A destiny I never
wanted
di Tenchi Malfoy
tradotto da fatafatale
Rinuncia:
Evidentemente le cose che riconoscete, non sono le mie o io sarei
ricco! Bene l'unica cosa che è mio sono alcuni
caratteri scelti e manierismi così come la trama della storia.
n.t. per sbaglio, ho postato il cap. 8 con il n.7.
Chiedo scusa per il disguido, e vi invito a leggere il nuovo cap. 7.
cap.8-Cena ed Indovinello
Quando qualcuno lo scosse nella spalla, Harry si
svegliò subito. Per un minuto rimase lì, a ricordare ciò che era successo.
Ricordi di Rico e l’incidente, attraversarono la sua mente, facendo gemere
involontariamente. Il ragazzo mormorò a chi stava scuotendolo di lasciarlo in
pace, ma il disturbo continuò.
“Va bhe, mi alzo,” mormorò Harry, prima di gettare le gambe oltre l’orlo del
letto. Poi, Harry si accorse che Rico non era più accanto a lui, ed era stato Trebel a svegliarlo.
“Harry Master, Trebel stava
venendo solo a risvegliarla per cena con il sig. Black e sig. Lupin,” gli spiegò con un sorriso spettrale sul viso tendente al
marrone.
“Oh, che ora è?” Chiese Harry,
come notò che Rico aveva un orologio nella stanza.
“Pressoché 6:30,
signore e sig. Black e sig. Lupin arriveranno alle 7:00,” disse il piccolo
elfo, poco prima di svanire con un piccolo scatto delle dita.
Harry stette in piedi per un
momento, prima di rimettersi le scarpe. Dopo, rapidamente, lasciò la stanza di
Rico, dirigendosi alla propria per prepararsi per la festa. C’era un problema;
Harry non aveva un indizio su dove andare. Prima era stato così preoccupato che
non aveva prestato minimamente attenzione al percorso fatto da Trebel.
“Uhmm,
Trebel,” chiamò Harry, un poco imbarazzato nel non
ricordare il modo alla propria stanza. L’elfo apparve con un piccolo sorriso e
la piccola testa che scuote. Senza una parola Trebel
prese il braccio sottile di Harry, trasportandolo direttamente nella sua
stanza.
“Grazie Trebel, sei il migliore,” sorrise Harry sinceramente all’elfo, che arrossì prima di
sparire con un altro schiocco. “Vorrei che smettesse di fare così,” mormorò Harry, ed in risposta, poteva giurare di aver
sentito una risata soffocata.
Con un sospiro, iniziò a
scegliere i vestiti appropriati per la cena. Harry camminò nel suo armadio e
guardò verso la sezione delle camicie. Sembrava che il suo vecchio se stesso,
piacessero alquanto i vestiti scuri, ma anche lui era parziale per quelli.
Nero, blu scuro, marrone ed alcune camicie verdi scure con emblemi erano appese
vicino ad alcune magliette.
Harry poi, si girò verso un'altra
parte del suo armadio, riempita con pantaloni. Blu e nero, Kaky, ed un blu strano, quasi verde. Harry sorrise
un poco allo strano colore che lo ricordò, stranamente, del suo vecchio
direttore.
Sotto i vestiti, c’erano scarpe
d’ogni genere. Scarpe da tennis, nere e bianche; scarpe da
sera di vario colore; scarpe da quidditch. C’era anche un paio di pantofole
nere che sembravano non essere mai state usate. Harry scelse una camicia kaki con un piccolo emblema di dragone sul petto a sinistra.
Scelse un paio di scarpe luccicanti, bianche e nere ed uscì dall’armadio per
prepararsi per la sera.
Harry finì di abbottonare la
camicia ed andò verso il cassettone, su cui si trovava una scatola di gioielli
maschili. Esitante, l’aprì, alzando le sopracciglia alla vista della
gioielleria scintillante nella scatola. Orologi d’oro e d’argento, ma fu uno
nero che attrasse la sua attenzione. Lo mise, per poi chiudere la scatola; non
desiderava essere troppo appariscente.
