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Autore: Tenchi Malfoy    28/03/2006    3 recensioni
harry viene trasportato in un dimensione alternata. Qui, lui non è il ragazzo che visse, ma uno spettatore innocente con più misteri che un bambino, normalmente contiene...
Genere: Avventura, Azione, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter
Note: Alternate Universe (AU), OOC | Avvertimenti: nessuno
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A destiny I never wanted

A destiny I never wanted

di Tenchi Malfoy

tradotto da fatafatale

 

Rinuncia: Evidentemente le cose che riconoscete, non sono le mie o io sarei ricco! Bene l'unica cosa che è mio sono alcuni caratteri scelti e manierismi così come la trama della storia.

n.t. per sbaglio, ho postato il cap. 8 con il n.7. Chiedo scusa per il disguido, e vi invito a leggere il nuovo cap. 7.

 

cap.8-Cena ed Indovinello

 

Quando qualcuno lo scosse nella spalla, Harry si svegliò subito. Per un minuto rimase lì, a ricordare ciò che era successo. Ricordi di Rico e l’incidente, attraversarono la sua mente, facendo gemere involontariamente. Il ragazzo mormorò a chi stava scuotendolo di lasciarlo in pace, ma il disturbo continuò.

“Va bhe, mi alzo,” mormorò Harry, prima di gettare le gambe oltre l’orlo del letto. Poi, Harry si accorse che Rico non era più accanto a lui, ed era stato Trebel a svegliarlo.

“Harry Master, Trebel stava venendo solo a risvegliarla per cena con il sig. Black e sig. Lupin,” gli spiegò con un sorriso spettrale sul viso tendente al marrone.

“Oh, che ora è?” Chiese Harry, come notò che Rico aveva un orologio nella stanza.

“Pressoché 6:30, signore e sig. Black e sig. Lupin arriveranno alle 7:00,” disse il piccolo elfo, poco prima di svanire con un piccolo scatto delle dita.

Harry stette in piedi per un momento, prima di rimettersi le scarpe. Dopo, rapidamente, lasciò la stanza di Rico, dirigendosi alla propria per prepararsi per la festa. C’era un problema; Harry non aveva un indizio su dove andare. Prima era stato così preoccupato che non aveva prestato minimamente attenzione al percorso fatto da Trebel.

Uhmm, Trebel,” chiamò Harry, un poco imbarazzato nel non ricordare il modo alla propria stanza. L’elfo apparve con un piccolo sorriso e la piccola testa che scuote. Senza una parola Trebel prese il braccio sottile di Harry, trasportandolo direttamente nella sua stanza.

“Grazie Trebel, sei il migliore,” sorrise Harry sinceramente all’elfo, che arrossì prima di sparire con un altro schiocco. “Vorrei che smettesse di fare così,” mormorò Harry, ed in risposta, poteva giurare di aver sentito una risata soffocata.

Con un sospiro, iniziò a scegliere i vestiti appropriati per la cena. Harry camminò nel suo armadio e guardò verso la sezione delle camicie. Sembrava che il suo vecchio se stesso, piacessero alquanto i vestiti scuri, ma anche lui era parziale per quelli. Nero, blu scuro, marrone ed alcune camicie verdi scure con emblemi erano appese vicino ad alcune magliette.

Harry poi, si girò verso un'altra parte del suo armadio, riempita con pantaloni. Blu e nero, Kaky, ed un blu strano, quasi verde. Harry sorrise un poco allo strano colore che lo ricordò, stranamente, del suo vecchio direttore.

Sotto i vestiti, c’erano scarpe d’ogni genere. Scarpe da tennis, nere e bianche; scarpe da sera di vario colore; scarpe da quidditch. C’era anche un paio di pantofole nere che sembravano non essere mai state usate. Harry scelse una camicia kaki con un piccolo emblema di dragone sul petto a sinistra. Scelse un paio di scarpe luccicanti, bianche e nere ed uscì dall’armadio per prepararsi per la sera.

