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Autore: Tenchi Malfoy    28/03/2006    1 recensioni
harry viene trasportato in un dimensione alternata. Qui, lui non è il ragazzo che visse, ma uno spettatore innocente con più misteri che un bambino, normalmente contiene...
Genere: Avventura, Azione, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter
Note: Alternate Universe (AU), OOC | Avvertimenti: nessuno
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A destiny I never wanted

A destiny I never wanted

di Tenchi Malfoy

tradotto da fatafatale

 

Rinuncia: Evidentemente le cose che riconoscete, non sono le mie o io sarei ricco! Bene l'unica cosa che è mio sono alcuni caratteri scelti e manierismi così come la trama della storia.

 

cap.7: Problemi

 

Harry fissò in silenzio la porta che Rico si era chiuso dietro, con calma, allontanandosi…Via da Harry. Anche se non sapeva cosa era accaduto precisamente, si sentiva responsabile. Incerto, si morse il labbro, girandosi poi, verso sua madre e suo padre che stavano osservandolo malinconicamente. Li guardò, come chiedendo conferma di ciò. Silenziosamente, girò via, quando ricevette due cenni.

Harry mise le mani in tasca, prese un profondo respiro, e camminò lentamente fuori della stanza. Aveva tutta l’intenzione di scoprire ciò che era successo precisamente, e tentare di risolvere il problema. Harry aprì la porta, camminando lentamente verso il soggiorno, per pensare in silenzio, per alcuni secondi. Doveva parlare con Rico, ma non sapeva dove trovarlo. Tutto quello a cui riusciva a pensare era quella parola, uccidere. La parola che aveva rovinato la sua vecchia vita, la parola che sperava non la rovinerebbe di nuovo. Per risolvere il problema, doveva trovare Rico, e per trovarlo, aveva bisogno di Trebel.

“Trebel,” disse Harry a bassa voce, e pochi istanti dopo, un ‘pop’ annunciò l’arrivo dell’elfo.

Cosa può fare Trebel, per Harry Master?” Chiese Trebel, guardando felice al suo padrone.

Harry, guardò l’elfo domestico, prese un profondo respiro per poi rilasciarlo malinconicamente.

“Ho bisogno che mi mostri dove trovare la camera da letto di Rico, se puoi,” rispose Harry, alzandosi. Trebel lo guardò in maniera indagatoria, ottenendo come risposta, un sorriso silenzioso e triste.

“Trebel non è sicuro che sia una buona idea, Harry Master,” disse Trebel, inarcando la testa in vergogna per rifiutare il comando del suo padrone.

“Lo so, ma ho bisogno di parlargli Trebel,” disse Harry, sospirando. Harry, di malavoglia, si risedette, prendendo la testa tra le mani.

“Trebel non capisce completamente, signore,” mormorò confuso l’elfo, non sembrando capire le azioni del padrone.

“bene, quello fa due di noi,” addentò amaramente Harry, gettando un’occhiataccia all’elfo, che strillò e chiuse gli occhi.

“No Trebel, è colpa mia, non avrei dovuto perdere il mio temperamento,” disse miseramente Harry, alzando la testa. “E’ solo che in questi ultimi giorni, ho avuto molti problemi, ed ora ne ho appena trovato un altro,” mormorò Harry, più a se stesso che a Trebel, che stava ascoltandolo tristemente.

“Le mostrerò la stanza di Rico Master, signore,” annunciò orgogliosamente Trebel, conficcando in fuori il petto con fiducia ritrovata. Harry sorrise, alzandosi dal divano. Poi, all’improvviso, sollevò l’elfo, iniziando a rotearlo.

“Grazie, grazie, grazie,” mormorò Harry. Poi, lo posò a terra.

“Sono qui solo per servire signore, segua Trebel,” rispose quietamente Trebel, uscendo dal soggiorno. Harry lo seguì silenziosamente, pensando alle parole di Trebel. Hermione era nel equanime nel ritenere ingiusto che gli elfi domestici servissero? O c’era un’altra ragione sul come e perché erano qui, se non aiutare i maghi? Harry non lo sapeva, ma voleva trovare la risposta, doveva scoprirlo per Trebel.

“Trebel sta chiedendosi, signore se stasera mangerà con la padrona e il padrone e con sig. Black e sig. Lupin. Chiese Trebel, mentre salivano le scale.

“Sai quello che farò, Trebel,” rispose Harry, con un piccolo sorriso sul volto ed uno scintillio negli occhi.

