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Autore: bells swan    30/07/2011    16 recensioni
Dal primo capitolo:
- Gli porgo la mano. “Io sono Bella”.
Sorride. “È bello vedere che almeno una donna su cinque ha un’alta considerazione di se stessa”. Ritorna serio e riabbassa la testa sul libro. “Sì, sei molto carina” si limita a dire.
Alzo gli occhi al cielo. “Bella è il mio nome” specifico.
“Come vuoi” borbotta senza neanche guardarmi.
Mi appoggio alla sedia, osservandomi intorno e cercando altre scuse. Non ne trovo. Passo al sodo. “Ho bisogno del tuo aiuto” mormoro, diventando improvvisamente seria.
Annuisce con gioia, alzando finalmente la testa. “Certo. A circa sei isolati da qui c’è un centro specializzato per malati mentali come te. Se vuoi ti do un passaggio”.
Gli lancio un’occhiataccia. “Non sono pazza”. Scrollo le spalle. “Ho solo bisogno del tuo aiuto”.
Riabbassa la testa. “E di cosa avresti bisogno?” chiede con indifferenza.
“Vuoi essere il mio fidanzato?” domando, gli occhi che brillano. -
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'amor non si comanda... o sì?'
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“Hai visto che mio fratello è un uomo buono?” chiede soddisfatta Alice.
“Sì. Grazie Alice, mi sento più sicura adesso.” Sono sincera.
“E di che? A proposito, cosa ne pensi di mio fratello?” Cambia subito argomento, l’ansia che caratterizza il suo tono di voce.
Non è cambiata. A quanto pare, qualsiasi ragazzo carino potrebbe essere il mio interesse del momento e lei vuole fare Cupido.
Sospiro. “Alice, ne abbiamo già parlato. Ho solo diciassette anni e voglio godermi la vita. Non ci penso minimamente al fidanzamento serio che dici tu, minimo voglio avere tipo ventuno, ventidue anni. Tuo fratello è molto carino ma non è il mio tipo.”
Simpatico certo, ma troppo lunatico. A me piacciono i tipi allegri, col quale condividere qualcosa. Da quello che ho capito, l’ unica cosa che potrei condividere con Edward sarebbe solo lo studio e io odio lo studio.
Alice mi ha detto che Edward frequenta il quarto anno di università per poter diventare pediatra. Ancora un anno, e potrà accedere alla specializzazione, che durerà due anni. Passerà poi a lavorare nell’ ospedale di suo padre. Ha le idee molto chiare per avere solo ventidue anni, al contrario mio che non appena finirò il liceo non ho la più pallida idea di ciò che farò della mia vita.
È normale non saperlo a diciassette anni. Credo.
“Mmh…” mugola tristemente Alice.
Sorrido.
“Peccato, sarebbe stato bello averti per cognata” mormora amareggiata.
“Oh, Alice.” Posso commuovermi? Decisamente sì.
