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Autore: Hikari93    31/07/2011    8 recensioni
[Dedicata a Cocol]
-C’è qualcosa che non va?- domandò l’altro, scrutandola coi suoi meravigliosi occhi cielo. Ma da quando Kushina Uzumaki faceva tali affermazioni su Namikaze? Lei non sopportava quel tipo lì, perché era un incapace, un rammollito, un… un angelo. Si morse la lingua, come se volesse impedire a questa di rendere noti i suoi pensieri stupidi.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Yondaime
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima dell'inizio
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Dedicata a Cocol,

perché una SasoSaku proprio non riesco a scriverla!

XD

 
 
 
 
 

Mi sembri un angioletto, con quel pigiama, Namikaze!
 


 
 
 

Kushina Uzumaki bevve dalla bottiglia con malagrazia, lasciando che fili d’acqua fresca le solcassero il volto. Solo quando credette di essersi riempita per benino, tanto da sentire l’acqua guizzare e scontrarsi con le pareti del suo stomaco se solo si fosse mossa o messa a saltellare, posò la bottiglia sul comodino in legno, provocando, volontariamente, un tonfo sordo. Sperava che, almeno in questo modo, un certo biondino, di nome Minato Namikaze, si svegliasse. Questi, infatti, se ne stava a letto come una femminuccia, sebbene fossero già le dieci di una domenica mattina piuttosto soleggiata. Che avesse la febbre non costituiva un dato importante, secondo la ragazza: e se si fossero trovati in missione? Come avrebbe agito Minato? Si sarebbe spaparanzato a terra e avrebbe implorato pietà al nemico?
Osservò il ragazzo di sottecchi, chiedendosi perché il suo precedente atto non avesse funzionato. Si disse che, probabilmente, occorreva proprio chiamarlo, perché Namikaze sembrava avere un sonno abbastanza pesante.
 
 

O forse stava male…
 
 

-Sveglia, dormiglione!- stridette. Aveva poggiato le mani agli angoli della bocca e si era avvicinata all’unico orecchio scoperto di Minato, indirizzando tutta la sua potenza vocale in quell’emissione di voce.
Il ragazzo sussultò e mugugnò qualcosa che Kushina non riuscì ad identificare.
-Namikaze? Su, in piedi! Forza muoversi!- ordinò, ancora più forte. Al che Minato scattò a sedersi, aprì gli occhi ancora assonnati e si guardò intorno. Sbiancò ancora di più nel vedere quella lì proprio in casa sua, più precisamente in camera sua e davanti al suo letto.-Kushina, come sei entrata qui?- domandò, sporgendo la testa di lato in un gesto tipicamente infantile.
La rossa lo guardò con sarcasmo evidente.
-Razza di scemo che non sei altro, sono passato dalla finestra! Anche se sei un ninja – o per meglio dire, dovresti esserlo – sarebbe meglio per te, se la chiudessi. E’ vero che sarò la futura Hokage, però per adesso sono solo una studentessa all’Accademia. E se riesce ad entrare un’allieva, figuriamoci i veri ninja, quelli diplomati, intendo!- aveva parlato con un dito eretto davanti alla bocca e l’espressione estremamente orgogliosa e soddisfatta. Aveva persino annuito ad ogni mezza sillaba.
-Hai ragione, Kushina, ma vedi ieri sono crollato sul letto e non avuto nemmeno il tempo per pensare di doverla chiudere.- Minato rise, grattandosi dietro la testa con nervosismo e arrossendo lievemente, e non solo per la febbre.
A quella visione tanto angelica – tanto per completare il tutto, il Namikaze aveva indosso anche un pigiama bianco –, Kushina non seppe resistere, tant’è che la sicurezza che aveva sempre sfoggiato – e che non si era risparmiata nemmeno quella domenica – la abbandonò. Distolse gli occhi dal biondo sorridente e li puntò verso un punto imprecisato ai suoi piedi. Osservò i sandali blu da ninja, e dal nervosismo cominciò a torturarsi le dita.
-C’è qualcosa che non va?- domandò l’altro, scrutandola coi suoi meravigliosi occhi cielo. Ma da quando Kushina Uzumaki faceva tali affermazioni su Namikaze? Lei non sopportava quel tipo lì, perché era un incapace, un rammollito, un… un angelo. Si morse la lingua, come se volesse impedire a questa di rendere noti i suoi pensieri stupidi.
-Niente Namikaze!- sbottò, girandosi di lato. Incrociò le braccia al petto e tamburellò con le dita sul braccio. Non voleva guardare Minato perché in pigiama gli faceva uno strano effetto: eppure era sempre lui, il solito biondino dell’accademia, quello sempre composto, quello che se ne stava sempre sulle sue… quello che l’attirava per la sua misteriosità.
-Posso offrirti qualcosa?- il ragazzo si scostò le coperte di dosso, tentando di alzarsi. Prima di mettere i piedi a terra cercò le pantofole con lo sguardo.
-No, grazie.-
Avrebbe voluto dirgli non ti affaticare.
-Anche perché ho già usufruito della tua acqua.- chiarì, e avrebbe continuato a parlare, incominciando uno dei suoi discorsi, a mo di rimprovero, che si divertiva a propinare al biondino, se solo un colpo di tosse, da parte del suo interlocutore, non l’avesse fermata sul posto. Corse subito in suo soccorso, senza permettere al cervello di mettere mano in quella situazione. Si sedette al suo fianco e gli poggiò un braccio lungo la schiena, a circondargli le spalle e l’altra mano in prossimità del cuore. Non sapeva nemmeno lei perché aveva agito così: del resto si trattava di un misero colpo di tosse, che aveva colpito un misero Minato Namikaze.
-Stai bene?- sussurrò, per una volta senza quel fare da superiore a insozzarle la voce.
Minato annuì, lasciandosi andare completamente tra le braccia di lei, finchè non si stese, la testa posata sulle sue gambe. La tosse sembrò calmarsi.
-Guarda un po’, da steso sembra che vada meglio.- biascicò sorridendo, gli occhi semiaperti e il volto rosso.
-Ti starà risalendo la febbre, Minato.- nemmeno si accorse che, per la prima volta, si era rivolta a lui col nome, anziché col cognome –Vado a prepararti un infuso alle erbe, mentre tu riposerai qui.- comandò, aiutando il ragazzo a mettersi comodo a letto. Gli rimboccò le coperte fin sopra alla testa e le repliche di Minato non si fecero aspettare.
-Così soffoco.- sussurrò, a voce lieve.
Lei sbuffò, abbassandole fino al mento e osservò con interesse il breve istante che trascorse dalla dormiveglia al sonno completo. Vide gli occhi di Minato, dapprima leggermente aperti, chiudersi del tutto e il respiro farsi più profondo.
Il cuore le rimbalzò in gola a vedere Namikaze stare così male.
 
