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Autore: Kaimy_11    28/07/2011    1 recensioni
[Era la ragazza più antipatica, viziata, odiosa e saputella che avessi mai conosciuto. Mi batteva nei duelli, era più furba di me. Era migliore di me. Tuttavia, quando capiva di non aver speranza, di aver perso, usava l'arma più crudele, eppure più potente, che conosceva: Le sue lacrime. Anche adesso, io sono qui a dirle che me ne devo andare, che sono un assassino e che non posso stare con lei, ma lei piange. Ed io come faccio a dirle che la amo? Come faccio a dirle che non vorrei lasciarla ma che devo, per il suo bene... Mi basta un suo sorriso per capire che non sono altro che un satellite attratto dalla forza di gravita che esercita su di me il pianete che lei è...] Storia già pubblicata ma cancellata durante un momento di follia. Ovviamente revisionata, spero che vi piaccia rivivere i setti anni ad Hogwarts visti da una ragazza che seguirà la vita di…Draco! Se amate questo personaggio e volete vedere come sono stati i suoi anni a scuola e come ha vissuto la battaglia contro Voldemort…leggete!. (la storia segue i Film e i libri)
Genere: Azione, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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38. Il Miraggio.

 

 

 

 

 

Un pianto nascosto, soffocato, riempiva la camera da letto. Una donna dai lunghi capelli biondi era seduta ai piedi del letto, il marito accanto a lei, che l’abbracciava e la lasciava piangere sulla sua spalla.

-Oh Lucius, ho creduto veramente che questo giorno non arrivasse mai…-

Il marito accennò un sorriso e le accarezzò una guancia. –Ed invece sono qui-

-Pensavo… credevo che non ti avrei mai più rivisto- Pianse più forte.

L’uomo scosse il capo e il suo sguardo ghiacciato si affilò. –Non dire altro Cissy. Sono qui-

I due coniugi si abbracciarono ancora. Sedavano sul loro letto, davanti alla finestra spalancata da cui entrava la calda luce del sole.

Lucius aveva creduto di non rivederla mai più la luce del sole, ma a dire il vero di quei raggi caldi poco gli importava. Guardò il viso della moglie, segnato dall’età ma ancora bellissimo. Si perse dentro quegli occhi celesti e accarezzò quei capelli biondi.

Eccolo il suo sole.

Aveva fatto molteplici sbagli, non era stato poi un granché come marito o come padre, ma per lui la famiglia era sempre stata sacra. Non aveva mai fatto mancare nulla né a sua moglie né a suo figlio, erano sempre stati una famiglia rispettata e temuta. E lo sarebbero stati ancora. Ora che il Signore Oscuro era al potere tutto sarebbe cambiato, era stato liberato da Azkaban, adesso i Mangiamorte potevano tornare a seminare il terrore. In questo modo i suoi sacrifici non sarebbero stati inutili o, quanto meno, così sperava.

-Dov’è Draco?- chiese L’uomo.

-Dorme-

-Dorme di giorno?-

Dopo essere finalmente tornato nella sua casa e abbracciato la moglie, si era concesso un bagno caldo ed aveva indossato abiti puliti. Adesso sì che era presentabile per suo figlio, non poteva certo permettere che il ragazzo lo vedesse in quello stato pietoso in cui era non appena arrivato. Era stato a sufficienza con sua moglie, l’aveva baciata. Ora voleva rivedere suo figlio.

Ma quando gli occhi della donna si riempirono di lacrime, capì che l’inferno che aveva vissuto lui in prigione, a grandi linee, lo aveva vissuto anche la sua famiglia a casa.

Narcissa gli disse della decisione del Signore Oscuro, di Draco che aveva ricevuto il marchio e della missione suicida che gli era stata affidata. La donna non poté fare a meno di dirgli che quella non era altro che una punizione per i fallimenti del padre e che nessuno si aspettava che sopravvivesse. Gli lasciò solo immaginare la paura che aveva provato e la sofferenza del figlio mentre tentava con tutto se stesso di salvare i suoi genitori. Gli disse di Piton e del mezzo, miracoloso, successo di Draco.

