, vestite in abiti sontuosi, sicuramente anche loro delle demoni, come rivelava la loro aura. Suresh ed Hebi si avvicinarono allo scorrevole, che fu prontamente aperto dalle due servitrici, entrando nell’enorme sala del trono. La sala era dipinta di un cupo bordeaux, che alla luce delle due file di bracieri sembrava ancora più scuro, e là, in fondo, di vedeva ergersi, fra drappi di seta nera, il trono di bronzo, con motivi di dragoni, del signore del palazzo.

Il santone ed il consigliere fecero qualche passo, per poi inginocchiarsi di fronte all’imponente figura che sedeva sul trono; Hebi avanzò ancora qualche metro strisciando, poi, completamente prostrato sul tatami cominciò a parlare:“Salute a voi Kokuro – sama … Suresh il santone è venuto al vostro cospetto, di ritorno dalle terre di Oderlaad, per informarvi delle novità …”. L’imponente figura, che fino a quel momento era rimasta seduta nella penombra, si alzò, rivelandosi in tutta la sua altezza e grandezza. Davanti ai due torreggiava un massiccio ed al contempo longilineo youkai, anch’esso dai tratti felini, come le sentinelle della porta principale; quello indossava una scintillante armatura dorata e bronzea, sopra ad un raffinato kimono di seta nera, ricamato con dragoni d’argento, ed agli hakama, anch’essi di seta nera, che venivano ad essere stretti dalle calzature militari di bronzo; il volto olivastro possedeva una durezza di tratti incredibile, in cui si potevano scorgere degli occhi con delle iridi sanguigne, una bocca di labbra nere come la morte e dotata di zanne bianche come il ghiaccio, ed il simbolo di una folgore sulla fronte; il volto era poi lasciato libero dalla lunga capigliatura nera come l’ebano, che era raccolta in coda alta e che ricadeva sul mantello cremisi dell’armatura; le mani, infine, erano dotate di artigli affilati, che erano accomunati alle zanne per il loro biancore.

Così Kokuro – sama, lo youkai pantera, signore della stirpe guida dei Demoni, appariva maestoso e terribile al suo consigliere di corte, Hebi, ed al santone deviato che era Suresh. Affilò i suoi occhi, riducendoli a fessure, mentre si avvicinava ai due che stavano prostrati al suo cospetto; compì sul tatami un semicerchio fino a fermarsi di fronte all’uomo: quello tremava, provocandogli un fremito di piacere attraverso le membra. Volse allora lo sguardo sul suo primo consigliere, cominciando a parlare e rivelando una voce fredda e glaciale come l’inverno:“Bene, Hebi, puoi andare … i tuoi servigi non sono richiesti oltre …”. Dopo un profondo inchino, il demone guizzò via strisciando sinuosamente sullo scuro tatami, scomparendo poi oltre gli scorrevoli, dopo che le servitrici ebbero aperto e richiuso l’entrata alla sala. Lo youkai emise poi un ringhio basso e profondo e, oltre la porta, poté vedere le donne dileguarsi dalla loro posizione abituale. Rimasero solo lui ed il santone.

Allora, ningen,”, disse, facendo uscire dalla bocca una voce profonda ed atona, “quali sono le notizie che porti delle mie truppe?”. Suresh, come riscosso da un sonno durato millenni, alzò lievemente il capo, notando che il signore delle terre di Norishi stava tornando al suo trono. Deglutì rumorosamente e, recuperando un po’ di coraggio, cercò di ricordarsi il perché avesse deciso di servire con le sue arti Kokuro – sama, la creatura più potente in cui si fosse mai imbattuto, e perché ora era lì al suo cospetto. Recuperata dunque un po’ di lucidità, il santone si alzò in ginocchio e cominciò a rispondere al glaciale ed autoritario youkai:“Sono buone notizie quelle che porto, Kokuro – sama. Finalmente le vostre truppe hanno sfondato le difese degli Immortali ed hanno posto in assedio le loro terre e la loro fortezza”. Per una frazione di secondo un guizzo di vitalità si accese nelle iridi cremisi del demone, ma Suresh fu sicuro di sbagliarsi, imputando la colpa al baluginare delle fiamme nei bracieri. Kokuro si sbilanciò di poco dalla sua posizione, mantenendo una mano sul trono maestoso e passando l’altra sotto il suo mento, mentre i suoi occhi si affilavano nuovamente. “Puoi provare ciò che dici, houshi?” “Sì, mio signore …” “Alzati!”. Suresh, come altre volte aveva fatto, si alzò meccanicamente ed andò incontro al demone. A meno di mezzo metro da lui si fermò, alzando, per la prima volta in quella giornata, lo sguardo sul suo signore.

