SALVE A TUTTI, miei lettori silenziosi.
Questo è il nuovo capitolo, non sono completamente soddisfatta, ma comunque ho deciso di postarlo per mandare avanti la storia. Nel prossimo capitolo ci sarà senz'altro molta più azione. Mi raccomando fatemi sapere cosa ne pensate.
AvrilPiton: grazie per la recensione, anche a me piace vedere Piton come papà, e Susan avrà modo di scusarsi non solo a parole. Alla prossima
Capitolo 8
Lily restò
sbigottita di ciò che aveva appena compiuto: era riuscita a
conoscere il
passato, anche se recente, di Thomas senza che questo gliene parlasse.
Severus
la vide stupita, quasi spaventata, ma non sapeva da cosa.
Un attimo primo
sembrava avesse intenzione di sbranare il
“colpevole”, chi era stato la causa
del pianto del fratello, e un attimo dopo bisognava assisterla e
riportarla
alla calma. “No” pensò il professore di
Difesa “Non è questo che avrei voluto
per voi”.
“Allora, che
fai?”
le domandò Severus “Vieni con noi?”.
“No, andate pure,
io … io parlerò dopo con te” disse
rivolgendosi a Thomas, senza guardare il
padre ma con lo sguardo assente che vagava tra le panche e le tavolate
ancora
imbandite.
Hermione, Harry,
Ron e naturalmente
Neville notarono
subito l’aria persa di Lily e le si
avvicinarono mentre i due Piton-Queen lasciavano la Sala Grande.
“C’è
qualcosa che
non va?” chiesero contemporaneamente Hermione
e Neville.
Ron risposte
d’impeto al posto di Lily. “Mi pare evidente, non
lo vedi che sembra non sapere
neanche dove si trovi”.
“Sono ad Hogwarts,
nella Sala Grande ma ho bisogno immediatamente di uscire
all’aperto e prendere
una boccata d’aria” affermò la ragazza
più che altro per sapere se era
cosciente a se stessa.
“Andiamo, dai. Portiamola
fuori” fece Harry tenendola per un braccio, mentre
dall’altra parte la
sosteneva Hermione.
“Ma io non ho
ancora finito di pranzare!” si lagnò Ron.
“Sbrigati!” lo
spronò Neville ansioso.
---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Nello studio di
Piton comparve un divano dove Thomas stava seduto sorseggiando una
pozione
calmante. “Papà,
parlami della mamma”.
Severus stava
sistemando le erbe utilizzate per la pozione e salendo sulla scaletta
lasciò
andare un breve: “Perché?”.
“Vorrei sapere che
tipo era”.
“Perché?”.
“Per sapere se le
assomiglio”.
“Te lo dico sempre
che le somigli parecchio. Sei dolce, sensibile, ascolti gli
altri”.
“Sì, ma lei
com’era
di preciso? Era buona?”.
Severus non capiva
dove il figlio volesse andare a parare, lui aveva sempre parlato di
Isabelle,
non aveva mai nascosto niente anche perché in riferimento a
lei non c’era
niente da nascondere. Era stato un amore bello, sincero, pulito e
onesto. Non era
stato possibile fare tutto alla luce del giorno per via di Voldemort,
ma nel
suo cuore e in quello di Isabelle c’era stato amore allo
stato puro.
“Perché questa
domanda, Thomas? Tua madre era una persona buona, certo. Aveva un gran
cuore,
fu capace di amarmi e starmi accanto quando mi sentì solo.
Fu capace di
guardare avanti, e vide, prima di me, che io potevo diventare una bella
persona”.
“Allora io …
io
cosa … cosa dovrei dire se qualcuno … se qualcuno
mi chiedesse di lei?”.
La serietà prese
possesso del professore, e la prudenza non era mai troppa:
“Chi ti ha chiesto
di lei?”.
“Una mia
compagna”
rispose Thomas mentre gli occhi si arrossavano ancora.
