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Autore: lady hawke    27/07/2011    2 recensioni
Se Sirius Black fosse vissuto in un mondo in cui la guerra magica si fosse conclusa nel 1981 senza troppi disastri ,avrebbe scoperto di essere l’erede universale della sua famiglia, nonostante tutto. Il che significa che Grimmauld Place non è il solo luogo ora di sua proprietà, anche se cercherà di mantenere il segreto su ciò. Peccato che Cornelia Lethifold, sua attuale ragazza, abbia un notevole fiuto per i segreti della famiglia Black. Che ne sarà di Muckross House?
Genere: Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Sirius Black
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cornelia, Sirius e la famiglia Lethifold'
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Note: Ora la storia comincia ad entrare nel vivo per davvero. Non dirò di più, spero che la storia possa parlare per me abbastanza da farvi venire voglia di dirmi che ne pensate XD


Capitolo primo: Verso l’isola di Smeraldo

Mettere insieme una cena decente non fu impresa così ardua. Cornelia sapeva che, grazie a lei medesima, la cucina di Black aveva ormai perso l’aspetto di una landa desolata popolata dalla devastazione, e perciò trovare qualcosa di commestibile e perfino di buono, non fu un problema insormontabile. Le toccò, certo, spadellare per venti minuti buoni senza il benché minimo aiuto, e anzi in compagnia delle frecciatine di Black, ma la sua parte della promessa era stata mantenuta.
- Sono stata di parola. – dichiarò lei, mentre ingoiava l’ultimo boccone di pollo arrosto. – Vedi di fare altrettanto.
- Ci tieni proprio, eh? – che diamine, pensò Sirius. D’accordo che forse non era la persona più affidabile di questo mondo, ma chiunque sapeva che se si prendeva un impegno tendeva a portarlo sempre a termine. Anche se a chiederglielo era un’isterica fuori di testa.
- Cosa vuoi, Sirius… adoro le gite fuori porta. – ammise la strega.
- Ruffiana.
- Lavativo. – rispose subito lei, vedendo che il mago non aveva nessuna intenzione di aiutarla a sparecchiare. Agguantò la bacchetta e depositò piatti, posate e bicchieri nel lavandino: con il giusto incantesimo di sarebbero lavati da soli.
- Su questo hai ragione ma, del resto, come potrei oscurare le tue doti di perfetta donna di casa? – Morgana, quanto era divertente vendicarsi per ore, per giorni addirittura, delle sfuriate che Nel gli faceva.
- Razza di cane bastardo. – sibilò Cornelia, voltandosi a guardarlo in faccia.
- Ah… dovrai comportarti bene, se vuoi che ti porti a Muckross House. – l’ammonì Sirius, fingendosi serio in modo così credibile che la ragazza lo osservò sorpresa. – Che razza di vipera credulona che sei. – fece poi il mago, scoppiando a ridere, costringendo la strega ad alzare gli occhi al cielo e dichiararsi sconfitta.
E la vendetta continuò a lungo, parecchio a lungo. Abbastanza a lungo, in definitiva, affinché Cornelia si chiedesse perché diavolo aveva voluto imbastire quel casino. Mai battersi con uno più forte di te: alla lunga si è sempre costretti a perdere.
Alla fine fu, come sempre, Sirius a decidere quando porre fine a quel teatrino. Piombò in casa di Cornelia una domenica all’alba, regalandole un risveglio nient’affatto piacevole.
- Che c’è? – sbottò, quando sentì la luce invadere la sua stanza. Sirius aveva aperto le imposte con la magia rimanendo sulla soglia della stanza: che bello essere un mago.
- Apri gli occhi mia bella colombella. Il sole è sorto!
- No! – la ragazza si coprì la testa con le coperte, cercando di evitare la luce il più possibile. Sirius ridacchiò: pensava bastasse così poco per farlo desistere?
- Non fare la pigrona, su. – si guadagnò, in questo modo, un lancio del cuscino alla cieca, e che quindi lo mancò di parecchi centimetri… o meglio di un metro.
- Voglio dormire.
- Ma ormai sei sveglia.
- Per colpa tua! – urlò Nel, senza farsi vedere. – Vai a farti un giro nei tuoi panni da cane e lasciami poltrire, non hai bisogno di me.
