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Autore: Stregatta    29/07/2011    4 recensioni
- E poi, boh... L'idea di un oggetto freddo ed inanimato che prende vita grazie ad una collisione del tutto casuale è stupenda. Ti fa pensare che non c'è limite alle possibilità che... Che anche la situazione più estrema, in senso negativo, si possa risolvere un giorno, per caso... E per il più stupido dei motivi. Un asteroide che paragonato alla massa di un pianeta è poco più di sasso vicino ad una montagna. -
{Uno sfigato, uno svitato, uno che passava per caso.}
Genere: Commedia, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Christopher Wolstenholme, Dominic Howard, Matthew Bellamy
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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La signora Pennyworth, seduta al solito posto dietro il suo bancone, era in evidente stato d'ansia.
Ogni tanto sbirciava oltre il bordo della sua rivista, cercando con lo sguardo tutt'altro che acuto di seguire i movimenti di Dom e del suo nuovo assistente.
Punizione. Una punizione esemplare che gli avrebbe insegnato a non dare di matto di fronte alle persone sbagliate, a misurare gesti e parole prima di combinare disastri e subirne le conseguenze.
Per Bellamy, a causa dell'incidente con la professoressa Geoffrey, si trattava di due settimane di servizio pomeridiano presso la biblioteca scolastica; per Dominic, si trattava evidentemente di Bellamy stesso – instant karma is gonna get you, come nella canzone.
Almeno il suo incubo ricorrente degli ultimi tempi se la cavava a spolverare, il che costituiva un dettaglio non trascurabile per la riuscita della loro convivenza forzata.
Non aveva ancora rivolto una sola parola a Dom, da quando mezz'ora prima era comparso sulla soglia dell'aula con un broncio da record. Aveva semplicemente ascoltato le istruzioni della Pennyworth e si era armato di scaletta e piumino, accingendosi a svolgere il compito assegnatogli rispettando il più assoluto silenzio.
Un piccolo, diligente automa scazzato che non mostrava troppo interesse nei confronti dell'altro malcapitato, il quale si sforzò di seguire la stessa linea di condotta.


