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Autore: alida    26/07/2011    1 recensioni
Questa storia è il seguito di -Convivenza forzata-. Thomas e Lily, i figli di Piton, sono ad Hogwarts, dopo che la profezia riguardante Harry e quella di Lady Queen hanno trovato compimento causando la morte di Voldemort. Non tutto però è scontato, e nuove profezie metteranno in crisi l'anno scolastico.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Nuovo personaggio, Severus Piton, Sirius Black
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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SALVE A TUTTI, miei lettori silenziosi.

Questo è il nuovo capitolo, non sono completamente soddisfatta, ma comunque ho deciso di postarlo per mandare avanti la storia. Nel prossimo capitolo ci sarà senz'altro molta più azione. Mi raccomando fatemi sapere cosa ne pensate.

AvrilPiton: grazie per la recensione, anche a me piace vedere Piton come papà, e Susan avrà modo di scusarsi non solo a parole. Alla prossima

Capitolo 8

Lily restò sbigottita di ciò che aveva appena compiuto: era riuscita a conoscere il passato, anche se recente, di Thomas senza che questo gliene parlasse. Severus la vide stupita, quasi spaventata, ma non sapeva da cosa.

Un attimo primo sembrava avesse intenzione di sbranare il “colpevole”, chi era stato la causa del pianto del fratello, e un attimo dopo bisognava assisterla e riportarla alla calma. “No” pensò il professore di Difesa “Non è questo che avrei voluto per voi”.

“Allora, che fai?” le domandò Severus “Vieni con noi?”.

“No, andate pure, io … io parlerò dopo con te” disse rivolgendosi a Thomas, senza guardare il padre ma con lo sguardo assente che vagava tra le panche e le tavolate ancora imbandite.

Hermione, Harry, Ron  e naturalmente Neville  notarono subito l’aria persa di Lily e le si avvicinarono mentre i due Piton-Queen lasciavano la Sala Grande.

“C’è qualcosa che non va?” chiesero contemporaneamente  Hermione e Neville.

Ron risposte d’impeto al posto di Lily. “Mi pare evidente, non lo vedi che sembra non sapere neanche dove si trovi”.

“Sono ad Hogwarts, nella Sala Grande ma ho bisogno immediatamente di uscire all’aperto e prendere una boccata d’aria” affermò la ragazza più che altro per sapere se era cosciente a se stessa.

“Andiamo, dai. Portiamola fuori” fece Harry tenendola per un braccio, mentre dall’altra parte la sosteneva Hermione.

“Ma io non ho ancora finito di pranzare!” si lagnò Ron.

“Sbrigati!” lo spronò Neville ansioso.

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Nello studio di Piton comparve un divano dove Thomas stava seduto sorseggiando una pozione calmante.  “Papà, parlami della mamma”.

Severus stava sistemando le erbe utilizzate per la pozione e salendo sulla scaletta lasciò andare un breve: “Perché?”.

“Vorrei sapere che tipo era”.

“Perché?”.

“Per sapere se le assomiglio”.

“Te lo dico sempre che le somigli parecchio. Sei dolce, sensibile, ascolti gli altri”.

“Sì, ma lei com’era di preciso? Era buona?”.

Severus non capiva dove il figlio volesse andare a parare, lui aveva sempre parlato di Isabelle, non aveva mai nascosto niente anche perché in riferimento a lei non c’era niente da nascondere. Era stato un amore bello, sincero, pulito e onesto. Non era stato possibile fare tutto alla luce del giorno per via di Voldemort, ma nel suo cuore e in quello di Isabelle c’era stato amore allo stato puro.

“Perché questa domanda, Thomas? Tua madre era una persona buona, certo. Aveva un gran cuore, fu capace di amarmi e starmi accanto quando mi sentì solo. Fu capace di guardare avanti, e vide, prima di me, che io potevo diventare una bella persona”.

“Allora io … io cosa … cosa dovrei dire se qualcuno … se qualcuno mi chiedesse di lei?”.

La serietà prese possesso del professore, e la prudenza non era mai troppa: “Chi ti ha chiesto di lei?”.

“Una mia compagna” rispose Thomas mentre gli occhi si arrossavano ancora.

Severus si sedette affianco al figlio e messogli una mano sulla spalla, con un tono di voce appena udibile domandò: “E cosa voleva sapere di preciso?”.

Thomas si passò le mani sul volto e poi sugli occhi per togliere le lacrime. “Voleva sapere che donna era una che aveva scelto di stare vicino ad un uomo come te”.

Il professore strinse a se il figlio e posandogli un bacio sui capelli gli rispose: “La prossima volta che questa compagna, di cui preferisco non sapere il nome, te lo chiede, tu puoi guardarla dritto negli occhi e dirle che tua madre era una grande donna”.

“Ma io non so niente di lei, non l’ho mai conosciuta, cosa potrei raccontarle?”.