Sospira allegra, cambiando discorso. Certe volte ha degli sbalzi d’umore peggiori di quelli di una donna incinta. “Quando partirai con mio fratello?”
“Boh, oggi che è?”
“Giovedì” risponde.
“Allora sabato pomeriggio” rispondo di rimando.
Alice urla. “Bella come hai potuto farmi questo!?”
“Farti cosa?” chiedo, alzando gli occhi al cielo e tenendo il cellulare ad almeno dieci centimetri di distanza. Lo riappoggio contro l’orecchio quando capisco che la crisi della mia migliore amica è passata.
“Devo preparare la valigia a mio fratello, come faccio ad abbinare il tutto senza farlo passare per uno dell’altra sponda?” chiede.
“Alice, tuo fratello è un uomo. Basteranno un paio di scarpe eleganti e due completi. Staremo via solo due giorni, anche meno.”
C’è silenzio dall’ altro lato del telefono.
“Ah, vero” mormora alla fine.
Pericolo scampato.
“E tu cosa ti porti?” chiede.
“Ah Alice, non puoi capire che vestito indosserò domenica” dico con aria sognante. “Dunque, è un vestito decoltè, con una cinta nera e un’ampia gonna. Molto semplice, vero, ma assolutamente adatto alla mia età e al fatto che la cerimonia si svolgerà durante la mattina. È bianco. Sì, lo so cosa pensi, solo la sposa si veste di bianco, e difatti l’abito è abbinato a una cinta nera. Per il rinfresco, ho scelto un abito meno impegnativo ma comunque altrettanto stupendo. Sempre decoltè, è viola, cinta nera e un bel fiocco. Non vedo l’ora di farteli vedere. E le scarpe! Sì, anche quelle.”
“Oddio Bella, mi hai reso curiosa!” esclama felice quanto me.
Scommetto che gli occhi le brillano come brillano a me.
“Alice, muoviti cazzo!”
Un improvviso rumore ovattato mi fa sobbalzare.
“Edward, aspetta il tuo turno” mormora semplicemente Alice, testarda.
“Mi sta scappando” piagnucola Edward.
Quasi scoppio a ridere.
“Mi dispiace, per ora ci sono io in bagno e ne avrò per almeno un’ora e mezza circa.”
So che Alice è dentro la vasca da bagno. Quando finirà, passerà il tempo a curare e profumare il corpo con varie creme, le stesse che utilizzo io.
Sono felice di aver conosciuto Alice due settimane fa. È la mia copia in tutto e per tutto, quasi una gemella, e in poco tempo siamo diventate migliori amiche. Ci telefoniamo ogni giorno, ci scambiamo trucchi, vestiti e anche scarpe – fortunatamente abbiamo lo stesso numero – e se non fossero cose intime probabilmente ci scambieremmo anche le mutande.
“Alice, o esci entro cinque minuti contati o svuoto il serbatoio nel vaso che tieni in camera tua. Quello a cui tieni tanto” sibila Edward.
Riesco a sentire tutto non facilmente ma comunque percepisco le frasi.
Silenzio.
“Bella, ti richiamo dopo!” grida Alice bloccandomi poi il telefono in faccia.
Non riesco più a trattenermi e scoppio a ridere.
 

