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Autore: DirceMichelaRivetti    26/07/2011    4 recensioni
Questa è una fic volutamente demenziale, non offendetevi se i nostri cari personaggi passeranno per dei perfetti idioti. Scritta a quattro mani da me e Astrid, dovevamo passere il tempo scrivendo assurdità!!! Spero faccia ridere anche voi!!! è ambientata durante il 5 anno di Harry, inizia poco prima di Natale.
Genere: Comico, Demenziale, Parodia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Il trio protagonista, Neville Paciock, Seamus Finnigan, Severus Piton
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da V libro alternativo
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SCENA XVII

SCENA XVII

 

Sala Comune del Grifondoro.

 

Harry e Ron stanno giocando a scacchi.

Ron- Harry, il pedone non può fare il fantino.

Harry- Ma io sono il bambino sopravvissuto…. [Harry prende il cavallo e inizia a muoverlo per tutta la scacchiera] Iiiihhhhhhhh, cloppette, cloppette, brhhhhhhp. [continua a nitrire sotto lo sguardo perplesso di Ron]

Ron- Per una volta mi sento l’amici intelligente di Harry Potter.

 

Entra Hermione tutta trafelata, con in mano una copia de “La gazzetta del profeta”.

 

Hermione: È successa una cosa terribile! L’Oscuro Signore ha dei nuovi tremendi alleati…

Harry: I troll?

Ron: I giganti?

Neville: Le locuste giganti?

Seamus: L’idra?

Fred: La chimera?

George: Il Minotauro?

Lee: Medusa?

Dean Thomas: I gormiti?

Hermione: No! Peggio! Peggio!

Ron: Il cast di Twilight?

Hermione: No! I TAMARRI!

Tutto [terrorizzati]: Che cosa?

Neville: Com’è potuto scendere a patti con quelle creature? Non hanno cervello!

Hermione: Qui dicono che ha promesso loro l’ingresso gratuito a tutte le discoteche del mondo magico.

Seamus: Ma qui ad Hogwarts, siamo al sicuro, vero? Silente ci proteggerà…

Hermione [cupa in volto]: No. Purtroppo la prossima tappa di “Tamarreide” è proprio la nostra scuola.

Sir Nicholas: Piuttosto la morte! [si getta giù dalla finestra della torre. Dopo un po’ ritorna] Ah, giusto: sono già morto.

 

SCENA XVIII

 

Il pullman di “Tamarreide” (che in realtà è quello della pubblicità della tim che Fiammetta aveva rubato dal set) si avvicina pericolosamente al cortile della scuola. Fiammetta li precede.

Fiammetta: I nostri i ragazzi sono appena arrivati alla scuola di magia e stregoneria di Hogwarts, istituto dove hanno studiato Lord Voldemort e tutti i suoi seguaci. La prova che i nostri ragazzi dovranno affrontare è quella di organizzare una festa tamarra qui nella Sala Grande, ci riusciranno? Beh, loro sono tamarri, e tu?

Piton: Io no! Avada kedavra.

[Fiammetta cade a terra stecchita]

Silente: Severus smettila! Gazza: portalo nei sotterranei.

[Gazza trascina via Piton che non oppone resistenza: tutto pur di star lontano dai tamarri]

McGrannit: Scusi, professor Silente, ma come può permettere che questo accada?

Silente: Con i tagli all’istruzione che ha fatto Cornelius, abbiamo bisogno di trovare dei finanziamenti e questi pagano bene per affittar loro il castello. Me lo ha detto Isabella di Spagna. E inoltre fanno un sacco di consumazioni.

Dal pullman scendono i tamarri e si avvicinano al portone.

Manuel: We ciauz! Trapposto ragaz?

McGrannit (sconvolta): Quale anitca e primitiva lingua è questa?

Silente: Tranzollo brod. Noi vi lovviamo tropiximo! <3

McGrannit: Riesce a comunicare con loro?

Silente: Sì, ho fatto un master quest’estate in tamarrologia.

Manue: We allora trapposto _ora andiamo a sballarci a ritmo minimale XD_ anfetamina.

Gli otto tamarri entrano. La maggior parte degli studenti osserva dalle finestre ed è atterrita.

SCENA XIX

 

Sala Grande illuminata da luci stroboscopiche dai mille colori (qualche studente ha attacchi epilettici). Musica house e tecno a tutto volume: per fare una conversazione occorre conoscere il labiale.

Vocalist: Popolo di Hgwarst, stanotte ci spacchiamo in due come delle mele!!1111!!11!1!!11!!!!!!!!11!!! XD

Ron (che con Harry, Hermione, Neville e Seamus, è un po’ defilato): Ecco che vi dicevo? Oltre che malvage le mele sono pure tamarre. A morte la frutta! [fa per avventarsi contro il dj, ma Hermione lo ferma]

Hermione: No, Ron, non andare: è troppo pericoloso. Guarda cos’è accaduto a Colin che voleva prendere solo un bicchiere di succo di zucca.

[si vede Colin che balla su un cubo, indossando occhiali tamarri (quelli a ringhiera, tanto per intenderci) e un collare fluorescente]

Neville: Maledetti, stanno prendendo il controllo della scuola: dobbiamo fermarli!

Hermione: Ma come? Sono troppo potenti, stanno tamarrizzando tutti quanti!

 

Intanto dal soffitto calano delle gabbie con dentro studenti e studentesse semi nudi che si agitano a ritmo minimale.

 

Neville: NOOOOOOOOOOOOOOO! Chi può fermarli?

[entra Piton]

Piton: Lerci lombrichi lombrosiani!

Hermione: Professor Piton ci aiuti! Lei insegna pozioni, ma tutti sappiamo che aspira alla cattedra di Difesa contro le Arti Oscure da quattordici anni, di certo saprà come fermare queste creature della notte.

Piton: Questi sono principianti: io ballo molto meglio di loro. Al Twiga mi chiamano sempre sul cubo.

Harry: Papà: devi fermarli, stanno contaminando i nostri compagni!

Piton: Uno diventa un vero tamarro solo dopo tre giorni dalla tamarizzazione, ma se uccidiamo entro questo tempo chi li ha resi tamarri, allora potranno salvarsi.

 

Piton entra nella mischia e inizia a lanciare Avada Kedavra a tutti i partecipanti di tamarreide. Quando tutti e otto giacciono a terra privi di vita gli studenti tornano normali e si guardano pieni di disgusto e vergogna. Solo Lavanda Brown continua a ballare (ma questa è la sua natura). Tutti vanno a ringraziare Piton, tranne un tizio lampadato e ricciolo.

PierEffe: Ehi, brutto screanzato, come ti sei permesso di interrompere questa festa da sturbo?

Piton: Tu non sei uno studente.

PierEffe: No; sono uno scrittore. Seguivo il pullman di “Tamarreide” per avere materiale per il mio prossimo libro, che sarà meraviglioso come il mio primo: “L’ultimo Cuba Libre”.

Scuola: Ma va a girare!

Silente: Bene: tutti gli studenti tornino nei loro dormitori.

 

I ragazzi vanno nelle proprie case, i professori nei loro uffici, PierEffe esce sconsolato. Gazza si guarda intorno e osserva quel macello.

Gazza: Ecco, lo sapevo che toccava pulire tutto a me.

 

 

   
 
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