Harry finì di abbottonare la camicia ed andò verso il cassettone, su cui si trovava una scatola di gioielli maschili. Esitante, l’aprì, alzando le sopracciglia alla vista della gioielleria scintillante nella scatola. Orologi d’oro e d’argento, ma fu uno nero che attrasse la sua attenzione. Lo mise, per poi chiudere la scatola; non desiderava essere troppo appariscente.

Harry prese un alito profondo prima di entrare nel bagno, per tentare di governare la massa indisciplinata dei suoi capelli. Lo specchio mostrava un giovane ragazzo con begli occhi verdi, che mostravano un qualche genere d’oscurità ignota e capelli neri e indisciplinati. La sua pelle sembrava un pallido chiaro di luna nell’oscurità.

Non si era ancora abituato all’intera idea di essere nuovamente giovane,ma presto l’aggiusterebbe, cominciando da domani. Comunque, per stasera non ci penserebbe, dato che aveva una cena da frequentare. Spazzolò i capelli, usando il gel. All’ultimo momento, decise che non gli piacevano, così, fece scorrere la mano in essi; ancora una volta, tornarono come prima.

Soddisfatto, spense la luce ed uscì dal bagno e fuori della stanza. Attraversò l’atrio, senza prestare attenzione, quando improvvisamente, avvertì un peso sul dietro delle gambe. Harry si voltò, guardando in giù, per trovare una piccola palla di lanugine nera. Era un piccolo gatto, conficcatosi fermamente alle sue gambe, in un modo piuttosto possessivo.

“Trebel!” Gridò Harry, a voce alta. Trebel apparve immediatamente, con un’espressione preoccupata, che però cambiò quando vide la palla nera. “Che cos’è questa cosa?” Chiese Harry, con voce più calma.

“E’ il suo animale domestico,” spiegò Trebel, con una piccola risata. Quando però ricevette un’occhiataccia da Harry, si calmò. “Il suo nome è Indovinello, ed è un piccolo di Nundu; l’ha trovato circa un mese fa nella foresta. Sua madre l’aveva abbandonato. Sembra come sia diventato alquanto affettuoso verso di lei. Piuttosto insolito, dato che i nundu, normalmente è aggressivo e territoriale,” disse Trebel, sparendo nuovamente.

Calmandosi, Harry volse nuovamente lo sguardo in giù. Non sapeva cosa fare, in una situazione del genere; l’unico animale domestico che aveva era Hedwig, assassinata durante il suo sesto anno. Inoltre, Hedwig non era la creatura più affettuosa, solo un pizzicotto o due d’apprezzamento.

Uhmm, indovinello,” disse Harry, schiarendosi la gola e scuotendo un poco la gamba. La creatura guardò su, staccandosi dalla gamba di Harry. Ad occhi verdi e scuri come la foresta si fissò in occhi scuri simili a smeraldi verdi. Harry si curvò in giù, avvolse la piccola creatura nelle braccia. La creatura non era più grande di una pantofola e Harry fissò come una lingua, bianca e insolita, leccò affettuosamente la sua mano.

Con un sorriso lo posò a terra; Indovinello, un nome che non avrebbe mai scelto, ma che andava più che bene per il nundu. Doveva informarsi su questa razza, creature magiche non erano mai state il suo forte. Harry portò il gatto in giù i gradini e nella cucina, dove sua madre era intenta ad occuparsi della cena con la donna che aveva conosciuto a Grimmauld Place. Se ricordava bene, il suo nome era Roma, e sembrava essere in amicizia con sua madre.

“Ciao caro, oh vedo che hai trovato indovinello,” disse Lily con un sorriso teso; sembrava che il gatto dagli occhi verdi non riscuotesse la sua amicizia. A questo proposito, Indovinello stava sibilando, sembrava che il sentimento fosse reciproco.