Severus si sedette
affianco al figlio e messogli una mano sulla spalla, con un tono di
voce appena
udibile domandò: “E cosa voleva sapere di
preciso?”.
Thomas si passò le
mani sul volto e poi sugli occhi per togliere le lacrime.
“Voleva sapere che
donna era una che aveva scelto di stare vicino ad un uomo come
te”.
Il professore
strinse a se il figlio e posandogli un bacio sui capelli gli rispose:
“La
prossima volta che questa compagna, di cui preferisco non sapere il
nome, te lo
chiede, tu puoi guardarla dritto negli occhi e dirle che tua madre era
una
grande donna”.
“Ma io non so
niente di lei, non l’ho mai conosciuta, cosa potrei
raccontarle?”.
Severus non sapeva
se quel mezzo pensiero che gli era passato per la mente fosse corretto
o meno,
non era il modo migliore per risolvere la questione ma in quel momento
gli
sembrò un buon consiglio: “Perché non
provi a parlarne con Potter. Insomma
anche lui non ha conosciuto i genitori. Può darsi che fra di
voi riusciate a
capirvi”.
Thomas restò a
guardare fisso il pavimento. Sembrava incredibile che quel consiglio
venisse da
suo padre, eppure se glielo aveva dato un motivo doveva pur esserci,
decise
perciò di non buttarlo via, di non farlo entrare in un
orecchio per farlo
uscire subito d’altro. Lo avrebbe seguito per vedere dove
poteva condurlo.
-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Lily si teneva
stretta al braccio di Harry, mentre Neville in testa al gruppetto
sceglieva una
panca in cui sedersi. Il cielo era senza colore, sembrava un bicchiere
trasparente dentro al quale nessuno aveva versato alcuna bevanda, e a
guardarlo
bene si sarebbe potuto osservare l’infinito e
l’ignoto, si sarebbe potuto
vedere cosa c’è dietro il poster celeste o grigio
che di solito è appeso al
soffitto del mondo, sarebbe bastato sollevare lo sguardo per dissetarsi
alla
fonte della conoscenza.
Ma sono tante le
strade che conducono alla verità e il gruppetto di amici ne
percorse un’altra.
“Stai bene?”
chiese
Neville sedendosi accanto a Lily.
Lei non rispose
subito, doveva essere certa di ciò che aveva visto e di come
lo aveva visto.
Sul viso di Thomas era apparso un’immagine sfuocata, che
però non gli aveva
coperto il volto, in cui le persone si muovevano e parlavano. Lei non
poteva
sentire le parole ma guardandoli nelle labbra poteva capire
ciò che veniva
detto.
Era una visione
particolare perché la lasciava cosciente a se stessa,
infatti non le era
sfuggita la benché minima parola che i suoi parenti le
avevano rivolto.
“Questo è il
mio
dono” pensò tra sé e sé, e
intanto le parole di Silente circa il “segreto” si
fecero insistenti. “Non dovete dirlo a nessuno. E’
meglio per voi”.
E tra i nessuno
erano compresi anche i loro amici, naturalmente. Quelli che
l’avevano aiutata
durante il soggiorno a Grimmauld Place e anche Neville che con coraggio
l’aveva
difesa dall’attacco delle blatte.
“Stai bene?”
ripetè
Neville.
Lily alzò gli occhi
da terra, tutti aspettavano una sua risposta. Allora con un filo di
voce
domandò: “Voi, sapete mantenere un
segreto?”.
I ragazzi restarono
in silenzio, Hermione invece con determinazione la
rassicurò: “Sì, certo”.
Neville sollevò le sopracciglia e mantenendo il suo sguardo da pesce fuor
d’acqua, per Ron
ed Harry invece non c’era alcun problema.
“Non sarebbe la
prima volta che abbiamo qualcosa da tenere per noi” aggiunse
Harry con mezzo
sorriso.
