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Autore: Chiara_93    30/07/2011    4 recensioni
Voldemort è morto.
La Profezia si è compiuta.
Tutto sembra volgere per il meglio, ma per Hermione Granger è solo l'inizio di un devastante ménage di coppia.
Quello che una volta sembrava affascinante si è rivelato in tutto il suo squallore e quello che poteva sembrare terrificante potrebbe mostrarsi in una nuova, seducente luce.
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione, Ron/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Capitolo 2

 

«Guardie, conducete via l'imputato» ordinò Hermione con uno stizzoso gesto della mano, assisa dietro il suo scranno. Si strinse la toga nera al petto: faceva freddo. Il riscaldamento era fuori uso da anni, le aveva detto un rugoso impiegato che si portava una stufetta da casa.

Due robusti uscieri del tribunale si chinarono sull'untuoso ometto seduto nella gabbia degli accusati, e lo trascinarono fuori dall'aula attraverso una porticina di servizio.

 

Ecco dov'era finita, lei e il suo 110 e lode in Magisprudenza con bacio accademico.

Giudice di pace in una succursale distaccata del Ministero, in un buco dimenticato da Dio e dagli uomini nel bel mezzo della Scozia. Un posto così noioso e monotono da rendere addirittura interessante il caso che aveva appena risolto: un distillatore abusivo di Whisky Incendiario Ogden Stravecchio contraffatto, con l'unico guaio che la mistura superalcolica che preparava nel sottoscala di casa sua provocava uno sgradevole eritema verdastro che odorava di escrementi rancidi, che aveva costretto i guaritori del San Mungo a nebulizzare innumerevoli bidoni di Super Deodorante della Strega Clelia per le corsie del Reparto Intossicati.

 

Lo scadente avvocato d'ufficio dell'omino non aveva nemmeno tentato di difenderlo, limitandosi ad appellarsi alla clemenza della corte. Per niente mossa a pietà, Hermione aveva comminato al tizio una multa con i fiocchi e tre anni di interdizione da qualsiasi locale in cui servissero altro che non acqua di rubinetto e succo di zucca.

 

Mentre firmava e timbrava a casaccio le carte processuali – che le leggesse o meno era indifferente –, pensò ad Harry, che era appena diventato il più giovane Caposquadra di sempre nel Dipartimento Auror dopo aver sventato da solo il maldestro tentativo da parte di un potente mago oscuro sudamericano di soggiogare tutti i lupi mannari della Gran Bretagna. E lui non aveva nemmeno la laurea. Non si era fatto il culo per cinque anni su libroni ammuffiti come lei.

Pensò a Neville Paciock, che aveva vinto una borsa di studio e ora insegnava Erbologia Est-Asiatica come professore associato all'Università di Harvard.

Pensò a Luna Lovegood, assunta in pianta stabile da una TV babbana italiana, per la quale svolgeva il ruolo di sceneggiatrice di un programma chiamato – così diceva l'entusiastico bigliettino che aveva mandato per Natale – Voyager, che ne apprezzava molto la fantasia in fatto di bestie immaginarie e teorie cospirazioniste.

Pensò a Calì Patil, che pur essendo una perfetta oca aveva sfondato al Dipartimento delle Pubbliche Relazioni grazie alla sua “bella presenza” e ora si godeva la sua insignificante vita di mezzobusto del Ministero, che approfittava della sua quarta di reggiseno in bella mostra per distogliere i cittadini dai ricorrenti annunci di aumenti delle tasse.

 

Lei, Hermione, la prima del corso per sei anni di seguito, era ridotta a dirimere su questioni di liquore taroccato.

 

«Cancelliere, introduca la prossima causa» bofonchiò. Il cancelliere, un vecchietto minuto, curvo, rugoso, canuto, con due occhiali ad oblò spessi quanto vetri da saldatura, si chinò sul suo librone.

«In nome del Ministero della Magia...» gracidò, «Compare davanti a questa corte il signor... ehm... il signor Drago Lucius Malfoy». Prima ancora che Hermione potesse elaborare quel che aveva appena sentito, una voce calda, piena, strafottente risuonò nell'aula semivuota.

