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Autore: NotLogical    29/07/2011    4 recensioni
Solito caso cervellotico, solita L che sbuca a random su uno schermo bianco.
Ma stavolta le persone dietro a quella semplice lettera sono tre, ed ognuna di esse ha ancora addosso i segni del caso Kira.
Ed il caso su cui s'impegnano senza troppa passione, forse, è solo un prologo.
Genere: Mistero, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altri personaggi, Matt, Mello, Near
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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Le dita schioccano come dovrebbero schioccare e, per una volta che sono libere dai guanti, il suono è forte - è deciso, secco.
Ma Mello non gira la testa, con la lingua si fa sbattere un quadratino di cioccolata contro i denti, lo recupera, lo preme contro l'interno della guancia. Matt guarda verso Near, perennemente piccolo e bianco, fa un sorriso un poco storto, schiocca di nuovo le dita accanto all'orecchio deforme ed inutile del biondino rovinato.
Niente.
Near guarda e basta, tira ed arrotola intorno al dito sempre la stessa ciocca di capelli, fa rotolare sotto al palmo dell'altra mano un dado a venti facce, fa un rumore fastidioso quando i piccoli spigoli impattano contro il pavimento.
Il sorriso si allarga piano, scopre solo un attimo i denti un poco ingialliti dalla nicotina. Quando si sposta appena e china la testa verso quella assai più bionda ed unta dell'altro, gli occhiali da sole gli scivolano fin sulla punta del naso. "Mel?", dice soltanto, stavolta accostato all'orecchio buono, e poco ci manca che il cranio dell'altro gli spacchi un labbro, quando questo si gira di scatto. I suoi occhi sembrano quasi grigi, con questa luce.
Dopo un attimo, Matt si ritrova in mano una tazza vuota. Mello è già tornato a chinare le spalle magre verso il computer.
"Riempila".
Perentorio? Petulante, più che altro. Come una vecchietta.
Il tizio che un dieci anni prima teneva la mafia per le palle e strizzava con gusto. La situazione può sembrare o triste o patetica, magari entrambe le cose.
Matt forse si dovrebbe sentir sprofondare il cuore un poco più in basso - e presume che lo spazio ci sia, da quando un pezzo d'intestino l'ha lasciato in ospedale. O forse pensa cazzate, ma le sottigliezze anatomiche tendono a sfuggirgli, alle quattro di notte.