Harry prese un alito profondo
prima di entrare nel bagno, per tentare di governare la massa indisciplinata
dei suoi capelli. Lo specchio mostrava un giovane ragazzo con begli occhi
verdi, che mostravano un qualche genere d’oscurità ignota e capelli neri e
indisciplinati. La sua pelle sembrava un pallido chiaro di luna nell’oscurità.
Non si era ancora abituato
all’intera idea di essere nuovamente giovane,ma presto
l’aggiusterebbe, cominciando da domani. Comunque, per
stasera non ci penserebbe, dato che aveva una cena da frequentare. Spazzolò i
capelli, usando il gel. All’ultimo momento, decise che non gli piacevano, così,
fece scorrere la mano in essi; ancora una volta,
tornarono come prima.
Soddisfatto, spense la luce ed
uscì dal bagno e fuori della stanza. Attraversò l’atrio, senza prestare
attenzione, quando improvvisamente, avvertì un peso sul dietro delle gambe.
Harry si voltò, guardando in giù, per trovare una piccola palla di lanugine
nera. Era un piccolo gatto, conficcatosi fermamente alle sue gambe, in un modo
piuttosto possessivo.
“Trebel!” Gridò Harry, a voce
alta. Trebel apparve immediatamente, con un’espressione preoccupata, che però cambiò quando vide la palla nera. “Che cos’è questa cosa?” Chiese Harry, con voce più calma.
“E’ il suo animale domestico,” spiegò Trebel, con una piccola risata. Quando
però ricevette un’occhiataccia da Harry, si calmò. “Il suo nome è Indovinello,
ed è un piccolo di Nundu; l’ha trovato circa un mese fa nella foresta. Sua
madre l’aveva abbandonato. Sembra come sia diventato alquanto affettuoso verso
di lei. Piuttosto insolito, dato che i nundu, normalmente è aggressivo e
territoriale,” disse Trebel, sparendo nuovamente.
Calmandosi, Harry volse
nuovamente lo sguardo in giù. Non sapeva cosa fare, in una situazione del
genere; l’unico animale domestico che aveva era Hedwig, assassinata durante il
suo sesto anno. Inoltre, Hedwig non era la creatura
più affettuosa, solo un pizzicotto o due d’apprezzamento.
“Uhmm,
indovinello,” disse Harry, schiarendosi la gola e
scuotendo un poco la gamba. La creatura guardò su, staccandosi dalla gamba di
Harry. Ad occhi verdi e scuri come la foresta si fissò in occhi scuri simili a
smeraldi verdi. Harry si curvò in giù, avvolse la
piccola creatura nelle braccia. La creatura non era più grande di una pantofola
e Harry fissò come una lingua, bianca e insolita, leccò affettuosamente la sua
mano.
Con un sorriso lo posò a terra;
Indovinello, un nome che non avrebbe mai scelto, ma che andava più che bene per
il nundu. Doveva informarsi su questa razza, creature magiche
non erano mai state il suo forte. Harry portò il gatto in giù i gradini
e nella cucina, dove sua madre era intenta ad occuparsi della cena con la donna
che aveva conosciuto a Grimmauld Place.
Se ricordava bene, il suo nome era Roma, e sembrava
essere in amicizia con sua madre.
“Ciao caro, oh vedo che hai
trovato indovinello,” disse Lily con un sorriso teso;
sembrava che il gatto dagli occhi verdi non riscuotesse la sua amicizia. A
questo proposito, Indovinello stava sibilando, sembrava che il sentimento fosse
reciproco.
“Si, penso che abbia fame, così
ho deciso di nutrirlo,” rispose Harry intento a
cercare qualcosa per il gatto sibilante nel frigo.