«Draco, Draco, mi chiamo Draco, vecchia talpa. Capisco che il giudice è bella, ma vacci piano – alla tua età, poi! – o diventerai più cieco di quanto non lo sia già» disse Draco Malfoy, avanzando tracotante fra i banchi del tribunale.

 

Hermione sobbalzò sul suo scranno, battendo le ginocchia contro la tavola di ciliegio. Strizzò gli occhi, non credendo a quel che vedeva. Eppure era proprio lui, Draco: alto, biondo, affilato come una lancia. Indossava un elegante giacca nera, camicia grigia e pantaloni cenere.

«Ehm... l'imputato mantenga un... ehm... mantenga un contegno verso la corte!» esclamò Hermione, sistemandosi sulla sedia. Era proprio Draco, lo stesso Draco di tutti quegli anni. Quando Hermione lo rimproverò, sorrise maliziosamente. Si sedette da solo al banco degli imputati.

 

Ma che ci faceva lì? Niente di più facile da scoprirsi: «Di cosa è accusato l'imputato?». Il cancelliere si prostrò sul suo registro, il naso aquilino a contatto con la carta umida: «È accusato di: abigeato o furto di bestiame, nello specifico numero tredici pollame vario, numero quindici conigli, numero otto...». Malfoy, vagamente sorpreso, levò una mano.

«Sta leggendo il verbale del caso di ieri sera, emerito cretino!» esclamò Hermione, riferendosi ad un processo ad un ladro di galline del giorno precedente. Il cancelliere la guardò male di soppiatto, risentito per l'epiteto, e squittì: «Oh mi scusi, mi scusi! Ecco: è accusato di: possesso non registrato di scopa modificata in contravvenzione al decreto legge numero 456/bis promulgato in addì 7 giugno anno domini 1895, ...».

«Sì, sì, ho capito, in buona sostanza, cosa dice questa legge?» incalzò Hermione, sbuffando di noia. Il cancelliere la fulminò con lo sguardo, offeso, e materializzò da una fessura della sua scrivania un rotolo di pergamena e scandì con una lentezza esasperante: «Chiunque possegga un manico di scopa ovvero un mezzo di locomozione aerodinamico composto da: a) manico b) coda di saggina più eventuali parti aggiuntive quali alettoni e lo sottoponga a modifiche sostanziali ovvero a interventi meccanici ovvero a migliorie che ne modificano la funzionalità senza il previo consenso dell'azienda produttrice è punito con una multa di galeoni trenta ovvero con la reclusione ai lavori forzati da anni tre ad anni ventinove da scontarsi in una cava di materiale edile ovvero in una miniera di carbone, così è stabilito».

 

L'avvocato di ufficio, un tizio sulla trentina dall'aria timida, affetto da una calvizie galoppante, si alzò in piedi e gridò: «L'imputato si rimette alla grazia del collegio giudicante!». Malfoy lo strattonò giù: «Stai zitto, pecorone, mi difendo da solo, se non ti dispiace. E poi, vedi di limarti le orecchie... sono sicuro che le ultime quattro eclissi solari siano state colpa tua». L'avvocato arrossì e si portò una mano al lato della testa, accarezzandosi le orecchie a sventola.

 

Hermione, suo malgrado, rise. Diede un'occhiata veloce al verbale della polizia: Draco era stato fermato a mezz'aria mentre era in viaggio verso il suo castello di montagna, ecco perché era lì in Scozia: al controllo del mezzo di trasporto, erano emerse delle irregolarità.

Malfoy era accusato di aver truccato una scopa da corsa, rifletté: la pena sarebbe stata comunque leggera. Fosse stato un altro processo, si sarebbe sicuramente ricusata perché conosceva l'imputato, ma visto che era un'accusa così lieve... e poi, vedeva il sarcasmo negli occhi di Draco, vedeva il suo sordo divertimento, il suo sorrisetto ironico. Che situazione, dicevano quegli occhietti socchiusi. Sette anni di inimicizia, e siamo qui. Hermione sapeva cosa stava pensando il suo antico avversario: ora mi condannerà al massimo della pena solo per vendicarsi.

