Libri > Twilight
Segui la storia  |       
Autore: Tati Saetre    28/07/2011    27 recensioni
Tratto dal primo capitolo:
“Se sei così sicura perché ogni venerdì ti ostini ad andare a cena in quel Pub?”... “Per l’ottima cucina!” Angela sorrise, lisciandosi la coda che si era fatta in basso a destra.
A chi volevo darla a bere? Tutti sapevano – e quel tutti includeva me ed Angela -, che ogni venerdì andavo in quel Pub per vedere lui.
Era stato una specie di colpo di fulmine, proprio dritto al cuore.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
'Nelle mie Fanfiction non c’è romanticismo.
Nelle mie Fanfiction al primo capitolo Bella e Edward si conoscono, e al secondo scopano.
Le mie Fanfiction (TUTTE!) sono adolescenziali, e non dovrei scrivere. Dovrei darmi all’ippica, ecco.'
 
Quello che avete letto sopra è un parere personale arrivato pochi minuti fa, prima che finissi il capitolo.
E non so quale forza divina mi abbia aiutata, per non cancellare tutto. Ma proprio tutto.
Con amarezza vi lascio, dopo aver sentito anche questo tipo di lettori.
Stasera non ci saranno note alla fine, scusate.
 
 
Quattordicesimo Capitolo – Complicazioni
 
EDWARD’S POV
 
“Emmett…” Presi un bel respiro, cercando di calmarmi.
Era solo Isabella, e a lei potevo dire tutto.
Tutto.
“Emmett è sempre stato un figlio e un fratello perfetto. Ottimi voti a scuola, e aiutava sempre me ed Alice, ogni volta che ne avevamo bisogno. Preso il diploma non sapeva più cosa fare, e un giorni imbatté nel Pub. Tornato a casa ne parlò subito con i miei, entusiasta. Voleva aprirlo, e restare lì per il resto della sua vita. Insomma, un vero e proprio affare. Non aveva un capitale, e quindi chiese ai nostri genitori dei soldi, almeno per l’affitto dei primi mesi. Poi, avrebbe restituito tutto.”
Sospirai, incrociando le mie dita con quel di Isabella.
“Esme e Carlisle dopo averne discusso animatamente, decisero di dargli corda. Il Pub i primi mesi non fece nulla, massimo dieci clienti a settimana, compresi i festivi. I miei genitori ne parlarono con Emmett, dicendogli di chiudere. Non sarebbe servito a niente rimanere aperti, se poi lui non avrebbe restituito i soldi. Ma lui li convinse a non buttare tutto all’aria, almeno per un altro mese. E in quel mese, tutti i soldi che i miei genitori gli avevano prestato, tornarono a casa. Tutti quanti.”
Chiusi i pugni, sentendo la rabbia montarmi dentro.
“Carlisle continuava a chiedersi come fosse possibile. E non solo lui. La clientela al Pub non era aumentata né diminuita. E in un mese racimolare tutti i soldi dell’affitto sarebbe stato impossibile. I miei erano preoccupati, Emmett ogni sera chiudeva tardi, e a volte tornava direttamente la mattina dopo.”
E in quell’istante mi venne in mente Charlie Swan.
Il Capo Swan aveva avuto un ruolo importante, in tutta la faccenda.
“Una mattina, verso le tre sentimmo le sirene della volante. Era tuo padre. Preoccupato, ci chiese di seguirlo. Alice ed Esme andarono alla Centrale, mentre io e Papà fummo scortati fino al Pub. Alle macerie, dovrei precisare.”
“Macerie?” Solo in quel momento Bella parlò, alzando gli occhi per guardarmi.
“Il Pub era stato bruciato, nel vero senso della parola. Dapprima mio padre credé che si fosse trattato di un incidente. Sai, una svista mentre cucini ed ecco che brucia tutto. Ma invece era stato un atto volontario.”
“Atto volontario? Chi mai avrebbe fatto una cosa tanto meschina?”