“La sua bottiglia è nella mensola
inferiore, caro,” gridò Lily andando a preparare la
tavola. Harry guardò al fondo del frigo ed afferrò la grande
bottiglia di latte; quasi subito, un'altra prese il suo posto. Harry lo congedò
come magia e si andò a sedere nel soggiorno. Sua sorella era là, borbottando e
tentando inutilmente di farsi due trecce alla francese.
Harry posò la bottiglia sulla
tavola, posò sul divano Indovinello e poi fece un
gesto alla bambina. L’alzò sul suo grembo e, dopo aver sciolto i tentativi
poveri della bambina, procedette ad allacciare i
capelli in trecce. Lo faceva per Ginny, ma non voleva pensarci adesso.
“Là, fatto Cyzelena,” annunciò Harry, posando la ragazza sul pavimento. Harry
prese di nuovo Indovinello, prese la bottiglia dalla tavola e l’avvicinò al
gatto.
“Grazie Harry!” Esclamò la
bambina, correndo poi a mostrare la sua nuova acconciatura alla madre. Harry
sorrise malinconicamente, lisciando il pelo morbido di Indovinello;
il gatto non sembrava cattivo, dopo tutto. La bottiglia presto finì, e Harry si
ritrovò a pensare a cosa fare. Accarezzò dolcemente Indovinello, tentando di
fargli fare il ruttino come fosse un bambino; sembrò
funzionare, perché ricevette un piccolo rutto.
“Vuoi altro latte?” Chiese Harry
al gatto, che lo fissò innocentemente. Harry prese che come un no e lo mise in
giù sul pavimento. Nel momento in cui stava quasi per
camminare in cucina, suo fratello si avvicinò.
“Tempo per cena Harry,” disse Rico, prima di correre nuovamente verso la sala da
pranzo. Harry scosse la testa e andò verso la cucina. Indovinello lo seguì
stando obbedientemente alla sua sinistra. Il gatto, anche alla sua giovane età,
aveva un’occhiata predatrice ed una passeggiata aggraziata. Era silenzioso, e i
suoi orecchi erano attenti ad ogni rumore.
Nella sala da pranzo, Harry si
fermò ad osservare la tavola. Suo padre era su un lato, intento a ridere a
qualche scherzo di Sirius, che si trovava dall’altra parte. Sua mamma e Roma,
sedevano una accanto all’altra; Rico sedeva davanti
alla sua mamma e seguente a Jack, figlio di Sirius. Cyzelena era vicino James e Zykye era all’altro lato di Sirius. L’unico
posto rimasto era davanti a Remus e vicino a Roma.
Sedutosi, rapidamente, Indovinello saltò sul suo grembo, posandovisi.
“Ah Harry, come va?” Chiese
dolcemente Remus, con un sorriso stanco. Una piena luna, probabilmente, stava
avvicinandosi. Non che doveva esserne a conoscenza,
chiaramente.
“Eccellente, grazie,”rispose Harry, con un cenno mentre metteva un poco di
tutto nel piatto. Per essere onesto, non aveva realmente fame, desiderava solo
una scusa per passare più tempo con la sua famiglia.
“Draco sta venendo domani, caro?”
Chiese Lily, finendo la conversazione con Sirius, che stava sorridendo
notevolmente. Harry, quasi sputò fuori il cibo, al nome del
suo vecchio nemico. Harry non sapeva che cosa dire, così disse la prima cosa che gli venne in mente.
“Chi?” Sfortunatamente, non era
la cosa più intelligente da dire. Lily sembrò pensare che stesse scherzando,
però, perché ridacchiò.
“Più tardi chiamerò Narcissa via
fuoco,” congedò la questione Lily, con un ammicco,
girandosi a parlare di qualcosa nel ministero con Roma.
