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Autore: Fiamma Drakon    27/07/2011    1 recensioni
01. Hermes of Death: «... è morto... per colpa mia...».
02. Son of Darkness: Il giovane Vince era paragonato dalle serve ad un piccolo principe delle tenebre.
03. They simply hate each other: Tra Vincent Nightray e Xerxes Break non correva affatto buon sangue.
04. Like a dark sky: «Tu... vedi tutto con troppa negatività...».
05. Drowsy anger: «Vince, cosa volevi fare con quelle forbici, mh?».
06. Tutor-mode ~ ON: «Cominceremo con le lezioni di pianoforte, lady Ada».
07. It's red like my scissors' wound... and your eye: «Il tuo occhio rosso... ha lo stesso colore delle ferite di Cheshire, quelle delle tue forbici».
08. I want to call you "master"!: «Dai, Vincent... a sentirmi chiamare “padrone” mi sembra d’essere vecchio...».
09. The Curse of Awareness: «Perché... non è stata colpa mia, Gil...».
10. War on a white blanket: «Una dichiarazione di guerra?».
[scritta per la community dieci&lode]
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti, Vincent Nightray
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
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5_Drowsy anger La vedeva sempre, ogni volta che gli capitava di sbirciare dalla finestra della sua camera alla Pandora e per disgrazia incrociava proprio Oz in compagnia di suo fratello e spesso e volentieri anche di quel fastidioso buffone di Xerxes.
La vedeva ed in lei riconosceva, nonostante il differente atteggiamento, la ragazza che aveva rattristato Jack nella sua infanzia. Quella per cui anche Gilbert aveva provato rabbia e rancore.
Alice.
Non riusciva a capire perché fosse riuscita a liberarsi dei suoi ricordi, quei ricordi che lui le aveva lasciato con tanta dedizione impressi nella sua mente come marchi di fuoco indelebili e che reputava la giusta punizione per aver fatto soffrire Jack e Gilbert.
E invece adesso viveva come una persona normale, benché non lo fosse - così come non lo era stata nemmeno allora.
Ogni volta che Vincent vedeva Alice, l’istinto di farle del male sorgeva spontaneo in lui come quando era piccolo, il desiderio di farle scontare un’altra volta tutto il dolore che aveva consumato a suo tempo tutto ciò che gli era più caro, che l’aveva spinto a fare quel che aveva fatto.
Il giovane Nightray era vincolato in una prigione di rabbia dalla quale non riusciva e non voleva scappare, non prima che Alice avesse pagato di nuovo per le sue colpe.