Le gambe di Halle, però, riescono a sembrare belle a qualsiasi ora. L'orlo della gonna le scivola fin sopra il ginocchio, quando si allunga per scrivere qualcosa in cima alla lavagna bianca con troppe calligrafie diverse sopra. Non porta le calze, e va bene rimanere lì un attimo a fissare, se ci si sente protetti da un paio di lenti scure. Inizia a parlare così, dal nulla, la sicurezza di prima se l'è scordata da qualche parte vicino alla scrivania di Mello.
"Sai, prima ero al cesso, e..."
"In bagno", lo corregge la voce femminile ma bassa, sbrigativa. Non gira neanche la testa, la punta del pennarello sdrucciola contro la superficie liscia della lavagna.
"...ero alla toilette, e pensavo", la informa Matt, la voce che diventa appena più roca quando si sforza di metterci dell'ironia - troppa fatica, riequilibra la cosa non sforzandosi affatto di smettere di guardarle le gambe. "Sembra tutto un po' fasullo. No?"
"No. Se ti pare poco reale, la prossima volta ci vai tu a parlare con le famiglie delle vittime".
E Matt si appoggia allo stipite della porta, in quella che vorrebbe forse essere una posa piena di nonchalance e figaggine. Peccato tenga la schiena così curva, e sembri non sapere cosa farsene delle proprie braccia.
"Mica per i morti. Dai, lo sai. Quelli ci sono, okay, e sono...", esita un attimo, con qualcosa d'intelligente da dire proprio sulla punta della lingua "...morti", conclude, invece, con l'intelligenza che gli si rificca in gola e rimane lì ad aspettare tempi migliori. Si stringe nelle spalle, la testa gli crolla un po' verso il basso.
"Ma lasciamo stare. E' che... siamo già al settimo cadavere. Abbiamo a che fare con un tizio abbastanza furbo da non farci trovare indizi, se non quelli che ci lascia lui".
"Mh".
"Ma gli indizi che ci lascia sono... insomma, dai, sono fatti alla cazzo".
Si sente un sospiro, qualcosa di stranamente umano per una donna un po' troppo bella, un po' troppo forte, magari anche un po' troppo in carriera. E Matt intanto continua a parlare, gesticola nervosamente con le mani guantate.
"C'è un... disordine di fondo, altro che ordine. Ogni sciarada ha regole sue, ma non è tanto come se l'avesse fatto per metterci in difficoltà. E' più come se... ogni volta dovesse reinventarsi le regole, perchè con quelle che aveva prima non ci riusciva a tirar fuori niente".
"Quindi?", interviene lei, riappoggiando i tacchi bassi sul pavimento, abbassa il braccio, il tappo del pennarello torna al suo posto con 'clack' secco.
"Quindi...", e l'espressione dell'uomo è difficile da capire, senza quell'aiuto che dà di solito il vedere gli occhi. "Quindi la prossima volta che vado al cesso non mi metto a giocare a Tetris col cellulare, magari. Perchè il ragionamento m'era partito bene, ma ad un certo punto ho sbagliato strada, e non capisco più dove volevo arrivare", ammette, facendo per cambiare posizione e riuscendo solo a tirare una spallata goffa allo stipite della porta.
Halle fa un sorriso stanco, si gira, i capelli sono tirati all'indietro così severamente da farti sentir male al cuoio capelluto solo a guardarla. L'uomo si chiede se non sia un tentativo estremo di lifting economico.
"Al bagno", lo corregge lei, di nuovo, con una pazienza un po' fredda.
A questo punto Matt dovrebbe dire qualcosa per chiudere la conversazione, qualsiasi cosa, dal 'ciao' banale ed insipido, tirato fuori dal nulla, ad una roba più seria, magari di lavoro, per rimettersi le parole giuste in bocca e più sicurezza nei movimenti.
Invece, se ne va e basta.



"E con questo cosa vorresti insinuare?"
La voce, almeno quella, è distintamente maschile. Ha un groppo di rabbia in fondo alla gola che la rende più bassa, forzata.
Near non smette di impilare dadi uno sopra l'altro - hanno troppe facce ed una forma strana, l'equilibrio sembra precario, ma non cascano. "Niente", risponde soltanto, senza dar segno di capire nè l'espressione nè il tono di Mello.