Era amico con Malfoy. Come poteva
essere possibile, che fosse amico con Malfoy? Bene, bisognava ammettere che erano interessanti, come persone. Malfoy e la sua versione
più vecchia. Comunque, chissà, forse qui malfoy non
era così cattivo, anche se ne dubitava. Finì di mangiare e posò la sua
forchetta; assentemente, cominciò ad accarezzare il mento di Indovinello.
“Così Harry, cosa farai quest’anno, visto che non andrai a Hogwarts?” Chiese
Sirius. James fece uno strano gesto ma sembrò che
Sirius non capisse. Non stava andando a Hogwarts? Dove, allora?
“Non sto andando a Hogwarts?”
Chiese Harry, con voce innocente come il giorno in cui nacque.
“Certo che stai andando, Harry.
Non so di che cosa stia parlando Sirius,” disse James
nervosamente, stropicciando il tovagliolo e sorridendogli ancora più
nervosamente.
“Non serve a nulla mentirgli
James, è ora di dirgli la verità,” parlò a bassa voce
Lily, ma era così silenziosa la stanza,che tutti sentirono perfettamente ciò
che disse.
“Dirmi
che cosa?” Chiese Harry, sfolgorando a suo padre, che tentò di ignorarlo e
iniziò a fischiettare innocentemente.
“Harry, tu sei un piccolo razzo,” disse bruscamente Sirius, Lily gli diede un’occhiataccia,
ma accennò col capo, lentamente, a Harry. Lui non era un piccolo razzo, cioè, non pensava di esserlo e l’affermò ai presenti.
“Non lo sono!” Gridò Harry, con
tono oltraggiato e alzandosi in piedi; azione che sbattè
indovinello addormentato a terra. Un sibilare indignato, fu sentito provenire
da sotto la tavola; Harry raccolse il gattino adirato, calmandolo.
“Harry, non hai mai mostrato
alcun segnale della magia; Albus, un paio di mesi fa, ci ha detto
che tu sei davvero un piccolo razzo,” rispose Lily malinconicamente. Nonostante questo le stesse rompendo il cuore, era la
verità.
“Non sono un razzo, e ve lo
proverò,” disse Harry, mettendo Indovinello sulla
tavola, dove rimase orgogliosamente in piedi, sibilando a tutti gli altri
ospiti. Harry pose la mano verso suo padre, che la fissò confuso. “La tua
bacchetta, per favore,” disse Harry, decidendo di non
rivelare che poteva fare la magia senza usare la bacchetta; non capirebbero.
“Harry, non penso che sia una buon’idea,” intervenne Roma, ma
nessuno l’ascoltò,dato che tutti erano intenti a guardare James che porgeva la
sua bacchetta a suo figlio. Harry prese la bacchetta, ma non avvertì nessun
collegamento con lei. Era qualcosa che si aspettava, dato che lui non era
compatibile con la bacchetta di suo padre.
“Wingardium Leviosa,”
bisbigliò Harry, scegliendo un incantesimo di primo anno, perché uno più alto
li renderebbe più diffidenti di quello che già erano. Harry guardò il calice di
vino librarsi lentamente in aria, ed internamente, si consolò alla sorpresa che
comparve sulle facce dei presenti. “Vi avevo detto che
non ero un piccolo razzo,” disse Harry, voltandosi verso Indovinello per
prenderlo in braccio e uscire dalla sala sa pranzo. Stava per dirigersi alla
sua stanza, ma decise di andare invece in biblioteca ed indagare su
Indovinello, come preferiva.
Harry aprì le porte della
biblioteca ed entrò. Non aveva idea da dove incominciare, per la verità. Posò
il gatto a terra che in ritorno, miagolò malinconicamente.
“Trebel,”
chiamò ancora una volta Harry, anche se si sentiva spiacente per dover sempre
ricorrere all’elfo, ma Indovinello era alquanto difficile da badare.
“Cosa può
fare Trebel per Harry Master?” Chiese Trebel, inarcando sgraziatamente, il naso
appuntito che tocca il pavimento.
