Per ora ho scritto fino a questo capitolo… spero che abbiate lasciato commenti abbastanza positivi da permettermi di continuare… un bacione!!
CAPITOLO 5
Vederti adesso
La strada è affollata, gremita di gente sorridente,
indaffarata, imbronciata, che non si sofferma sui visi altrui. Ma Ginny sì.
Vuole riconquistare quel che ha perduto: visi di persone note, magiche come
lei, che hanno vissuto al di la di un piccolo borgo quel che resta o quel che è
stato della loro vita. Vuole poter dire di aver lottato per loro, per il loro
mondo. per quel mondo che, volenti o nolenti, possiedono, in cui vivono. E loro
non sanno quanto lei ha lottato per loro. Non sanno, forse, a quanto ha
rinunciato. Quante sue lacrime hanno costruito i loro sorrisi. Così, ora,
Ginevra arranca nell’aria fredda, in quel pullulare di persone, di mani, di
piedi e di braccia scoordinate, avanza, stanca, con la testa piena di parole,
lo stomaco contratto da mille emozioni, ma avanza, coraggiosa. Sa dove si trova
il Ghirigoro. E sa che li troverà anche Hermione.
Nessuno la riconosce. Nessuno pare poter vedere in quella
chioma di ricci rossi e in quel viso pallido la ragazza tremante che Harry
Potter aveva salvato dalla Camera dei Segreti, la giovane donna che lo aveva
portato via dal corpo di Silente, la stessa che lo aveva ascoltato impassibile
durante il funerale del vecchio preside, lei, la donna che aveva atteso
paziente il suo ritorno assillata dalle lunghe e insistenti interviste che
aveva acconsentito di lasciare solo per permettere ai riflettori di abbandonare
gli Eroi, come chiamavano Harry, Ron ed Hermione.
Sì, lei. Ginny Weasley.
Ma a quanto pare, nessuno sembra riconoscerla. In
effetti, nessuno sembra nemmeno soffermare su di lei la sua attenzione. Ti
hanno dimenticata. Ti hanno cancellata. Hanno cancellato te come hanno
cancellato gli altri… a loro non importa. Siete passati di moda…passati di
moda. A questo pensiero, abbozza un tiepido sorriso. Le affiora sulle labbra,
repentino, irruente, spropositato. Ma vero. ora può essere qualcun’ altra…
chiunque altra. Può essere una regina siberiana, se questo la rende felice. Non
deve più essere la “povera piccola Weasley” degli anni passati.
Senza rendersene conto, ha raggiunto la libreria. Sta per
aprire, quando si blocca, la mano a metà strada tra la manglia e la propria
tasca. Da dietro il vetro lucido, gli occhi castani di Hermione non la
guardano. Ha un paio di occhiali sottili posati sul naso, la pelle fresca e
bianca che risplende nella luce tenue delle lampade a olio, le labbra
arricciate in un broncio concentrato mentre sfoglia un blocchetto, appuntando
numeri e parole. I ricci crespi sono cambiati. Non più crespi, innanzi tutto. e
non più ricci. Sono boccoli, soffici boccoli dal lento ondeggiare, le ricadono
sulle spalle con elegante raffinatezza, nella semplicità della sua tenuta da
lavoro, nella rigida severità del suo sguardo, della posa delle sue labbra, che
paiono private di un sorriso. Ginny si sente sprofondare. Allora è finita,
finita davvero. Non ci sono stati tranelli, inganni, niente. Ron non è con lei.
Indossa una giacchetta blu notte, una camicia bianca affiora dalla piega del
collo, una gonna liscia, scura come la giacca, tranquilla e anonima come
Hermione non è mai stata. Appoggia il blocchetto e con la matita che tiene in
mano si arrotola i capelli sul capo. Si sfila gli occhialetti e li appoggia sul
tavolo, sospirando. In quel momento,
Ginny si sente allontanare dalla porta. I suoi passi la portano via da
li. Quella non è la sua Hermione…no quella è… quella…
Ma alla porta della libreria si avvicina un uomo. I
capelli castani ingrigiti dal tempo che è corso sulla sua vita, il viso disteso
da un’espressione di tristezza nascosta, un sorriso limpido eppure tormentato
che Ginny aveva visto tante volte nella sua vita. Apre la porta con calma, con
i movimenti pacati e gentili che sempre avevano fatto parte di lui, piano, lui,
lui… Ginevra lo guarda di sottecchi, stupita, tentando di catturare i suoi
occhi nella folla che non attende, non asseconda. Che scorre, come tutto. lui,
quasi 50enne. Ginevra sa di dovergli molto, a lui, ai suoi sorrisi senza
pretesa, alle sue parole sincere. Lui, l’unico che aveva avuto il coraggio di
dirle “non tornerà Ginny, qualunque cosa succeda. Non facciamo parte del suo
futuro. A volte, dobbiamo impararlo.” Perché? Lei non voleva imparare… non
vuole nemmeno adesso…
Hermione alza lo sguardo, e quello dell’uomo si getta nel
suo, con affetto. Allarga le braccia, superando il vetro della porta. Hermione
gli si avvicina, si stringe al suo corpo. Gin non riesce a sentire quello che
dicono. Le grandi e ruvide mani dell’uomo le accarezzano una guancia morbida.