Severus non sapeva se quel mezzo pensiero che gli era passato per la mente fosse corretto o meno, non era il modo migliore per risolvere la questione ma in quel momento gli sembrò un buon consiglio: “Perché non provi a parlarne con Potter. Insomma anche lui non ha conosciuto i genitori. Può darsi che fra di voi riusciate a capirvi”.

Thomas restò a guardare fisso il pavimento. Sembrava incredibile che quel consiglio venisse da suo padre, eppure se glielo aveva dato un motivo doveva pur esserci, decise perciò di non buttarlo via, di non farlo entrare in un orecchio per farlo uscire subito d’altro. Lo avrebbe seguito per vedere dove poteva condurlo.

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Lily si teneva stretta al braccio di Harry, mentre Neville in testa al gruppetto sceglieva una panca in cui sedersi. Il cielo era senza colore, sembrava un bicchiere trasparente dentro al quale nessuno aveva versato alcuna bevanda, e a guardarlo bene si sarebbe potuto osservare l’infinito e l’ignoto, si sarebbe potuto vedere cosa c’è dietro il poster celeste o grigio che di solito è appeso al soffitto del mondo, sarebbe bastato sollevare lo sguardo per dissetarsi alla fonte della conoscenza.

Ma sono tante le strade che conducono alla verità e il gruppetto di amici ne percorse un’altra.

“Stai bene?” chiese Neville sedendosi accanto a Lily.

Lei non rispose subito, doveva essere certa di ciò che aveva visto e di come lo aveva visto. Sul viso di Thomas era apparso un’immagine sfuocata, che però non gli aveva coperto il volto, in cui le persone si muovevano e parlavano. Lei non poteva sentire le parole ma guardandoli nelle labbra poteva capire ciò che veniva detto.

Era una visione particolare perché la lasciava cosciente a se stessa, infatti non le era sfuggita la benché minima parola che i suoi parenti le avevano rivolto.

“Questo è il mio dono” pensò tra sé e sé, e intanto le parole di Silente circa il “segreto” si fecero insistenti. “Non dovete dirlo a nessuno. E’ meglio per voi”.

E tra i nessuno erano compresi anche i loro amici, naturalmente. Quelli che l’avevano aiutata durante il soggiorno a Grimmauld Place e anche Neville che con coraggio l’aveva difesa dall’attacco delle blatte.

“Stai bene?” ripetè Neville.

Lily alzò gli occhi da terra, tutti aspettavano una sua risposta. Allora con un filo di voce domandò: “Voi, sapete mantenere un segreto?”.

I ragazzi restarono in silenzio, Hermione invece con determinazione la rassicurò: “Sì, certo”. Neville sollevò le sopracciglia e mantenendo  il suo sguardo da pesce fuor d’acqua, per Ron ed Harry invece non c’era alcun problema.

“Non sarebbe la prima volta che abbiamo qualcosa da tenere per noi” aggiunse Harry con mezzo sorriso.

Lily ricambiò il sorriso  e scandendo bene le parole raccontò loro del suo particolare dono, spifferando anche quello di Thomas ma facendosi promettere dagli altri Grifondoro che mai e poi mai avrebbero fatto alcun genere di pressione sul fratello o gli avrebbero svelato di sapere tutto.

I quattro acconsentirono, il segreto era al sicuro. Nessuno di loro si accorse però delle antenne che sbucavano da dietro i cespugli e che con malignità avevano ascoltato i loro discorsi.

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La riunione tra professori non fu pacifica come Silente si sarebbe potuto aspettare, e principalmente per quattro motivi, ognuno dei quali aveva un nome specifico: Black, Piton, McGranitt e Sprite.

“E i ragazzi come l’hanno presa?” domandò la Capocasa dei Tassorossi “Voglio dire, non è che sia facile gestire tali poteri”.

Severus non aveva risposte precise perché in fin dei conti non aveva avuto ancora modo di parlare di questo con Thomas e Lily. “Diciamo che non sembrano essere spaventati, Lily è rimasta molto composta, mentre Thomas ha trovato la spiegazione del disagio che stava vivendo. Non era esaurito, né stressato, semplicemente aveva delle visioni”.

“Perché ti sembra normale avere delle visioni?” cominciò Sirius

La McGranitt lo fulminò con lo sguardo e andò oltre.“Il ché  non è cosa da poco, Severus. Ciononostante, negar loro di parlare con i compagni di questi doni potrebbe condurli in uno stato di stress maggiore di quello che hanno superato in questi primi mesi di scuola”.

“Bisogna stargli accanto” disse pacatamente la Sprite “Se non possono sfogarsi con  i coetanei, devono trovare almeno in noi un punto di riferimento”.

Sirius rise beffardo. “Non starete scherzando? Cosa dovremmo fare? Coccolarli, viziarli, pulirgli il naso?”.

Severus restò in silenzio, sapeva benissimo che nel momento in cui avesse aperto bocca per difendere i figli sarebbe stato un fiume in piena che nessuno avrebbe potuto fermare. Però doveva controllarsi.

