15. Postumi,
Isteria e Aiuti inaspettati
Dolore.
Prima ancora di
riaprire le palpebre, che sento più pesanti
di quanto mai lo siano state, è un dolore lancinante alla
testa che avverto.
Riapro gli occhi a fatica, percependo un profumo familiare che
però non riesco
a identificare: è odore di pergamena, di menta e cioccolata.
L’unica cosa che
vedo dinanzi a me è il tendaggio rosso del letto a
baldacchino. Mi rigiro, e
nel farlo tocco qualcosa di duro o meglio, conficco il mio gomito in
qualcosa
che non somiglia ad un cuscino e che sembra lamentarsi.
<<
Ohu >>
Né i
materassi, né i guanciali emettono suoni di alcun tipo,
pur verificandosi nel castello stramberie di ogni sorta. Rialzo il
capo,
trovandomi a pochi centimetri il volto di Teddy. Porto il busto
indietro,
mettendomi seduta e aggrappandomi alla tenda per evitare di ruzzolare a
terra.
Inutile dire che la mia testa ha appena annunciato che
esploderà a breve.
<<
Delicata come sempre >>
<<
Che… che ci fai nel mio letto? >>
<<
Il tuo… oh, non ricordi nulla di ieri notte,
giusto? >>
Sbatto le
palpebre, guardandomi intorno nervosamente e
abbassando lo sguardo sul mio corpo: ho ancora la maglietta delle
Sorelle
Stravagarie e i miei jeans logori. Immagino che questo voglia dire che
la mia
innocenza è intatta; non avrei sopportato l’idea
di combinare qualcosa e poi
dimenticare tutto il giorno successivo e… questa cosa mi
suona familiare.
<<
Hai bevuto un po’ troppo alla festa e ho dovuto
portarti qui dopo che eri svenuta. Avrei potuto immobilizzare le scale
del tuo
dormitorio, ma… >>
<<
Ero ubriaca? >>
<<
Un po’, si >>
Non
una
fine, ma un inizio.
Sono
innamorato di te perché non potrei non esserlo.
Frammenti, pezzi
di frasi e parole che continuano a
vorticarmi in testa. Sento ancora un lieve senso di nausea e un leggero
stordimento. E poi immagini confuse e odori, sensazioni.
<<
Ho vomitato sui tuoi pantaloni, non è vero?
>>
La curva delle
labbra di Teddy si alza appena verso l’alto,
in un accenno di sorriso. Merlino, devo averlo fatto sul serio. Ora in
una
situazione simile, con qualsiasi altra persona, sarei scoppiata a
ridere, ma
trattandosi di lui, ho solo il desiderio di nascondermi sotto il suo letto. Da poco ripiombata nella sua
vita e gli ho già procurato più danni di quanto
sia umanamente possibile.
<<
Niente che un gratta e netta non ha risolto. Non ha
importanza, davvero >>
Annuisco
distrattamente, sgusciando fuori da coperte e
lenzuola e toccando il pavimento freddo coi miei piedi nudi. Infilo
velocemente
gli anfibi e rialzo il capo verso di lui, che mi ha imitato,
sollevandosi.
Resto a fissarlo per qualche secondo: solitamente sono abituata a
vedere un
Teddy sempre impeccabile nella sua divisa linda e pinta, nei suoi
capelli,
seppur lunghi, sempre ordinati. Ma ora, in un pigiama decisamente
imbarazzante,
e con ciocche che sembrano avere vita propria, lo trovo ancora
più adorabile.
Sei
bello, lo sai?
Morgana, fa che
non l’abbia detto sul serio. Scatto in
piedi, allontanandomi bruscamente da lui e pregando di non essere
arrossita, il
che sta accadendo un po’ troppo spesso per i miei gusti.
Farfuglio qualcosa sul
dover ritornare ai miei dormitori, accennando a delle scuse o dei
ringraziamenti, non saprei dirlo e sicuramente nemmeno lui che, ora, mi
fissa
con uno sguardo confuso e lievemente stordito.
L’attimo
dopo richiudo la porta della mia camera, dopo una
corsa degna di un ippogrifo impazzito. Sospiro, sollevando lo sguardo e
restando impietrita e decisamente disgustata da ciò che i
miei occhi hanno
appena visto: Marie seduta sul letto, seminuda,
e Dylan che se ne resta impalato a fissarmi, con ancora il
braccio a
mezz’aria nel tentativo di infilarsi la camicia.
