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Autore: Nobody Is Perfect    28/07/2011    2 recensioni
Vi siete mai chiesti, come la vita di una persona possa cambiare da un giorno all’altro?
E’ la domanda che mi pongo ogni giorno da esattamente un anno.
Ma per rispondere a questa domanda, dobbiamo tornare indietro ad un anno fa.
Genere: Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Vi siete mai chiesti, come la vita di una persona possa cambiare da un giorno all’altro?

E’ la domanda che mi pongo ogni giorno da esattamente un anno.

Ma per rispondere a questa domanda, dobbiamo tornare indietro ad un anno fa.

 

 

Tutte le famiglie hanno i loro battibecchi e litigi.

E’ ordinaria amministrazione litigare in un nucleo familiare.

Ma da un periodo a questa parte, io non facevo più parte di quei litigi.

Ogni giorno assistevo a delle liti, ma non me ne preoccupavo.

Ero ingenua, ma come potevo non esserlo? Avevo solo quattordici anni.

La tensione a tavola si poteva tagliare con un coltello, forse ero l’unica a non accorgermi della situazione che si stava creando.

Credevo fosse tutto normale, credevo che si sarebbe risolto tutto.

Ma non si è risolto.

 

Eravamo arrivati all’estate in batter d’occhio.

Ero in vacanza, libera dal peso dello studio e dallo stress.

Tutto era perfetto, ma si sa che quando tutto è perfetto succederà qualcosa a rovinare quell’atmosfera.

Ero appena tornata da un pomeriggio di mare, accompagnata da mia madre.

Vi chiederete, perché solo lei? Ovviamente i miei avevano litigato anche quel giorno e così avevano deciso di passare la giornata in luoghi separati.

Si stava facendo sera e le persone si accingevano a mangiare, ma in cucina nulla era pronto.

La tavola non era apparecchiata, mia madre non stava cucinando e la tv era spenta.

Tutto taceva.

Mio padre era tornato a casa da poco e stava sicuramente parlando con mia madre.

Non stavano litigando, almeno di questo ne ero certa.

Pochi minuti dopo, la porta della cucina si chiuse frettolosamente e mio padre mi guardava comprensivo.

Non capivo, perché mi guardava in quel modo? Dov’era la mamma?

“Dobbiamo parlare” mi aveva detto facendo segno di sedermi.

Mi ero seduta accanto a lui e avevo ascoltato curiosa cosa doveva dirmi.

Quelle parole me le ricorderò per sempre. Impresse nella mia mente. Marchiate a fuoco.

“Io e tua madre non andiamo tanto d’accordo, come ti sarai accorta” ancora non riuscivo a capire il senso di quel discorso.

“E’ un periodo difficile per noi…non mi sento più a mio agio in questa casa, se sono rimasto tutti questi mesi, l’ho fatto solo per te. Quindi abbiamo deciso di prenderci un periodo di pausa.”

Una pausa? Non ci stavo capendo niente? Cosa significava?

“Vado a vivere dalla nonna e poi quando tutto si sarà risolto tornerò”

Si vedeva dai suoi occhi che non era sicuro di quello che stava dicendo.

“Io e la mamma ci conosciamo da 16 anni ed io ho capito che non la amo più come un tempo, le voglio bene come una sorella”

Le voglio bene come una sorella?

Crack. L’avete sentito? Era il mio cuore.

Come potevano quelle poche parole fare così male?

Quindi lui se ne andava? Ci stava lasciando?

Scossi la testa e cercai di reprimere le lacrime, invano.

“Cosa? È uno scherzo?” chiesi speranzosa, se era uno scherzo non era divertente.

“no, non lo è” cercò di accarezzarmi una guancia, ma lo respinsi.

“perché?” chiesi in un sussurro.

Le lacrime ormai avevano preso il sopravvento e mi offuscavano la vista.

“mi dispiace” questa è tutto quello che riusciva a dirmi?

I genitori dovrebbero essere quelli che ti rendono felici e ti sono sempre accanto, ma sono anche quelli che ti fanno soffrire.

Loro ci stavano riuscendo.

Corsi in camera e mi chiusi dentro, fino a che non mi addormentai, sfinita dalle lacrime versate.

Non ricordo molto di quel momento, forse ho voluto dimenticarlo perché troppo doloroso da sopportare.

 

Dopo qualche giorno mio padre aveva fatto le valigie e se ne era andato.

Suonava così strano dirlo.

Guardavo senza espressione gli armadi ormai vuoti e sentivo un vuoto dentro.

Da una parte sapevo che non sarebbe tornato.

Se aveva deciso di andarsene voleva dire che la situazione era grave.

Le emozioni erano contrastanti in quei giorni, passavo da momenti di allegria ad altri di depressione e tristezza.