“Si, penso che abbia fame, così ho deciso di nutrirlo,” rispose Harry intento a cercare qualcosa per il gatto sibilante nel frigo.

“La sua bottiglia è nella mensola inferiore, caro,” gridò Lily andando a preparare la tavola. Harry guardò al fondo del frigo ed afferrò la grande bottiglia di latte; quasi subito, un'altra prese il suo posto. Harry lo congedò come magia e si andò a sedere nel soggiorno. Sua sorella era là, borbottando e tentando inutilmente di farsi due trecce alla francese.

Harry posò la bottiglia sulla tavola, posò sul divano Indovinello e poi fece un gesto alla bambina. L’alzò sul suo grembo e, dopo aver sciolto i tentativi poveri della bambina, procedette ad allacciare i capelli in trecce. Lo faceva per Ginny, ma non voleva pensarci adesso.

“Là, fatto Cyzelena,” annunciò Harry, posando la ragazza sul pavimento. Harry prese di nuovo Indovinello, prese la bottiglia dalla tavola e l’avvicinò al gatto.

“Grazie Harry!” Esclamò la bambina, correndo poi a mostrare la sua nuova acconciatura alla madre. Harry sorrise malinconicamente, lisciando il pelo morbido di Indovinello; il gatto non sembrava cattivo, dopo tutto. La bottiglia presto finì, e Harry si ritrovò a pensare a cosa fare. Accarezzò dolcemente Indovinello, tentando di fargli fare il ruttino come fosse un bambino; sembrò funzionare, perché ricevette un piccolo rutto.

“Vuoi altro latte?” Chiese Harry al gatto, che lo fissò innocentemente. Harry prese che come un no e lo mise in giù sul pavimento. Nel momento in cui stava quasi per camminare in cucina, suo fratello si avvicinò.

“Tempo per cena Harry,” disse Rico, prima di correre nuovamente verso la sala da pranzo. Harry scosse la testa e andò verso la cucina. Indovinello lo seguì stando obbedientemente alla sua sinistra. Il gatto, anche alla sua giovane età, aveva un’occhiata predatrice ed una passeggiata aggraziata. Era silenzioso, e i suoi orecchi erano attenti ad ogni rumore.

Nella sala da pranzo, Harry si fermò ad osservare la tavola. Suo padre era su un lato, intento a ridere a qualche scherzo di Sirius, che si trovava dall’altra parte. Sua mamma e Roma, sedevano una accanto all’altra; Rico sedeva davanti alla sua mamma e seguente a Jack, figlio di Sirius. Cyzelena era vicino James e Zykye era all’altro lato di Sirius. L’unico posto rimasto era davanti a Remus e vicino a Roma. Sedutosi, rapidamente, Indovinello saltò sul suo grembo, posandovisi.

“Ah Harry, come va?” Chiese dolcemente Remus, con un sorriso stanco. Una piena luna, probabilmente, stava avvicinandosi. Non che doveva esserne a conoscenza, chiaramente.

“Eccellente, grazie,”rispose Harry, con un cenno mentre metteva un poco di tutto nel piatto. Per essere onesto, non aveva realmente fame, desiderava solo una scusa per passare più tempo con la sua famiglia.

“Draco sta venendo domani, caro?” Chiese Lily, finendo la conversazione con Sirius, che stava sorridendo notevolmente. Harry, quasi sputò fuori il cibo, al nome del suo vecchio nemico. Harry non sapeva che cosa dire, così disse la prima cosa che gli venne in mente.

“Chi?” Sfortunatamente, non era la cosa più intelligente da dire. Lily sembrò pensare che stesse scherzando, però, perché ridacchiò.

“Più tardi chiamerò Narcissa via fuoco,” congedò la questione Lily, con un ammicco, girandosi a parlare di qualcosa nel ministero con Roma.

