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Autore: Chiara_93    31/07/2011    1 recensioni
Voldemort è morto.
La Profezia si è compiuta.
Tutto sembra volgere per il meglio, ma per Hermione Granger è solo l'inizio di un devastante ménage di coppia.
Quello che una volta sembrava affascinante si è rivelato in tutto il suo squallore e quello che poteva sembrare terrificante potrebbe mostrarsi in una nuova, seducente luce.
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione, Ron/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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Capitolo 5

 

«Herm... apri, apri, Hermione.. hic!». Congelata, Hermione sentì Ron che batteva furiosamente. Poi sentì un suono strusciante, come se qualcosa si fosse spiaccicato e spalmato contro il legno del portone. Con un brivido di paura, capì che era Ron. Era tanto sbronzo da non riconoscere neppure la porta chiusa, e ci si era schiantato contro.

«È lui... ha bevuto, non lo aveva mai fatto... oddio, oddio... devi andartene... puoi Smaterializzarti sul balcone...!» farfugliò Hermione, nel panico più assoluto, all'indirizzo di Draco.

Ron non si era mai ubriacato prima d'allora. Non sapeva come avrebbe reagito. Mentre rifletteva velocemente su come risolvere quella situazione, come rimettere tutto a posto, Ron diede un pugno alla maniglia.

«Apri questa... aprila!... ho... ho perso le chiavi, forse me le hanno... hic!». Poi riprese a bussare come un forsennato, ridendo di qualcosa che poteva capire solo lui.

 

Draco rimase immobile, seduto al suo posto.

«Non ho paura di lui» asserì, «Non ho paura di un Weasley sobrio, e figuriamoci se ho paura di un Weasley ubriaco».

«Ma devi andartene, se lui ti scopre qui, mi ammazza» lo supplicò Hermione, alzandosi e torcendosi le mani. «Oh! Apri, cazzo, apri, apriii!!!» ululò Ron da dietro la porta, tempestandola di pugni. Fu allora, quando nessuno gli aprì, che disse quello che non avrebbe mai dovuto dire: «Apri, troia, o ti ammazzo se non apri... hic!» e riprese a ridere sonoramente. Bang, bang, bang, pugni sulla porta, e ora anche boom, boom, boom, calci. E risate. Risate terrificanti.

 

Hermione non riuscì a trattenere un gridolino di paura. Dalla nota di follia nella sua voce, e da quelle risate da maniaco, intuì che lo avrebbe fatto per davvero, non era in sé, e anche se lo fosse stato, probabilmente non mancava molto prima che iniziasse a usare le mani. Pensò di chiamare la Magipolizia, oppure di Smaterializzarsi e lasciare la casa alla mercé di Ron.

Draco si levò pacatamente in piedi, ed infilò una mano nel suo cappotto, lasciato sul cuscino del divano. Trasse la sua lunga bacchetta di biancospino da una tasca, e la soppesò.

«No, Draco, per carità, non lo fare!» squittì Hermione. Draco la guardò, serio, gelido: «Capisci che lui non può rimanere con te, vero? Lui se ne deve andare. Ora. Lo capisci, vero?» scandì, convinto. Ron continuava a picchiare sul legno della porta, come un martello pneumatico, reso sordo dall'alcol al dolore alla mano, che sicuramente doveva pur provare.

 

Hermione capiva. Capiva che il ragazzo rosso e simpatico che aveva creduto di amare era stato divorato dal suo stesso egoismo, e ora era diventato un mostro.

Capiva, ma esitava a dare il suo assenso. Esitava perché, in cuor suo, ancora sperava, fievolmente, che un briciolo del vecchio Ron si fosse salvato. Un briciolo del simpatico rosso fosse ancora vivo. Una scintilla che, per miracolo, potesse riaccendere quei meccanismi arrugginiti dall'ozio e dalla presunzione. Un effimero frammento del Ron dei tempi della tenda, del Ron del bacio nella Camera dei Segreti.

Fino a quel momento. Fino a quelle parole. Fino a quel momento.