 

Perché le dispiaceva?
Sicuramente perché era un compagno si lezioni.
Cos’altro, altrimenti?

 
 

Avrebbe voluto – e dovuto – chiedere al padrone di casa dove fossero le tanto fantomatiche erbe, ma la situazione era scivolata così all’improvviso, che non aveva potuto agire diversamente da come aveva fatto - senza contare, che i genitori di lui erano in missione da tre giorni. Inoltre, non è che lei avesse tutta questa esperienza con le erbe, anzi. Ne conosceva qualcuna, giusto da usare in caso di emergenza. Tuttavia, si rimboccò le maniche e – al diavolo di passare per maleducata – si mise ad aprire tutti i cassetti della cucina Namikaze: in uno di loro avrebbe sicuramente trovato quanto cercava.

 

Dopo un’estenuante ricerca, un apri e chiudi di cassonetti vari, aveva raggiunto il suo scopo. Inizialmente, era stata titubante, visto l’aspetto che presentavano quelle cose, ma poi aveva deciso di fare affidamento sul suo naso.
-Beh, l’odore sembra quello giusto.- si era detta, così aveva cominciato a sminuzzare e mescolare. Si domandava perché cavolo stesse agendo in quel modo, perché ci teneva a essere lei quella che avrebbe aiutato Namikaze, invece di correre semplicemente a chiamare un dottore. Già aveva fatto apprezzamenti che non avrebbe dovuto fare, come quanto fosse carino in pigiama. Si morse di nuovo la lingua, mentre le guance diventavano tutte rosse, pari ai suoi capelli.
-Sei uno scemo, Namikaze.- esclamò, come se parlando potesse non far udire i battiti crescenti, e sempre più forti, del cuore. Maneggiò le erbe con più decisione, così da ottenere la tisana quanto prima.
Ci volle del tempo, ma alla fine fu pronta.
 