Ma il Signore Oscuro non si accontenta di mezzi successi. Lo aveva risparmiato, non gli aveva ucciso i genitori.  Ma lo aveva punito.

Mentre Lucius saliva le scale verso la camera da letto del figlio, Narcissa lo richiamò.

-Sai che Draco è…-

-Orgoglioso- disse l’uomo –Sì lo so- si voltò per salire le scale ma fece un sorriso amaro tornando a guardare la moglie. –Non sono io che devo compatire lui, in questo momento, ma il contrario-

 

Draco dormiva beatamente, dopo tanto tempo. Per giorni il ricordo di quel momento lo aveva torturato. Rivedeva il corpo di Silente precipitare nel vuoto, la sua scuola distrutta. E poi si rivedeva dentro quella stanza buia, sua madre in un angolo a nascondere le lacrime dietro zia Bellatrix. Piton privo di espressione al fianco di sua madre e il suo labbro inferiore che sanguinava. Sentiva il sapore del sangue in bocca, ma meglio quello che urlare. Ad ogni nuovo colpo di quella dannata frusta incandescente che fuoriusciva dalla bacchetta del Signore Oscuro, si mordeva il labbro con tutta la forza che aveva pur di non farsi scappare neppure un grido.

Ma se aveva resistito per cinque frustate, non aveva resistito per tre minuti di inferno.

Le sue urla mentre veniva torturato con la maledizione Cruciatus, erano state così acute e disperate che lui stesso faticava a credere che quella voce fosse sua. Faticava a credere di essere ancora vivo.

Aveva rischiato di morire e di trascinare con lui nella tomba la sua famiglia, non erano nulla cinque frustate e tre minuti di tortura.

Era ancora vivo.

E adesso stava dormendo, era esausto, per due notti di fila non aveva chiuso occhio e, quando finalmente quella mattina si era addormentato, il sole era già sorto. Aveva davvero bisogno di dormire, peccato che qualcosa stesse disturbando il suo sonno proprio in quel momento.

-Draco! Svegliati…- Diceva una voce fredda e rauca.

Ma cosa volevano da lui? Perché non lo lasciavano dormire in santa pace?

-Draco!-

Il ragazzo aprì gli occhi, ancora assonnato. Seduto accanto a lui sul letto, mentre cercava di smuoverlo per svegliarlo, c’era un uomo. Era largo di spalle, il viso dai lineamenti affilati e i capelli biondi. A dire il vero ciò che lo caratterizzava era quell’espressine rigida e quello sguardo impenetrabile.

-Papà…- Mugugnò con la voce ancora fioca per il sonno.

Cos’era quella? Una nuova forma della maledizione Cruciatus? Suo padre era ad Azkaban, perché lo immaginava seduto accanto a lui? Solo per soffrire?

-Ti decidi a svegliarti? Non ho tutto questo tempo da perdere!-

Certo che come allucinazione era davvero fatta bene…

-Padre!- strillò, quando fu abbastanza sveglio da capire che quella era la realtà.

Suo padre era lì.

Si mise a sedere, pronto ad abbracciarlo, ma venne fermato da un’occhiata raggelate. L’uomo gli diede un colpetto sul petto per intimargli di restare al suo posto e si spostò leggermente all’indietro, infastidito.

Draco non capiva, era così felice di rivederlo, si sentiva al settimo cielo… poi guardò i suoi occhi e capì.

-Avevi un’occasione per ridare gloria al nostro nome. Potevi entrare nelle grazie del Signore Oscure, ed invece….- Fece una smorfia di profondo disgusto.

Draco abbassò la testa e strinse i pugni. Non gli importava poi tanto di sorbirsi la sfuriata del padre. Meglio quella che l’ira del Signore Oscuro che aveva già sperimentato. Almeno quello era suo padre, ed era finalmente lì.