Aveva atteso dentro l'aula per due preziosissimi minuti, ma ad un certo punto non aveva resistito alla tentazione di far capolino nel modo più discreto possibile dalla porta.
Bellamy era ancora davanti al distributore di merendine, con espressione piuttosto indecisa.
Qualche secondo più tardi, digitò finalmente il codice prescelto sulla tastiera numerica della macchinetta e prese la sua stramaledetta merendina.
Mentre la scartava, senza alzare lo sguardo, esclamò: - Non l'ho fatto apposta a finire qui. -
Anche tenendo a mente i suoi precedenti, Dom non credette neanche per un attimo che Bellamy stesse parlando da solo.
Un attimo di indecisione dopo era uscito in corridoio, ostentando naturalezza.
- Come? -
- Non ti sto seguendo... Cioè, non più. E poi non vale la pena di mangiare tutta quella polvere per una causa persa. -
Bellamy sembrò sul punto di sorridere, ma dovette cambiare idea all'ultimo minuto: con lo sguardo fisso sulla sua brioche, aggiunse: - E non sono gay. Sono le ragazze della scuola che mi schifano, tutto qui. -
Dom si tenne a distanza di sicurezza – vale a dire, mosse appena un passo in avanti per poi arrestarsi.
Era un momento piuttosto imbarazzante, a dir poco, ma sapeva che prima o poi si sarebbe verificata una situazione del genere. Il loro non-rapporto si basava su solide basi di goffaggine ed attenzioni moleste non ricambiate.
E chiacchiere altrui, certo.
-... e se proprio dovessi esserlo, perché andare con uno che sembra una femmina? -
La bocca piena della merendina e di un sorriso beffardo appena accennato, Bellamy rincarò la dose di fronte ad un Dom preso in contropiede.
- Dai... Riccioli d'Oro? Raperonzolo? Da quale fiaba sbuchi? -
Alla fine, Dom si riebbe: strinse le braccia attorno al torace, borbottando: - Non mi sembra che il tuo taglio di capelli sia tanto più mascolino del mio. -
- Non ho detto questo. -
Bellamy si pulì le briciole dalle labbra con una manica della felpa, buttando l'involucro di plastica della brioche nel cestino.
Con aria superba, gonfiò il petto fragile e alzò il mento.
- Comunque, le mie scuse te le ho fatte e... -
Dom lo fermò, sciogliendosi dall'abbraccio nel quale si era avviluppato.
- Non mi hai fatto nessuna scusa. - gli ricordò freddamente, offrendo il fianco per una recriminazione nient'affatto infondata.
- Sai, è difficile quando qualcuno continua ad interromperti cercando di cacciarti via a male parole. -
Così come fu estremamente difficile per Dom mantenere il contatto visivo diretto con Bellamy, ignorando allo stesso tempo il bruciore che dalle guance si era esteso fino alla punta delle orecchie.
- … dicevo, ora potresti farmi le tue. -
Nonostante tutto – il senso di colpa, la sensazione purtroppo sempre più concreta di avere esagerato in quella determinata occasione... - Dom non potè fare a meno di chiedere: - E per quale motivo, esattamente? -
- Per essere stato un idiota con me, per i tuoi pregiudizi stupidi, per aver dato un dispiacere a mia nonna... -
- Tu mi seguivi ovunque, mi lasciavi bigliettini e... Tua nonna? -
- Aveva davvero messo su l'acqua per il té. Ci teneva a conoscerti, dopo tutto quello che le ho raccontato. -
Dom tacque, aggrottando le sopracciglia.
Ne aveva davvero abbastanza di essere sulla bocca di tutti, pur avendolo scoperto solo da pochi giorni... L'ultima cosa che avrebbe potuto fargli piacere era far parte dei discorsi di una vecchietta e del suo nipotino. O meglio, il suo nipotino stalker.
Come se l'avesse intuito Bellamy roteò gli occhi, tentando di rassicurarlo in tono sarcastico : - Rilassati... Non ho mai tessuto le lodi della tua inesistente avvenizione fisica. -
- Si dice “avvenenza”. -
- Si, vabbe', hai capito che intendo. -
L'espressione di Bellamy si rabbonì leggermente.
- Le parlo della band, spesso. Del fatto che ho scritto qualche canzone e che voglio imparare a suonare la chitarra classica... Mi sto facendo crescere le unghie. -
- Mhm. -
- Le ho parlato del fatto che sei un batterista in gamba e che forse fra tutti... -
Smise di parlare senza preavviso, come se gli fosse improvvisamente balenato per la testa che non fosse un'ottima mossa scoprirsi troppo: chiuse il discorso commentando con una spallucciata: - Vabbe', sbagliando si impara. -
Quanto era ridicolo, nella posizione occupata da Dom in quel frangente, sentirsi un po'... Offeso, da quella conclusione?
Bellamy si infilò le mani in tasca, dondolandosi avanti ed indietro sui talloni.
Dom volle togliersi una curiosità e spezzare il silenzio.
- Perché hai minacciato la Geoffrey con un cacciavite? -
L'altro smise di muoversi, inclinando il capo leggermente da un lato.
- Prima di tutto non era la Geoffrey ma la Minchin e poi... Cacciavite? Sei fuori? Chi te l'ha raccontato? -
Mezza scuola. Sai com'è... Le voci girano in fretta, qui. Dovresti saperlo.
- Lascia perdere... Perché, comunque? -
- Perché sono pazzo, uuuh! - ululò Bellamy, alzando le mani e scuotendole in un tentativo ironico di impaurire Dom.
Stirò le labbra strette in un ghigno furbetto, prima di rispondere più seriamente: - Mi girava. -
Dom inarcò un sopracciglio, scettico.
- E tu fai tutto quello che ti gira? -
- Sinceramente? No. Altrimenti starei già condividendo un appartamento non mio a Londra con quattro o cinque squatter disadattati come me. -
Fu proprio quello l'istante in cui Chris scelse di fare la propria comparsa.
Non che Dom lo avesse visto: aveva solo avvertito il distintivo clangore della pesante porta dell'aula magna ed una voce allegra che lo chiamava.
- Ciao, Dom! -
Quando Dom si voltò verso il nuovo arrivato Bellamy sbuffò alle sue spalle, mettendosi poi a fissare con indifferenza il cestino dei rifiuti mentre Chris macinava la distanza che lo separava da loro in poche, scattanti falcate.
Sembrava decisamente di umore più rilassato, rispetto all'ultima volta in cui Dom lo aveva visto.
- Ciao. - mormorò quest'ultimo in risposta al saluto di poco prima.
C'era una vibrazione di fondo, nell'aria, o forse piuttosto nascosta fra i pensieri di Dom, un'eco familiare ma anomala di chissà cosa..
Poi, mentre Chris apostrofava Matt con un brevissimo ed impersonale: - Ehilà. - gli sembrò improvvisamente tutto più chiaro.
Il senso di appartenenza. Chris era... Ok, forse “un amico” era troppo ma comunque in qualche modo era... Suo? Faceva parte della sua cerchia di conoscenze, insomma.
L'evidenza dell'estraneità rigida fra Chris e Bellamy era invece palese e stridente e... Avrebbe dovuto fare le presentazioni, forse? Ne aveva il diritto?
cosa cazzo erano tutte quelle seghe mentali?
No, no, non era necessario. D'altronde, erano perfettamente consapevoli di chi si trovavano rispettivamente di fronte.
Piuttosto, era il caso di far partire la conversazione.
- Come procedono i preparativi per il saggio? -
Chris spalancò gli occhi e finse dell'entusiasmo: - Oh, benissimo! Ho solo voglia di andare a letto e morirci dentro, grazie. -
Dom ridacchiò. Bellamy prese a grattare via dello sporco da sotto l'unghia di un indice.
- Quando è sotto pressione è ancora più insopportabile. - sospirò il terzo arrivato, affondando le mani nelle tasche dei jeans larghi e scoloriti.
Dom annuì, commentando a voce alta: - Eh, lo immagino... E invece la band? Come vanno le cose con le prove e tutto? -
Rimpianse di non poter controllare la reazione di Bellamy più attentamente – però era abbastanza convinto che l'accanimento nei confronti delle proprie unghie non fosse così casuale.
- Ah, la band è ok. Stiamo lavorando su un paio di canzoni nuove. - annuì Chris, prima di dare un'occhiata anche lui alle proprie mani come fosse stato contagiato dallo zelo dell'unica persona apparentemente non interessata al discorso.
- Oh... Sono vostre? -
- Naah. Nirvana. -
A Dom non sfuggì la sua smorfietta di disappunto ed il suo tono tutt'altro che convinto.
- Wow, sembri davvero entusiasta. -
- Tutti suonano i Nirvana, da queste parti... Non c'è gusto, è un'altra stupida moda. E poi sentirli cantare da uno a cui i soldi escono pure dal buco del culo non ha senso. -
- Concordo. - quello di Bellamy fu poco più di un sussurro e non diede seguito ad un giudizio più articolato sul quadro della situazione locale appena descritto, neanche da parte di Dom.
Alla fine, Chris scrollò le spalle e tagliò corto: - Vabbe'... Mi fumo una sigaretta al cesso e poi rientro. Ci vediamo. -
Vedere andare via Chris fu desolante e liberatorio allo stesso tempo: avere accanto sia lui che il suo piccolo incubo ricorrente significava… sdoppiarsi. Le uniche due persone apparentemente interessate alla sua esistenza e non al gossip scolastico costruito ad arte da gente senza cervello avevano un modo di approcciarsi a lui diametralmente opposto.
Era come guardarsi dal di fuori e ritrovarsi fra le mani un paio di immagini ben distinte: lo schiavetto della bibliotecaria con il quale era piacevole scambiare qualche parola davanti alla macchinetta delle merendine e... E boh. Un'entità sopravvalutata che gli somigliava ben poco, in realtà.
Lo schiavetto e l'incubo tornarono in biblioteca, il primo con un sorrisino ironico dipinto sul volto ed il secondo fissando il pavimento, il capo chino e le spalle curve.

