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Autore: IoNonLoSo    31/07/2011    6 recensioni
Tutt’ora, dopo quasi un milione di anni la terra dei due opposti è ancora divisa, il popolo della morte regna ancora caotico e violento ad ovest, mentre le creature della Luce vivono in pace la loro vita pura e serena. Purtroppo però, tutto ciò è destinato a cambiare a causa di due giovani: il guerriero Ate, e la poetessa Era.
Com’è possibile far scaturire tanto odio solo per amore?
Genere: Avventura, Erotico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Nuovo.

Spaventata dalla verità.

Corro in camera mia, spaventata e al contempo attratta da quell’ombra che mi segue. Cosa vuole da me? Vuole farmi del male? Ho paura.

Mi chiudo in camera mia inchiavando la porta due volte, dopo qualche minuto però la mia estrema curiosità mi spinge ad aprire la finestra per vedere se quel ragazzo è ancora attorno al palazzo.

Mi guardo intorno, vedo l’immensa palude fangosa, i lontani alberi spogli e grigiastri. Poi guardo esattamente sotto la mia finestra, il ragazzo è lì, con gli occhi puntati verso di me. Le sue iridi verdi sono visibili anche a cinque metri di distanza, sono quasi abbaglianti. Mi sorride debolmente e, senza apparente motivo, sorrido anch’io.

“Il diavolo  ha potere di comparire agli uomini in forme seducenti e ingannatorie” questo pensiero mi balza alla mente e ricordo di averlo letto in un libro di William Shakespeare, un saggio autore umano.

Il ragazzo mi fa cenno di scendere da lui con la mano ma, improvvisamente, presa dalla ragione mi tiro indietro e chiudo la finestra, spaventata a morte. Stavo davvero per infrangere tutte le regole che conosco e parlare con un guerriero della morte? Se mi vedesse mia madre morirebbe, poi resusciterebbe e ucciderebbe me. Ne sono certa.

- Era! Scusami, non ho bussato. – Una donna bionda, dai lineamenti nordici e angelici, entra in camera mia senza permesso e sorride.

- Salve, non vi preoccupate. – Le dico, dandole del “voi” per cortesia, sembra una cinquantenne, non vorrei mancarle di rispetto.

- Non mi sono ancora presentata scusami. Io sono Desia, rettrice di questo posto, nonché poetessa e pittrice affermata. – Mi spiega velocemente, con un po’ troppa enfasi e presunzione.

- Sono lieta di conoscervi, rettrice. – Mi inchino come devo e lei sorride.

- Quanta formalità! Su, su! Era, non preoccuparti di darmi del “voi” o di inchinarti al mio passaggio. In confidenza, non mi piacciono per niente queste cose. Voglio solo accertarmi che ti trovi bene qui e che non farai mai nulla per togliere prestigio e reputazione a questo posto, capisci? -

Ad un tratto il suo sguardo si fa duro e impenetrabile, è seria.

- Certo, Desia, non devi preoccuparti. Sono una studentessa modello sin dalla Prima Scuola quindi sta tranquilla, non farò nulla di inappropriato.-

Le dico sinceramente, per un attimo le iridi verdi mi tornano in mente ma le scaccio via con la velocità di un fulmine.

- Bene, anche perché, detto tra noi, girano delle voci qui a scuola.. si dice che alcune ragazze facciano uso di sostanze proibite provenienti dalle terre dell’ovest. Sai bene che chiunque sia scoperto con codeste sostanze viene espulso e punito dagli Antichi, no? – Mi ricorda per l’ennesima volta, come mia madre. Annuisco e metto le mani dietro la schiena, come un cadetto.

- Buona notte allora. – Mi dice, si avvicina e mi bacia sulla fronte. Sorrido.

- Grazie, felice notte, Desia. – Le dico cordialmente, finalmente esce.

Mi permetto di respirare affondo e sciolgo le mani dalla schiena, mettendomi la camicia da notte. E’ corta, quasi trasparente, bianca.

Mia madre dice sempre che con questa camicia sembro una fatina.

- Fatina. – Sento una voce maschile provenire dal mio letto, mi volto allarmata, ancora nuda. Ma non c’è nulla. Era solo la mia immaginazione, mi convinco. Ma la possibilità che qualcuno possa essersi introdotto magicamente nella mia stanza mi tiene sveglia fino a notte fonda. Dopo quel ragazzo fuori dal palazzo e questa strana sensazione di essere perennemente osservata, non mi sento tranquilla.

Avrei dovuto dire tutto alla rettrice, poco fa. E invece sono stata zitta.

Sono quasi le quattro del mattino, so bene che dovrei riposare, domani c’è la mia prima lezione di poesia ma non riesco a chiudere occhio, la finestra è chiusa, la porta bloccata con una sedia e inchiavata. Ma ho comunque paura che qualcuno, in qualche modo, riesca ad entrare.

- Fatina. – Sento nuovamente quella voce e sobbalzo, appiattendomi contro la spalliera del letto e facendomi male la nuca col pomello.

Lui è davanti a me, in carne ed ossa, il ragazzo dalle iridi verdi.

- Chi siete? Cosa volete da me? – Inizio a piagnucolare come una bimba.

- Calmatevi, fatina.- Mi dice lui, accarezzando il comò con un dito.

- Vi prego, il denaro è dentro quel cassetto, prendetelo e andatevene. –

Mi sembra la cosa più sensata da dire, anche se, notando il suo sguardo, mi accorgo che non è il denaro che vuole.. ma me.

- Ho bisogno di parlare con voi, ho bisogno di certezze. – Mi dice, serio, facendo scomparire il sorriso beffardo di qualche secondo prima.