Lily ricambiò il
sorriso e scandendo
bene le parole
raccontò loro del suo particolare dono, spifferando anche
quello di Thomas ma
facendosi promettere dagli altri Grifondoro che mai e poi mai avrebbero
fatto
alcun genere di pressione sul fratello o gli avrebbero svelato di
sapere tutto.
I quattro
acconsentirono, il segreto era al sicuro. Nessuno di loro si accorse
però delle
antenne che sbucavano da dietro i cespugli e che con
malignità avevano
ascoltato i loro discorsi.
-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
La riunione tra
professori non fu pacifica come Silente si sarebbe potuto aspettare, e
principalmente per quattro motivi, ognuno dei quali aveva un nome
specifico:
Black, Piton, McGranitt e Sprite.
“E i ragazzi come
l’hanno presa?” domandò la Capocasa dei
Tassorossi “Voglio dire, non è che sia
facile gestire tali poteri”.
Severus non aveva
risposte precise perché in fin dei conti non aveva avuto
ancora modo di parlare
di questo con Thomas e Lily. “Diciamo che non sembrano essere
spaventati, Lily
è rimasta molto composta, mentre Thomas ha trovato la
spiegazione del disagio
che stava vivendo. Non era esaurito, né stressato,
semplicemente aveva delle
visioni”.
“Perché ti
sembra
normale avere delle visioni?” cominciò Sirius
La McGranitt lo
fulminò con lo sguardo e andò oltre.“Il
ché
non è cosa da poco, Severus. Ciononostante,
negar loro di parlare con i
compagni di questi doni potrebbe condurli in uno stato di stress
maggiore di
quello che hanno superato in questi primi mesi di scuola”.
“Bisogna stargli
accanto” disse pacatamente la Sprite “Se non
possono sfogarsi con i
coetanei, devono trovare almeno in noi un
punto di riferimento”.
Sirius rise
beffardo. “Non starete scherzando? Cosa dovremmo fare?
Coccolarli, viziarli,
pulirgli il naso?”.
Severus restò in
silenzio, sapeva benissimo che nel momento in cui avesse aperto bocca
per
difendere i figli sarebbe stato un fiume in piena che nessuno avrebbe
potuto
fermare. Però doveva controllarsi.
La McGranitt con
molta compostezza, ma un po’ seccata, non si trattenne.
“Nessuno dice questo, e
i giovani Piton-Queen non hanno certamente
bisogno di queste particolari attenzioni. Tuttavia mi pare
chiaro che
non essendo ragazzi come tutti gli altri, con loro ci si debba
comportare in
modo differente”.
“Sì,
basterà
semplicemente tenerli sottocchio”aggiunse la Sprite.
Sirius continuò:
“Io
sono qui per insegnare, non per fare il baby-sitter. Se i ragazzi sono
così
particolari, forse bisognerebbe mandarli in una scuola
speciale”.
“Non
c’è bisogno di
scuole speciali. Hogwarts è più che
sufficiente” intervenne la McGranitt.
“Forse non mi sono
spiegato. Quei ragazzi non vanno bene per questa scuola
…”
“Non sono
assolutamente d’accordo. Thomas si è ambientato
bene, anche se mi sono accorta
che non va d’accordo con tutti, per il rapporto stretto che
ha con sua sorella,
che è una Grifondoro” lo interruppe la Sprite.
“E anche Lily non
ha avuto problemi, anzi non so come ma ha stretto un bellissimo
rapporto con
Paciock” aggiunse Minerva.
Le parole: Lily,
Paciock e stretto, messe così vicino non piacquero molto a
Severus però
voleva sentire fin dove si sarebbe spinto
Sirius, che sembrava voler prendere ancora parola. Non avrebbe mai
creduto che
Black potesse lamentarsi e ritenere inadatti i suoi ragazzi ad
Hogwarts,
proprio lui che non aveva considerato inadatto Remus Lupin, parlava in
quei
termini di Thomas e Lily. Questa frecciatina doveva lanciargliela.