“Oh, la padrona sarà molto eccitata!” Strillò Trebel, come arrivò sul pianerottolo, per poi aspettarlo.

Harry, lentamente, accennò col capo, prima di mordersi il labbro, nervosamente. Poi, gli fece una domanda.

Perché sarebbe eccitata?” Chiese attentamente Harry, quasi impaurito della risposta. Trebel scosse la testa tristemente, guardando in giù ai propri piedi.

“Harry Master non ha cenato con la famiglia fin da quando aveva sette anni,” rispose Trebel, con un piccolo sguardo verso Harry, che stava accennando col capo quasi ansiosamente.

“Oh,” mormorò Harry, con un’occhiata colpevole sul viso, distogliendo lo sguardo da Trebel e sospirando. “Non ero una bella persona, vero Trebel?” Chiese Harry, sapendo già la risposta, e guardando vergognosamente al pavimento.

“No, signore, non lo era,” disse a bassa voce Trebel, scuotendo tristemente la testa, prima di schioccare le dita e scomparire. Harry, al rumore improvviso, alzò lo sguardo, notando che si trovava in piedi davanti ad una porta color rosso scuro. Harry, fece un profondo respiro, poi bussò leggermente alla porta. Una voce avviluppata, fu tutto quello che sentì prima di sospirare e far scorrere una mano tra i capelli. Chiuse nuovamente gli occhi, mordendosi il labbro, per poi aprirli nuovamente e accennare col capo. Harry arrivò con lentezza alla maniglia, girandola, prima di spingerla dolcemente.

Harry camminò nella stanza buia, verso il letto dorato. Mobili di mogano scuro erano sparsi nella stanza, ed un grande acquario babbani era collocato accanto ad un muro. C’era una porta che dava evidentemente ad un bagno, ed un’altra porta che introduceva in un armadio. Il tappeto posava attraverso il pavimento di linoleum dorato davanti ad una grande finestra con una panca, sul muro posteriore. Harry osservò un piccolo grumo sotto la coperta.

“Rico, posso parlarti?” Chiese nervosamente Harry, mordendosi il labbro.

Un piccolo grugnito fu l’unica risposta mentre si avvicinava, per poi sedersi sul letto. Una volta sedutosi, Harry riprese a parlare.

“Rico, so che non sono una persona molto buona, né il miglior fratello,” iniziò Harry triste. “Ma voglio esserlo,” finì con un bisbiglio. Non aspettandosi realmente una risposta, prese nuovamente la propria testa tra le mani. Un piccolo rumore provenne dal grumo, e Harry si volse per vedere Rico che lo guardava con sospetto.

“Lo vuoi davvero?” Chiese Rico, con un poco di speranza nella sua voce. Harry accennò col capo, non avendo fiducia nella sua voce, al momento. “Pensavi che fossi solo un piccolo e patetico fallimento, no?” Chiese Rico, guardando le proprie mani.

“Non mi sembri un fallimento. A me sembri il fratello che amo,” rispose Harry con un piccolo sorriso sul volto. Rico sembrava ancora un poco incerto, ma accennò col capo, felice, mentre si sedeva a gambe incrociate.

“E’ una burla?” Chiese Rico, con il sorriso che si affievoliva, fino a trasformarsi in un’occhiata diffidente. Harry aggrottò le sopracciglia, scuotendo la testa esitante.

“Uhm…puoi…bene, volevo sapere se…uhm…puoi dirmi sull’incidente,” balbettò Harry, guardandolo diritto negli occhi, e osservando che in essi erano presenti macchie di marrone. Rico distolse lo sguardo quasi immediatamente.

“No,” disse Rico, trovando improvvisamente molto interessante il tappeto rosso. Harry provò dolore, ma accennò col capo, in accettazione.

“Bene, non devi rispondermi; volevo solo sapere. Borbottò Harry, ma prima che potesse finire, Rico disse qualcosa.

“Vuoi davvero sapere?” Chiese Rico quietamente, tanto che Harry doveva avvicinarsi per riuscire a sentire. Harry accennò col capo, calciando via le scarpe e sedendo sul letto accanto a Rico.

“Tutto è cominciato mentre eravamo fuori,” iniziò rico, con un profondo sospiro.

 

//FLASH BACK//

Rico stava giocando con Jenny, che era venuta a casa sua poco prima. Jenny stava per compiere otto anni, ed aveva brillanti capelli rossi, con scintillanti occhi blu. Stavano guardando Cyzelena che giocava col Pegasus, quando Rico sentì una porta sbattere rumorosamente. Rico e Jenny si voltarono, osservando Harry.