-Se non fossi riuscito nella tua impresa lo avrei capito, ma tu c’e l’avevi fatta! Potevi rimediare al mio errore, lo avevi in pugno!- Lucius guardò da un’altra parte. –Mi hai profondamente deluso, Draco-

Draco si morse il labro con rabbia. Odiava quando suo padre gli diceva quelle parole: mi hai deluso. Ci aveva messo tutto se stesso, ci aveva provato, aveva fatto di tutto per salvare sua madre ed era anche stato sufficientemente punito per il suo sbaglio.

Improvvisamente Draco si ritrovò con la testa sulla spalla del padre e il braccio con cui quest’ultimo lo aveva bruscamente attirato a sé attorno al collo.

-Ma sono felice che mio figlio non sia diventato un assassino…- Disse Lucius, con la voce di un padre duro, severo, ma felice di riavere suo figlio accanto.

Draco prese un respiro profondo, suo padre gli aveva concesso quel mezzo abbraccio fra padre e figlio, che per lui, in quel momento, era la cosa migliore del mondo. Strinse gli occhi, suo padre era stato ad Azkaban e lui aveva rischiato di morire. Era quasi impossibile credere che fossero lì insieme.

Era una liberazione.

Un raggio nelle tenebre che li avevano avvolti e che ancora li avvolgevano.

 -Padre…-

 

-Io credevo che invitarti a passare qui una settimane potesse migliorare le cose, ma… non c’è stato un grande risultato- disse zia Matilde, la voce bassa e triste, mentre spiava dal corridoio la stanza della nipote.

Da lì si vedeva benissimo la ragazza dai capelli neri distesa sul letto su di un fianco, che dava loro le spalle.

-Glielo avevo detto, signora Matilde, che non sarebbe servito a niente…- Sospirò Canni, lo sguardo che seguiva quello della donna dentro la camera dell’amica.

-Sono felice che tu sia stata con noi, Canni, ti sono davvero grata per quello che hai fatto. Almeno con te Areal ha mangiato qualcosa, e sembrava un po’ più serena. Sei perfino riuscita a farla uscire di casa!-

Canni abbozzò un sorriso.

Quando aveva ricevuto il gufo dalla zia di Areal che la invitava a passare da loro una settimana di quell’estate, aveva già capito qualcosa, ma non poteva certo immaginare che la faccenda fosse così grave.

Areal non mangiava, se ne stava chiusa nella sua stanza con lo sguardo vuoto. Dormiva sempre, rimaneva sul letto inerme. A volte giocava con Nira o leggeva un libro, ma farla parlare era una vera impresa per zia Matilde. Da quando era arrivata Canni era riuscita perfino a farle dire una frase intera, a rubarle un unico sorrisetto, che per la zia era stato un miracolo. Canni aveva costretto Areal a mangiare due volte al giorno, e l’aveva portata con sé alla fiera della bacchetta. Doveva minacciarla ogni santa volta, ma alle fine almeno qualcosa la otteneva.

-Non vuole dirmi perché sta così male- Disse zia Matilde. –Vorrei che si confidasse con me, ma è sempre stata molto introversa, e rispetto la sua scelta. Ma vorrei proprio capire cos’è successo di così grave-

Canni abbassò la testa, avrebbe tanto voluto spiegarle la verità, ma la verità era troppo dura da spiegare, oltre ad essere un segreto inconfessabile.

-Credevo ci fosse di mezzo un ragazzo, ma la sua reazione è troppo esagerata! Mi sono detta: forse è morto qualcuno, ma me lo avrebbe detto. Allora ho pensato all’assalto dei Mangiamorte ad Hogwarts, capisco l’esperienza orribile, ma perché ne sarebbe rimasta tanto scottata?-

Bé, pensò Canni, tutte e tre le cose messe insieme.

-I tuoi bagagli sono già di sotto, ti aspetto lì- Disse la zia voltandosi verso le scale.