Stavo ore rinchiusa in camera con la musica a tutto volume, per estraniarmi dal mondo.

Non volevo vedere e sentire nessuno.

Le persone intorno a me di certo non mi aiutavano.

Mi dicevano che capivano come mi sentivo, ma avrei voluto urlargli in faccia che non potevano farlo.

Loro non erano nella mia situazione, non dovevano dirlo che mi capivano.

Mi dicevano che sarebbe passata in fretta e che ero grande per capire che sono cose che succedono.

Ma io non ero grande! Avevo solo quattordici anni! I miei amici andavano al mare e si divertivano con gli amici, come farebbe ogni adolescente, invece io me ne stavo rinchiusa in casa.

Ricordo di aver pianto solo una volta, solo la sera in cui mio padre mi disse che se ne sarebbe andato.

Poi basta, niente più lacrime, niente di niente.

Forse alcune persone penseranno che ho esagerato, come mi hanno detto alcune persone.

C’è chi mi ha detto di andare da uno psicologo, chi mi ha detto di uscire e chi che ero una stupida a soffrire in silenzio.

Ma che diritto avevano altre persone di giudicarmi? Loro non sapevano il mio dolore, non potevano comprenderlo e io non avrei voluto essere compresa, il dolore era il MIO.

 

Pensavo di essere riuscita a superare quel momento.

E così ci ritroviamo a 10 mesi dopo che mio padre se ne era andato.

Come avrete capito, non era tornato a casa.

Ma non ci ero rimasta male , me l’aspettavo.

Tutto era più o meno tranquillo e arrivò un’altra notizia a sconvolgermi.

Loren era incinta. Chi era Loren?

La fidanzata domenicana di mio padre.

Tanti aghi affilati che mi tagliavano la pelle e bruciavano.

Erano passati solo 10 mesi e lui si era già rifatto una famiglia?

Non riuscivo a crederci.

Nel corso dei mesi avevo scoperto che mio padre si frequentava con questa donna, quando ancora stava con mia madre.

Ma forse definirla donna è errato!

Ragazza sarebbe più appropriato, vista la sua giovane età.

Ventiquattro anni, dieci in più di me.

Potrebbe essere mia sorella fu la prima cosa che pensai.

Non ero felice di questa gravidanza, ne tanto meno di conoscere quella ragazza che mi stava già antipatica a pelle.

E di nuovo altre persone a giudicarmi.

“se tuo padre è felice, dovresti esserlo anche tu. Non essere egoista”

La domanda era: a mio padre importava della mia felicità?

Forse no o forse si, ma non mi importava.

Io non volevo una sorella, anzi la volevo, ma lei sarebbe stata la mia sorellastra.

Sorellastra. Che brutto nome da dire!

Ma era la semplice verità.

Abbiamo parlato solo di mio padre, ma ora scriviamo due parole su mia madre.

Forse quella che aveva sofferto di più era lei, ero io che dovevo tirarla su di morale quando invece sarebbe dovuto essere il contrario.

Alla fine a febbraio, anche lei aveva iniziato a vedersi con un uomo.

Lo conoscevo, perché l’avevamo conosciuto in vacanza.

La famosa vacanza che avevamo fatto per non pensare alla situazione in cui ci trovavamo.

Dopo la vacanza avevano iniziato a sentirsi per telefono e poi si erano messi insieme.

Era una relazione a distanza, dato che lui abitava a Milano e noi in Emilia Romagna.

Dopo avervi raccontato tutta questa storia, torniamo alla domanda iniziale.

 
Vi siete mai chiesti, come la vita di una persona possa cambiare da un giorno all’altro?

Io me lo chiedo tutt’ora e non so darmi una risposta.

So solo che è possibile.

Ogni giorno è diverso da un altro e ogni giorno porta nuove felicità o nuovi dolori.

Io pensavo che saremmo rimasti per sempre insieme come nelle favole.

“E vissero felici e contenti”

Ma noi non siamo nelle favole, questa è la vita reale e io che lo voglia o no, dovrò accettare che i miei genitori non staranno più insieme, che hanno dei nuovi compagni e che a settembre nascerà Giulia, la mia futura sorellastra.

 

 

 

Note dell’autore:
Scusate se ho scritto questa storia, probabilmente ad alcune persone non importerà molto ma ne sentivo il bisogno.
Questa storia è vera ed è la mia.
Scusate se ci sono degli errori, ma non ho avuto tempo di rileggerla e forse nemmeno la voglia.
Perché alcune parti della storia, mi fanno tornare alla mente quei ricordi.
Beh spero vi sia piaciuta e se avete avuto esperienze simili, scrivetemi cosa avete provato!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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