Sabato

 
“Papà, ascolta, posso portare un amico gay al matrimonio di zia Victoria?” chiedo, scendendo velocemente le scale per raggiungere i miei seduti nel tavolo della cucina a fare colazione.
Saremmo partiti quel giorno stesso.
Mia madre mi fissa scioccata mentre mio padre sputa il caffè, macchiando la tovaglia. Renée gli lancia un’occhiataccia, dimenticandosi per un momento della mia richiesta.
“Cosa?” strilla mio padre tossendo.
“Sai che mi annoierei, sicuro. E dato che secondo te prima dei venticinque anni non mi devo fidanzare ho pensato di portare un amico. Gay.”
Socchiude gli occhi. “E come mai non ne sapevo niente fino a oggi?”
“È un amico in generale e io ho tanti amici. Solo, lui è gay e quindi è molto più probabile che tu mi risponda sì. Ti prego, ti prego, ti prego, Tanya sai quanto mi romperà al matrimonio!” Sbuffo al solo pensare a mia cugina.
“È sicuro gay?” chiede, inarcando un sopracciglio, versandosi dell’altro caffè.
“Al cento per cento” rispondo sorridendo soddisfatta.
“Gay, gay gay o gay gay gay?”chiede ancora, sospettoso.
Alzo gli occhi al cielo. “Gay gay gay. Allora, posso?”
“Ma certo cara. Ti dico mai no?” domanda, sorseggiando il caffè con un sorriso benevolo sulle labbra.
Mamma e io ci scambiamo un’occhiata, il sopracciglio inarcato.
“C’è un’altra cosa. Fingeremo di essere fidanzati.”
Papà sputa ancora una volta il caffè, tossendo convulsamente. Stavolta, mamma non si risparmia. “Charlie!”
Ma papà la ignora. “Cosa dovreste fare voi due?”
“Papà, Tanya non crederà mai che Edward sia gay” spiego.
“Perché dovrebbe dubitare della tua parola?”chiede curioso.
“Capirai, capirai” mormoro soprappensiero, pensando alla sua bellezza.
Probabilmente Tanya avrebbe chiesto una grazia per fare in modo che Edward cambi miracolosamente e lascerebbe Garrett. A proposito: peccato l’abbia visto per prima lei, Garrett è carino...
“Insomma, mi tartasserebbe di domande ancora più del normale. Non ci saranno baci, tranquillo. Solo abbracci. Si potrebbe dire, abbracci tra amiche” continuo.
Mio padre continua a fissarmi insistentemente, un occhio socchiuso più dell’altro e un’espressione arrabbiata.
Alzo per l’ennesima volta gli occhi al cielo. “È felicemente fidanzato e per l’occasione toglierà l’anello di fidanzamento” dico sbuffando.
“Ma allora fallo venire!” esclama con un sorriso a trentadue denti.
“Grazie papino” dico lasciandogli un veloce bacio sulla guancia. Devo arruffianarmelo, ancora non gli ho detto del biglietto da pagare a Edward.
“Cos’altro vuoi Bella?” domanda.
Assumo un’espressione sorpresa. “Ma perché pensi che io voglia qualcosa?”
Non risponde, continua solo a fissarmi.
Sospiro sedendomi vicino a lui. “Edward è povero, non può pagarsi il biglietto e allora io gli ho detto che gliel’avremmo pagato noi.”
Non è assolutamente vero che Edward è povero, solo che non posso fargli pagare il beglietto quando è già tanto che abbia detto sì!
Charlie cambia espressione, è furioso.
Prima di dire altro, lo interrompo. “Papà, sei dimagrito?” chiedo stupita.
“Tu dici tesoro?” chiede, mettendosi una mano sul fianco e guardandosi la pancia. “In effetti, credo anche io che... M-ma che mi fai dire!?” esplode, arrabbiandosi di nuovo.
“Dai papà, prometto che non te ne pentirai. Vuoi la mia felicità, no? E avendo il mio migliore amico accanto lo sarò. Per favore!”
Sospira. “Okay.”
“Grazie!”
Corro di sopra dopo però aver dato un ultimo bacio a mio padre.
Mi faccio una veloce doccia, lego i capelli in una coda di cavallo e indosso una leggera tuta rosa di Hello Kitty. Amo il rosa. Scendo velocemente le scale, inforcando gli occhiali da sole e il cellulare.
“Mamma, papà, io esco!” esclamo.
Non aspetto risposta e chiamo Alice.
“Ehi, Bella!” risponde subito lei.
“ Alice, dov’è tuo fratello?”
“ Che c’è, adesso che fate i finti fidanzatini non ti servo più?” chiede offesa.
“ No!” esclamo ridendo. “Ma ho bisogno di lui. È in casa?”
“Sì.”
“Fallo vestire e digli di aspettarmi” le dico, chiudendo la chiamata.
 