-Namikaze, sei ancora vivo?- cercò di recuperare almeno un po’ di quella faccia tosta, che aveva sempre mostrato, e per questo aveva optato per una delle sue solite frasi, nonostante, sia il cuore che il cervello, le suggerissero di essere più accorata. Tuttavia, quella precauzione non servì, perché Minato ancora stava dormendo.
-Svegliare due volte Namikaze in un giorno, sarebbe divertente.- ghignò, poggiando la tazza fumante sul comodino, accanto all’acqua. Si avvicinò a lui, più precisamente al suo orecchio, pronta ad urlargli – di nuovo – un fragoroso sveglia. Ma la testa di Minato scattò proprio in quel momento, perché, evidentemente, il ragazzo era in preda a una sottospecie di crisi influenzare, una sorta di delirio. Kushina, però, non seppe dire cosa stesse dicendo lui, perché rimase incantata dalla vicinanza al volto di Minato. Doveva ammettere – a sé stessa – che non aveva mai studiato, per bene, quel viso da angioletto, quel volto sempre perfetto che, solo ora che era trasfigurato dalla febbre, non appariva tale.
-Mi… Min.. nato?-  balbettò, nervosa. Lo faceva sempre quando la situazione sfuggiva dal suo controllo. Non riusciva a staccare le iridi verde brillanti dal viso teso del ragazzo. Si sentiva come ipnotizzata, come un’incapace… come Minato.
-Mmm.- il ragazzo sembrava essersi calmato. Ma aveva risposto soltanto con un mugolio alla timida richiesta di Kushina.
Lei non era capace di gestire quella situazione razionalmente, per cui agì a sproposito, lasciandosi guidare dall’istinto. Bloccò Minato al letto, facendo pressione sulle sue spalle, e avvicinò il suo viso al suo. Lo baciò, appoggiandosi con delicatezza alle sue labbra, come se avesse timore di potergli lasciare impresse troppe cose di lei. Kushina non aveva mai sopportato troppo quel Minato Namikaze e di questo ne era certa. Quello che non si sapeva spiegare era perché era andata da lui, quella mattina… forse per quella frase? Forse perché le aveva detto che i suoi capelli erano belli? Arrossì al ricordo di quello che era accaduto pochi giorni fa. Probabilmente era da allora che aveva cominciato a rivalutare Namikaze, fino ad innamorarsene, perché sì, ne era cotta.
Si staccò leggermente, perdendosi negli occhi blu cielo che si erano aperti e che cominciavano a scrutare la stanza. Sembrava quasi che Minato si fosse risvegliato da un lungo sonno.
-Ben svegliato, bello addormentato!- ridacchiò l’Uzumaki, un sorriso esteso da un orecchio all’altro -Ecco qui la tisana!- aggiunse, porgendogliela.
Minato sorrise.
-Grazie.- sorseggiò.
Kushina ancora lo osservava, trovando divertenti quelle scocche rosse che lo rendevano simile ad un bambino. Sebbene fosse ancora solo una ragazzina, desiderò ardentemente che, se mai avesse avuto un figlio, questi fosse stato come le appariva Minato in quel momento.
-Uzumaki?- la ragazza sobbalzò –Sai, ho fatto un sogno bellissimo!- enunciò, poi sorrise, mostrando un po’ di stanchezza.
-Mh, davvero?- cercò di fare la beffarda, ma le riuscì male, perché le venne fuori un tono incuriosito. Non sapeva se sperare o non sperare che fosse proprio quello, il fantomatico sogno.
-Ho sognato che mi baciavi!-
 
 
 
-E poi?- il piccolo Naruto si sporse in avanti, desideroso di sapere ancora di più dell’infanzia dei suoi genitori e di come si erano innamorati. Gli occhioni azzurri esprimevano una curiosità tale, che Kushina non potè evitare di scoppiare a ridere. Era davvero buffo suo figlio.
-E poi lo saprai domani. Si è fatto tardi, Naruto-kun, è ora di andarsene a letto.- rise Kushina, afferrando il bambino da sotto le ascelle, per portarlo nel suo lettino.
-Mamma, ma prima mi leggi una favola?- chiese Naruto che di dormire non ne aveva proprio voglia.
-Mmm... vediamo. Cosa vorresti che ti raccontassi?-
-Perché non mi finisci di raccontare la vostra storia? Sai, sono troppo curioso per aspettare fino a domani per sapere il resto!-

 
 


 



 
 
Prima MinaKushi e devo dire che non mi sembra sia venuta tanto male (forse mi sbaglio, chissà >///>). C’è una parte nella fic che potrei chiamarla spoiler, ma non ho messo l’avviso perché non è troppo grave. Magari chi non ha letto il manga nemmeno se ne è accorto! XD
Beh, spero vi sia piaciuta! ;)
“What if?” perché in questa fic, entrambi sono vivi e stanno belli belli con Nacchan. 

   
 
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