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Autore: PULLA68    26/07/2011    4 recensioni
Che cosa ha allontanto Edward da casa? Che cosa gli è successo ? Riuscirà la famiglia Cullen a trovarlo e salvarlo dal destino che lo attende??
In una FF ambientata dopo BD, soltanto leggendo troverete le risposte alle domande e soltanto l'amore sarà la soluzione a questa storia dove il giallo del mistero si mescola al rosa dell'amore e al nero del thriller.
Posso solo aggiungere che il racconto è già finito e completo e che quindi se vorrete ne vedrete la fine.
Vi aspetto emozionatissima di poter condividere con voi la mia storia e aspetto i vostri commenti. Luisa
Genere: Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La Trilogia delle Nuvole'
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Ciao a tutti. Abbiamo lasciato I Cullen ad elaborare il piano e in partenza per Volterra per nulla rassegnati alla sparizione di Edward.  Ma lui come se la sta passando??  E' felice della sua nuova vita???  Ecco allora un nuovo capitolo tutto dedicato a lui .......

Ringrazio ancora a tutti e mi piacerebbe sapere cosa ne pensate del suo comportamento "anomalo".........un bacione.

Capitolo 18 - Aria e cibo


Edward


Quando aprii gli occhi, mi accorsi di essere disteso sul letto nella mia camera. La camicia e i pantaloni erano stati aperti, per farmi stare più comodo ed era avvolto nella solita coperta.

La testa mi doleva, ma ormai c'ero abituato.

Erano passati più di dieci giorni dal mio giuramento e quella non era la prima volta che mi risvegliavo nel letto. Adesso avevo capito il perché era stato messo nell'arredamento della mia camera. Aro sapeva benissimo che ne avrei avuto bisogno.

Spesso quando i colloqui serali erano più di tre o comprendevano un elevato numero di vampiri a cui sondare la mente, mi stancavo fino allo sfinimento e Demetri e Felix erano costretti a trascinarmi nella stanza completamente stordito. Altre due volte come l'ultima ero crollato durante il colloquio e Aro era stato costretto a sospendere la seduta e a farmi portare di peso in camera.


Mi alzai velocemente, e andai a farmi una doccia di corsa, oggi era un giorno importante per me.

Aro infatti, sondando la mia mente, si era accorto della mia irrequietezza dovuta alla permanenza forzata in camera durante il giorno e mi aveva concesso di andare a fare due passi nel cortile.

Finalmente avrei rivisto il cielo! 

Demetri la precedente settimana, per distrarmi, dopo che per il nervosismo avevo rischiato di staccare la testa a una Guardia che si era permessa di fare un commento sui miei occhi gialli, mi aveva portato a visitare tutta la Rocca dei Volturi. Era stata in quell'occasione che passando davanti a un'enorme vetrata situata nella parte bassa di Volterra avevo notato l'ampio cortile. E oggi finalmente avevo avuto il permesso di farci due passi. Non ero mai solo e speravo che ad accompagnarmi fosse lo stesso Demetri, era il più comprensivo dei miei guardiani.


Presi i vestiti dall'armadio, che continuava a sembrarmi sempre troppo piccolo, e mi vestii velocemente. Mentre aspettavo la mia guida, mi guardai nello specchio e notai che i miei occhi erano più neri che gialli. Con soddisfazione pensai che non avevo ancora troppa fame. Un problema di meno per adesso.

A interrompere i miei pensieri, entrò Alec a chiamarmi. Con un certo fastidio seguii lui e Jane fino al cortile. Quando arrivammo notai che pioveva e Jane con un sorrisino sarcastico mi chiese “Allora, piove per bene. Vuoi sempre andare? O ti riportiamo in camera?” la guardai e restituito il sorriso passai la porta finestra e mi avviai sotto la pioggia. Fatto qualche passo mi voltai e vidi che lei e Alec si erano seduti nel corridoio e mi osservavano stupiti e imbronciati. Sicuramente avrebbero preferito riaccompagnarmi in camera e andare a farsi i fatti loro piuttosto che farmi da balie.