Era amico con Malfoy. Come poteva essere possibile, che fosse amico con Malfoy? Bene, bisognava ammettere che erano interessanti, come persone. Malfoy e la sua versione più vecchia. Comunque, chissà, forse qui malfoy non era così cattivo, anche se ne dubitava. Finì di mangiare e posò la sua forchetta; assentemente, cominciò ad accarezzare il mento di Indovinello.

“Così Harry, cosa farai quest’anno, visto che non andrai a Hogwarts?” Chiese Sirius. James fece uno strano gesto ma sembrò che Sirius non capisse. Non stava andando a Hogwarts? Dove, allora?

“Non sto andando a Hogwarts?” Chiese Harry, con voce innocente come il giorno in cui nacque.

“Certo che stai andando, Harry. Non so di che cosa stia parlando Sirius,” disse James nervosamente, stropicciando il tovagliolo e sorridendogli ancora più nervosamente.

“Non serve a nulla mentirgli James, è ora di dirgli la verità,” parlò a bassa voce Lily, ma era così silenziosa la stanza,che tutti sentirono perfettamente ciò che disse.

Dirmi che cosa?” Chiese Harry, sfolgorando a suo padre, che tentò di ignorarlo e iniziò a fischiettare innocentemente.

“Harry, tu sei un piccolo razzo,” disse bruscamente Sirius, Lily gli diede un’occhiataccia, ma accennò col capo, lentamente, a Harry. Lui non era un piccolo razzo, cioè, non pensava di esserlo e l’affermò ai presenti.

“Non lo sono!” Gridò Harry, con tono oltraggiato e alzandosi in piedi; azione che sbattè indovinello addormentato a terra. Un sibilare indignato, fu sentito provenire da sotto la tavola; Harry raccolse il gattino adirato, calmandolo.

“Harry, non hai mai mostrato alcun segnale della magia; Albus, un paio di mesi fa, ci ha detto che tu sei davvero un piccolo razzo,” rispose Lily malinconicamente. Nonostante questo le stesse rompendo il cuore, era la verità.

“Non sono un razzo, e ve lo proverò,” disse Harry, mettendo Indovinello sulla tavola, dove rimase orgogliosamente in piedi, sibilando a tutti gli altri ospiti. Harry pose la mano verso suo padre, che la fissò confuso. “La tua bacchetta, per favore,” disse Harry, decidendo di non rivelare che poteva fare la magia senza usare la bacchetta; non capirebbero.

“Harry, non penso che sia una buon’idea,” intervenne Roma, ma nessuno l’ascoltò,dato che tutti erano intenti a guardare James che porgeva la sua bacchetta a suo figlio. Harry prese la bacchetta, ma non avvertì nessun collegamento con lei. Era qualcosa che si aspettava, dato che lui non era compatibile con la bacchetta di suo padre.

Wingardium Leviosa,” bisbigliò Harry, scegliendo un incantesimo di primo anno, perché uno più alto li renderebbe più diffidenti di quello che già erano. Harry guardò il calice di vino librarsi lentamente in aria, ed internamente, si consolò alla sorpresa che comparve sulle facce dei presenti. “Vi avevo detto che non ero un piccolo razzo,” disse Harry, voltandosi verso Indovinello per prenderlo in braccio e uscire dalla sala sa pranzo. Stava per dirigersi alla sua stanza, ma decise di andare invece in biblioteca ed indagare su Indovinello, come preferiva.

Harry aprì le porte della biblioteca ed entrò. Non aveva idea da dove incominciare, per la verità. Posò il gatto a terra che in ritorno, miagolò malinconicamente.

“Trebel,” chiamò ancora una volta Harry, anche se si sentiva spiacente per dover sempre ricorrere all’elfo, ma Indovinello era alquanto difficile da badare.

Cosa può fare Trebel per Harry Master?” Chiese Trebel, inarcando sgraziatamente, il naso appuntito che tocca il pavimento.