Mezz'ora dopo Bellamy si rintanò in un angolo nascosto tra gli scaffali della Saggistica, sfogliando le pagine di un librone troppo velocemente per poter davvero coglierne il contenuto.
Poco lontano, troppo accaldato e seccato per esimersi dal farlo, Dom impugnò il piumino minacciosamente contro di lui e lo apostrofò a mezza bocca: - Stai battendo la fiacca, Bellamy. -
Quest'ultimo sollevò quasi solennemente lo sguardo sulle piume sintetiche e sulla polvere lanuginosa che le ricopriva come sudicio zucchero filato, replicando sommessamente: - Dopo tutto quello che abbiamo passato potresti chiamarmi per nome, Dom. -
Dom abbassò la sua arma improvvisata, ironizzando prontamente: - Dopo tutto quello che mi hai fatto passare, vorrai dire. -
Bellamy non rispose, storcendo sdegnoso il naso e voltando pagina rumorosamente.
Un minuto dopo, sussurrò: - Alla fine qualcosa sull'esogenesi c'era... Sei tu che non sai fare il tuo mestiere. -
I passettini veloci della signora Pennyworth attraversarono l'aula, per fortuna senza fermarsi in prossimità della sezione Saggistica.
Entrambi i ragazzi rimasero ad ascoltarne l'eco allontanarsi lungo il corridoio.
- Insomma, non vuoi sapere cos'è? -
- Di che parli? -
- Dell'esogenesi. -
Dom fu sul punto di aprire la bocca per dirgli che no, viveva tranquillamente senza conoscere il significato di un astruso termine scientifico che mai gli sarebbe arrivato alle orecchie se non fosse stato per lui ed i suoi gusti stramboidi in fatto di letture.
Invece la aprì e la richiuse subito perché la voce di Bellamy suonava esasperata e forse disperata, i capelli erano una pioggia scura sul suo volto pallido e sulle sue occhiaie violacee – sembrava non avesse dormito bene o forse era il solito neon ad illividire il suo colorito.
Interpretando il suo silenzio come un tacito permesso, Bellamy si schiarì delicatamente la voce ed iniziò a spiegare: - In realtà si direbbe “panspermia”, ma così sembra una roba pornografica e non mi va di pensare a della roba pornografica con la Pennyworth davanti a me. -
Rise, mettendosi una mano sulla bocca come a frenare in ritardo il suono troppo acuto che aveva già emesso, riprendendo poi a parlare.
- Si tratta di una teoria scientifica... Nello spazio esisterebbero tanti “semi”, per così dire, che nelle condizioni giuste... Arrivando su un pianeta come la Terra, per dire, potrebbero dare origine alla vita. -
- “Semi”? - ripetè Dom, aggrottando le sopracciglia.
Bellamy annuì energicamente.
- Sì... Asteroidi, comete, cose così. Non la trovo così campata in aria, come ipotesi... La Terra e gli stessi esseri umani hanno in comune diversi elementi chimici con le stelle, per dire, e poi boh... L'idea di un oggetto freddo ed inanimato che prende vita grazie ad una collisione del tutto casuale è stupenda. Ti fa pensare che non c'è limite alle possibilità che... Che anche la situazione più estrema, in senso negativo, si possa risolvere un giorno, per caso... E per il più stupido dei motivi. Un asteroide che paragonato alla massa di un pianeta è poco più di sasso vicino ad una montagna. -
Per la prima volta in vita sua, Dom si trovò a desiderare che la signora Pennyworth tornasse dietro il suo bancone al più presto.
Aveva la sensazione che Bellamy non avesse mai declamato quel discorso ad anima viva e la sensazione ancora più netta che avesse il valore dello sbuffo di vapore di una pentola a pressione.
Soprattutto, però, non poteva scrollarsi di dosso un pensiero bizzarro. Cioè, che Bellamy avesse persino più paura di lui.