«Accidenti, ma dove si sarà cacciato Oz?».
La sede della Pandora era un edificio grande e per Alice, nonostante fosse già qualche tempo che vi era ospite, era ancora difficile orientarsi - soprattutto quando il suo Contraente decideva di andarsene in giro da solo: chissà perché quel ragazzo aveva una passione innata per andare a cacciarsi nei luoghi più impensabili.
La Chain camminava a passo spedito, il rumore dei tacchi che riecheggiava contro le pareti, disperdendosi in lontananza. La sua espressione era quella tipica di chi andava in cerca di qualcun altro più perché era costretta che per voglia vera e propria.
Non vedeva l’ora di trovare Oz per dirgliene quattro: come si permetteva di lasciare da sola la sua padrona senza dirle neppure dove andava?
«Ah, appena lo trovo gliela faccio vedere io...!» esclamò, stizzita.
Fu quella frase a far fermare Vincent nel bel mezzo di uno dei tanti corridoi che si affacciavano su quello che Alice stava percorrendo in quel preciso istante.
Un’ondata di rabbia montò dentro di lui, invadendogli il petto, accecandolo: adesso non vedeva altro che lei, la fonte ignara di tutti i mali che si erano abbattuti su di lui nel corso della sua infanzia.
Quando la vide passare davanti all’imboccatura del suo corridoio, il biondo non riuscì a trattenersi ed accelerò il passo, senza però farsi sentire.
Le sbucò alle spalle, l’espressione rabbiosa ed inquietante.
La ragazza si voltò un poco sentendosi lo sguardo di qualcuno inchiodato addosso e non riuscì a trattenere un’espressione stupefatta e spaventata quando notò il cipiglio che il Nightray aveva assunto, così diverso da quello che aveva normalmente.
Indietreggiò per riflesso di un passo, avvicinandosi alla parete.
«Che cosa vuoi?» domandò, diretta ed intimorita: quel ragazzo non le era mai piaciuto.
Non sapeva spiegarsene le ragioni, ma era come se percepisse una specie di energia negativa scaturire da lui. Era una persona che non le ispirava affatto fiducia, anzi, l’esatto contrario.
Vincent le si avvicinò inesorabilmente, imprigionandola tra il proprio corpo ed il muro.
«Alice...» sussurrò, inarcando le sopracciglia «... tu non ricordi niente».
«E allora?» domandò lei per contro. Non capiva dove il biondo volesse arrivare, ma voleva andarsene da lì: quella vicinanza ristretta la metteva in difficoltà.
«Perché non sparisci di nuovo? Gil non ti vuole...» disse Vince, sorridendole maligno, chinandosi sulla fanciulla.
Nella sua mente si ripresentò l’immagine della prima sfuriata che Gilbert le aveva fatto - della quale né l’aggressore né la vittima però ricordavano niente. Lui, invece, ricordava tutto, il rancore e la rabbia che suo fratello sembrava aver serbato per tanto senza poter dar loro voce in alcun modo, emozioni che aveva percepito quasi a pelle liberarsi assieme alle parole del fratello.
Ed era stato da quel momento che anche lui aveva cominciato a provare rabbia nei suoi confronti, una rabbia che - a differenza di Gilbert - lui aveva continuato a portarsi dentro attraverso l’Abisso, fino ad allora.
Alice cominciò a cercare di spostarlo per crearsi un varco ed uscire.
«Non m’importa! Vattene! Lasciami andare...!» esclamò.
Era in trappola e lui poteva lasciar andare finalmente a briglie sciolte la rabbia che era stato costretto a serbare senza possibilità di sbocco per tutti quegli anni.
Le afferrò un polso, trattenendolo contro la parete, quindi affondò l’altra mano nelle pieghe della sua uniforme, estraendone il suo amato paio di forbici, la sua arma preferita, quella con cui aveva inflitto tanto dolore a quella stessa ragazza cent’anni addietro.
La sensazione di poterla finalmente sopraffare con facilità e dar libero sfogo a ciò che aveva represso così a lungo lo sovreccitava. La mano con cui stringeva le forbici gli tremava appena, mentre la sollevava sopra di lei.
Voleva farle del male, quanto più poteva.
Alice sgranò gli occhi: perché quelle forbici le erano in qualche terribile modo familiari...?
Aveva l’orrenda sensazione di averle già viste... ma non ricordava dove.
Cercò con più foga di divincolarsi dalla sua stretta, che per contro il suo aggressore strinse ancor di più.
«Basta far soffrire Gilbert. Non soffrirà più per colpa tua» disse, sorridendo, calando la sua arma su di lei con rabbia e veemenza, come un boia che abbatte la propria ascia sul collo di un condannato alla pena capitale.
Alla fine il momento in cui avrebbe sfogato la propria rabbia - che si sarebbe abbattuta su Alice senza che lei potesse sfuggirle - era arrivato.
«Vince! Che stai facendo?».
Il Nightray dilatò gli occhi, paralizzato dalla voce che gli era appena giunta dal fondo del corridoio.
Abbassò la mano con un gesto fulmineo, nascondendo nuovamente le forbici nelle pieghe dell’abito, ed alzò lo sguardo - adesso nuovamente normale - per fissarlo sul fratello maggiore che si avvicinava a lunghe falcate attraverso l’andito, l’espressione a metà tra stupore e rimprovero.
Gilbert era assolutamente certo di quel che aveva visto: fino ad un momento prima suo fratello impugnava a mo’ di arma le sue forbici e stava per ferire Alice.
A lui personalmente non importava niente della sua incolumità fisica, poiché era a causa della sua esistenza in quel mondo che il suo signorino era diventato un Contraente Illegale la cui lancetta inesorabilmente, spostandosi, lo avvicinava sempre più all’oblio eterno.
Fosse stato per lui, quel coniglio sarebbe già morto da tempo, però non voleva che le capitasse niente perché Oz le era affezionato.
Gilbert era assolutamente certo che non avrebbe potuto sopportare di vedere la reazione del suo padrone in caso fosse successo qualcosa d’irreparabile ad Alice.
«Gil...» disse il biondo, apparendo completamente innocente.
La Chain gli lanciò un’occhiata colma d’odio e se ne andò correndo senza dire una parola, sollevata per il tempestivo arrivo di Raven - anche se non aveva la minima intenzione di ringraziarlo.
«Vince, cosa volevi fare con quelle forbici, mh?» esclamò il moro senza tanti preamboli, fermandosi a pochi centimetri da lui.
«Niente, Gil. Stavamo solo facendo due chiacchiere» rispose Vincent placido. Dentro, però, gli rodeva immensamente che lui, lo stesso che l’aveva aggredita così duramente durante l’infanzia, adesso la stesse proteggendo a spada tratta.
Era frustrante.
«Due chiacchiere puoi farle anche senza quelle. Non fare del male ad Alice, chiaro?».
Le parole di Gilbert furono gelide, dure e ferirono il minore più a fondo e più gravemente di una pugnalata al cuore: il maggiore non gli si era mai rivolto con quel tono severo. Era arrabbiato con lui e non si peritava minimamente di nasconderlo, anzi, voleva farglielo ben capire.
In un certo qual modo, il più giovane dei due Nightray si sentì tradito: colui che gli aveva “aperto gli occhi” cent’anni prima sull’effetto che quella ragazza sortiva su Jack adesso lo rimproverava duramente per aver tentato di sbarazzarsi di lei.
Tutto ciò gli bruciava immensamente, eppure non rispose a tono a suo fratello. Non ne era capace: gli era troppo affezionato.
Piuttosto, replicò con un moderato: «Non alzerò un dito su di lei, Gil, se è questo che vuoi».
E, senza aspettare altro, se ne andò, mentre in cuor suo la rabbia per Alice aumentava a dismisura.
Adesso non più solo perché in passato aveva rovinato la sua infanzia con Jack, ma perché nel presente aveva messo suo fratello contro di lui.
«Verrà il giorno in cui la pagherai di nuovo, Alice... per tutto quanto».





Angolino autrice
Aggiornamento regolare O/ lodato il cielo! *-*
Spero che il capitolo sia venuto bene *diffida anche lei*. L'idea di partenza c'era, ma forse mi sono persa per la strada *si strappa i capelli*
E con questo capitolo arrivo a metà della raccolta ù____ù *i prompt sono 10*
Ringrazio GMadHattressFromUnderground per la recensione allo scorso capitolo e coloro che hanno inserito la fic tra le preferite/ricordate/seguite.
Al prossimo chappy! ^^
F.D.
   
 
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