“Ehi, Rico, stai nuovamente giocando con la ragazza Weasley?” Chiese Harry disgustato, ghignando a Jenny che ritornò il gesto. Rico accennò col capo, adiratamente, tentando di mantenere la calma, sapendo che il fratello stava solo cercando di tormentarlo. “Che cosa ti ho detto?” Chiese Harry con tono arrogante nella sua voce.

“Che i Weasley sono e sempre saranno immondizia,” rispose Rico, con un piccolo sospiro, girando lo sguardo all’occhiata ferita che Jenny stava dandogli. Harry sorrise con malignità, volgendo lo sguardo nuovamente alla ragazza, facendo una piccolo, fredda, risata. “Ma i Weasley sono migliori di te!” Esclamò Rico, mentre le mani, strette a pugno, scuotevano. Jenny alzò lo sguardo, sorpresa, e timidamente gli sorrise, ricevendo in ritorno una strizzatine d’occhi.

Cosa hai detto?” Fu l’adirata domanda di Harry, mentre guardò il fratello e percorse i pochi passi che lo dividevano da Rico.

“Mi hai sentito, o sei sordo?” Chiese sarcasticamente Rico, guardandolo male.

“Razza di piccolo idiota, pagherai per quello!” Gridò Harry, spingendo rudemente il ragazzo a terra. Rico comprese che, questa volta, era andato troppo oltre. Harry l’innalzò facilmente sulla spalla, spingendo poi la bambina a terra, guardandola piangere con grandi risa.

Harry continuò a ridere, mentre camminava, fischiettando, mentre Rico protestava di metterlo giù. Harry ignorò le proteste, continuando a dirigersi verso un grande lago e sorrise malignamente, trasportando il fratello dalla spalla alle sue braccia, così che potesse vedere quello che stava per accadere.

“Questo, è ciò che succede quando m’insulti,” disse Harry, continuando a ridere malevolmente. Rico volse lo sguardo, osservando paurosamente all’acqua, cominciando nuovamente ad uggiolare.

“No, per favore, Harry,” implorò il piccolo ragazzo, appendendosi su Harry per la propria vita. Harry ghignò, disgustato, al comportamento di Rico.

“Tu non sei mio fratello, ma un’onta al nome dei Potter,” Rispose Harry a labbra strette. Poi, gettò Rico nel lago, lasciando che si arrangiasse ad uscirne. Il problema, era che Rico non sapeva nuotare.

//FLASH BACK//

 

“Jenny era andata a cercare mamma, e ti trovò che sedevi sotto un albero, fischiettando,” disse a bassa voce Rico, un brivido incontrollabile che gli attraversava il corpo.

Che cosa è accaduto poi?” Fu l’esitante domanda di Harry, mentre una lacrima scendeva sulle guance pallide.

“Mamma mi vide circa dopo un minuto che mi avevi buttato in acqua, stavo ormai rinunciando alla speranza e iniziando ad affondare,” continuò Rico, prendendo un profondo respiro, per poi continuare.

“Ci vollero qualche altro minuto prima che papà potesse prendermi fuori dall’acqua, e allora ero inconscio, anche se respiravo. Papà mi trasportò a San Mungo, dove mi rianimarono,” finì Rico, iniziando a singhiozzare quietamente, per poi posarsi nuovamente contro i cuscini. “Sono quasi morto, e tu ritornavi al Feudo, fischiettando allegramente e ridendo,” aggiunse Rico, tirando su col naso, coprendosi nuovamente con la coperta.

Harry fissava suo fratello, senza parole. Il fratello, che non aveva mai avuto, e da lui pressoché ucciso. E durante quel momento, il suo altro se stesso, tutto quello che faceva era ridere e fischiettare? Era così in questa realtà?

Si stese accanto a suo fratello, e protettivamente mise il braccio attorno alla vita del più piccolo ragazzo. Rico, per prima s’irrigidì, per poi rilassarsi quando Harry iniziò ad accarezzarlo sui capelli rossi.

“Non preoccuparti, Rico, non voglio tornare ad essere così,” mormorò Harry, più a se stesso che a Rico addormentato. Harry continuò a mormorare parole tranquillizzanti, fino ad accorgersi che aveva iniziato a fischiettare un motivo dolce, che gli sembrava famigliare. Harry ridacchiò, prima di addormentarsi.     

  
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