«Come si dichiara l'imputato?» questionò, sgranchendosi.

 

Draco si alzò, sorrise: «Colpevole, ma è stato un delitto passionale, vostro onore».

«Cosa? Con una scopa? Dove te la sei... come... Malfoy?». Il cancelliere si allungò sulla sua sedia, fissando a palpebre strette l'accusato.

«Signor presidente, il mio cliente dev'essere assolto in quanto chiaramente incapace di intendere e di volere» intervenne l'avvocato difensore.

«Beota, ti vuoi stare zitto? Vai a far vento alle pale eoliche con quelle tue parabole, ché se ce ne fossero di più, come te, avremmo già risolto da un pezzo il problema delle rinnovabili» lo zittì Malfoy.

 

Hermione rise di nuovo, coprendosi la bocca con la mano: l'immagine dell'avvocato che sbatteva le orecchie come un elefante era troppo simpatica. Draco le inviò un sorrisetto di comprensione. Quella fredda aula di tribunale non era più tanto grigia. I capelli biondi di Draco irradiavano una luce nuova e calda.

 

Si sforzò di rimanere seria.

«Quindi l'imputato si dichiara colpevole?»

«Sì»

«Di tutte le accuse?»

«Tutte le accuse, compresa quella di aver fatto ridere per la prima volta da sei mesi il presidente della corte» rispose Draco. Hermione arrossì e si scostò all'indietro i ricci capelli castani. Si vedeva così chiaramente che era infelice? Era così lampante? Lo si poteva leggere sul suo volto? O era solo Draco che la capiva così al volo?

 

«Vista la confessione dell'imputato, la corte condanna il suddetto ad una multa di trenta galeoni. L'udienza è tolta. L'imputato intende fare appello?» sentenziò Hermione, battendo debolmente il martelletto.

«Sì, vostro onore: l'imputato appellerà la sentenza al bar del tribunale, dalle ore 13 alle ore 13:30, e spera che il qui presente giudice sarà presente per inasprire la sua condanna davanti ad una tazza di caffè» replicò Malfoy con un sorrisetto.

 

«Guardie, conducete via l'imputato» ripeté stancamente Hermione. Gli uscieri sollevarono Draco, che non oppose resistenza se non per un sommesso: «Ma su di te ci hanno provato la Pozione Oliante, o sono io che ti arrapo?».

 

Non appena Draco uscì dall'aula, questa sprofondò nello stesso grigiore di prima. Fredda. Diroccata. Cadente. Noiosa. Hermione cercò di ricordare i capelli biondi di Malfoy, il suo sguardo perspicace. Decise che, in fin dei conti, ci sarebbe andata, al bar. Almeno solo per sorridere un altro po'. Solo per ricordare i bei tempi, quando il futuro le sembrava roseo.

 

«Compare davanti a questa corte il signor Wolfgang Wilfrid Ebersbacher, accusato di: possesso non dichiarato di ovino appartenente alla specie Capra hircus nella propria camera da letto...» tornò a borbottare il cancelliere
 

Angolo autrice

Ok, questo è il 2° capitolo.
Credo che i capitoli, in tutto saranno sei o sette, perché devo dividerli altrimenti diventano troppo lunghi. Già questo è un bel papiro, ma non potevo suddividerlo e non volevo accorciarlo. Ditemelo se risulta troppo prolisso, thanks.

Questo cap. è un po', come dire, "giudiziario", però a me è piaciuto scriverlo.
Daccapo: sono graditissime recensioni, specie se colme di critiche! Cavillate pure.

Tranquilli, nel prossimo capitolo entreremo nel vivo dell'azione romantica! :-)

Ringrazio le due recensioni del Cap. 1, che mi hanno resa felicissima: grazie!

 

  
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