“Se hai
tempo, potresti portare del latte per Indovinello? Però,
prima potresti mostrarmi dove sono alcuni libri sui Nundu?” Chiese Harry, con
un piccolo sorriso a Trebel, che accennò col capo e con uno scatto delle dita,
latte apparve in una ciotola per Indovinello. Il piccolo gatto si avvicinò alla
ciotola, cominciando a leccare il latte.
“Mi segua, signore,” disse Trebel, con un gesto della mano per seguirlo. Harry , venne condotto al lato sinistro della biblioteca, sul
primo piano. Harry aspettò che Trebel scegliesse alcuni libri. “Questi
dovrebbero aiutarla; mi chiami se ha bisogno di qualsiasi altro, signore,” aggiunse Trebel, dando i libri a Harry e con uno scatto
delle dita scomparve, lasciando Harry che resta là in piedi, lottando per
tenere i libri.
“Definitivamente, domani inizierò
un allenamento,” disse Harry tra se, camminando
nuovamente verso la tavola. Tutto il latte nella ciotola era sparito, e
Indovinello si era seduto, aspettando il ritorno di Harry. Questi si sedette su una sedia, aspettando che Indovinello saltasse
sul suo grembo, prima di guardare ai titoli dei libri.
Gatti
magici del Mondo Magico di Linda
Casita. Bene, suonava come quello giusto da cui
incominciare. Sicuramente, in lui troverebbe notizie su
Indovinello.Aprì il libro guardò all’indice. Novizi 1-37, Kneasles
37-68, Sfingi 69-94, Nundu 94-124.
Sembrava come se ci fossero solo quattro generi di gatti magici nel mondo magico.
Harry aprì a pag. 95, dove trovò
una pagina di statistiche e un inserto con il ritratto di un Nundu. L’animale
sembrava guardarlo con ferocia dalla pagina. Harry lesse i primi paragrafi con
grande interesse.
Nundu
sono animali che vagano in cerca di prede nelle foreste, di notte. Sono
classificati come creature estremamente pericolose, ma
non illegali a causa del fatto che nessuno in realtà ne ha mai posseduto uno.
Alla nascita hanno la taglia di un boccino, con occhi aperti. Occhi, color verde foresta, che possono vedere tutto e orecchie,
grandi, capaci di avvertire ogni suono. Alla nascita possiedono un folto
e morbido pelo, che cambia come giungono alla maturità. Ci vogliono solo
quattro mesi per giungere a tale fine, dato che il Nundu cresce ad una
percentuale preoccupante. Esperti sul soggetto, dibattono sul motivo per cui questo accada. Alcuni affermano che succeda per il
fatto che sono cacciati dalle altre creature, a causa della loro piccola
taglia. Un piccolo di Nundu beve il latte della madre fino a due mesi, poi sarà
presentato alla carne, di solito cervi maschi e
serpenti.
A
quattro mesi,raggiungono un’altezza di circa
“Immagina un po’, Indovinello, ho
portato a termine un altro compito impossibile,”
mormorò Harry, irritabilmente, guardando al gatto
addormentato. Harry immaginò che fosse giunto il momento per ritirarsi anche
per lui, dato che cominciava ad avvertire la stanchezza.
Lasciò i libri sulla tavola per
l’indomani, e si alzò dalla sedia. Indovinello in braccio, accurato di non
risvegliarlo, uscì dalla biblioteca. Come si avvicinò ai
gradini, avvertì la presenza di qualcuno dietro di se. Girandosi, vide
che si trattava di Remus,che lo guardava con
un’espressione illeggibile.
“Remus, posso fare qualcosa per
te?” Chiese Harry, dai gradini, mentre sistemava meglio Indovinello.