<<
Vicky… >>
Porto
immediatamente le mani a coprire il viso, scuotendo il
capo con fin troppa energia, e ricordandomi solo in questo momento che
se non
mi fermo all’istante, potrei tranquillamente ripetere
l’esperienza di ieri
sera, vomitando stavolta sui pantaloni del mio capitano.
<<
Che schifo, che schifo, che schifo! >>
Riapro la porta,
sbattendomela alle spalle e riscendendo con
fretta le scale del dormitorio femminile. Sfortunatamente, ricordo solo
dopo di
avere ancora gli occhi coperti, così inciampo negli ultimi
gradini,
ritrovandomi col sedere spiattellato a terra. Mi rialzo a fatica,
massaggiandomi il povero deretano, compagno di sventure, e avanzando
piano
verso uno dei divani.
Ma a pochi passi
dal camino, devo nuovamente fermarmi e
sgranare gli occhi come solo pochi secondi fa è accaduto.
Stretti l’uno
all’altra, vi sono Yvonne e Alastor, ancora placidamente
addormentati. Sbuffo,
portando una mano a scompigliare il mio cespuglio biondo e dirigendomi
di corsa
verso il ritratto della Signora Grassa, urlando a pieni polmoni pur se
è appena
l’alba.
<<
Che cazzo hanno tutti da copulare, stamattina?
>>
***
<<
Non stavamo fac… >>
<<
No,no,no! Zitta, zitta, zitta! Non voglio saperlo!
>>
Siamo sedute in
riva al lago, sotto la solita quercia. Mentre
Marie cerca di parlare, Yvonne ride sguaiatamente tenendosi la pancia e
rotolando sull’erba, ed io tappo le orecchie con le mani,
nella vana speranza
di non udire nulla sul Rendez-vous
tra la mia migliore amica ed il mio capitano. Oibò, ho
appena pensato un
termine in un corretto francese: i postumi della sbornia sono
agghiaccianti.
<<
Ma noi non abbiamo fatto nulla!
>>
<<
Certo, certo >>
<<
Dico sul serio >>
Yvy
non la smette di dimenarsi, ed io di
sembrare un bimbo autistico. Marie agita le mani, per richiamare la
nostra
attenzione, infervorandosi e arrossendo per l’indignazione.
<<
Insomma, volete ascoltarmi?
>>
<<
Non ho tutta questa voglia di
addentrarmi nella sessualità di mio fratello >>
<<
Nemmeno io voglio conoscere le
performance del mio capitano! >>
<<
NON ABBIAMO FATTO SESSO!
>>
Riabbasso
le mani, appoggiandole in
grembo e contemporaneamente decidendomi a posare lo sguardo sulla
Summers.
Yvonne intanto ha smesso di soffocare con la sua stessa saliva e si
rialza sui
gomiti, decisa a prestare finalmente attenzione.
<<
Cioè, avremmo voluto… anch’io
volevo, si… però non… è
successo >>
Nel
caso in cui Marie vada in
autocombustione, visto il rossore che si estende su ogni centimetro di pelle, posso
sempre gettarla
nel lago, giusto?
<<
Perché Dylan non… sapete
>>
<<
No, non sappiamo >>
<<
Proprio no >>
Alle
nostre facce perplesse, sbuffa,
rialzando su di noi lo sguardo in uno slancio di coraggio.
<<
Non ci è riuscito, ecco
>>
<<
Non… Dylan è impotente?
>>
<<
NO! E’ solo che aveva bevuto un
po’ troppo ed era stanco e… >>
Non
ridere
Vicky, n-o-n f-a-r-l-o.
Ma
visto che Yvonne non si trattiene e
scoppia a ridere in faccia alla povera Summers, lo faccio
anch’io,
aggrappandomi a lei e battendo i pugni sul terreno.
<<
Siete orribili, siete… >>
<<
Si, si… lo sappiamo >>
Diversi
minuti dopo, nei quali Marie ha
mangiucchiato tutte e dieci le unghie, Yvonne ha lamentato dolori alla
pancia per
il troppo ridere ed io ho dato una testata al tronco in uno scoppio
eccessivo
di ilarità, la Summer riprende la parola.