- Se sono solo informazioni quelle che volete ve le darò, ma poi dovrete andarvene e promettere di non tornare più qui. – Gli dico, sicura di me stessa e di ciò che sto dicendo. Meglio assecondarlo finché posso.

- Io.. voglio chiedervi una cosa, fatina, perché a me non è permesso fare ciò che fate voi? Studiare, dipingere o fare una passeggiata? Perché non posso redimermi? L’unica colpa che ho è essere stato messo al mondo da due guerrieri. Non ho mai ucciso nessuno né ho mai rubato qualcosa. Allora.. se voi non peccate, ed io non ho peccato, non siamo forse destinati a fare le stesse cose? – Il suo discorso mi lascia boccheggiante, rilasso i muscoli e capisco che l’unica cosa che l’ha spinto a venire qui, da me, è la curiosità e la tristezza. Riesco a vedere il suo animo, è dolce, un po’ ruvido e grezzo, ma buono. I suoi occhi, nella penombra creata dalla candela, sono ancora più belli di quanto immaginassi, anche perché sono lucidi e spalancati.

- Io non posso rispondervi. State chiedendo alla persona sbagliata, non sono saggia né colta abbastanza per darvi tali soluzioni, posso solo dirvi che mi dispiace vedervi così affranto. Ma se non vi dispiace vorrei chiedervi qualcosa io, adesso. – Gli dico, ormai non più spaventata.

- Voi siete stata gentile e disponibile, adesso voglio ricambiare. – Risponde, acconsentendo alla mia richiesta. Poi sorride debolmente facendomi segno di continuare il mio discorso ed io tossisco imbarazzata.

- Vorrei tanto sapere come avete fatto a sorpassare il confine magico tra il mio mondo ed il vostro. – Lui sospira, poi fruga tra le tasche lerce dei suoi pantaloni. Guardandoli bene noto che sono di pelle nera, sporchi di fanghiglia e piccole erbe.

- Questo. – Mi mostra un ciondolo con uno scorpione disegnato sopra. – E’ il ciondolo di Scorpius, un potente mago delle mie terre, nonché mio antenato. – Mi spiega ed io annuisco, conosco vagamente la storia del mago oscuro. Si narra che un tempo, centinaia d’anni dopo la divisione delle due terre, un potente mago, direttamente discendente dallo stesso Lucifero, creò un ciondolo magico capace di rompere qualsiasi incantesimo per proteggersi dagli attacchi delle fate delle luce, che l’avevano preso di mira a causa di una sua intromissione nel nostro territorio.

- Conosco la storia a somme linee. Continuate. – Dico e lui schiarisce la gola. 

- Bhé, è da un po’ di giorni che seguo le lezioni di poesia dalla grande finestra e poi vi ho vista, voi non avete urlato né mi avete denunciato, anzi.. mi avete sorriso. Quindi ho pensato che magari se fossi riuscito a raggiungervi mi avreste accolto e saziato di risposte. – Dice, ma sono incapace di capirlo del tutto, le sue labbra attirano troppo la mia attenzione. E’ davvero un ragazzo stupendo, con quel fisico e quelle labbra. E poi credo davvero che quelli siano gli occhi più belli delle terre dei due opposti.

- Posso sapere come mai mi guardate? – Mi chiede ad un tratto ed io arrossisco e stringo involontariamente il lenzuolo, appiattendomi all’angolo del muro.

- Non saprei, pensavo che voi guerrieri foste più imbruttiti, più rozzi, più cavernicoli, perdonate gli aggettivi, ma se non fosse per i capelli neri voi potreste tranquillamente essere scambiato per uno di noi. –

- Perché? Qui non avete capelli del genere? – Mi chiede curioso.

Io prendo una ciocca bionda dei miei capelli e gliela mostro.

- Qui abbiamo i capelli biondi, castano chiaro o rossi. E gli anziani li hanno bianchi. Non esiste il nero, il marrone scuro, il grigio. –

- Si, quelli sono i colori che abbiamo noi. – Mi dice, io sorrido.

- Bene, adesso dovreste riposare, è notte fonda. Mi dispiace di avervi disturbato per così tanto tempo. –

- Non vi preoccupate, è stato illuminante scoprire la vostra gentilezza.- Dico sincera, al diavolo le credenze popolari.

- Ma non vi siete ancora presentato! – Dico ricordandomene.

- Oh, avete ragione. Il mio nome è Ate. – Mi spiega, avvicinandosi un po’.

- Io sono Era. – Dico soltanto.

- Arrivederci Era. – Apre la finestra senza dirmi nulla e inizia a scendere dal rampicante che fino a qualche minuto prima non c’era. Quella collana aveva davvero dei poteri magici, mi affaccio e guardo finché non scende. Ad un tratto ricordo di avergli chiesto di non tornare più e me ne pento.

- Tornerete? – Gli dico a bassa voce, provando a non farmi sentire da nessun altro.

- Se voi lo volete. – Risponde dal basso, la voce rimbomba.

- Domani, stesso orario. Buona notte. –

Lo osservo uscire la collana, metterla davanti alla barriera e aprirne un varco. Passa senza problemi e comincia a correre per la palude, l’alba è alle porte.

 

Ok, capitolo un pò troppo lungo mh? Ma ho sentito il bisogno di spiegare tutto e subito, di farli parlare invece di interromperli. Sono i personaggi che mi portano a scrivere, io li invento e loro vivono, sapete che significa? :) Per quanto riguarda Ate, la collana di Scorpius, il motivo della sua visita, il comportamento di Era ecc.. spero che abbiate capito tutto, se non è così siete pregati di farmelo sapere. Fate qualsiasi domanda ed io risponderò. Un bacione.

Stefy.

  
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