Bisca clandestina. Così l’hanno chiamata i Giudici, in tribunale. Emmett apriva il Pub regolarmente alle diciotto, per poi chiuderlo a tarda ora. Ma solo per la clientela. Poi, entravano un altro tipo di clienti. Ecco come aveva fatto a racimolare tutti quei soldi in così poco tempo. E non si era giocato soltanto i soldi che guadagnava. Ma l’intero affitto del Pub. All’inizio è stata solo fortuna, ma poi i giochi si sono fatti seri. Non sapeva più dove mettere le mani e cosa scommettersi. Lasciò perdere tutto, ma a loro non andava bene. Così bruciarono l’intero Pub.”
“Mi dispiace, Ed.”
“No, non dispiacerti. I miei erano dispiaciuti, anche Alice. Ma io no. Io volevo solo andare da lui, e picchiarlo. Non avrebbe dovuto fare questo a noi, e soprattutto ad Esme e Carlisle. Ma loro lo perdonarono, dopo un po’ di tempo. Ma fu così codardo da rifugiarsi in Alaska, insieme a Rosalie. E Papà continua a dargli una mano anche a distanza, aiutandolo con le spese e con la casa. E noi stiamo ancora pagando i debiti, tenendo il Pub aperto e dividendoci il lavoro.” Conclusi, con una nota di amarezza nella voce.
E finalmente Isabella sapeva.
“Tu non sai cosa l’ha spinto a fare una cosa del genere… perché non provi a parlarci?”
“Stai dando ragione a lui?” Assottigliai gli occhi, mentre lei si voltava per mettersi in ginocchi sul divano, dinnanzi a me.
“No, certo che no. Sai che non conosco Emmett, e quello che ha fatto è da irresponsabili e immaturi. Però liquidarlo così, senza neanche parlarci. E’ pur sempre tuo fratello, Edward.”
Si avvicinò, cercando si spostarmi una ciocca di capelli che mi era ricaduta sulla fronte.
Ma mi scostai bruscamente, alzandomi da quel divano.
“Come puoi permetterti di giudicare il mio comportamento?”
“Non ti sto giudicando, Edward!” Spazientito, mi passai tutte e due le mani sui capelli.
Ottimo, ci mancava solo che lei, ora.
“Ah, no, eh? Allora questo che ti sembra, scusa? Stai sputando sentenze su sentenze, senza neanche sapere di cosa parli.”
“So solo quello che mi hai detto.”
“Appunto. Allora taci.”
“Come ti permetti? Sei solo un bamboccio. Un ragazzino stupido, e nient’altro!”
“Un ragazzino stupido, eh?” La beffeggiai, avvicinandomi. “Infatti sono io quello che ha finto di avere il ciclo, per non dirmi la verità. Ti costava tanto? Sai Edward, non sono pronta. Non me la sento. Cosa pensi? Che ti avrei costretta? Ho litigato con il mio migliore amico, per te. Ho cambiato scuola, per te!”
“Non te l’ho chiesto io, Edward! Vattene.”
“Pensavi davvero che per me fossi soltanto una scopata? Dio, Isabella!” Continuai, mettendoci il carico da dodici.
“Vattene, Edward.” Ripeté, lasciandomi con la bocca aperta. “Vai via.”
“Ragazzo, è meglio che tu vada.” Una mano si posò sulla mia spalla, nello stesso istante in cui mi voltai.
Charlie Swan era dietro di me, e chissà da quanto tempo ascoltava la nostra conversazione.
Con un cenno del capo presi il cappotto, e senza guardare negli occhi Isabella uscii da quella casa.
 
BELLA’S POV
 
Stronzo.
Idiota.
Testa di cazzo.
Solo una scopata.’ Come poteva… Oh, Dio!
Beato chi riusciva a capire quel ragazzo!
Chiusi con uno scatto il libro di Biologia, buttandolo sul letto accanto a me.
Sentii il letto vibrare sotto di me, e presi il cellulare.
Beh, se era lui non glie l’avrei fatta passare liscia.
 
Non fate in tempo a mettervi insieme che già litigate.
Siete impossibili.
Alice
.
 
O incompatibili, aggiunsi, senza però scriverlo alla mia migliore amica.
 
Sai che è sempre colpa sua, vero?
Lo odio.
Bella.
 
Lo inviai, aspettandomi una risposta rapida da parte di Alice.
 