La McGranitt con molta compostezza, ma un po’ seccata, non si trattenne. “Nessuno dice questo, e i giovani Piton-Queen non hanno certamente  bisogno di queste particolari attenzioni. Tuttavia mi pare chiaro che non essendo ragazzi come tutti gli altri, con loro ci si debba comportare in modo differente”.

“Sì, basterà semplicemente tenerli sottocchio”aggiunse la Sprite.

Sirius continuò: “Io sono qui per insegnare, non per fare il baby-sitter. Se i ragazzi sono così particolari, forse bisognerebbe mandarli in una scuola speciale”.

“Non c’è bisogno di scuole speciali. Hogwarts è più che sufficiente” intervenne la McGranitt.

“Forse non mi sono spiegato. Quei ragazzi non vanno bene per questa scuola …”

“Non sono assolutamente d’accordo. Thomas si è ambientato bene, anche se mi sono accorta che non va d’accordo con tutti, per il rapporto stretto che ha con sua sorella, che è una Grifondoro” lo interruppe la Sprite.

“E anche Lily non ha avuto problemi, anzi non so come ma ha stretto un bellissimo rapporto con Paciock” aggiunse Minerva.

Le parole: Lily, Paciock e stretto, messe così vicino non piacquero molto a Severus  però voleva sentire fin dove si sarebbe spinto Sirius, che sembrava voler prendere ancora parola. Non avrebbe mai creduto che Black potesse lamentarsi e ritenere inadatti i suoi ragazzi ad Hogwarts, proprio lui che non aveva considerato inadatto Remus Lupin, parlava in quei termini di Thomas e Lily. Questa frecciatina doveva lanciargliela.

“Adesso, basta.” disse con un sibilo di voce Severus “Non mi pare che ti sia messo questi problemi quando si è trattato di ospitare ad Hogwarts altre persone-speciali”.

Sirius incrociò le braccia, non voleva lasciarle libere di muoversi e lanciare qualche incantesimo di cui si sarebbe potuto pentire in seguito. Piton avrebbe potuto riferirsi o a Remus oppure ad Harry, in ogni caso questa osservazione gli dava molto fastidio.

“Se durante un’uscita all’esterno della scuola Thomas dovesse avere una visione e le blatte lo attaccassero, che fine pensi che farebbe il tuo adorato figlio?” domandò Sirius.

“E con ciò. Non mi sembra che quando le blatte hanno attaccato te, tu sia riuscito a difenderti meglio. Eppure non eri in stato di trance” ribattè acidamente Severus “Oppure stavi avendo una visione?”.

“Vuoi forse dire che non sono stato all’altezza della situazione?” replicò alzandosi di scatto e facendo rovesciare la sedia.

La Sprite con un largo sorriso cercò di riportare la calma. “Nessuno ce l’ha con nessuno, Black”.

“Cosa c’è, non ce la fai ancora a difenderti da solo?”.

“Come osi?”.

“Hai ancora bisogno che una donna intervenga al tuo posto?”.

Severus era livido in volto, capiva bene che Sirius si stava riferendo a Lily Potter, ma non poteva credere che Sirius stesse facendo leva su quella dolorosa, ma pur sempre vecchia, storia.

“Io non mi faccio difendere da nessuno. Forse la professoressa Sprite sta cercando di difendere te dalla tua stupidità!”.

“Dici? Non mi pare di dire cose tanto assurde”.

“E invece a me pare di sì” lo freddò la McGranitt. “I figli di Piton continueranno a frequentare questa scuola. Ognuno dovrà fare la propria parte perché tutto vada per il meglio”.

“Sempre che tu ottenga qualche risultato, oppure riuscivi nelle tue imprese solo quando ti trovavi con tre amici a coprirti le spalle” aggiunse Severus in direzione di Sirius.

La Sprite era esasperata, questi due uomini adulti sembravano divertirsi molto nel complicare il loro rapporto. “Non ho ben capito se dobbiamo parlare di Thomas e Lily o di voi due!” si lagnò alzando un po’ la voce.

Le parole di Piton colpirono Sirius più profondamente di quanto i presenti potessero immaginare. Sirius indossò la maschera della calma e, risollevando la sedia con un colpo di bacchetta, lasciò la stanza.

“Bene, adesso sì che siamo riusciti ad ottenere dei buoni risultati. Vero, professor Piton?” lo sgridò  Minerva, seguendo l’esempio di Sirius.

Severus si voltò verso Silente come per dirgli: “Ti avevo detto che sarebbe stato inutile, che non c’era niente da dire”e dopo aver salutato i presenti uscì anche lui.

La Sprite, nera in volto, era sconcertata: “Signor preside, lo vede cosa è successo? Sono riusciti a farmi perdere la calma, e lei sa che io ne ho una buona dose”.

“Confermo, professoressa Sprite”.

“Questa è stata senza ombra di dubbio la peggiore riunione del corpo insegnanti che io ricordi” fece indispettita e subito dopo partì come un razzo, seguita da tutti gli altri insegnanti che muti avevano partecipato all’incontro.

Seduta in un angolo, stralunata rimase solo la professoressa Cooman che ripeteva: “Più che doni mi sembrano condanne”.

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