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Autore: dalialio    29/07/2011    5 recensioni
Cos'è successo quando Edward, credendo che Bella fosse morta, è andato dai Volturi a chiedere di morire? Cos'ha provato? Come ha reagito?
Missing moments di New Moon.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aro, Edward Cullen, Volturi | Coppie: Bella/Edward
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: New Moon
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Waiting For The End Edward Cullen e tutti i Volturi citati nella storia (anche Marcus, che stranamente parlerà! ^^) non mi appartengono, ma sono di proprieta di Stephenie Meyer; questa storia non è stata scritta con alcuno scopo di lucro, ma solo per intrattenere tutti coloro che vorranno avventurarsi nella lettura di questa shot! :) I dialoghi, sebbene modificati, hanno preso ispirazione da quelli del film "The Twilight Saga: New Moon", che appartengono a Melissa Rosemberg.




Rieccomi con una nuova creazione sul mondo di Twilight! :) (non posso farne a meno... ^^)
Questo sarebbe – almeno nel mio immaginario – il missing moment di Edward che si rivolge ai Volturi chiedendo di essere ucciso. Pensieri, emozioni, Marcus che parla (stranamente!)

All’inizio, per scrivere questa fic mi sono ispirata al film di New Moon più che al libro, ma poi mi sono resa conto che non avrebbe avuto lo stesso effetto!
Purtroppo, i dialoghi somigliano a quelli del film, anche se mi sono adoperata a modificarli leggermente... d'altronde, cos'altro avrebbe potuto dire Aro a Edward?
Ok, non vi anticipo più nulla! Buona lettura :)
(Se poteste lasciare un commentino alla fine sarei molto contenta!)








Waiting for the end



Speravo davvero che quella sadica umana potesse sparire.
Cosa pensava ci fosse Gianna di così esaltante nell’essere un vampiro? Non era forse stata testimone giorno dopo giorno di ciò che accadeva dentro quella tetra città? Non credeva forse che togliere la vita a degli umani innocenti era deplorevole e sbagliato? Come poteva sperare di diventare uno dei Volturi, alla fine?
Cercavo di escludere il borbottio dei suoi pensieri che mi stava trapanando il cervello, ma senza buoni risultati. Era snervante il modo in cui mi guardava con la coda dell’occhio da dietro la scrivania in mogano, continuando a lanciarmi occhiate di biasimo accompagnate da pensieri ancor più logoranti. Continuava a chiedersi quale motivo potesse spingere uno della nostra specie – bellissimo e immortale, che aveva già tutto ciò che potesse desiderare - ad andare dai Volturi a chiedere di morire. Era così ottusa e desiderosa di potere da non capire che esistevano cose più importanti nella vita della ricchezza e dell’esercitare la propria autorità su un branco di vampiri.
In quel momento mi sentivo così sadico che speravo i Volturi la uccidessero, dopotutto.
Dal nervosismo, strinsi ancora più forte i braccioli della poltrona bianca sulla quale ero seduto. Mi accorsi che rischiavo di spappolarli sotto la mia stretta, ma non ci badai. Ormai non m’importava più niente.
Magari è venuto a chiedere di unirsi a noi e non l’hanno accettato.
Automaticamente alzai lo sguardo su Gianna e la fulminai. Pensava davvero che io fossi ottuso come lei?
Colta di sorpresa, Gianna si voltò imbarazzata verso lo schermo del computer, arrossendo, e cominciò a cliccare a caso con il mouse, fingendo di lavorare.
Sparisci!!! pensai dentro di me, ma, con mio disappunto, non accadde nulla.
I pensieri di quella strana umana non m’infastidivano tanto perché cercava di trovare una stupida giustificazione alla richiesta che avevo avanzato ad Aro, ma perché continuavano a ricordarmi il motivo per cui mi trovavo lì.
Bella era morta.
Non potevo più vivere.
Chiusi forte gli occhi e irrigidii tutti i muscoli. Non dovevo pensarci. Entro poco avrei smesso di soffrire, sempre ammesso che non ci fosse vita dopo la morte. Dopotutto, speravo che fosse così: non potevo passare l’eternità in inferno pensando che Bella lì non c’era. Lei meritava il paradiso.
La porta che dava sul lungo corridoio si aprì. Scattai in piedi. Demetri mi guardò per mezzo secondo, poi con la testa mi fece segno di seguirlo.
Mi alzai controvoglia, dando un’ultima occhiata alla sadica segretaria, poi attraversai la soglia. La porta si chiuse alle mie spalle con un forte clangore. Seguii Demetri lungo l’infinito corridoio, fino ad arrivare a una porta di legno scuro. La aprì e mi fece passare.
Aro, Caius e Marcus erano seduti sui loro eccentrici troni e mi fissavano con i loro occhi rossi. Lo sguardo del primo tradiva tutta la sua curiosità, che in quel momento riusciva ad urtare i miei nervi più del solito; il secondo sfoggiava la sua consueta espressione adirata; l’ultimo, invece, sembrava poco interessato come quando mi ero rivolto a loro quella mattina.
Mi fermai a qualche metro di distanza dagli scalini su cui si trovavano i troni.
Presi un respiro profondo.
“Avete preso una decisione?”, sussurrai.
Era ovvio che l’avessero fatto.
Fu Aro a fare da portavoce. “Ci abbiamo ragionato a lungo, mio caro Edward, e pensiamo che le tue capacità siano troppo preziose: sarebbe un tale spreco distruggerle. Non puoi pretendere un tale abominio da parte nostra”, disse. “Ma, se la tua vita non ti rende felice, puoi unirti a noi”. Aprì le braccia ad indicare l’ambiente circostante. “Saremmo oltremodo lieti di poter utilizzare le tue abilità”. Tacque per un secondo, poi riprese il discorso giungendo le mani al petto. “Ti preghiamo di prendere in considerazione la nostra proposta”, continuò con il suo solito tono mieloso. Poi piantò i suoi occhi rossi nei miei, guardandomi con il suo sguardo da ammaliatore. “Lo farai, non è vero?”.
Ascoltai il discorso di Aro in silenzio, rendendomi conto, ad ogni parola che usciva dalle sue labbra, di essermi comportato da idiota: davvero avevo creduto che avrebbero accettato di uccidermi?
Avrei dovuto aspettarmi una risposta simile. Aro era invidioso di Carlisle per i poteri che vivevano con lui – specialmente Alice ed io - e sicuramente non gli era sembrato vero che uno di noi si presentasse dai Volturi di sua spontanea volontà. Aveva cercato di cogliere l’occasione al volo.
“Accadrà comunque”, risposi. Leggendo i suoi pensieri, mi resi conto che Aro non si sarebbe fatto scappare un’opportunità come quella. Avrebbe fatto di tutto per tenermi lì. Di sicuro non sarei mai uscito da Volterra. Non vivo.
“Non senza un giusto motivo”, intervenne Marcus.
Bene, allora ai Volturi serviva una scusa per tenermi con loro o per uccidermi.
Sapevo che Aro era troppo legato a Carlisle perché mi uccidesse senza ragione.
Avevano bisogno di un motivo? Bene, allora gliene avrei dato uno.