Se hai tempo, potresti portare del latte per Indovinello? Però, prima potresti mostrarmi dove sono alcuni libri sui Nundu?” Chiese Harry, con un piccolo sorriso a Trebel, che accennò col capo e con uno scatto delle dita, latte apparve in una ciotola per Indovinello. Il piccolo gatto si avvicinò alla ciotola, cominciando a leccare il latte.

“Mi segua, signore,” disse Trebel, con un gesto della mano per seguirlo. Harry , venne condotto al lato sinistro della biblioteca, sul primo piano. Harry aspettò che Trebel scegliesse alcuni libri. “Questi dovrebbero aiutarla; mi chiami se ha bisogno di qualsiasi altro, signore,” aggiunse Trebel, dando i libri a Harry e con uno scatto delle dita scomparve, lasciando Harry che resta là in piedi, lottando per tenere i libri.

“Definitivamente, domani inizierò un allenamento,” disse Harry tra se, camminando nuovamente verso la tavola. Tutto il latte nella ciotola era sparito, e Indovinello si era seduto, aspettando il ritorno di Harry. Questi si sedette su una sedia, aspettando che Indovinello saltasse sul suo grembo, prima di guardare ai titoli dei libri.

Gatti magici del Mondo Magico di Linda Casita. Bene, suonava come quello giusto da cui incominciare. Sicuramente, in lui troverebbe notizie su Indovinello.Aprì il libro guardò all’indice. Novizi 1-37, Kneasles 37-68, Sfingi 69-94, Nundu 94-124. Sembrava come se ci fossero solo quattro generi di gatti magici nel mondo magico.

Harry aprì a pag. 95, dove trovò una pagina di statistiche e un inserto con il ritratto di un Nundu. L’animale sembrava guardarlo con ferocia dalla pagina. Harry lesse i primi paragrafi con grande interesse.

Nundu sono animali che vagano in cerca di prede nelle foreste, di notte. Sono classificati come creature estremamente pericolose, ma non illegali a causa del fatto che nessuno in realtà ne ha mai posseduto uno. Alla nascita hanno la taglia di un boccino, con occhi aperti. Occhi, color verde foresta, che possono vedere tutto e orecchie, grandi, capaci di avvertire ogni suono. Alla nascita possiedono un folto e morbido pelo, che cambia come giungono alla maturità. Ci vogliono solo quattro mesi per giungere a tale fine, dato che il Nundu cresce ad una percentuale preoccupante. Esperti sul soggetto, dibattono sul motivo per cui questo accada. Alcuni affermano che succeda per il fatto che sono cacciati dalle altre creature, a causa della loro piccola taglia. Un piccolo di Nundu beve il latte della madre fino a due mesi, poi sarà presentato alla carne, di solito cervi maschi e serpenti.

A quattro mesi,raggiungono un’altezza di circa 80 cm alla spalla. Come cresce, cresce anche il temperamento; nessun Nundu è mai stato addomesticato. Di solito, evita il contatto con creature umane, ed a causa del suo colore scuro, viene visto raramente. Del suo modo di vivere, non è conosciuto molto, dato che non ne sono mai stati catturati. Le pagine seguenti, sono dedicate alle così chiamate leggende sul Nundu. Per quello che si sa, nessuno è sopravvissuto ad un incontro con un Nundu.

“Immagina un po’, Indovinello, ho portato a termine un altro compito impossibile,” mormorò Harry, irritabilmente, guardando al gatto addormentato. Harry immaginò che fosse giunto il momento per ritirarsi anche per lui, dato che cominciava ad avvertire la stanchezza.

Lasciò i libri sulla tavola per l’indomani, e si alzò dalla sedia. Indovinello in braccio, accurato di non risvegliarlo, uscì dalla biblioteca. Come si avvicinò ai gradini, avvertì la presenza di qualcuno dietro di se. Girandosi, vide che si trattava di Remus,che lo guardava con un’espressione illeggibile.

