Serrai gli occhi. Non avevo intenzione di vedere quello che mi circondava.
-Credo che siano passati abbastanza anni, Annabeth.- Quella voce l’avrei riconosciuta ovunque.
-Oh. G.. Gabbe?- Sentii mia madre balbettare.
-Già, sono io.- Un tossicchio.
-Abbastanza anni per cosa?- Mia madre parve riprendersi. Ora la voce non tentennava più, la percepivo fredda, distaccata.
-Per parlarci. Almeno qui, almeno ora che la nostra bambina è in queste condizioni.-
-La nostra bambina, Gabbe? Nostra?-
Dovevo intervenire prima che mamma peggiorasse la situazione. Cercai di aprire gli occhi, ma le palpebre erano serrate. Chiuse.
Cercai di muovermi. Ma nulla.
Il mio corpo non rispondeva ai comandi, non ne ero più padrona.
-Nostra, Anna. Me ne sono andato, è vero, ma sono pur sempre suo padre.-
-Oh, io non credo proprio. Non penso che lei voglia essere tua figlia.-
-Adesso ha bisogno di me. Di noi uniti. Lascia perdere il passato.-
-Pensi che sia così semplice? Marta è cresciuta senza un padre, molte volte avrebbe avuto bisogno di un padre. E te? Te dov’eri? Non c’eri, non ci sei mai stato. Eri con quella.. Quella..-
Non sentivo i piedi, le mani, il naso. Fui presa dal panico.
Ero bloccata, ma sentivo.
Per rinfrescarvi la memoria leggete: Flashback, capitolo due. È lì che potete vedere la spaccatura tra i genitori di Marta.. Alla prossima. <3