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Autore: N i s h e    29/07/2011    1 recensioni
E quando il futurò arrivò, gli sembrò di averla sempre conosciuta - in fondo - l'amara consapevolezza che avrebbe portato.
Con la bocca arida dalla delusione, tendeva le mani al passato, richiamandolo disperatamente a fargli ancora da sfondo.
Più cercava di fraternizzare col presente, più lui lo respingeva.
Quel mondo era troppo piccolo per lui, per i suoi sogni di cielo e le sue mani grandi: doveva sapere. Sapere se ne sarebbe valsa la pena di sentirsi quel vuoto dentro, ancora per molto.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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TRENO.

Al mio amico Biagio, che mi aspetta a Napoli possibilmente per occupare una pizzeria e strafogarci. 
Ti adoro.

*
Guardava i treni passare davanti a sè con una strana espressione densa di rabbia silenziosa, sul viso.


Sua nonna diceva sempre che il nonno preferiva stare a guardare i treni che scorrevano, imperterriti davanti a lui, quando aveva un momento libero dentro le sue giornate.
Si era sempre chiesto, fin da bambino, il perchè di quell'assurda perdita di tempo.
Aveva smesso di chiederlo alla nonna perchè sembrava non riconoscerlo più, ad un certo punto, e non aveva mai potuto conoscere il nonno perchè era morto tanto tempo prima che lui nascesse.
Smise di chiederselo crescendo, e quasi se ne dimenticò del tutto.
Quando si era effettivamente reso conto di come stavano le cose nella sua vita, i treni erano diventati all'improvviso l'emblema di tutte le situazioni deludenti che si succedevano, una dopo l'altra.
- Restare o Partire?

Il fallimento gli passava davanti, come quella furia che divorava il paesaggio dividendolo in due, quasi per prendersi gioco di lui.
Aveva quasi ventisette anni e odiava il suo paese. Odiava non avere una possibilità reale di dimostrare a se stesso se valeva.
Rimpiangeva tutte quelle ore spese nella leggerezza dell'adolescenza, chino su quei libri la cui teoria sperava un giorno di mettere in pratica; la mente rivolta a quel futuro che tanto bramava, quel futuro che sua madre cercava di rallentare.
E quando il futurò arrivò, gli sembrò di averla sempre conosciuta - in fondo - l'amara consapevolezza che avrebbe portato.
Con la bocca arida dalla delusione, tendeva le mani al passato, richiamandolo disperatamente a fargli ancora da sfondo.
Più cercava di fraternizzare col presente, più lui lo respingeva.  
Quel mondo era troppo piccolo per lui, per i suoi sogni di cielo e le sue mani grandi: doveva sapere. Sapere se ne sarebbe valsa la pena di sentirsi quel vuoto dentro, ancora per molto.

Da tempo comprese perchè suo nonno aveva passato quasi tutta la sua vita, a guardare i treni sfrecciare sotto il cielo vivido.  Anche se non l'aveva mai conosciuto, si sentì all'improvviso molto più vicino al suo cuore di quanto avrebbe mai immaginato, mentre guardava accigliato l'ultimo vagone scomparire.


*

"-Facciamo che tu mi dici una parola (qualsiasi parola) e io ci scrivo una storia. O almeno, ci provo."
"-Treno."
(PERDONATEMI.)


N.
   
 
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