I tacchetti della bibliotecaria risalirono il corridoio a colpi secchi come le unghie di un cane.
Bellamy sorrise, cambiando pagina.
- Va bene, sto zitto. -




Il lungomare era semideserto, tranne per Dom ed una coppietta di anziani: tutti e tre arrancavano sfidando il vento gelido che spirava dal mare agitato.
Chiudendo le dita a pugno ed infilandole nelle tasche del giubbotto, Dom ricordò improvvisamente che in casa, oltre alla sua piccola, da qualche parte c'era anche una vecchia chitarra acustica – in cantina, probabilmente.
L'aveva utilizzata per l'ultima volta anni prima, cercando come al solito di strimpellare la canzoncina sulla quale suo padre si era fissato... Quella che all'inizio aveva un arpeggino facile facile e che però aveva dimenticato già da un bel pezzo.
Anche suo padre andava in giro con le unghie di una mano lunghe e curate, cinque eleganti artigli rosei e bianchi – la mano destra, perché non era mancino come lui. A Dom veniva da ridere, nel vederlo alle prese con la limetta di cartone di sua madre come la più navigata e persino frivola delle manicure professionali: spesso, limava le unghie persino a Diane. Ci aveva preso gusto.
Suo malgrado, Dom rise di cuore sotto il cappuccio della giacca a vento.
Quando sarebbe tornato a casa, forse avrebbe dato un'occhiata in cantina... Giusto per fare qualcosa di diverso, una volta tanto.
Magari avrebbe anche potuto dare un'occhiata all'enciclopedia delle scienze naturali, al volume dedicato all'astronomia.



Stranamente voglio un gran bene a questo capitolo, sapete? Quindi... Quindi niente. Spero che da voi ci sia del sole e che vi stiate divertendo. Cheers, love, thanks. :****


P.S: per correttezza, ci tengo a specificare che questa storia NON è una BellDom e non credo lo sarà mai (un giorno riuscirò a mettermi in testa che i warnings ogni tanto andrebbero usati, quantomeno per evitare equivoci ^^).
   
 
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