Sirius sorrise e andò a sedersi sul letto accanto alla ragazza. Aspettò un attimo, con una tecnica da vero Auror, giusto per farla rilassare, le sfilò di colpo le coperte. – E se pensassi di portarti in un angolo dimenticato d’Irlanda? – le chiese. – Che hai in testa, un nido? – continuò.
- Smettila. – disse lei, tirandogli un calcio. Solo in un secondo momento si rese conto della prima domanda, e si mise a sedere. – Irlanda?
- Dopo questo calcio non so se voglio di nuovo portarti via, eh? – Sirius si finse risentito, e notò con divertimento che aveva seminato il panico negli occhi della ragazza.
- Mi svegli alle… - Nel si voltò a vedere l’orologio - … le cinque e mezza e solo perché io, comprensibilmente, mi arrabbio TU mi privi di una scampagnata? Ma sei fuori?
- E che intendi fare, allora?
- Una doccia, per Merlino. – la strega si buttò giù dal letto e fece per uscire dalla stanza.
- Vedi di non metterci una vita. – le gridò Sirius, lasciandosi cadere sul letto.
- E tu non addormentarti. – minacciò, infilandosi in bagno.
Prevedibilmente, quando Nel uscì dalla doccia mezza vestita e coi capelli avvolti in una salvietta trovò Sirius supino come l’aveva lasciato, ma chiaramente nel mondo dei sogni. Cornelia sbuffò e gli lanciò la salvietta in faccia.
- Sorgi e splendi. Io sono quasi pronta. – gracchiò mentre si stava infilando un maglione. Era ormai primavera, ma non era ancora abbastanza caldo da poter azzardare una felpa.
- Ma non mi dire, ci hai messo così poco? – Sirius sbadigliò e si mise a sedere. – Copriti bene, siamo in moto.
Quello era il modo più carino e civile che aveva Black per dirle: si morirà di freddo e staremo in mezzo alle intemperie. Ciò dunque, fece optare la strega per un paio di stivali alti e pronti ad affrontare fango a non finire.
- E tu non pensi di avere freddo? – chiese lei.
- Ho lasciato la mia giacca pesante e il mantello nel tuo soggiorno, qua dentro c’era un caldo della miseria. – fece il mago alzandosi in piedi. – Andiamo, va, prima che cambi idea.
Cornelia annuì e marciò decisa verso l’ingresso. Era felice che Sirius avesse ceduto di sua iniziativa, e non vedeva l’ora di vedere la proprietà dei Black che aveva ereditato. Non avrebbe nemmeno saputo dire perché era così curiosa, ma siccome si sentiva come una bambina a Natale preferì non chiederselo direttamente.
L’aria fredda e pungente della mattina colpì entrambi violentemente, ma cercarono di non farci caso più di tanto. Nei limiti del possibile, del resto, potevano sempre applicare su loro stessi un Incantesimo Riscaldante. Come al solito Sirius partì prima che la strega potesse effettivamente mettersi comoda, ma c’era poco da lagnarsi: per Black sfrecciare per le strade semi deserte di Londra non era né difficile né impegnativo, e così pensava che se non lo era per lui non doveva esserlo per nessuno. Svoltarono in un piccolo vicolo per poter prendere quota senza che nessun Babbano li notasse e puntarono verso ovest, direzione Irlanda. L’idea di attraversare un mare in quel modo impensieriva Cornelia, ma che lo volesse o meno ormai era in ballo. E inoltre, anche se non avrebbe mai osato ammetterlo con chicchessia, Sirius Black era in grado di farla sentire sicura.
Quando però il mare lo vide davvero sotto di sé ebbe un sussulto, e cercò di tenere lo sguardo puntato in avanti, in direzione dell’isola di smeraldo. La moto era veloce, ma ci volle qualche ora per raggiungere la destinazione, perciò alla fine Nel dovette ammettere che partire all’alba era stata una buona idea.
Muckross House si trovava nel Kerry, non molto lontano dalla città di Killarney e dai suoi laghi. Sirius era stato molto vago sul dove si trovava la casa, e sul documento non era stato specificato granchè bene, probabilmente perché il luogo era accompagnato da incantesimi antiBabbano, ma ora che lei poteva vedere quel paradiso non potè non sorridere.