Comincia, ningen.”. Il santone chiuse gli occhi, cominciando a recitare dei mantra con una voce bassa e gutturale. Un lieve vento gelido prese a soffiare in tutta la stanza, facendo danzare le fiamme nei bracieri e la folta e scompigliata chioma bruna del santone. La lugubre cantilena continuò per un po’, finché il vento non cessò; in quel momento Suresh aprì lentamente gli occhi, mostrandoli completamente privi delle pupille e delle sue iridi mogano, come ricoperti da una patina lattiginosa. Compì un passo verso Kokuro.

Ora, mio signore …”, disse l’uomo con una voce che non sembrava la sua, come proveniente da altrove … “guardate nei miei occhi. Ciò che ho visto, voi vedrete; ciò che ho udito, voi sentirete; ciò che so, voi saprete …”. Il demone si alzò e fisse il suo sguardo in quello del santone. Fu come un lampo: prima una luce bianca abbagliante, disarmante … non si vedeva niente, né tanto meno era possibile udire qualcosa: era il completo annullamento dei sensi … Poi, una strana sensazione in tutto il corpo, come qualcosa che serpeggiava e si insinuava in tutte le sue membra, e le immagini cominciarono ad affiorare: i suoi eserciti attaccavano, saccheggiavano, depredavano … si davano con furore alla battaglia … villaggi, valli, foreste … tutto prendeva fuoco … ogni creatura che capitava sulla loro strada soccombeva, istantaneamente od in preda ad atroci sofferenze … le grida e le urla di strazio echeggiavano nell’aria ovunque, inebriandolo di piacere, come si erano inebriate di stragi le sue truppe …

Mentre osservava queste visioni, un lieve sorriso diabolico cominciò ad increspargli le labbra, sorriso che divenne di trionfo quando le visioni arrivarono all’apice: sotto ai suoi occhi, Qoeluth, il bastione d’avorio, di marmo e d’alabastro della stirpe degli Elfi, andava a fuoco, mentre la Guardia Reale soccombeva sotto l’assalto delle sue truppe. Un senso di leggerezza lo prese, mentre sentiva il proprio sangue pulsare nelle sue vene ed arterie: ormai la roccaforte della stirpe guida di Oderlaad era rovinata sotto assedio, e la Regione dell’Ovest sarebbe caduta sotto il suo dominio.

Stava per ordinare al santone di interrompere il suo rituale, quando qualcosa nella visione attirò la sua attenzione: mentre il palazzo reale andava a fuoco, in lontananza, oltre la collina della fortezza, sulla piana sottostante, due cavalli bianchi erano lanciati in una sfrenata corsa, verso i confini a sud – ovest.

Aumenta la forza della tua visione, houshi!”, sibilò nuovamente glaciale al santone. Suresh riprese a cantilenare un mantra, mentre l’immagine dei due cavalli si faceva più nitida e grande alla vista dello youkai. Ciò che vide smorzò completamente la sua esultanza e gelò il suo sangue nelle vene: lanciate a tutta velocità, su quei cavalli, vi erano una donna scampata all’assedio e la principessa erede al trono di Qoeluth, Teörija, entrambe dirette alla salvezza … Kokuro cominciò a sentire un ronzio sordo nelle orecchie ed il suo sangue che veniva pompato a tutta velocità in tutto il corpo: Oderlaad non poteva ancora essere sua, non con certezza …

Preso da un forte fremito di rabbia, il demone batté violentemente il suo pugno sul freddo bronzo del suo trono. “Cessa la tua visione, ningen!”, urlò in preda alla rabbia ed al furore più totali. Suresh interruppe il suo mantra ed i suoi occhi tornarono improvvisamente normali, cambiamento così repentino che gli provocò un senso di smarrimento e vertigine.

Suresh ristette un attimo, poi, con grande titubanza, tentò di controbattere:“Ma, Kokuro – sama, la visione non era …” “Non mi interessa, houshi! Ho visto abbastanza per i miei gusti!”, fece il demone in preda all’ira, mentre le sue pupille erano ridotte a poco più che fessure e le sue iridi brillavano di un rosso scarlatto, “ ed ora vattene!”. Suresh non se lo fece ripetere ancora: in preda al panico, inciampò appena nel tatami, poi uscì a tutta velocità dal salone, andando oltre e gettandosi a rotta di collo per le scale.