“Nulla, mi stavo solo preparando
per andare via, buona notte Harry,” disse remus,
allontanandosi dal figlio del suo miglior amico. Harry accennò col capo e salì
il resto dei gradini, dirigendosi alla sua stanza. Era quasi riuscito ad aprire
la porta, quando si sentì chiamare.
“Harry!” Una voce infantile lo
chiamò dalla sala. Indovinello, ora, era sveglio e stava sibilando alla piccola
ragazza che stava rumorosamente correndo verso di
loro.
“Cosa vuoi,
Cyzelena?” Gli chiese Harry; non desiderava essere maleducato, ma non aveva
voglia di parlare con la sua famiglia al momento.
“Io ti credevo, Harry,” disse Cyzelena, giocando con le due trecce che ormai
erano disordinate. Harry sorrise, almeno qualcuno gli
credeva, anche se era solo una bambina di sei anni. “Grazie,” Disse Harry, arruffandogli i capelli, facendoli sembrare
ancora più disordinati di quel che erano. La bambina fece una smorfia, ma rise
accennando col capo. Harry la guardò tornare verso la sala, fino ad
attraversare una porta color azzurro cielo.
Harry aprì la porta, sperando di
non aver altre interruzioni, ma ahimé, tale speranza
non gli venne accordata. Una bussata provenne dalla porta; quasi nello stesso
momento in cui l’aveva chiusa. Tentò di ignorare il bussare,mentre
si tolse le scarpe e posò Indovinello sul letto, ma la bussata continuò.
“Avanti!” Gridò Harry,
esasperato, sedendosi accanto ad Indovinello, che immediatamente saltò sul suo
grembo. James entrò, esitante, nella sua stanza. Si guardò attorno con
curiosità, come se non vi fosse mai stato.
“Ciao Harry, uhm, cosa stai
facendo?” Chiese nervoso James, con un piccolo riso soffocato. James si
avvicinò, poi scongiurò una sedia con la sua bacchetta e vi si sedette,
guardando ansiosamente verso Harry.
“Indovinello ed io stavamo quasi
per andare a letto,” rispose Harry, con uno sbadiglio,
per enfatizzare il fatto che fosse davvero stanco. Fu in quel momento che James
vide il gatto che stava fissandolo quasi predatormernte.
“Oh si, il tuo gatto, bene, come
sta andando?” Chiese, allungando una mano per toccare il gatto. Indovinello
tentò di morderlo, e James ritirò rapidamente la mano.
“E’ un Nundu, papà, e sta andando
benissimo, anche se non credo che gli piaccia nessuno oltre a me.” Disse Harry, accarezzando nuovamente la testa
d’Indovinello. “C’era qualcosa di cui volevi parlarmi, papà?” Chiese, sedendosi
nuovamente contro i cuscini.
“Volevo dirti
che mi spiaceva per non dirti nulla e credere a Dumbledore, ma chi sono io per
non credergli?”Borbottò James, passando una mano tra i suoi capelli
disordinati, come d’abitudine fin da quando era più giovane.
“Oh, va bene, ma saresti dovuto
venire da me papà,” disse Harry, sospirando
pesantemente, e toccandosi il ponte del naso malinconicamente.
“Si, avrei dovuto fare così,
bene, buona notte Harry, domani è la festa di compleanno di Rico,” annunciò James, alzandosi e scomparendo la sedia.
“La festa di compleanno di Rico?”
Chiese Harry. Rico non aveva menzionato nulla su questo prima, o almeno,
pensava che non l’avesse fatto.
Non preoccuparti, tua mamma ha già chiamato via fuoco Narcissa, Draco arriverà
a mezza mattinata,” lo rassicurò James, poi lo salutò con la mano. Stava quasi
per aprire la porta ed uscire quando Harry parlò di nuovo.
“Chi ci sarà?” Harry ora era
pienamente sveglio; probabilmente, potrebbe vedere Ginny, domani!
