Hermione
Saluta
il collega con la mano mentre quella libera porta un cracker in bocca. Con la
piuma sul foglio scarabocchia qualche altra frase e torna a guardarsi attorno.
Il
cielo è grigiastro oggi. La finestra simula il tempo burrascoso che imperversa
su tutta Londra. Si sente stanca e scombussolata. Tutto è cambiato ma lavorare
dietro ad una scrivania e pensare a cosa preparare per cena quando tornerà a
casa.. Beh questo vuol dire che ora è proprio cresciuta. Ormai è adulta e
autosufficiente.
Fa
volteggiare qualche pratica e poi si raccoglie i capelli arruffati in una coda
di cavallo non troppo resistente. Un post-it le svolazza attorno e lo prende
prima che possa posarsi a lato del tavolo.
Quando
le note esplodono dalle bocche-auto parlanti sobbalza quasi. È l’ora di pranzo
ed il tempo è letteralmente volato.
Si
dirige verso l’ascensore e riaffiora nella aula magna adibita a refettorio. Esibisce
la collana in argento su cui placca c’è scritto il cognome e la professione nel
ministero ed il bancone della cucina fa
vaporizzare il vetro protettivo. Difronte a lei ogni specialità culinaria e cibo
di ogni dove le si presenta davanti. Per pranzo non ha l’abitudine di mangiare
molto, di fatti questi sono tutti avanzi della colazione che propone il
Ministero alle 8. Lei non fa quasi mai colazione a lavoro, preferisce mangiare
comodamente nella sua piccola cucina.
Prende
un po’ d’insalata e cerca con gli occhi la grande tavolata dove siede sempre
Harry. Gli si avvicina e si siede di fronte all’amico.
-Salve.-
Harry
alza la testa dal piatto ancora perso nei suoi pensieri. Le sorride
educatamente e poi si passa una mano fra i capelli neri e folti.
-Tutto
bene?-
Harry
allora torna a fissarla per poco sorridendole. Mormora un “benissimo” con la
bocca ancora piena del boccone di cibo.
-Che
cespuglio che hai.. Non volevi tagliarli i capelli?-
Harry
acconsente con la testa, se ne dimentica ogni volta. Una piccola mano curata
laccata di azzurro accarezza le spalle al Salvatore del mondo che sobbalza.
-Oh
ciao Grace.-
La
ragazzina dai capelli rossi accesi ridacchia divertita. Inclina il capo lievemente
verso il lato destro. Sorride educatamente ad Hermione.
-Noi
non ci conosciamo.. Tu sei?-
Hermione
ricambia lo sguardo cordiale e le porge la mano con diffidenza.
-Hermione
Granger.-
La
ragazza tentenna per un po’ poi, esaltata e come illuminata, ricambia il saluto
con effervescenza.
-Jordan
Grace. Sono assolutamente estasiata di conoscerti. Harry mi ha parlato più
volte di te.-
Hermione,
seppur sorpresa, scambia qualche frase di cortesia e poi la ragazza si dilegua
con un lieve cenno del capo ad Harry.
-Non
ricordo nessuna Grace fra i tuoi colleghi di cui mi parli.-
Harry
allora indica la porta e i due si avviano verso i cuscinetti a lato della
stanza.
-Lavora
Ufficio Brevetti Ridicoli, al settimo.
Qualche volta passa a salutare. Suo marito lavora con me.-
Accavallando le gambe Hermione cerca
con lo sguardo la ragazza. Minuta, elegante e apparentemente docile. Sta scherzando
con un gruppo di uomini quarantenni poco lontano da loro.
-Ma è giovanissima.-
Harry annuisce.
-Ha la stessa età di Luna.-
Immobile, senza guardare l’amico negli
occhi, sussurra tentennante.
-Come Ginny anche..-
Un rumore sordo fa voltare non solo
Hermione ma un paio di colleghi vicini a loro. Harrysi alza addirittura in
piedi.
Il rumore proviene dal corridoio. Incuriositi
i due amici spuntano nel corridoio dove una donna in carne sta aiutando un
ragazzino spaurito a raccogliere alcuni fascicoli.
Rialzandosi la donna, Mrs Fleuman, si
avvicina ai due e sorride.
-Piccolo, lavora qui da due giorni, il
segretario di Parcy. Non lo invidio di certo.-
Sorridendo Hermione torna a guardare l’amico
che, con gesto divincolante, fa la mimica del ritardo.
-Corro in ufficio!-
Hermione sbuffa e torna lentamente
verso la sua scrivania al quarto
livello. Alcuni sono già seduti a lavorare, altri parlottano fra di loro.
