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Autore: Emily Alexandre    26/07/2011    9 recensioni
I- Le scale. "Accadeva ogni giorno alla stessa ora, quasi si fossero dati appuntamento. Accadeva ogni giorno alla stessa ora, senza che qualcuno potesse vederli.
Apparentemente nulla era cambiato. Come Hogwarts copriva le ferite con incantesimi ben studiati, allo stesso modo loro celavano le anime perse dietro gesti che un tempo erano stati familiari. Hermione studiava assiduamente ad ogni ora, Draco camminava sprezzante di tutti e tutto.
Persone così opposte per un destino così simile.
Era bastato uno sguardo per leggere negli occhi dell’altro lo stesso tormento, lo stesso smarrimento e in quell’istante si erano ritrovati.
–Il caldo e il freddo, il bianco e il nero, Hermione e Draco-
Un solo istante, senza neppure sfiorarsi eppure fondendosi l’uno nell’altra.
L’istante dopo tutto era sfumato, lasciando dietro di sè l’eco di un riconoscimento che di fatto era avvenuto."

II- Natale "Le tese un libro ed Hermione ne sfiorò la copertina: favole magiche, un’edizione del 1700.
La strega ricordò il dialogo di qualche giorno prima e, per la prima volta quella sera, sorrise.
-Io non credo che il lieto fine esista, Granger, però so che questo dopo-guerra non è la fine, anche se fino a qualche settimana fa pensavo lo fosse. Ora so che c’è un domani. Grazie a te."
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Leather and Libraries, the story of a love'
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Il caldo e il freddo, il bianco e il nero, Hermione e Draco

 
 

“Il vero Io è quello che tu sei,
non quello che hanno fatto di te.”
Paulo Coelho



 


Accadeva ogni giorno alla stessa ora, quasi si fossero dati appuntamento.
Accadeva ogni giorno alla stessa ora, senza che qualcuno potesse vederli.
 
Il passo regolare di lui contrastava con quello trafelato di lei, che arrivava con le braccia piene di libri e i capelli in disordine tanto quanto lui era ordinato e con le mani in tasca.
Sarebbe stato difficile trovare due persone più diverse di loro, nel sangue, nel modo di porsi, di affrontare la vita, nella Casa e nel credo.
Opposti.
 
Ma non è forse sugli opposti che si basa la vita?
Gli opposti non sono forse necessari reciprocamente?
 
Senza il caldo non si potrebbe definire il freddo. Senza il bianco non si potrebbe definire il nero.
Senza Hermione Granger non si potrebbe definire Draco Malfoy.
 
Per questo si incontravano ogni giorno alla stessa ora, sulle scale della Torre di Astronomia. Per definire se stessi attraverso l’altro.
 
Erano a Hogwarts da un mese quando si erano incrociati la prima volta, Hermione scendeva dalla Torre e Draco vi saliva. Si erano bloccati, sospesi nell’atto, mentre una sensazione tanto folle quanto corfortante si faceva strada in loro.
Per un mese avevano vagato lungo quei corridoi come anime in pena, fuori posto, disorientate... Erano stati lontani solo un anno, ma era bastato per colmare una vita intera di istanti che li avevano allontanati non solo dalla scuola, ma soprattutto da loro stessi, dentro quella scuola.
 
Apparentemente nulla era cambiato. Come Hogwarts copriva le ferite con incantesimi ben studiati, allo stesso modo loro celavano le anime perse dietro gesti che un tempo erano stati familiari. Hermione studiava assiduamente ad ogni ora, Draco camminava sprezzante di tutti e tutto.
Persone così opposte per un destino così simile.
 
Era bastato uno sguardo per leggere negli occhi dell’altro lo stesso tormento, lo stesso smarrimento e in quell’istante si erano ritrovati.
Il caldo e il freddo, il bianco e il nero, Hermione e Draco-
 
Un solo istante, senza neppure sfiorarsi eppure fondendosi l’uno nell’altra.
Hermione si vide riflessa in quegli occhi grigi, i libri poggiati sul cuore, una matita tra i capelli, un cruciatus nell’anima.
Draco si infranse negli occhi marroni, il mantello stretto addosso, lo sguardo altero, un marchio sulla pelle e nel cuore.
Spezzati, dopo un anno di guerra tanto interiore quanto esteriore. Mutilati, senza i compagni di sempre lei, senza un futuro lui.
 