Sorrisi ed annusai l'aria carica di meravigliosi profumi. Il cortile era completamente circondato da mura altissime e grande come un campo da calcio. Per terra era ricoperto di una profumatissima erbetta verde, chiazzata qua e là da numerose pozzanghere. Ma il profumo migliore veniva dagli alberi di olivo che erano sparpagliati insieme ad alcune querce. Nel centro più alto di tutti svettava un pino marittimo gigantesco. Doveva essere vecchio, probabilmente tanto quanto la stessa Volterra. La sua altezza superava di gran lunga le mura. Alzai la testa e lasciai che la pioggia mi bagnasse il viso, mentre le grosse gocce mi inzuppavano. Ero felice. Non mi interessava che piovesse, mi sentivo finalmente vivo. Guardai di nuovo le mie guardie e feci una rapida corsa fino al pino marittimo e con agilità iniziai a salire fino alla cima.

Arrivato in alto mi sedetti fra i suoi rami scrutando il meraviglioso panorama e beandomi del vento che tiepido e dolce mi scompigliava i capelli.

Poi una fitta alla testa, mi fece quasi cadere mentre davanti ai miei occhi mi apparve l'immagine di me su un alto albero che abbracciavo una bellissima ragazza mortale dagli occhi profondi color cioccolato.

Scossi la testa stordito e l'immagine volò via sostituita dall'immagine della stessa ragazza che stava dormendo tranquilla abbandonata tra le mie braccia.

Chi era e da dove venivano quelle immagini ?

Sospirai, probabilmente era l'effetto collaterale di frugare nella mente altrui, rubavo anche i loro ricordi e li riadattavo come se fossero i miei. Non avevo ricordi del mio passato, ma non m'interessava nemmeno. Mi lasciai a lungo cullare dal vento e dall'acqua chiudendo gli occhi e annusando la pioggia aspettando che il giorno finisse. Forse fu per questo che non sentii subito Jane chiamarmi.

“Edward, scendi di là. Dobbiamo andare, ho fretta. Non possiamo più restare”.

Mi riscossi dalle mie fantasie e mi guardai intorno. Forse mi avrebbero concesso di ritornarci. Sospirai e iniziai a calarmi malvolentieri quando una fitta fortissima attraversò tutto il mio corpo.

“Vieni giù Tarzan!” sghignazzo Jane, mentre dopo aver fatto un lungo volo cadevo rovinosamente in una pozzanghera ai piedi dell'albero.

Mi rialzai infuriato e le ringhiai contro mentre Alec si preparava a colpirmi “Stai bravo Edward. Non è il caso di prendersela tanto per un scherzo”. Ero coperto di fango e la spalla destra mi doleva fortissima per la botta. Avrei voluto saltare alla gola a entrambi i gemelli, ma avrei ottenuto soltanto di farmi dell'altro male, per cui abbassai la testa e brontolai un “Scusate, non avevo sentito” mentre gli passavo vicino.

Il male alla spalla sarebbe passato molto presto, quello all'orgoglio ci avrebbe messo di più.

Quasi per vendicarmi decisi di leggere nella mente di Jane, malgrado me l'avesse vietato.

Finalmente è sceso. Vorrei sapere che gusto ci prova a stare arrampicato su un albero sotto la pioggia. Meno male che stasera Heidi ci porta i rifornimenti, prima che perda la testa per la fame .” uscii velocemente dalla sua mente sconvolto dalle immagini che accompagnavano quelle parole. Jane che succhiava avida dalla gola di un ragazzo. Rabbrividii e tenni la testa bassa mentre gli passavo davanti. Anche Alec aveva lo stesso genere di pensieri.

Arrivati alla mia stanza, andai nuovamente a lavarmi per staccare il fango, mi vestii e mi sedetti leggendo le ultime pagine del libro.


Quando ebbi finito, lo posai e andai a prenderne un altro. Scelsi “Romeo e Giulietta” senza sapere bene il perché. Non ebbi nemmeno il tempo di aprirlo che Felix bussò alla mia porta.

“Andiamo a cena ragazzo. Heidi sta per arrivare e dobbiamo essere puntuali” mi guardò sorridendomi felice.

Che strano non lo avevo mai visto così di buon umore. Scuotendo la testa mi misi sulle spalle l'odiosa mantellina e lo seguii nella sala centrale.

