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Autore: Apricot    29/07/2011    4 recensioni
Si, la sua voce era morbida, calda, familiare ed elegante proprio come il velluto rosso.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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 CAPITOLO I

Diedi una rapida occhiata alla mano che penzolava dal letto. Era pallida, più o meno come la mia pelle. Se non avessi sentito il suo respiro soffocato dal cuscino avrei detto che fosse morto.
Non ero stanca e non avevo la minima intenzione di provare ad addormentarmi. Gli uomini sprecano metà della loro vita dormendo. Mi alzai lentamente cercando di non far rumore e gli spostai la mano penzoloni sul letto. Le mani che penzolano fanno sempre un po' paura di notte. Accesi il computer portatile, il suo, e mi misi a scrivere.
 
Un giorno avevo letto da qualche parte su internet che per capire se tieni davvero ad una persona la devi descrivere in due momenti: quando tu e la suddetta persona siete più felici e quando siete più arrabbiati l'uno con l'altro. Affinché il risultato sia buono le due descrizioni devono risultare simili.
 
Per mia fortuna, quella sera, era il nostro momento più felice.
Terminai la descrizione dopo mezz'ora e la salvai nella cartella più improbabile che avesse sul computer. Quella cartella che non avrebbe mai avuto motivo né aprire e né di cancellare, perché era troppo vecchia e cancellarla avrebbe significato eliminare una parte di storia. La cartella con le foto di lui e del suo primo cagnolino.
 
Ore: 6.45. Spensi il computer. Tentai di rinfilarmi nel letto ma inciampai nella cintura attaccata ai suoi pantaloni buttati in terra. Si girò aumentando l'intensità del suo respiro e feci giusto in tempo a cadere su letto. Mi avvolse con il suo braccio senza neanche aprire gli occhi.
Buono, non si era svegliato. Chiusi gli occhi e mi abbandonai ad una leggera sensazione di sprofondamento.
 
Mi sentii baciare la pancia e sussultai.

-É ora di svegliarsi.- mi sussurrò alle orecchie.


-Ma che ore sono?


-Le 7.30.


Avevo solo assaggiato il sapore del sonno quella notte. Avrei preferito gustarmelo tutto, un po' come aveva fatto lui. Mi rifiutai di baciarlo, l'alito del mattino non è mai piacevole.
 
Scendemmo nella hall, dove gli altri ci stavano aspettando. Non c'era la metà del gruppo. Probabilmente stavano ancora tutti dormendo. Ma Zayn e Peter, il mio manager , erano appostati sui divanetti. Appena comparimmo i loro occhi divennero lucidi, come se avessero visto Gesù Cristo sceso in terra.

-Vi abbiamo aspettato per mezz'ora!- ecco spiegato il motivo dei loro occhi lucidi.


-Scusaci Zayn, la qui presente ragazza ha avuto dei problemi ad aprire gli occhi questa mattina!-

-Scusate se avevo sonno!- Risposi io sia a Zayn che a Harry.


 
Passammo la mattinata insieme a loro in un bar molto vicino. Amavo la compagnia di Zayn, era l'unico che riusciva sempre a tirarmi su il morale lì dove persino Louis falliva.

-Io dopo voglio assolutamente andare al cinema. Ne ho una voglia immensa!- dissi.


-Ma tu non dovresti pensare a scrivere il sequel di un certo libro?-


-Si, ma ne ho una voglia immensa.- Peter doveva sempre ostacolare i miei piani. Se non ci fosse stato lui avrei passato le giornate a non fare niente, quindi in un certo senso gli devo un bel 'grazie'.


-'assolutamente voglia'. Sicura di non essere incinta?- mi rispose Zayn con un sorrisetto stampato sulle labbra come per dire 'credi che io non sappia quello che fate tu ed Harry'.


-Zayn, quando una donna è incinta ha voglia di cibo, non di andare al cinema!


Dopo qualche cappuccino, qualche brioches, qualche battuta e qualche risata ci dirigemmo verso l'albergo pregando immensamente che il restante terzo del gruppo si fosse svegliato.
Li trovammo lì, appollaiati sui divanetti. Ascoltavano la musica, musica che personalmente io ritenevo obbrobriosa, ma a loro piaceva.
- Buon giorno Harry! Cosa hai mangiato di buono?-
- Carote, Louis, carote.

-Solo carote?-


-Certo che no! Anche dei Kebab!-


Io questo genere di battute non le ho mai capite. Non mi fanno ridere. É evidente che l'umorismo inglese non ha niente a che vedere con l'umorismo italiano .

-Mi ha appena scritto Kurt, mi ha detto di trovarci direttamente al parcheggio del bus e di aspettarlo lì.-  Fra i cinque sicuramente Niall era il più affidabile, forse è per questo che tutte le 'comunicazioni di servizio' venivano recapitate a lui.


Harry mi prese il polso e mi trascinò vicino a lui. Mi guardò dritto negli occhi.

-Questa sera riusciamo a vederci?-


-Non lo so Harry. Io fra una settimana dovrei partire e non hai idea di quante cose devo ancora preparare!-


-Capisco.-


Aggrottò il naso e chiuse gli occhi lentamente, come se stesse pensando ad un modo per fermare il tempo. Avrei voluto trovarlo io il modo.

 

Non ci eravamo visti per molto tempo, causa: loro album, mio libro.
Sarei dovuta partire molto presto per la Svizzera, e lui, anzi loro, sarebbero dovuti partire per l'America.