-Avrei solo voluto fare di più-

-Sciocchezze cara, hai fatto di tutto. Mancano solo pochi giorni all’inizio della scuola, scommetto che avrai delle faccende da sbrigare con la tua famiglia-

Mentre la signora Matilde scendeva al piano di sotto, Canni entrò nella stanza di Areal per salutarla. La ragazza era ancora distesa sul letto con lo sguardo oltre la finestre. Canni aggirò il letto e le si sedette davanti.

-Devo andare- disse.

Areal sospirò, seguendo con gli occhi le sfaccettature di arcobaleno create dai diamanti appesi davanti alla finestra.

L’unica cosa di lui che le era rimasta.

Restò in silenzio.

-Non puoi fare così Areal, tra poco ricomincia la scuola. Sarà un anno duro, Silente non c’è più, Piton sarà il nuovo preside- scosse il capo. –Solo noi e gli amici di Harry Potter sappiamo la verità, gli altri non sospettano che Piton è un assassino. Credono che siano stati gli altri Mangiamorte-

Areal non parlò.

-Gli uomini di tu-sai-chi stanno facendo censimenti continui per scovare i figli di Babbani. Non puoi permetterti di essere debole, ho bisogno di te-

A quel punto, facendolo sembrare un movimento gigantesco dopo tutti quegli attimi di immobilità, Areal si mise a sedere. –Ed io ho bisogno di vederlo, Canni- 

Canni si rabbuiò, la guardò tristemente.

-Ho bisogno di sapere che sta bene, ho bisogno di rivederlo anche solo una volta- Pianse Areal.

L’amica sospirò.

-Non posso scrivergli una lettera! Ma cosa devo fare? Rassegnarmi?-

Canni fece un’espressione seria e decisa. Si alzò in piedi e andò da Nira appollaiata sul suo ramo, la fece salire sul suo braccio e le sussurrò: Draco Malfoy. Dopo di che la fece volare fuori dalla finestra.

Areal la guardò senza capire.

Canni sorrise. –Non devi scrivergli, basta fargli capire che lo stai pensando e che hai bisogno di lui…-

 

L’indomani mattina Areal era a casa da sola, zio Phil era al lavoro e zia Matilde al mercato a fare compre. La ragazza sedeva in salotto a leggere un libro, nella quiete della casa deserta aveva scelto di sistemarsi nella stanza al piano terra ricca di finestre, in quel momento aperte. Poteva vedere il giardino illuminato dal sole, anche se niente era bello come l’arcobaleno della sua stanza dopo aver appeso i diamanti.

Nira era tornata senza nessuna lettera, si era limitata a bere e ad appollaiarsi sul suo ramo. Areal non aveva detto né pensato nulla; se lo aspettava che sarebbe andata così.

Forse era morto.

Sfogliò il libro ed il campanello suonò.

La ragazza sbuffò sonoramente, già di per sé essere interrotta mentre leggeva non le era mai piaciuto, per di più le toccava andare ad aprire la porta quando era da sola in casa. Con i tempi che correvano poteva essere qualcuno di indesiderato, ed infatti per qualche secondo la paura l’avvolse. Tuttavia si trovò subito a pensare che alla porta poteva esserci solo un’amica di sua zia o un collega dello zio, in ogni caso avrebbe dovuto farli accomodare fino al loro ritorno o dirgli di ripassare senza sembrare sgarbata.

C’era niente di peggio? Non quando l’unica cosa che voleva era essere lasciata in pace.

Si alzò cercando di imporsi un’espressione educata e raggiunse la porta che aprì senza neanche pensarci.

Sollevò lo sguardo seguendo gli abiti eleganti dell’individuo ma, quando incrociò i suoi occhi, il cuore le si fermò.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Continua…    

 

 

 

 

Chiedo scusa per l’enorme ritardo, ma purtroppo per me l’inizio dell’estate non ha segnato la fine degli impegni. Anzi, sono triplicati! -.-

 

Grazie tante a tutti quelli che hanno letto fino a qui, per favore lasciate un commento per dirmi cosa ne pensate.

 

Un bacio e al prossimo capitolo ^^

 

   
 
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