Matt ancora non capisce perchè trova più facile gestire queste situazioni, rispetto al parlare con Halle senza sembrare un disadattato sociale di un qualche tipo. Fatto sta che appoggia tranquillamente il caffè sulla scrivania davanti a Mello, che se ne sta lì seduto solo a metà e con la schiena curva e spigolosa come quella di un gargoyle.
"Quanti giorni ci rimangono?", s'informa, la voce abbastanza alta perchè il biondo riesca a sentirlo bene, mentre lui finalmente si sente in grado di raddrizzare di nuovo le spalle ed abbassare un attimo gli occhiali da sole - inutili e ridicoli, se si calcola che l'alba è ancora lontana e se ne sta sempre lì, chiuso tra quattro mura.
Mello, invece, non si rilassa. Ma si siede meglio, accavalla le gambe appoggiando la caviglia contro all'altra coscia, dondola il piede facendo penzolare avanti ed indietro la scarpa indiscutibilmente femminile, con tanto di tacco a spillo. Il tallone rimane sempre libero, ma la scarpa riesce a non cascare mai. Sbuffa, appallottola un pezzetto di carta stagnola rimasto accanto alla tastiera e lo lancia via, poi finalmente risponde.
"Dipende da cosa gira per la testa allo stronzo. Giusto perchè altrimenti ci prendeva poco per il culo, neanche uno straccio di pattern come si deve, ci ha lasciato..."
"Dodici giorni, se contiamo il numero di lettere che compongono la sciarada. O ventiquattro, se contiamo anche l'altro dodici che compare tra gli indizi. Sempre che stavolta l'assassino riesca ad essere in orario", lo interrompe Near, la voce abbastanza bassa da costringere Mello ad orientare la testa in modo da rivolgergli l'orecchio sano. La scarpa gli casca dal piede, ed il corpo ha uno scatto improvviso, è già praticamente in piedi ora che i riflessi di Matt si attivano, e l'uomo gli piazza una mano guantata sulla spalla.
"L'ultima volta coi numeri aveva fatto casino, mi pare. No?", gli chiede, ed il biondo espira a fatica, parla a denti stretti. "No, è più probabile che avesse avuto difficoltà con la vittima. Solo un cretino sbaglierebbe a fare una semplice addizione".
Matt si stringe nelle spalle, con la mano libera si spinge nuovamente gli occhiali su per il naso. "Be', allora speriamo abbia difficoltà anche stavolta".
E Mello accartoccia le labbra in un qualche modo, si dà una spinta col piede adesso scalzo, le rotelle della sedia lo aiutano a scivolare via dalla presa di Matt.
"Già che ci siamo, speriamo piuttosto sia cretino", ribatte, seccamente.



La cosa finisce con Mello che se ne va ancheggiando come una donna e pestando i piedi come un militare in marcia. Near rimane sul pavimento, ha solo strizzato un attimo gli occhi quando lo sfregiato sui tacchi a spillo gli ha distrutto la torre di dadi costruita con una pazienza innaturale.
Continua a giocherellare con una ciocca dei capelli un po' troppo lunghi e sicuramente troppo bianchi, guarda Matt, e Matt guarda lui. Rimangono in questa situazione di stallo talmente a lungo da sembrare ridicoli, ma evidentemente il loro senso dell'umorismo non contempla il mettersi semplicemente a ridere e far andare via il silenzio.
Alla fine Near allunga la mano libera verso il 'collega', e --- andava bene quand'erano bambini, poteva essere accettabile ed un po' preoccupante quando Kira era ancora in giro a dispensare giustizia come se stesse per scadere da un giorno all'altro.
Ma fa abbastanza schifo, dover prendere per la manina un tizio di ventisette anni e sapere che non lo fa per compensare la camminata problematica, rigida, scoordinata.










NOTE:

1) Questa è una storia abbastanza "pairing-free", diciamo. Potete ovviamente vederci tutte le accoppiate che volete, ma vi sconsiglio di aspettarvi grandi evoluzioni in questo senso. Al massimo ci sarà Mello a creare un po' di entropia, prima o poi. Più prima che poi, temo, e temo anche che dovrò alzare il rating.

2) Sulla caratterizzazione dei personaggi avrei talmente tanto da dire che... per ogni capitolo di questa storia ne dovrei scrivere uno di spiegazione. Se c'è qualcosa che proprio non vi torna, o su cui vorreste dei chiarimenti - be', di metodi per farmelo sapere ne avete a pacchi.
Sopratutto, mi farebbe piacere sapere da voi se questa versione invecchiata, riveduta e corretta dei personaggi riesce ad avere complessivamente senso... o se magari do troppe cose per scontate e dovrei invece spendere un po' più di tempo e parole per spiegare meglio chi, come, cosa, perchè.
Tenete comunque conto che il fattore "va' che figata, siamo sopravvissuti a Kira" avrà una spiegazione. Ma è una spiegazione così stupida e lineare da non meritarsi neanche un flashback di quelli belli lunghi ed epici, ergo verrà fuori "a pezzi". Anzi, se guardate bene il primo pezzo l'ho già messo in questo capitolo.
   
 
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