“Tutto il Weasley, Sirius, Roma,
Pietro e Remus. Dumbledore, e poi Draco,” rispose
James, lisciandosi assentemente il mento. Dumbledore stava venendo; Harry non
sapeva se dovesse esserne felice o essere adirato con l’uomo.
“Oh bene, allora è meglio se dormo,” sbadigliò Harry con un sorriso, nulla potrebbe abbatterlo
al momento. James aprì la porta e uscì, stava quasi per richiudere la porta quando sentì dire qualcosa a harry che quasi provocò
l’arresto del suo cuore. “Ti voglio bene, papà,”
bisbigliò Harry mentre lo vide chiudere la porta, che si fermò, permettendogli
di vedere gli occhi di suo padre riempirsi di lacrime.
Essendo un uomo, James non
permise alle sue lacrime di scorrere, ma rientrato nella stanza, afferrò suo
figlio in un grande abbraccio. Gli pareva che fosse passato dei secoli da quando aveva sentito quelle parole da suo figlio, e la
sensazione che aveva era opprimente al minimo. Tutto quello che poteva fare
Harry era accarezzare la schiena di James, goffamente. In realtà, non era
abituato agli abbracci da parte di alcun famigliare.
Certo, c’era il Weasley, ma nonostante tutto, i loro abbracci
non erano nulla comparati a questo.
“Ti voglio bene anch’io, figliolo,” disse a bassa voce James, come se temesse che suo figlio
ritornasse ad essere freddo e crudele. Poi, James uscì, scendendo alla sala.
Harry chiuse la porta con un
sospiro, e iniziò a cambiarsi per la notte. Posava sul
letto, con Indovinello arricciato ai suoi piedi. Era comodo,
ma preoccupato di ciò che poteva accadere l’indomani.
Draco, per primo, stava arrivando
l’indomani, e apparentemente erano amici. Secondo, ginny stava venendo, e lui,
non l’aveva vista fin dalla sua morte, che lo colpì piuttosto. Tuttavia, doveva
ricordarsi che questa non era la sua Ginny; era ancora una bambina, e non era
innamorata infatuata di lui. Qui, lui non era il Ragazzo-che-Sopravvisse,
era Neville, anche se non sapeva come.
Dumbledore stava per fare una
visita, come bene. Harry amava Dumbledore, e aveva pianto la sua morte, ma non
credeva che potesse accettare nuovamente le sue manipolazioni. Eviterebbe
Dumbledore a tutti i costi, stando attento a quello che avesse fatto.
Indovinello resterebbe con lui, dato che aveva bisogno
di essere addestrato.
Specialmente perché il gatto,
aveva appena fatto la pipì sul suo tappeto. Harry lo pulì affrettatamente,
prima che l’odore potesse giungere al suo naso. Il gatto miagolò piacevolmente,
salì di nuovo sul letto e, rapido, si addormentò. Indubbiamente, era impellente
fargli imparare a chiedere di uscire per eventuali bisogni.
Doveva poi addestrare il suo
corpo infantile, dato l’assoluta mancanza di muscoli. Inizierebbe con una corsa
mattutina o simili. Iniziare a fare alcuni esercizi e
sviluppare la sua capacità di resistenza. Aveva bisogno anche di
sviluppare le sue capacità magiche, perché al momento erano quasi inesistenti.
Potrebbe volerci un certo tempo,
prima che riacquistasse le sue normali capacità, ma lavorerebbe duramente,
velocemente come meglio poteva. Certamente, tutti gli
eventi accaduti nei suoi anni, accadrebbero anche qui. Non era sicuro se
Neville potesse affrontare ciò che doveva accadere, ma doveva
ancora incontrare il ragazzo, così non poteva esserne sicuro.
Aveva molto di cui occuparsi nei
mesi prima dell’inizio della scuola ma, ehi, lui era
Harry Potter. Finché il Mondo magico affermava che
poteva farlo, lui poteva, no?
La verità, era che non n’era per
nulla sicuro…