Mentre camminavamo si affrettò a spiegarmi “ Quando arriva il gruppo, devi avere pazienza ed aspettare che Aro, Caius e Marcus, scelgano la loro preda. Poi tocca a noi Guardie Reali ed infine alle altre Guardie Semplici. Se vuoi un consiglio, prendine uno bello grasso e non troppo vecchio. Hanno il sangue più dolce” le sue immagini mentali erano molto forti e vivide, e feci molta fatica ad escluderle dalla mia testa.

Con soddisfazione notai che Felix si disinteressò quasi subito a me.

I suoi occhi come quasi tutti i presenti erano neri dalla fame.

Approfittando della confusione mi misi in un angolo ad aspettare. Non morivo di fame ma uno spuntino non mi avrebbe fatto dispiacere. Quando il gruppo arrivò Caius dette il segnale e si scatenò l'inferno. Le immagini mentali dei vampiri affamati si unirono alla visione raccapricciante del pasto collettivo mentre le mie orecchie furono colpite dalle grida di terrore e dolore. Rimasi pietrificato mentre le grida mentali di disperazione degli umani mi investivano con forza.

Non avevo mai assistito a un massacro simile.

Arretrai verso la parete mentre l'odore del sangue mi colpiva violentemente scatenando in me la reazione istintiva della caccia.
Lo stomaco si contrasse, la bocca fu invasa dal veleno e i muscoli si tesero pronti a scattare.

Fu in quel momento che nella mia mente sentì una voce calma e rassicurante “No Edward. Non farlo. Sono esseri umani. Hanno sentimenti, e qualcuno a casa che piangerà per loro. Si può sopravvivere senza sangue umano, cacciando le bestie. Non lasciare che l'istinto ti governi, la ragione è più forte. Tu sei forte! Tu puoi farcela! Non diventare un mostro, combatti! Io credo in te! Io so che puoi ... figlio mio! Non respirare, allontanati , fuggi lontano!

Con gli occhi velati vidi un uomo biondo, bellissimo, con gli occhi gialli che mi guardava e sorrideva mentre mi porgeva la mano come per tirarmi via dal mio incubo.

Mi raggomitolai a terra con la testa fra le ginocchia contro l'angolo più buio. Smisi di respirare, chiusi gli occhi e la mente mentre sputavo il veleno in eccesso che scendendo nello stomaco mi bruciava la gola. Mi costrinsi a stare in quella posizione. La voce aveva ragione, non potevo cibarmi, le urla erano troppo forti e sconvolgenti. Quando ci fu silenzio, mi tirai su il cappuccio e sgattaiolai con le altre Guardie fuori dalla stanza. Con il passo velocissimo e gli occhi bassi per non far vedere il mio digiuno mi diressi alla mia stanza circondato dalle immagini mentali di giubilo dei vampiri ormai sazi. Quando entrai, tirai un sospiro di sollievo e ringraziai mentalmente Aro, per avere schermato la mia stanza.

Ero nervosissimo, sentivo ancora l'odore del sangue e stentavo a tenere a bada il mostro in me. Per calmarmi misi su un cd di musica classica e presi il libro.

Dopo poche pagine, mi accorsi che invece di calmarmi mi aveva agitato ancora di più. “Che stupido Romeo a impuntarsi su una ragazza irraggiungibile, la storia non poteva che finire male.

Nervoso, presi il libro e lo scagliai per terra.

Mi alzai e presi a girare in tondo , mi sentivo come un leone in gabbia. “Leone... agnello..... Cosa centrava l'agnello?... una nuova boccata di veleno mi riempii la bocca mentre la testa mi girava. Non potevo più stare li dentro... sarei impazzito del tutto.

Aprii la porta, nessuno.

Mi guardai intorno e veloce mi diressi all'uscita secondaria che Demetri mi aveva mostrato giorni fa. Era l'ora di andare a caccia, con attenzione, avrei evitato di uccidere umani, ma dovevo dare sfogo ai miei istinti.


Uscii nella notte, e come un vampiro affamato mi allontanai nei vicoli stretti e bui, facendo attenzione a non essere notato.

   
 
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