“Remus, posso fare qualcosa per te?” Chiese Harry, dai gradini, mentre sistemava meglio Indovinello.

“Nulla, mi stavo solo preparando per andare via, buona notte Harry,” disse remus, allontanandosi dal figlio del suo miglior amico. Harry accennò col capo e salì il resto dei gradini, dirigendosi alla sua stanza. Era quasi riuscito ad aprire la porta, quando si sentì chiamare.

“Harry!” Una voce infantile lo chiamò dalla sala. Indovinello, ora, era sveglio e stava sibilando alla piccola ragazza che stava rumorosamente correndo verso di loro.

Cosa vuoi, Cyzelena?” Gli chiese Harry; non desiderava essere maleducato, ma non aveva voglia di parlare con la sua famiglia al momento.

“Io ti credevo, Harry,” disse Cyzelena, giocando con le due trecce che ormai erano disordinate. Harry sorrise, almeno qualcuno gli credeva, anche se era solo una bambina di sei anni. “Grazie,” Disse Harry, arruffandogli i capelli, facendoli sembrare ancora più disordinati di quel che erano. La bambina fece una smorfia, ma rise accennando col capo. Harry la guardò tornare verso la sala, fino ad attraversare una porta color azzurro cielo.

Harry aprì la porta, sperando di non aver altre interruzioni, ma ahimé, tale speranza non gli venne accordata. Una bussata provenne dalla porta; quasi nello stesso momento in cui l’aveva chiusa. Tentò di ignorare il bussare,mentre si tolse le scarpe e posò Indovinello sul letto, ma la bussata continuò.

“Avanti!” Gridò Harry, esasperato, sedendosi accanto ad Indovinello, che immediatamente saltò sul suo grembo. James entrò, esitante, nella sua stanza. Si guardò attorno con curiosità, come se non vi fosse mai stato.

“Ciao Harry, uhm, cosa stai facendo?” Chiese nervoso James, con un piccolo riso soffocato. James si avvicinò, poi scongiurò una sedia con la sua bacchetta e vi si sedette, guardando ansiosamente verso Harry.

“Indovinello ed io stavamo quasi per andare a letto,” rispose Harry, con uno sbadiglio, per enfatizzare il fatto che fosse davvero stanco. Fu in quel momento che James vide il gatto che stava fissandolo quasi predatormernte.

“Oh si, il tuo gatto, bene, come sta andando?” Chiese, allungando una mano per toccare il gatto. Indovinello tentò di morderlo, e James ritirò rapidamente la mano.

“E’ un Nundu, papà, e sta andando benissimo, anche se non credo che gli piaccia nessuno oltre a me. Disse Harry, accarezzando nuovamente la testa d’Indovinello. “C’era qualcosa di cui volevi parlarmi, papà?” Chiese, sedendosi nuovamente contro i cuscini.

“Volevo dirti che mi spiaceva per non dirti nulla e credere a Dumbledore, ma chi sono io per non credergli?”Borbottò James, passando una mano tra i suoi capelli disordinati, come d’abitudine fin da quando era più giovane.

“Oh, va bene, ma saresti dovuto venire da me papà,” disse Harry, sospirando pesantemente, e toccandosi il ponte del naso malinconicamente.

“Si, avrei dovuto fare così, bene, buona notte Harry, domani è la festa di compleanno di Rico,” annunciò James, alzandosi e scomparendo la sedia.

“La festa di compleanno di Rico?” Chiese Harry. Rico non aveva menzionato nulla su questo prima, o almeno, pensava che non l’avesse fatto.

Non preoccuparti, tua mamma ha già chiamato via fuoco Narcissa, Draco arriverà a mezza mattinata,” lo rassicurò James, poi lo salutò con la mano. Stava quasi per aprire la porta ed uscire quando Harry parlò di nuovo.

“Chi ci sarà?” Harry ora era pienamente sveglio; probabilmente, potrebbe vedere Ginny, domani!