-Lo sappiamo che vorresti fare cambio con la nostra meta!-


Mi aveva detto Louis qualche giorno prima durante quel pomeriggio in cui aveva piovuto per ore. Ma che dico? In Inghilterra piove sempre per ore. Ormai dovrei esserci abituata.

-Assolutamente no!- Gli risposi ridendo.


-Ma scherzi? Noi andiamo negli Usa. I grandi Usa. Come puoi preferire la Svizzera ai bellissimi Stati Uniti d'America.-


Lo disse con una certo tono solenne, lo stesso tono che i bambini usano quando fingono di avere dei super poteri ed essere i padroni del mondo.

-No, non scherzo. Mi spiace dirtelo, mio caro dolce Louis, ma l'America non ha niente di interessante eccetto qualche grande magazzino e qualche grande città!-


-Qualche grande città?!


-Già, le grandi città esistono anche qui in Inghilterra come nel resto del mondo. Non esistono solo in America.


-Tu vuoi comparare Londra a New York o a Las Vegas?


-Yep. Scusa ma davvero non ci trovo nulla di particolarmente interessante. Per me l'America non è un sogno!


-Tu sei pazza!


-Certo che lo è, sta con Harry!- Si era intromesso Niall.

 


 
Io e Harry salimmo in camera. In realtà avremmo dovuto avere stanze diverse, ma era sorto un problema: a quanto pare i ragazzi avevo circa 3 valigie a testa, qualche chitarra e qualche cianfrusaglia particolarmente ingombrante.
Non fu difficile sacrificare la mia stanza e farla diventare uno sgabuzzino per dormire con Harry.
Mi tolsi la maglietta rosa pastello e accuratamente abbinata con le paperine per infilarmi una semplice polo viola e delle Converse.
Non appena mi vide di schiena senza maglia si avvicinò e mi prese per i fianchi. Ebbi i brividi, per le sue mani fredde. Non fredde quanto le mie però.
Appoggiò il suo petto alla mia schiena che non vedeva l'ora di essere coperta dalla maglietta e strinse le sue braccia intorno alla mia pancia.
Sentii il suo respiro.
Chiusi gli occhi per cercare di fotografare mentalmente il momento.
Momento che non avremmo potuto rivivere per un bel po' di tempo.
Trattenni il respiro per evitare di fare rumore e coprire il suo, perfettamente regolare. Lasciai cadere la mia testa sulla sua spalla.
Dopo aver delicatamente posato le sue labbra sul mio collo appoggiò la sua faccia contro la mia.

-Perchè piangi?-


Mi toccai le guance con le dita, non mi ero affatto accorta che stavo piangendo. Ma cosa cavolo mi stava prendendo?

-Oddio! Non lo so perché sto piangendo!-


-Si che lo sai. Avanti, dimmelo.-


-Forse mi sento semplicemente in colpa.-


-In colpa per cosa?-


-Per essere felice di partire.-


-In che senso?-


-Nel senso che non vedo l'ora di partire! Sarà una grande opportunità per me. Conoscerò moltissime persone del mestiere, parteciperò alle serate con gli autori francesi e svizzeri più significativi, avrò una parte in uno show per presentare il libro... sarà tutto magnifico. Però non ci sarai tu. E mi sento in colpa per essere felice senza di te.-


-Nemmeno io sapevo di provar queste cose, e dato che non sapevo come avrei reagito io se qualcuno mi avesse detto questa cosa, non avevo la minima idea di come avrebbe reagito lui.-

-Tu non devi, e ripeto, non devi assolutamente sentirti in colpa per essere felice senza di me. Anche io sono felice. Sto vivendo il mio sogno. La mia vita non potrebbe essere migliore. Non voglio che tu ti rovini la tua esperienza, che potrebbe essere l'esperienza più bella della tua vita, forse l'unica, a causa mia. Non te lo permetterò.-

Il fatto che staremo lontani per un po' non significa che staremo lontani per sempre.


Fece un piccola pausa per asciugarmi le guance e proseguì.
-Quindi promettimi che tu non ti preoccuperai per me e ti divertirai. Io in cambio ti prometto che ci sentiremo ogni giorno, quando vorrai tu e per quanto vorrai tu.-

Ok, te lo prometto. Scusa. Hai ragione, stiamo vivendo delle esperienze che potrebbero capitarci una sola volta nella vita. Alcune persone pagherebbero per essere al nostro posto. Non vale la pena di rovinarsele per delle sciocchezze simili. Non so perché ho pianto.-


Replicai accennando ad una risata. Rispose semplicemente sorridendo. A volte il sorriso è la risposta migliore.
 
Ci baciammo. Ci baciammo di nuovo. Sentivo il mio calore andarsene per avvolgere il suo corpo.
Più si avvicinava a me più lo volevo vicino.
Appoggiai la mano sui suoi capelli più lucidi che mai mentre lui mi calava lentamente sul letto.
Le nostre anime si erano unite esattamente come i nostri corpi. Era come se potessimo comunicare mentalmente e prevedere i movimenti l'uno dell'altra.
I nostri pensieri erano ormai lontani. Eravamo come indispensabili per la felicità reciproca.
Questo mi fece tornare in mente un messaggio che gli scrissi qualche mese prima. Si trattava di un estratto del “Lai du Chevrefeuille”: Ni vous sans moi, ni moi sans vous.
Quella frase gli piacque a tal punto che la ricopiò sopra al suo letto.
 
E per quei pochi minuti esistemmo solo noi nell'intero mondo.

 

  
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