L’istante dopo tutto era sfumato, lasciando dietro di sè l’eco di un riconoscimento che di fatto era avvenuto.
 
Il giorno dopo si erano ritrovati. Sulle scale. Nei loro occhi.
Sempre in silenzio, senza toccarsi mai.
 
E ancora. Ancora. Ancora.
 
Hermione proseguiva la sua strada fino alla biblioteca, ogni giorno, e solo lì, tra quelle mura profumate di libri, si concedeva il primo respiro. Tutti parevano conoscere la storia del Trio, la loro fuga alla ricerca degli horcrux, fino all’epilogo epico tra le mura della scuola.
Nessuno sapeva quanto era costato quell’anno lontano da lì.
Harry sembrava aver perso qualsiasi scopo nella vita dopo la morte di Voldemort e aveva proiettato la sua esistenza nell’impegno degli Auror. Lontano da lei.
Ron non si era mai ripreso dalla guerra, era andato ad aiutare George quasi sperasse di ritrovare Fred tra gli scaffali del negozio. Ancor più lontano da lei.
Hermione era tornata nell’unico posto dove si era sentita al sicuro, a Hogwarts, ma soprattutto nei panni della ragazzina saccente. Era confortante, quella veste, priva di pericoli che non fossero un compito particolarmente difficile. Solo lei sapeva quanto in realtà fosse una maschera, pronta a celare in ogni momento il suo tormento, la sua insofferenza. Non era più quella Hermione, ma non sapeva chi fosse diventata.
Tranne in quell’istante.
 
Draco proseguiva la sua strada fino in cima alla Torre, ogni giorno, e solo lì, tra quelle mura fatte di vento, si concedeva il primo respiro. Tutti parevano conoscere la storia dei Malfoy, la loro devozione a Voldemort, fino al triste epilogo tra le mura della scuola.
Nessuno sapeva quanto era costato quell’anno lontano da lì. Lucius Malfoy era stato rinchiuso ad Azkaban, condannato a trascorrervi il resto della sua vita, ombra pallida dell’immenso uomo che era stato. Lontano da lui.
Narcissa Malfoy aveva lottato con le unghie e con i denti per la salvezza di suo figlio, per poi rimanere sola tra le mura del Manor macchiate di sangue e urla. Ancor più lontano da lui.
Draco era tornato a scuola per non farsi soffocare dal suo cognome, era tornato a vestire i panni del ragazzo borioso e arrogante, nascondendo il proprio dolore e il proprio smarrimento al mondo. Certo non era lo stesso Draco che aveva lasciato Hogwarts correndo dietro il professor Snape, ma non sapeva chi fosse diventato.
Tranne in quell’istante.
 
In quell’istante ritrovavano se stessi, quei ragazzi già vecchi che la vita aveva privato della giovinezza. Sapevano che l’altro comprendeva e in quella comprensione si celava un riconoscimento che da soli stentavano a fare. Ritrovavano Hermione Granger, che continuava a considerare lo studio un privilegio e dunque si sentiva in dovere di rendere al meglio, ma che aveva anche compreso che la vita era piena di sfumature e di altre cose importanti, come lo sguardo di un genitore che riconosce la propria figlia, come il coraggio di una madre che si alza ogni giorno nonostante il dolore per la perdita di un pezzo di sè, come il sorriso di un bambino che non conoscerà mai chi l’ha messo al mondo. La vita che Hermione aveva imparato a conoscere nel più crudele dei modi, tra le urla disumane lanciate tra le mura della casa di lui, che la fissava riconoscendosi a sua volta. Ritrovavano Draco Malfoy, che continuava ad essere fiero di essere un purosangue ma che sapeva che quel dettaglio non era altro che un dettaglio, che non era tutto e che spesso non era nulla, perchè il sangue puro non aveva protetto i suoi genitori, nè lui, ma anzi l’aveva condannato a vita a convivere con il segno indelebile della sua vergogna. Eppure era vivo e libero, libero davvero, come mai era stato.
 