Loro hanno sempre torto, tesoro.
E lo odi perché lo ami.
Alice.
 
Che diamine di risposta contorta era?
Lasciai correre, riponendo il cellulare sul comodino.
Che lo odiavo era una perfetta bugia. Certo, forse ero un po’ arrabbiata con lui.
Che lo amavo, quella era la tremenda verità.
Il cellulare vibrò di nuovo, e maledii mentalmente Alice.
 
Ti amo. Scusa.
Edward.
 
Appunto…
Sospirai afflitta, pensando a come potevo rispondergli.
 
Non sei perdonato.
Bella.
 
Ecco, ora non avrebbe amata più.
Aspettai una risposta, ma il telefono iniziò a squillare.
“Che c’è?”
“Scusa, scusa, scusa, scusa, scusa.” Una cantilena, che non finiva più.
“Dovrei perdonarti?”
“Sì. Perché sono un perfetto coglione. Lo so che tu non sai nulla di Emmett, e che non hai giudicato. Scusa.”
“Non mi basta.”
Okay, ora lo stavo usando. E mi divertivo anche.
“Almeno fammi entrare. Qui fuori si congela.”
“Sei di sotto? Lo sai che se mio padre ti vede t’ammazza?”
“Sì, ne sono consapevole. Quindi apri questa maledetta finestra.”
Risi di gusto, alzandomi e spalancando la finestra.
Lui era lì, appeso a quell’albero con il cellulare in mano.
“Scusa.” Mimò con il labiale, mentre le labbra gli tremarono.
Mi spostai di qualche centimetro, lasciandolo entrare.
Con un salto finì disteso sul pavimento della mia stanza, ma impiegò molto meno per tirarsi su.
“Scusa, scusa, scusa. E’ tutta colpa mia. Non avrei dovuto dire quelle cose.” Si avvicinò, abbracciandomi.
Non potevo dire che quell’abbraccio fosse caloroso. Era talmente ghiacciato, che mi congelai anch’io insieme a lui.
“No. E’ anche colpa mia.” Sussurrai, contro il suo petto. “Io… non avrei dovuto mentirti.”
“Ne possiamo sempre parlare, no?” Annuii, alzando gli occhi per incontrare i suoi.
“Scus-” Ma le mie parole furono bloccate sul nascere, da un suo bacio.
E se prima le sue labbra tremavano per il freddo, io le sentii terribilmente calde.
“Ti amo.”
“Ti amo anche io, Edward.” Continuammo a baciarci per minuti infiniti, finché finimmo sul letto, io sopra a lui.
Non si azzardò ad andare oltre. Si fermava a semplici baci, e a sfiorarmi i fianchi.
E glie ne fui grata.
Il giorno dopo, avremmo parlato anche di quel problema.
“Rimani a dormire?” Gli chiesi, mentre si alzava per rimettersi il cappotto.
Ormai erano le due inoltrate.
“Ho la macchina qui sotto, e domani dobbiamo andare a scuola. Cosa dirai a tuo padre, se ci trovasse qui, a letto insieme?”
Piccolo particolare, di cui mi ero dimenticata.
“Già.”
“Cinque ore, Isabella. E poi ci rivedremo.”
“Cinque ore.” Ripetei, cercando di convincermi che alla fine non erano così tante.
Avrei impiegato quel lasso tempo a dormire, questo era sicuro.
“’Notte.” Sorrise, stampandomi l’ennesimo bacio.
“Buonanotte.” Poi lo vidi saltare su quell’albero, per poi scomparire nella notte.
Con il cuore in gola e le farfalle nello stomaco richiusi la finestra, buttandomi sul letto.
Solo cinque ore.
 
*
 
A svegliarmi fu un gran trambusto, che provenne dal piano inferiore.
Riuscii a malapena ad infilarmi le ciabatte, scendendo. E non so come, non cadetti sulle scale.
La porta era aperta, e Charlie mi dava le spalle.
“Papà?” Sussurrai, quando lo vidi scostarsi, per mostrare la figura dinnanzi a lui.
“Isabella! Prepara le valigie, ti porto con me a Phoenix!”
Renée…
   
 
Leggi le 27 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Twilight / Vai alla pagina dell'autore: Tati Saetre