“Tutto il Weasley, Sirius, Roma, Pietro e Remus. Dumbledore, e poi Draco,” rispose James, lisciandosi assentemente il mento. Dumbledore stava venendo; Harry non sapeva se dovesse esserne felice o essere adirato con l’uomo.

“Oh bene, allora è meglio se dormo,” sbadigliò Harry con un sorriso, nulla potrebbe abbatterlo al momento. James aprì la porta e uscì, stava quasi per richiudere la porta quando sentì dire qualcosa a harry che quasi provocò l’arresto del suo cuore. “Ti voglio bene, papà,” bisbigliò Harry mentre lo vide chiudere la porta, che si fermò, permettendogli di vedere gli occhi di suo padre riempirsi di lacrime.

Essendo un uomo, James non permise alle sue lacrime di scorrere, ma rientrato nella stanza, afferrò suo figlio in un grande abbraccio. Gli pareva che fosse passato dei secoli da quando aveva sentito quelle parole da suo figlio, e la sensazione che aveva era opprimente al minimo. Tutto quello che poteva fare Harry era accarezzare la schiena di James, goffamente. In realtà, non era abituato agli abbracci da parte di alcun famigliare. Certo, c’era il Weasley, ma nonostante tutto, i loro abbracci non erano nulla comparati a questo.

“Ti voglio bene anch’io, figliolo,” disse a bassa voce James, come se temesse che suo figlio ritornasse ad essere freddo e crudele. Poi, James uscì, scendendo alla sala.

Harry chiuse la porta con un sospiro, e iniziò a cambiarsi per la notte. Posava sul letto, con Indovinello arricciato ai suoi piedi. Era comodo, ma preoccupato di ciò che poteva accadere l’indomani.

Draco, per primo, stava arrivando l’indomani, e apparentemente erano amici. Secondo, ginny stava venendo, e lui, non l’aveva vista fin dalla sua morte, che lo colpì piuttosto. Tuttavia, doveva ricordarsi che questa non era la sua Ginny; era ancora una bambina, e non era innamorata infatuata di lui. Qui, lui non era il Ragazzo-che-Sopravvisse, era Neville, anche se non sapeva come.

Dumbledore stava per fare una visita, come bene. Harry amava Dumbledore, e aveva pianto la sua morte, ma non credeva che potesse accettare nuovamente le sue manipolazioni. Eviterebbe Dumbledore a tutti i costi, stando attento a quello che avesse fatto. Indovinello resterebbe con lui, dato che aveva bisogno di essere addestrato.

Specialmente perché il gatto, aveva appena fatto la pipì sul suo tappeto. Harry lo pulì affrettatamente, prima che l’odore potesse giungere al suo naso. Il gatto miagolò piacevolmente, salì di nuovo sul letto e, rapido, si addormentò. Indubbiamente, era impellente fargli imparare a chiedere di uscire per eventuali bisogni.

Doveva poi addestrare il suo corpo infantile, dato l’assoluta mancanza di muscoli. Inizierebbe con una corsa mattutina o simili. Iniziare a fare alcuni esercizi e sviluppare la sua capacità di resistenza. Aveva bisogno anche di sviluppare le sue capacità magiche, perché al momento erano quasi inesistenti.

Potrebbe volerci un certo tempo, prima che riacquistasse le sue normali capacità, ma lavorerebbe duramente, velocemente come meglio poteva. Certamente, tutti gli eventi accaduti nei suoi anni, accadrebbero anche qui. Non era sicuro se Neville potesse affrontare ciò che doveva accadere, ma doveva ancora incontrare il ragazzo, così non poteva esserne sicuro.

Aveva molto di cui occuparsi nei mesi prima dell’inizio della scuola ma, ehi, lui era Harry Potter. Finché il Mondo magico affermava che poteva farlo, lui poteva, no?

La verità, era che non n’era per nulla sicuro…

 

  
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