<<
E comunque, Vicky non ha
parlato solo di me. Che ci facevi tu con Shacklebolt? >>
Yvonne
smette immediatamente di ridere e
le rivolge un’occhiata di finta indifferenza, scrollando le
spalle. Io la punzecchio,
così che sputi il rospo.
<<
Stavamo solo dormendo >>
<<
Abbracciati? >>
<<
Nemmeno io so come ci siamo
ritrovati a quel modo. Mentre Vicky vomitava l’anima sui
pantaloni di Teddy, io
ed Al inveivamo l’uno contro l’altro
nell’altra ala del cortile. Sono ritornata
alla festa e devo essermi addormentata sui divani e stamattina, dopo
l’urlo di
questa psicopatica, mi sono svegliata accanto a lui >>
<<
Ti ha detto cosa ci faceva lì?
>>
<<
Ceeerto… mi ha spiegato le
varie ragioni che l’hanno portato a dormire con me in Sala
Comune, abbiamo poi
chiacchierato del più e del meno e riso a qualche vecchia
battuta >>
All’ovvio
sarcasmo di Yvy, annuiamo,
immergendosi nuovamente nel fitto e confortante silenzio.
<<
Ragazze… non direte a Dylan ciò
che vi ho riferito, giusto? >>
<<
Per chi ci hai prese! >>
***
<<
Tranquillo capitano, sono cose
che succedono! >>
<<
Già, ti rifarai la prossima
volta! >>
Io
e Yvonne passiamo accanto a Dylan,
dandogli un paio di pacchette sulle spalle e strizzandogli
l’occhio, prima di
accasciarci su una qualche superficie della Sala
Comune. Rialzo lo sguardo, vedendolo
ancora impalato a fissare prima noi, poi la sua fidanzata. Marie
d’altro canto
sta torturando le sue povere dita e la gonna insieme, mentre mordicchia
le
labbra nervosamente.
E
l’attimo dopo si fionda sul divano, di
fronte alla poltrona su cui sono seduta, e sprofonda in esso, con
l’intento,
probabilmente, di soffocarsi o nascondersi alla vista di Dylan.
Perché mai, mi
chiedo!
Wood
resta ancora immobile per una
manciata di secondi, fino a quando il ritratto della Signora Grassa si
apre e
lascia entrare quello che ormai è diventato la mia
disgrazia: bocca di trota.
<<
Che ci fate qui? >>
<<
Come scusa? >>
<<
Mi hanno lasciato un biglietto
in cui si leggeva che l’allenamento di domani era stato
anticipato ad oggi. E’
quasi un’ora che sono al campo, beccandomi vento e pioggia
>>
Porto
una mano alla bocca, cercando di
nascondere la prorompente risata che scalpita per uscire. Devo anche
pizzicarmi
il braccio per evitare, sul serio, di ridergli in faccia. Lo credevo
decisamente più furbo, invece è un credulone.
Quando
rialzo lo sguardo, tutti sono lì
a fissarmi. Mi muovo a disagio sulla poltrona, tossicchiando e
borbottando
qualcosa. Dylan sbuffa esasperato, prima di accasciarsi anche lui sul
divano,
mentre Perrow mi lancia un’occhiata che potrebbe raggelare
l’intero castello.
Ovviamente non me ne importa una cippa!
<<
La smetterai mai di comportarti
da stupida ragazzina? >>
<<
E tu di respirare? >>
<<
Questa cosa deve essere risolta
>>
<<
Che proponi? >>
<<
Che tu mi chieda scusa!
>>
<<
E magari vuoi che mi inginocchi
nel farlo? >>
<<
Non sarebbe una cattiva idea
>>
<<
Oh, bhè… io vorrei che tu avessi
una bocca più piccola e dei denti meno inquietanti, ma sai
com’è… non sempre
ciò che desideriamo… >>
<<
Vicky, piantala >>
Mi
volto
verso Yvonne, tiene lo
sguardo
basso e alcune ciocche rosa le coprono gli occhi: non so leggere la sua
espressione. Con la coda dell’occhio posso osservare Dylan
altrettanto
rabbuiato e Marie, accanto a lui, decisamente seccata più
che turbata.
E’
vero ciò che si dice, un aiuto arriva
sempre da chi meno te lo aspetti. Ora, non che reputi Marie una
codarda, ma
solitamente preferisce restare ai margini di litigi e discussioni, o
intervenire il meno possibile e solo per quietare gli animi. Mai avrei
pensato
che accorresse in mio soccorso, urlando contro Yvonne, lasciando che la
situazione degeneri maggiormente.