“Adesso,
basta.”
disse con un sibilo di voce Severus “Non mi pare che ti sia
messo questi
problemi quando si è trattato di ospitare ad Hogwarts altre
persone-speciali”.
Sirius incrociò le
braccia, non voleva lasciarle libere di muoversi e lanciare qualche
incantesimo
di cui si sarebbe potuto pentire in seguito. Piton avrebbe potuto
riferirsi o a
Remus oppure ad Harry, in ogni caso questa osservazione gli dava molto
fastidio.
“Se durante
un’uscita all’esterno della scuola Thomas dovesse
avere una visione e le blatte
lo attaccassero, che fine pensi che farebbe il tuo adorato
figlio?” domandò
Sirius.
“E con ciò.
Non mi
sembra che quando le blatte hanno attaccato te, tu sia riuscito a
difenderti
meglio. Eppure non eri in stato di trance” ribattè
acidamente Severus “Oppure
stavi avendo una visione?”.
“Vuoi forse dire
che non sono stato all’altezza della situazione?”
replicò alzandosi di scatto e
facendo rovesciare la sedia.
La Sprite con un
largo sorriso cercò di riportare la calma.
“Nessuno ce l’ha con nessuno,
Black”.
“Cosa
c’è, non ce
la fai ancora a difenderti da solo?”.
“Come osi?”.
“Hai ancora bisogno
che una donna intervenga al tuo posto?”.
Severus era livido
in volto, capiva bene che Sirius si stava riferendo a Lily Potter, ma
non
poteva credere che Sirius stesse facendo leva su quella dolorosa, ma
pur sempre
vecchia, storia.
“Io non mi faccio
difendere da nessuno. Forse la professoressa Sprite sta cercando di
difendere te
dalla tua stupidità!”.
“Dici? Non mi pare
di dire cose tanto assurde”.
“E invece a me pare
di sì” lo freddò la McGranitt.
“I figli di Piton continueranno a frequentare
questa scuola. Ognuno dovrà fare la propria parte
perché tutto vada per il
meglio”.
“Sempre che tu
ottenga qualche risultato, oppure riuscivi nelle tue imprese solo
quando ti
trovavi con tre amici a coprirti le spalle” aggiunse Severus
in direzione di
Sirius.
La Sprite era
esasperata, questi due uomini adulti sembravano divertirsi molto nel
complicare
il loro rapporto. “Non ho ben capito se dobbiamo parlare di
Thomas e Lily o di
voi due!” si lagnò alzando un po’ la
voce.
Le parole di Piton
colpirono Sirius più profondamente di quanto i presenti
potessero immaginare.
Sirius indossò la maschera della calma e, risollevando la
sedia con un colpo di
bacchetta, lasciò la stanza.
“Bene, adesso
sì
che siamo riusciti ad ottenere dei buoni risultati. Vero, professor
Piton?” lo
sgridò Minerva,
seguendo l’esempio di
Sirius.
Severus si voltò
verso Silente come per dirgli: “Ti avevo detto che sarebbe
stato inutile, che
non c’era niente da dire”e dopo aver salutato i
presenti uscì anche lui.
La Sprite, nera in
volto, era sconcertata: “Signor preside, lo vede cosa
è successo? Sono riusciti
a farmi perdere la calma, e lei sa che io ne ho una buona
dose”.
“Confermo,
professoressa Sprite”.
“Questa è
stata
senza ombra di dubbio la peggiore riunione del corpo insegnanti che io
ricordi”
fece indispettita e subito dopo partì come un razzo, seguita
da tutti gli altri
insegnanti che muti avevano partecipato all’incontro.
Seduta in un
angolo, stralunata rimase solo la professoressa Cooman che ripeteva:
“Più che
doni mi sembrano condanne”.
------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------