Atterrarono su una strada sterrata in mezzo al nulla dopo quella che parve un’eternità; con un piacere infantile Sirius non cercò in alcun modo di scansare le numerose pozzanghere, e gli schizzi di fango non mancarono di colpirli, costringendo la giovane a prepararsi mentalmente per un bel bucato appena arrivata a casa. La strada sterrata si trasformò più avanti in un viale d’accesso, e Cornelia potè finalmente vedere l’enorme casa stagliarsi in mezzo a un mare di verde che finiva per tuffarsi in un lago. In breve arrivarono nel cortile dove Sirius fermò la moto e la spense.
- Eccoci qua. – lasciò che Nel scendesse per poi imitarla subito dopo. Dopo tutta quella strada l’idea di potersi sgranchire le gambe era un pensiero paradisiaco. – Contenta?
Cornelia era in piedi davanti alla facciata con espressione a dir poco estasiata.
- Sapevo che avresti fatto questa faccia.
- Ed era per questo che non mi ci volevi portare. – considerò la giovane, voltandosi a guardare il compagno, che assunse un’enigmatica espressione alla “indovinato”. – Dimmi la verità, il tutto era uno scherzo e questa facciata è solo di scenografia o queste benedette sessantacinque stanze esistono?
- Questa cose delle stanze è diventata una mania o sbaglio? – rise Sirius.
- Direi, di solito solo i palazzi della nobiltà hanno tante stanze…
- Abbiamo fatto a meno dei titoli nobiliari, ci mancavano solo quelli, Nel.
- Immagino. Ci hai vissuto qui? Perché mi è parso di vedere che ricordavi la strada molto bene. – a meno di non essersi sbagliata, in effetti, Sirius non aveva avuto nemmeno un’esitazione.
- Mi è capitato di venirci da bambino, in estate. Dopo che sono entrato a Hogwarts siamo sempre rimasti a Londra.
- Un sacco di anni fa.
- Circa sedici, in effetti. – commentò asciutto. – Vuoi entrare? – chiese poi, scegliendo di cambiare argomento.
Cornelia capì che non era il caso di insistere, e per una volta avrebbe dato retta al suo sesto senso. – E me lo chiedi? Fammi strada!
Sirius estrasse un vecchio e arrugginito mazzo di chiavi e si avvicinò al vecchio portone. Cornelia ebbe un violento deja vù di quando era entrata a Grimmauld Place; sperava ardentemente però che non ci fossero teste di Elfo Domestico appese alle pareti ad accoglierla. Il portone di legno antico cigolò e dovettero spingerlo entrambi perché i cardini facessero il loro dovere. All’ingresso si trovarono davanti ad un ampio salone semibuio: la luce che entrava dalla porta permetteva di distinguere una sbiadita tonalità di giallo alle pareti, una lussuosa scalinata che conduceva al piano superiore sulla sinistra e parecchi trofei appesi alle pareti. Una volta tanto, considerò la giovane Lethifold con un sospiro, non erano Elfi.
- Amanti della caccia, i tuoi parenti?
- Mio zio Alphard si divertiva parecchio così, ma mi sorprende che così tanta roba sua sia rimasta. – considerò il mago. Zio Alphard era stato cancellato dall’albero genealogico come lui e in parte a causa sua; era quantomeno curioso vedere che non era stata fatta piazza pulita delle sue cose.
Non fecero in tempo a chiedersi altro che sentirono il portone chiudersi bruscamente alle loro spalle e la serratura scattare. Cornelia non disse niente, ma afferrò con una morsa d’acciaio il braccio sinistro di Sirius, che estrasse la bacchetta con fare guardingo. La luce, ora, filtrava solamente dagli interstizi delle imposte. La casa era stata lasciata in stato di abbandono da molti anni, ma non pensava che qualcuno potesse averla occupata. Lanciò un Homenum Revelio, giusto per sicurezza, ma a quanto pareva la casa era deserta di umani; il che, però, non era necessariamente una buona notizia. Prima uscivano da quella situazione ridicola meglio sarebbe stato.
  
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