La seria Hermione porta dietro all’orecchio
una ciocca di capelli ribelli e pensa a Grace. Si accomoda sulla sedia. Molti erano
i matrimoni sorti prima della guerra. Il pensiero si inceppò nel viso timido di
Ron. Sorrise addolcita e gli occhi corsero alla foto che teneva incorniciata
poco lontano da lì.
Ron ed Harry fanno le facce buffe alla
macchina fotografica.
“Meglio non pensarci, Hermione. Lavora
e non pensare a distrazioni.. Anche se considerare Ronald una distrazione..”
Sbuffa ad alta voce e il collega
tedesco se ne accorge, complice le sussurra.
-Io anche odiare il mercoledì..-
-Oh no io non odio, io stavo.. Vabbè
lasciamo perdere, mi crederesti pazza.-
Ridacchia ma il collega non deve aver
capito nulla. Sorride poco convinto a Hermione e se ne distanzia leggermente,
preoccupato.
Harry
Si passa una
mano sulla faccia. Stanco, assonnato e preoccupato allo stesso tempo.
Il Ministro
ha lasciato nel suo ufficio l’odore delicato del suo dopobarba. Nella stanza
tutto è provvisorio. Gli scatoloni a terra, fascicoli un po’ ovunque. Passa una
mano sulla scrivania di mogano scurissimo, molto bello. Fatto personalmente dalle
mani dai folletti.
Sulla parete
ha appeso solo una fotografia del primo anno. Sono lui, Hermione e Ron che gli
sorridono divertiti. L’anno era appena finito e qual luogo accogliente gli
stava dando l’arrivederci.
Tornando
alla finestra l’ansia lo pervase con ferocia.
Prese un
foglio a caso e passo gli occhi fra le righe evidenziate.
Il suono
delicato invase la stanza. Posò tutto in un cassetto e si avviò verso la mensa
chiudendo a chiave. Un altro Auror gli passo vicino mentre saliva nell’ascensore.
-Come vanno
i lavori?-
Harry sogghigna.
-Divinamente!-
L’uomo
complice asseconda la risata e parlano per un po’ della moltitudine di lavoro
da compiere.
Si siede al
solito posto vicino ad un uomo sempre serio e pieno di cicatrici che molti
dicono abbia combattuto al fianco di Silente nella prima guerra.
Hermione lo
raggiunge e parlano di questo o quello. Non se la sente di parlare dell’accaduto.
Magari quella sera, quando li raggiungerà Ron.
Grace si
presenta all’amica ma pare di fretta e Harry non ha certo intenzione di
fermarla, vuole distrarsi per un paio di minuti ma come una coltellata in pieno
petto arriva il nome di Ginny. L’immagine della fulva e splendida ragazza lo percuote,
si sente triste, arrabbiato anche un po’ sconsolato.
Nell’ufficio
tamburella con le mani percorso da mille paure. La segretaria bussa titubante. C’è
una visita per lui, può farlo entrare?.
Harry muove
le mani facendo segno di accomodarsi, con la bacchetta scosta lo scatolone
dalla sedia destinata agli ospiti.
Alto e
magrolino fa il suo ingresso Neville con il capo chino, tutta quella formalità
lo infastidisce.
-Neville!-
Con grandi
gesti Harry saluta l’amico, un abbraccio veramente caloroso. I due si scambiano
qualche frase di circostanza. Si accomodano con un’allegria ancora impressa sul
viso.
-Cosa ti
porta da me? Potevamo vederci una sera di questa settimana.-
Neville si
fa serio e schiarisce la voce.
-Non posso
proprio, mi hanno assunto come professore ad una scuola di York e devo partire
a breve. Sono passato per salutare e soprattutto per portarti questo.-
Con la
bacchetta fece apparire un fascicolo di fogli azzurri e li posò poco distante
dalle mani dell’amico.
Harry diventa
improvvisamente bianco in viso, impaurito. Non sfiora le carte.
-Immaginavo
che Kingsley fosse già passato ad avvisarti.-
-N, non
pensavo che anche tu ne fossi informato.-
-Oh sì. Certo.
Ho aiutato personalmente gli studiosi, ho lasciato Luna per questo. Anche Ron e
George lo sanno. Entrambi sono collaboratori.-
Come sollevato
Harry sfiora le carte.
-Avevo paura
di non poterlo dire nemmeno a Ron ed Hermione..-
Neville si
spinge verso l’amico con preoccupazione.
-Hermione
non sa nulla! Quando è venuto alla conoscenza Ron ha obbligato Kingsley al
silenzio verso Hermione.-
Questo certo
complicava le cose anche se, paradossalmente, le spiegava allo stesso tempo.