Circa mezz’ora dopo, traffico incluso, sono davanti casa Cullen. Suono il campanello nello stesso momento in cui Edward mi apre la porta.
“Avevo detto a tua sorella di non farti uscire” dico subito, un’espressione delusa sul volto.
“Mia sorella mi stava incatenando al letto per colpa tua che non volevi farmi uscire. E io volevo solo prendere una boccata d’aria. Ho dovuto giurare sulla vita del mio cane per farle capire che non volevo emigrare in Canada.”
Assumo subito un’espressione da cucciola innamorata. “Awww, Alice.”
Edward sbuffa, andando a sedersi nella sua auto mentre io lo seguo con sguardo sognante, pensando al bene che voglio a sua sorella.
“È un peccato che non siate lesbiche, sareste perfette” borbotta, accendendo l’aria condizionata dopo essersi assicurato che io abbia chiuso lo sportello.
“Peccato. Dunque, vieni a pranzare da me?” chiedo, cambiando argomento e arrivando al dunque.
“Credevo che l’aereo partisse alle quattro” dice.
“Sì ma io non so niente di te e tu non sai niente di me. Dobbiamo pur iniziare a fare reciproca conoscenza, no?”
Annuisce, convinto anche lui della cosa. “Ma con tuo padre come la mettiamo?”
Sorrido a trentadue denti. “Non preoccuparti di questo… mio padre non sarà un problema.”
Mi fissa confuso ma non dice niente.
Se gli avessi detto la verità, probabilmente mi avrebbe lasciata nel vero senso della parola. E questa volta per davvero.
 
Edward’ s pov
 
“Allora andiamo?” chiedo, lanciandole uno sguardo.
Annuisce poggiandosi contro il sedile, le gambe piegate e i piedi sul cruscotto.
“Abbassa. Quei. Piedi” sibilo piano.
Mi guarda un secondo prima di sbuffare e alzare le mani in segno di resa, accontentandomi.
Carina è carina... però, Dio!, è come avere una seconda Alice tra le scatole!
“Da che parte devo andare?” le chiedo.
Mi da le indicazioni per partire.
“Posso accendere un po’ di radio?” chiede.
Annuisco, concentrato sulla guida.
Apre il cruscotto. “Cosa è ‘Claire de Lune’?”  
“Una composizione per pianoforte di Debussy.”
“E chi è Debussy?” continua.
“Un compositore e pianista francese” le spiego, paziente.
“E perchè ascolti le composizioni di un musicista del...?”
“Della seconda metà dell’ottocento, inizi novecento” rispondo alla sua domanda. “Mi rilassa quando studio” spiego brevemente.
“Ti prego, dimmi che non ascolti Mozart o Beethoven” mi supplica col tono di voce.
“E invece sì.”
La sento sbuffare mentre un sorriso divertito spunta sul mio volto. “Non ti piace la loro musica?”
“Chi ha mai ascoltato la loro musica?” chiede retorica, con tono ovvio.
“Allora come fai a dire che non ti piace se non l’hai ascoltata?”
Non risponde, sa che ho ragione. “Non mi piace, punto” mormora piccata.
Le lancio un’occhiata e vedo che ha le braccia incrociate sul petto e l’espressione offesa. Sorrido. “Lo sai che assomigli a una bambina di cinque anni?” domando divertito. Le lancio una seconda occhiata e la vedo che mi fissa con un’espressione nera sul volto.
“E tu lo sai che sembri mio padre?” domanda di rimando.
Rido. “Lo sai che non si risponde a una domanda con un’altra?”
“L’hai appena fatto” risponde immediatamente.
Annuisco, ancora divertito. “Touchè.”
Alla fine, Bella non ha fatto in tempo ad ascoltare neanche una canzone dato che passava sempre avanti la radio e noi eravamo già arrivati.
Posteggio e scendo, seguito da Bella.
Non appena entriamo, sento subito un profumo delizioso. Sicuramente la madre stava cucinando.
“Mamma sono a casa” grida Bella, entrando.
Cammino vicino a lei.
“Mamma, papà, lui è Edward.”
Giunti in cucina, Bella mi presenta. E mentre una donna sulla quarantina mi sorride gentile, un uomo con aria minacciosa si alza di scatto dalla sedia.
Sussulto, facendo un passo indietro e proteggendomi col corpo di Bella davanti al mio.
Il padre non ucciderebbe mai la figlia ma a me sì, quindi meglio non rischiare.
“Tu sei Edward?” domanda.
Annuisco, deglutendo nervoso.
Quando Alice portava a casa un ragazzo, mio padre si comportava come adesso si comporta il padre di Bella. Adesso capisco perché nonostante Alice abbia diciassette anni non ha mai baciato un ragazzo.
Mi sorride, aprendo le braccia. “Fatti abbracciare.”
Neanche il tempo di rispondere che mi ritrovo abbracciato a lui.
Mi da diverse pacche sulla schiena prima di darmene altre sulle braccia e fissarmi gentilmente. “Voglio solo che tu sappia che nella nostra famiglia non abbiamo pregiudizi” dice solamente, continuando a sorridere gentilmente.
Ma pregiudizi su che?
“Tranquillo, Bella ci ha spiegato tutto e… non ci sono problemi” risponde, facendomi l’occhiolino.
Dire che sono confuso non basta.
Bella ride nervosamente. “Okay, papà, lascialo stare, lo metti in imbarazzo” spiega Bella, sottraendomi dalla stretta del padre.
“Va bene” borbotta il padre di Bella sedendosi nuovamente.
“Io sono Renée.” La madre di Bella si presenta cordialmente.
“Edward” rispondo educato.
“Io sono Charlie. Chiamami Chars” dice soddisfatto Chars.
Con la coda dell’occhio vedo Bella sbattersi una mano in fronte.
Si prospetta un lungo pranzo.
 