<<
Non dovrebbe essere lei a
zittirsi! >>
E
sposta lo sguardo su Vincent, il quale
è probabilmente più scioccato di me e degli
altri, per la piega che la
questione sta prendendo. Dylan la fissa come se la vedesse per la prima
volta,
lo stesso fa Yvy e questo perché negli occhi della Summers
c’è qualcosa che
raramente scorgiamo: indignazione e profonda rabbia.
<<
E’ uno scherzo innocuo, inutile
fare tutto questo baccano. Se ti professi tanto amico di Yvonne e Dylan
dovresti essere più flessibile nei nostri confronti
>>
<<
Cosa che anche voi dovreste
fare >>
<<
Assolutamente e in un primo
momento è quello che ho cercato di fare, ma tu non mi piaci
e non è nella mia
natura comportarmi in maniera ipocrita. E lo sto ammettendo, ragion per
cui
dovresti fare lo stesso anche tu. Confessa candidamente che non nutri
alcuna
simpatia per me o Vicky o Alastor e magari nemmeno per Teddy, ma sii
sincero e
forse potrei apprezzarti di più >>
Sbatto
ripetutamente le palpebre per
l’incredulità di questo momento: non avrei mai
saputo affrontare qualcuno che
detesto con tanta diplomazia, al contrario avrei continuato a servirmi
di
stupidi trucchetti al solo scopo di allontanarlo, ma ammetto che la
strategia
del pulcino appare decisamente migliore.
Perrow
sembra essere stato pietrificato,
guarda Marie come se fosse un avvincino o qualcosa di simile. Sposta
poi lo
sguardo su Wood e Yvonne, quasi ad avere supporto; naturalmente non lo
trova.
Entrambi sono stupiti quanto me e si lanciano occhiate silenziose.
<<
Mi apprezzeresti se ti dicessi
che non tollero nessuno di voi? >>
<<
Vinz… >>
<<
Probabilmente, ma continueresti
a non piacermi. Questo perché sei arrogante e presuntuoso,
perché credi di
conoscere loro due meglio di chiunque altro e perché ti
diverti a buttare fango
su di noi >>
<<
Non credo di averlo mai fatto
>>
<<
Non in maniera esplicita, e
come avresti potuto? Tu agisci in maniera subdola, e Al aveva ragione a
definirti un bugiardo. Davanti a Dylan ed Yvy cerchi di essere
schifosamente
cordiale, ma alle loro spalle e alla prima occasione, ti mostri per
quello che
sei >>
<<
Accidenti Dylan, mettile una
museruola >>
Ride
sguaiatamente e prima che io o
Dylan possiamo balzare in piedi e pestarlo a sangue, è la
piccola Summers a
rialzarsi e fronteggiarlo; i suoi occhi emettono un bagliore omicida
che
raggela persino il mio sangue.
<<
Non sei in grado di portare
avanti una conversazione con me che hai bisogno del suo aiuto? Nessuno
mi
zittisce, Perrow >>
<<
Qualcuno dovrebbe, vista la tua
lingua biforcuta! >>
<<
Non sai districarti tra le mie
parole? >>
<<
Potrei metterti a tacere
all’istante se volessi, piccola sudicia…
>>
<<
Basta così! Potreste starvene
zitti tutti e due? >>
Marie
si volta verso Dylan stavolta,
guardandolo come mai aveva fatto con qualcuno. Wood indietreggia
istintivamente, non azzardandosi, tuttavia, a riabbassare lo sguardo e
cedere.
<<
Ci sei già tu che resta zitto
abbastanza. Dov’è il coraggio di un Grifondoro,
Dylan? Non stai muovendo un
dito e vorrei sapere cos’è che pensi
>>
<<
Cosa penso? Ti interessa
davvero? Perché ho l’impressione che decida tutto
tu, sempre. Non ti importa
cosa possa provare io! Hai spiattellato quello che è
successo ieri? >>
Ecco,
mi sento un tantino in colpa, ma
solo un poco. E’ Dylan che sta dando di matto e Marie gli fa
ampiamente
compagnia. Cosa succede a tutti? Lancio un’occhiata ad Yvonne
che stava
fissandomi, e la vedo distogliere rapidamente lo sguardo per puntarlo
su
Perrow, poi su gli altri due.