Energia è ciò che crea il legame tra due poli opposti, energia che scorre dall’uno all’altro. Energia che scorreva tra di loro, in quell’istante, e che li spingeva a compiere lo stesso gesto ogni giorno, per tacito accordo, soltanto per potersi ritrovare.
Il caldo e il freddo, il bianco e il nero, Hermione e Draco-
 
Il giorno prima delle vacanze di Natale Draco Malfoy si ritrovò solo su quel gradino, con l’assenza della Grifondoro che gli graffiava le orecchie come un urlo. Attese, in silenzio, immobile, senza rassegnarsi all’idea che lei non ci sarebbe stata. Se lei non c’era, non ci sarebbe stato neppure lui.
 
Non avrebbe saputo quantificare il tempo che trascorse in attesa, d’un tratto si decise a salire le scale, a proseguire senza di lei e senza se stesso, per poi fermarsi sul ciglio della porta, lo sguardo catturato da un groviglio di capelli mossi dal vento.
 
                «Pensavo non saresti venuto.»
 
Quattro parole, le prime che si scambiavano da... Secoli, forse? Dal Manor, probabilmente, oppure neppure lì si erano parlati.
Ma l’avevano mai davvero fatto? O si erano sempre limitati ad insultarsi senza parlarsi mai?
Le si avvicinò, guardando oltre il cornicione la Foresta Nera divenuta bianca per la neve.
 –Il caldo e il freddo, il bianco e il nero, Hermione e Draco-
 
                «Pensavo non saresti venuta.»
 
Si voltarono nello stesso istante, sempre quell’istante, maledetto e benedetto.
Erano le ultime persone che ci si sarebbe aspettati di trovare l’uno accanto all’altra, opposti, proprio per questo necessari reciprocamente.
Erano gli unici ad essersene accorti, ad averlo compreso ed accettato, giorno dopo giorno, istante dopo istante.
 
                «Cosa farai a Natale?»
                «Mi perderò tra le mura del Manor. Tu?»
                «Mi perderò tra le mura della Tana.»
                «Non voglio perdermi.»
                «Neppure io.»
 
Una necessità che finalmente trovava la voce, un bisogno condiviso che prendeva forma.
E poi silenzio, leggero come la neve che aveva iniziato a cadere.
E l’energia scorreva tra i fiocchi, dal un polo all’altro di quegli opposti così simili. Oro e rosso e caldo l’una, verde e argento e freddo l’altro.
Il caldo e il freddo, il bianco e il nero, Hermione e Draco-
 
Poco importava chi fossero stati, ancor meno chi gli altri credevano fossero.
 
                «Potremmo smaterializzarci qui, solo per un istante.»
                «Non ci si può materializzare e smaterializzare entro i confini di Hogwarts.»quante volte aveva ripetuto quella frase?
 
Malfoy sorrise appena, tornando a guardarla «Lo so, ho letto anche io Storia di Hogwarts.»
                «Allora siamo le uniche due persone.»
                «Siamo le uniche due persone in tante cose.»
                «Forse solo in due. Siamo le uniche due persone a comprendere il dopo.»
Dopo guerra, dopo morti, dopo maledizioni. Dopo.
                «E ad aver letto Storia di Hogwarts.»
 
                «Hogsmeade.»
                «Hog’s Head.»lo dissero insieme, senza pensare, lasciando che l’eco delle loro voci unite si perdesse nella neve.
 
Aberforth forse sarebbe stato l’unico a non stupirsi di quell’istante.
 
                «Potremmo.»
                «Ci sarai?»
 
Hermione annuì, senza più parlare.
 
Nessuno sapeva dove sparissero Hermione Granger e Draco Malfoy, ogni giorno alla stessa ora, per tutte le vacanze di Natale.
Istanti rubati al flusso incessante del tempo, preziosi quanto più fugaci.
Istanti che si rincorrevano, che si dilatavano, che a volte duravano ore. Istanti pieni di silenzio e di poche parole.
 
Un istante per riconoscersi, il resto del tempo per non perdersi ancora.
 –Il caldo e il freddo, il bianco e il nero, Hermione e Draco-
 

 




Note: Quando le idee arrivano purtroppo non so resistere, devo scrivere. Questa storia però è nata soprattutto dopo la lettura di Medusa, di Atopika, che non smetterò mai di ringraziare... Tra le sue parole dimora la vera bellezza.
Mi trovate qui e qui.

   
 
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