E invece no. Renée è una bravissima cuoca e Char, nonostante i suoi momenti di demenzialità, è un uomo molto simpatico.
Non capivo tre sue frasi su cinque ma alla fine avevo passato una bella oretta in casa Swan.
“Dunque,” dopo avermi fatto fare il giro di quella enorme casa, Bella aveva lasciato la sua camera da letto per ultima. Si siede sul letto e allunga il busto verso il comodino. Lo apre e prende due quaderni e due penne. Porge uno di entrambi a me. “Adesso dobbiamo solo rispondere alle domande che puoi già vedere scritto nel tuo quaderno. Iniziamo con le domande semplici per poi passare a quelle più difficili. La mia famiglia è molto all’antica, ci faranno il terzo grado e una cosa la dovremmo spiegare minimo tre volte per ogni gruppo: zii, nonni, cugini. Alle domande che riguardano me ho già risposto, tu dovrai solo studiarti quei pochi fogli che ho riempito.”
Mi siedo sul letto come lei, osservando attentamente alcune delle domande e le relative risposte. Non posso fare a meno di ridere leggendone una in particolare. “Il tuo film preferito, dove piangi tutt’ora, è ‘Il Re Leone’?”
Il labbro inferiore di Bella inizia a tremare, il suo viso assume un’espressione astiosa nei miei confronti. “Rimani tu col rimorso di aver ucciso tuo padre per quasi tutta la vita per poi scoprire che chi l’ha ucciso è la persona di cui tu ti fidavi di più al mondo.” Sbuffa. “La verità è che voi uomini siete esseri insensibili.”
Sospiro alzando gli occhi al cielo.
Così come Bella si è arrabbiata ritorna in pace col mondo intero subito dopo. “Iniziamo. Qual è il tuo nome completo?”
“Edward Anthony Cullen.”
“Quando fai il compleanno?”
“Ventidue settembre.”
“Primo bacio?”
“Elementari, otto anni.”
“Primo bacio con la lingua?”
Scuoto la testa. “Questo penso non lo vorrà sapere la tua famiglia.”
“Tu non la conosci, devo essere preparata ad ogni evenienza. Quindi?” È piuttosto decisa.
Sospiro. “Mmh… credo a quattordici anni, a casa di mia cugina. Alla sua ex migliore amica.”
“Prima volta? Dove e quando? Sì, anche con chi.”
“A questa mi rifiuto di rispondere!” esclamo, lanciandole un’occhiataccia.
Bella sorride. “Non puoi. Io non ho risposto a queste domande solo perché non ho mai fatto sesso con qualcuno ma stai sicuro e tranquillo che se l’avessi fatto avresti saputo i miei dove, quando e con chi.”
Serro le labbra.
“Dai Edward!” esclama Bella saltando sul letto anche se è seduta.
“Okay, va bene! La prima volta è stata nella mia auto, a quindici anni con una mia compagna di classe. Contenta?” chiedo irritato.
“Sì” e sorride ancora.
 