***





Non avrei potuto scegliere giorno migliore.
In giro per Volterra c’era una marea di gente, tutta vestita con un cappuccio rosso. Era il giorno di San Marco, in cui gli umani festeggiavano la ricorrenza della cacciata dei vampiri dalla città da parte di Marcus. Che ironia. Pensavano davvero di essersi liberati?
Quel giorno i Volturi erano sotto i riflettori. Non potevano commettere passi falsi. Qualunque gesto azzardato sarebbe stato colto da tutte quelle persone. L’ultima cosa di cui i Volturi avevano bisogno era la visibilità.
E per questo motivo io volevo dargliela.
Avrei potuto fare qualsiasi cosa. Potevo cacciare tra la folla, oppure afferrare un’auto e lanciarla addosso a un edificio, ma poi mi ero reso conto che non era necessario creare il panico.
Avrei commesso un atto meno pericoloso e più teatrale. Mi bastava solo aspettare fino a mezzogiorno.
Per tutta la mezzora che mi separava da quel momento, girovagai senza fermarmi nello stretto vicolo sotto il campanile. L’angusta viuzza sbucava proprio sulla piazza gremita. Se mi fossi affacciato, piazzandomi sotto la luce del sole, sarei stato visto da tutti.
Perfetto.
Ero grato che nessuno dei Volturi avesse la minima idea di cosa stavo per fare. Li avrei colti alla sprovvista, e, oltre a rovinarli per il resto della loro esistenza, mi sarei fatto uccidere. Proprio ciò che desideravo.
Mancava meno di un minuto. Passeggiando avanti e indietro per la stanza, mi avvicinai sempre di più al limite dell’ombra, impaziente. Non vedevo l’ora che tutto finisse presto. Speravo in una morte rapida e indolore, dopotutto.
La torre suonò il suo primo rintocco e le mura dei palazzi vibrarono.
Uno.
Mi voltai e mi avvicinai al limite dell’ombra.
Due.
Per un secondo fissai la linea che separava l’oscurità dalla luce del sole, lasciandomi andare a un respiro profondo.
Tre.
Non guardai di fronte a me, non volevo che mi rimanesse impressa come ultima immagine la piazza di quella città maledetta. Mi limitai a guardarmi i piedi.
Quattro.
Mi sbottonai la camicia e la lasciai cadere a terra.
Cinque.
In quel momento persi il conto dei ritocchi, oppure il tempo si fermò. Feci un passo in avanti, esponendomi alla luce. Riuscii a vedere la mia ombra scura disegnata sui sampietrini che ricoprivano il pavimento della piazza.
Chiusi gli occhi e aspettai la morte arrivasse.










*Nota dell'autrice*

Quello che succede dopo lo sappiamo tutti benissimo! :) Bella si fionda addosso a Edward e lo fa tornare all’ombra, poi arrivano Felix e Demetri che li portano davanti ad Aro e blablabla.
Con questa shot volevo soltanto provare a immaginare il momento passato da Edward a Volterra quando era convinto che Bella fosse morta. Spero di non essere stata troppo superficiale nel palesare le sue emozioni, perché ogni volta che rileggo il mio racconto sono sempre meno convinta che ciò che ho scritto sia qualcosa di decente!
Se pensate che questa storia sia stata degna di essere letta, fatemelo sapere con un commentino. Se pensate che sia uno schifo, che sia una cosa che non sta né in cielo né in terra, fatemelo sapere comunque! :) le critiche sono ben accette, se sono costruttive.
Grazie a tutti quelli che anche solo entrano nelle pagine delle mie storie per dare un'occhiata!
Alla prossima!
Chiara

   
 
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