«Capisco» disse soltanto, distrutta.

 

Draco annuì e marciò spedito verso la porta. «Stai indietro. Se prova ad entrare, lo Schianto» disse, con un gesto della mano. Hermione rimase in corridoio, reggendosi ad un termosifone.

«Hermione, apri questa cazzo ti porta o... hic!... o ihihihi... o la butto giù e poi ti... la porta... e poi ti ammazzo, capito?» berciò Ron. Draco, alto, magro, sottile, camminò fino alla maniglia e, con uno scatto secco che fece tremare Hermione dalla testa ai piedi, la abbassò.

«Alla buon'ora!» sbraitò Ron, nell'oscurità del pianerottolo. «Cosa cazzo stavi...». Draco accese la luce. Ron rimase muto.

 

Anche Hermione rimase muta, pietrificata dal terrore. Il suo cuore perse un colpo. Quello che aveva a tre metri non era più Ron. Fece un passo indietro, orripilata. Anche Draco, suo malgrado, sobbalzò.

Ron, Ron, dov'era finito? Chi era quel mostro che stava sulla porta?

 

Piegato dall'alcol, curvo, i capelli stravolti, gli occhi strabici iniettati di sangue, malfermo sulle gambe divaricate e assurdamente divergenti, il volto coperto di rossetto, la camicia aperta, i peli del petto che ballonzolavano, senza cintura. La bottiglia di liquore nella mano destra, che sciabordava ad ogni movimento. E la puzza, la puzza, la puzza era la cosa più schifosa che Hermione potesse immaginare. Ron puzzava di liquore, di whisky stantio, di gin andato a male, di sherry di infima qualità, e puzzava anche di bile, di vomito, sicuramente aveva già rimesso un paio di volte, per strada, e le macchie verdognole sui pantaloni dicevano che si era anche vomitato addosso. Il fetore arrivava fino ad Hermione, fortissimo.

 

Quello che aveva davanti non era più Ron Weasley. Le tremavano le gambe, non riusciva a fermarle, le tremavano incontrollabilmente.

Era un terribile simulacro, un'imitazione da film dell'orrore, una folle parodia, un incubo.

Era un essere umano gretto, miserabile, sporco, repulsivo, fetido. Patetico. Patetico.
 

«E tu chi... hic!... chi cazzo sei?» biascicò Ron. Non riconobbe neppure Draco: il nemico giurato di tanti anni, e non lo riconobbe.

«Dove... dove cazzo sta... la... dove hai... hai visto Hermione...?» farfugliò, agitando la bottiglia di liquore a mo' di indice e schizzando un po' del contenuto sullo zerbino. Draco disse, con voce chiara e limpida: «Vai via, pagliaccio».

Ron non capì.

«Herm... Hermio... Hermione! Vieni, vieni... sto qua... sono tornato!» abbaiò, agitando confusamente le braccia, come se volesse farsi vedere da una lunga distanza. Il liquore volò dappertutto.

«Ti ho detto di andare via» ordinò Draco, perentorio, puntando la bacchetta contro il petto di Ron. Figurarsi se si rendeva conto di quel che gli stava succedendo attorno.

«Ahò, ma vaffanculo, sto... hic... Hermione, vieni che questo qui non mi fa passare!» chiamò Ron, supplicante, poi cambiò improvvisamente tono, con una repentinità da far venire la pelle d'oca ad Hermione: «Troia, vuoi venire...? E tu, tu, ti vuoi levare dalle... argh!». Fece per gettarsi contro la persona di Draco.

«Stupeficium!» esclamò quello, secco.

 

Un lampo rosso, e Ron fu scagliato all'indietro, andandosi a sfracellare contro la porta metallica dell'ascensore, dall'altra parte del pianerottolo. Si afflosciò al suolo con un bonk sordo, un suono stridente, misero, a gambe larghe. La bottiglia di liquore si frantumò in mille pezzi contro la parete, lasciando una macchia rossastra che colava giù come sangue.