Passiamo così circa due ore e mezza, fatte da domande e piccoli battibecchi scatenati da alcune domande piuttosto private.
Diamine, a che le serviva sapere se avevo mai visto un film porno?
E mentre lei chiedeva, io rispondevo meccanicamente leggendo le sue risposte sul mio foglio.
Le domande erano ordinate, uguali di numero nei nostri fogli, e andavano da quelle normali e classiche a quelle più imbarazzanti e private.
Era una piccola organizzatrice, a quanto pare.
Bella appuntava qualsiasi dettaglio di ogni mia risposta, non perdeva una virgola. “Bene. Adesso passiamo al racconto che dovremo dare alla mia famiglia sul nostro incontro, su quando ci siamo dichiarati, sul primo bacio, sulla prima volta…”
“No, ferma un attimo. La prima volta?” chiedo, esterrefatto.
Va bene che le famiglia si intromettono spesso, soprattutto i nonni, ma arrivare a chiedere della prima volta ce ne vuole!
“Edward, ovvio che non lo racconteremo ma te l’ho detto, voglio essere preparata. Soprattutto con Tanya” specifica.
Mi arrendo. “Okay.”
“Bene” mormora con un sorriso. “Io ho pensato a tutto. Adesso te lo dico e poi mi fai sapere che ne pensi, d’accordo?”
Annuisco, portandomi vicino a lei per poggiare la mia schiena contro la testiera del letto, incrociando poi le braccia al petto.
Bella si scosta per potermi fissare dritto negli occhi, entusiasta.
Io l’ascolto annoiato, tanto mi andrà bene qualunque cosa vorrà fare. È lei che comanda.
“Allora, io sono la migliore amica di tua sorella. Sono venuta tante volte a casa tua e tu qualche volta mi trovavi insieme a Alice. Mi vedevi allegra e spensierata, sempre col sorriso sulle labbra. A forza di sentire la mia stupenda voce hai iniziato a spiarmi insieme a tua sorella. I giorni passavano e tu continuavi ad apprezzarmi sempre di più. Parlavi con i tuoi amici di me e loro ti prendevano in giro perché non ti eri accorto che ti eri già innamorato. Di me, di una bambina in confronto a te, ma la tua bambina. Un giorno eri in biblioteca a studiare, io sono entrata e tu hai subito sentito l’odore fruttato della mia pelle. Mi hai visto studiare e, con titubanza, ti sei avvicinato a me. Eri imbarazzato per la mia bellezza semplice e naturale ma ti sei fatto comunque coraggio. Hai iniziato a parlare e pian piano mi hai fatto scoprire quanto eri simpatico mentre tu ti accorgevi che i tuoi amici avevano ragione: eri davvero innamorato di me. Lo sei tutt’ora, ovviamente. E quando non hai potuto più stare in silenzio per paura che qualcuno più carino di te si intromettesse tra noi, una sera sei venuto con la tua chitarra sotto la finestra di casa mia e mi hai cantato una serenata. Dal canto mio, ho capito che anche io ti amavo nonostante la mia giovane età e così ci siamo messi insieme. Ogni giorno mi portavi fuori, uscivamo insieme, camminavamo fianco a fianco e mano nella mano. Mi portavi sempre una rosa rossa, dicendo che il colore era come quello delle mie labbra perfette. Un altro giorno ancora, in un bellissimo parco illuminato dal cielo stellato, mi hai dato il primo bacio. Presi dalla passione, una settimana dopo, abbiamo passato la nostra prima volta in una bellissima spiaggia, cullati dal rumore delle onde e sempre il cielo ad illuminare i nostri sguardi. L’indomani, ci siamo svegliati grazie al calore tiepido dei raggi solari e mormorandomi un ‘ti amo’ mi hai regalato l’anello di fidanzamento che tenevi in tasca da qualche giorno alla ricerca del momento giusto per potermi chiedere di ufficializzare la nostra storia.” Bella sospira, sorridendo dolcemente, l’espressione persa nel vuoto. “Ed era quello il momento giusto.” Finisce la sua spiegazione e mi fissa, attendendo ansiosa ed eccitata una mia risposta.
La mia espressione non è delle migliori.