<<
Non è di questo che stavamo
parlando! Voglio che tu prenda una posizione, che decida da che parte
stare!
>>
<<
Mi stai chiedendo di scegliere
tra te e il mio migliore amico? >>
<<
SI! >>
Lei
stessa sembra sorpresa dalla sua
replica, ma allo stesso tempo non sembra intenzionata a rimangiarsela.
Continua
ad avere uno sguardo deciso, mantenendolo ben saldo sulla figura di
Dylan, ora
decisamente sconcertato. Si fissano per non so quanti secondi, prima
che lei
gli volti le spalle e si sieda accanto a me.
<<
Molto bene >>
E’
l’unica cosa che riesce a dire, e
posso sentire chiaramente il suo corpo tremare di rabbia e delusione;
ha ancora
il respiro affannato e ora guarda ostinatamente un punto imprecisato
della
stanza.
<<
Vicky, maledizione! Sei
contenta adesso? >>
Mi
volto di scatto a fissare Yvonne, che
ricambia con occhi fiammeggianti di indignazione.
<<
Cosa? >>
<<
Non sai stare al tuo posto per
più di due secondi, non è vero? >>
<<
Di cosa stai… ha iniziato lui!
E’ sempre colpa sua, sin dall’inizio… da
quando ha insultato Al e… >>
<<
Da quando ti sta a cuore
Alastor? Oh, ma certo… infondo voi due siete simili!
>>
<<
Simili? >>
<<
Entrambi giocate coi sentimenti
delle persone. Non è quello che stai facendo con Teddy? Non
è lo stesso che Al
ha fatto con me? Ovvio che non riesci ad apprezzare persone come Vinz,
sono
così lontane dal tuo modo di agire e da…
>>
<<
Ora può bastare… >>
Ancora
intontita dal fiume di parole
orribili che Yvonne mi ha appena rifilato, non mi accorgo subito che
Shacklebolt è in piedi accanto a me. Rialzo appena il capo,
deglutendo un
groppo di amarezza e fissandolo sorpresa.
<<
Perché non te ne vai? Anzi,
perché non ve ne andate tutti? >>
E
rivolge un cenno verso Perrow e Dylan.
Yvy resta ancora immobile, seduta sulla poltrona, prima che Wood le si
avvicini
e la trascini letteralmente fuori dalla Sala Comune. Li seguo con lo
sguardo,
notando allo stesso tempo, che Marie si è rialzata e sta
risalendo le scale del
nostro dormitorio.
Al
si abbassa, portandosi alla mia
altezza e asciugando lacrime che nemmeno sapevo di aver versato. Mi
passa un
fazzoletto nel quale soffio il moccolo che minacciava di scendere dal
naso. Mi
rivolge un’occhiata seccata, prima di sospirare e posare una
mano sul mio
braccio. Sta… sta cercando di consolarmi? Ancora una volta?
<<
Sono sicuro che non ha mai
pensato a nulla di tutto ciò che ti ha detto >>
<<
Non ne sarei così certa. Non l’ho
mai vista così arrabbiata >>
<<
Ma tu conosci Yvonne, è solo
combattuta e amareggiata >>
<<
E la colpa è anche tua >>
<<
Lungi da me negarlo >>
Gli
sorrido, tirando su col naso e
afferrando la mano che mi porge per rialzarmi.
E
non riesco a non pensare che è proprio
vero ciò su cui prima ho riflettuto: spesso accetti un
aiuto, una spalla su cui
piangere dall’ultima persona che ti saresti aspettata. Ma
allo stesso modo,
ricevi una bella pugnalata da chi hai sempre considerato la tua
migliore amica.
Il mondo sta girando al contrario, ed io sono dalla parte giusta?
Avevo pensato di
continuarlo e non lasciarvi con quest’ultima scenetta, ma poi
ci avrei
impiegato più tempo e ho deciso di postarlo. Confido nel
fatto che, essendo
libera dallo studio, il prossimo capitolo arrivi presto.
Okay, quello che
avete visto non è un alieno impossessatosi del corpo di Al:
anche lui è capace
di qualche gesto carino, raramente, ma ne è in grado. xD
Siete sorprese dalla
rabbia di Marie e l’irruenza di Yvonne? Non si prosepettano
giorni molto felici…
xD
Non ho molto altro da
aggiungere ragazze mie, a presto! :*