Kokuro si sedette sul suo trono, massaggiandosi ad occhi chiusi le tempie, che pulsavano ancora tremendamente. “Stupido ningen dall’odore nauseabondo …”. Stette per molto in silenzio sul suo trono, cercando di riportare la sua aura a livelli normali e di riottenere un atteggiamento consono al suo rango ed alla sua levatura.

Dopo che il suo ki ebbe raggiunto dei livelli accettabili, riaprì gli occhi, mostrando delle iridi sanguigne cupe, quasi glaciali e riprendendo pieno controllo delle sue pulsazioni. Si rilassò, calandosi una maschera di gelo sul volto ed sistemandosi più comodamente al suo trono.

Hebi! Al mio cospetto …”, disse con voce incredibilmente atona. Il consigliere non si fece attendere: un sibilo raccapricciante lo precedette, mentre lo youkai sgusciava fuori dall’oscurità, poco oltre gli scorrevoli dell’ingresso al salone. “Eccomi, mio signore …”, disse con voce melliflua, mentre si inchinava e si poneva poi di fronte al suo signore.

Dimmi una cosa, mio fidato consigliere: cosa pensi tu della stirpe di Errel e di coloro che le somigliano?” “Dite dei ningen, Kokuro – sama?” “Esattamente” “Sono esseri inferiori … deboli … posseggono inoltre un tanfo nauseante … sono buoni solo in pasto ai Dragoni di Roccia …” “Questo è esattamente ciò che penso anch’io … però, sfortunatamente, posseggono qualcosa che noi non abbiamo …” “Cosa, mio signore?” “L’energia latente … che li rende capaci di ciò di cui noi non siamo … per questo li reputo sì inferiori, ma estremamente capaci … almeno prima di darli in pasto ai Draghi di Roccia possono esserci utili …”. A pronunciare queste ultime parole, un sorrisetto diabolico comparve sulle labbra dello youkai; l’altro sibilò in segno d’assenso.

Hebi …” “Sì, Kokuro – sama?” “Raduna i Notturni del monte Akumi … Soendo ci aspetta …” “Sì, mio signore”. Il consigliere si inchinò poi dileguandosi, con una certa sorpresa, ma comunque certo che il suo signore fosse del tutto conscio di ciò stava per fare.

 

 

Rieccomi ancora a voi! Abbiamo spaziato in tutte le quattro Regioni per un momento e perché vi sia maggiormente comprensibile questo capitolo e tutti i vocaboli che vi sono disseminati ecco un piccolo vocabolario:

tatami= copertura del pavimento con pannelli, tipico delle abitazioni tradizionali giapponesi

ningen= “essere umano”

naginata= arma giapponese formata da una lunga asta alla cui estremità vi è insediata una lama ricurva, anch'essa dalla lunghezza notevole

houshi= “monaco” (nello specifico riferito al culto buddista, qui utilizzato in senso più largo, come uomo dalle capacità spirituali)

-sama= suffisso usato nella lingua giapponese per esprimere rispetto; equivale all'italiano “signore”, qui inteso anche nel senso di “padrone”

hakama= pantaloni facenti parte dell'abbigliamento tradizionale giapponese; sono usualmente ampi

ki= “energia interna”

youkai= “spettro, demone”

hanyou= “mezzo – spettro” (probabilmente l'avevo messo nei capitoli precedenti o comunque sarà un termine che userò...)

 

Qui si è presentato lo spietato e glaciale Kokuro – sama, il signore degli Youkai, del quale potete immaginare il ruolo nella vicenda...

Ringrazio i miei lettori e Nebbia di latte per la sua recensione, che ho trovato molto utile, e per aver messo la mia storia fra quelle da seguire... mi scuso inoltre per alcuni errori che mi sono accorta di aver piazzato qua e là, ma qualche capitolo l'ho scritto ad ore improbabili e qualche orrore è sfuggito alla correzione...

Vi lascio, in attesa dei prossimi capitoli, ai due disegni di Teörija ed Ughirash, direttamente dal primo capitolo...

See you soon!

p.s. Le recensioni sono sempre gradite!

 

 

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