 
  
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“Cosa c’è?” chiede, un’espressione angelica sul volto.
“Cosa c’è? Bella, prima mi fai passare per un maniaco, poi per un disgraziato che non ha un cazzo da fare e parla della bambina ai suoi amici, infine per un imbecille che dopo neanche un mese chiede di impegnarsi ufficialmente alla ragazza che non lo ha mai considerato se non da quando lui le ha cantato la ninna nanna” spiego, offeso.
La serenata!” esclama lei, offesa quanto me.
“Ah!” Emetto un gemito strozzato. “Adesso sei tu quella che si sente offesa?” chiedo, incredulo.
“Io l’ho trovato molto dolce il racconto” bisbiglia.
Sospiro, sentendomi in colpa per averla rattristita. Ma perché sono così troppo buono? “Va bene Bella. Faremo come vuoi tu.”
Tanto non mi avrebbero mai più visto…
“Awwww, Alice aveva ragione, sei così buono!” esclama, abbracciandomi fortemente.
Avevo già pensato a quell’eventualità ma adesso mi appariva più chiara che mai: quella ragazza mi avrebbe portato alla pazzia.
 
 

Spazio autrice

 
Volevo fare una piccola precisazione: non so come funzioni l’ università in Italia, quindi figuriamoci in America! Ciò che ho scritto non deriva dalla mia immaginazione ma da varie, tante!ricerche su Internet che comunque mi hanno portato alla soluzione citata nel capitolo. L’ età è proporzionale all’ anno di università che frequenta Edward.
Non vi dico quanta fatica, non ci capivo niente! D:
Non so se ho sbagliato qualcosa oppure fortunatamente ho capito bene, sta di fatto che comunque se qualcuno vuole, può spiegarmi bene l’ università in America se quello che ho scritto è del tutto sbagliato. 
Capitolo moooooooooooolto lungo lo so, ma spero non sia stato un problema e che non si sia rivelato pesante! Se l’ avessi spezzato, avrei fatto il capitolo 4 molto corto e il 5 (la seconda parte di questo intero) era comunque fatta solo di discorsi.
Così ho preferito unirli, anche perché pensandoci, come lettrice i capitoli troppo corti non mi piacciono >.<
Ci tengo a precisare che non ho assolutamente niente contro gay o lesbiche. Credo sia inutile specificarlo, ma sapete… meglio prevenire che curare, no?
Sono persone come noi, seppur con gusti diversi.
Ve lo dico comunque perché avete visto che ne ho parlato per Edward che si finge gay e per Bella che se fosse stata lesbica avrebbe avuto Alice come perfetta anima gemella.
Non ho altro da dirvi, mi premevano queste tre cose da chiarire.
Per il resto spero davvero che il capitolo, seppur lungo, vi sia piaciuto.
I vestiti di Bella per il matrimonio li vedrete secondo gli occhi di Edward, cui ho voluto regalare un pov tutto suo. Spero vi sia piaciuto!
Un bacio.
Vane.
Ps.: mi trovate qui: http://www.facebook.com/profile.php?id=100002646453607&sk=wall e qui: http://www.facebook.com/pages/-Miss/223602271008485?sk=wall
 

 
 
 
 
 
 
   
 
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