 

Ormai tutto sembrava un incubo, per Hermione. Ron a terra, che rideva, la bottiglia a pezzi, il liquore sul muro, Draco che camminava contro Ron, ehi aspetta cosa stava facendo, Draco che gli puntava la bacchetta alla gola, no, Draco, non lo fare!, Draco che sibilava: «Vattene, Weasley. Fai schifo, verme». Hermione corse sul pianerottolo, scalza.

«Draco!» esclamò, disperata.

 

Ron non era svenuto, ma era stato paralizzato dall'incantesimo e dalla botta: «Herm... Hermione aiutami a rial... Hermione... Hermione... Hermione vieni... non mi... hic... rialzaaarghhh» grugnì, dimenandosi per cercare di rimettersi in piedi. Le gambe scivolavano sul lucido pavimento di travertino come gli zoccoli di un cavallo azzoppato che non riesce più a sollevarsi, non riuscivano a sostenerlo. Quando si avvide di non potersi rialzare da solo, Ron iniziò a piangere. Fu una cosa allucinante, terribile, che fece gelare il sangue nelle vene sia ad Hermione che a Draco.

 

Piangeva come un bambino, perché non riusciva a levarsi in piedi, «Hermione, aiutami, ti prego!», piangeva, si lagnava, cercava una mano che lo aiutasse a sollevarsi, chiamava Hermione in suo soccorso, «Harry... Harry, vieni a prendermi... Harry eccoti!», scambiava Malfoy per Harry, piangeva e le lacrime gli solcavano il viso arrossato dall'alcol. Era un pianto surreale, abominevole, che fece rizzare i capelli di Hermione. Rabbrividì, e fece un passo indietro. Ron che piangeva lì, raggomitolato come una larva, invece di fargli pietà o disgusto, o risultargli persino ridicolo, no, era semplicemente spaventoso.

 

Ron ebbe un brivido, aprì la bocca, poi un altro brivido, e Draco fece appena in tempo ad indietreggiare prima che Ron desse di stomaco. Due conati, puzzolenti, schifosi, dritto sul proprio petto nudo. Un rivolo di vomito gli scorreva sotto il labbro, sul mento, sotto la cruda e impietosa luce gialla della lampadina del pianerottolo

Ricominciò a piangere, a chiedere aiuto, a chiamare soccorso perché si era sporcato e non poteva pulirsi. Poi tutto si fece più confuso, ed Hermione non riuscì più a distinguere le singole parole nella marea di sillabe, suoni raspanti e gorgoglii che Ron emetteva. Le parve di cogliere «Mamma... Harry... Hermione... Ginny... porta...», ma forse era solo una sua impressione. Poi smise del tutto di parlare. Rimase lì a piangere e ad agitare le gambe come una bestia moribonda, scosso da singhiozzi e da tremiti.

 

Per la prima volta a memoria di Hermione, il volto di Malfoy non era freddo e impassibile. Era stravolto dal disgusto. Evitando le chiazze di vomito, si avvicinò di nuovo a Ron. Gli infilò la bacchetta sotto la gola e, senza che Hermione fiatasse, sibilò feroce: «Morfeo». Ron chinò il capo, ebbe un ultimo singhiozzo, e prese a russare.

Hermione, devastata, si lasciò cadere sullo zerbino bagnato di liquore.



 

Angolo autrice
Be', che dire. Questo è il 5° capitolo. L'ho scritto in un'unica tirata, senza fermarmi, dando ascolto al mio istinto.

So che molti di voi si aspettavano un duello, un confronto fra Draco e Ron, ma... ho deciso così. Mi è sembrato più sincero.
Lascio a voi i commenti. So solo una cosa. A me il "mio" Ron ha destato solo una grandissima pena.
Il 6° e il 7° nonché ultimo capitolo sono in preparazione.

PS: Recensioni gradite.
PPS: L'incantesimo "Morfeo" per far addormentare è di mia invenzione: non so se esista un equivalente "canonico" (cioè dai libri), se sì, fatemelo notare così lo cambio.

 

  
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