Cos’è successo? Ginny si avvicina alla maniglia, cercando di trovare il
coraggio di aprirla. Il coraggio di ributtarsi in quella vita, in quel mondo,
in quel crudele, duro, mondo…quello della realtà.
E Hermione resta stretta a Remus Lupin. Non vuole
sentirsi respingere ancora e ancora da tutto il mondo. e Remus è l’unico a non
averlo fatto.
-caro il mio professore…che bello vederti.
-come ti senti?- Lei scuote il capo, sfregando il viso
sulla camicia dell’uomo. –dai, non fare così…come l’ha presa Lily?
-male, bene…non lo so.
Remus ride, allontanandola con gentilezza, come solo lui
era ancora capace di fare. –vuoi che le parli?
-no, no… questa sera le racconterò la verità. Tutta,
però.
-anche quella che non hai voluto dire a nessuno?
gli occhi di Hermione si allontatano da lui. non ha
ancora deciso. Volta il viso, incapace di reggere quello sguardo dolcemente
critico, scostandosi da quel contatto pieno di incondizionato affetto, qualcosa
che lei non è più in grado di accettare.
E in quel momento la vede.
Guarda la scena con gli occhioni azzurri sgranati. Quegli
occhioni azzurri, freschi, vivi, che Hermione conosce da tanto. Sono li. Li ha
cercati spesso nell’invalicabile mondo della memoria, frugando nei vani del suo
cuore, tuffandosi nel mare di visi e sorrisi e sguardi che popolavano il suo
passato. ma mai, erano stati tanto veri. E tanto vivi. Erano li, aperti, e
anche il suo sorriso c’era, abbozzato, amaro, triste, ma aperto ad accogliere
il suo. E le sue guance, rosse, vivide come nei suoi ricordi, abbinate ai ricci
rossi, disordinati nella loro corsa lungo la schiena. Veri, veri, veri.
Hermione non riesce a muoversi, e nemmeno Ginevra. Se ne stanno
li, immobili ai lati opposti di un vetro improvvisamente pesantissimo,
insuperabile, forse, come l’immensità del vuoto che il tempo ha creato tra
loro. Le bugie, le lacrime, i lutti solitari che ancora fanno luccicare i loro
giovani occhi. Le ferite che tagliano i loro cuori, si riaprono, come cicatrici
che non si possono rimarginare. Eppure, i loro sguardi si legano. Si
abbracciano, perché i loro corpi sembrano privi del coraggio di farlo. Tutto
quello che ci sarebbe da dire, tutto quello che avrebbero voluto chiedersi,
tutto quello che era diventato cio che non si sarebbero mai dette.
Improvvisamente, si tuffa sulle loro labbra, si prepara nelle loro menti, si
schiera nei loro cuori. Mille e più strade per essere felici paiono aprirsi davanti
ai loro occhi. E quell’improvvisa e genuina felicità le fa sentire in colpa.
Ginevra vorrebbe voltarsi e scappare. Essere felice? Perché? E Harry e Ron?
Perché loro non possono esserlo? Ma Hermione le prega di non farlo.
Ginevra si trova di fronte a un bivio: la sua vita a Sealine,
comoda e triste, o qualcosa che non sapeva, qualcosa di nuovo, eppure di
antico, perché fa parte di lei da sempre.
I loro sorrisi si allargano, timidi, incerti, umili. Si aprono
come piccoli fiori, i primi dopo un lungo, lunghissimo inverno. E un raggio di
sole, improvvisamente, sempre sbucare dalle nuvole grige, giocare tra i ricci
di fuoco di Ginevra, correre nei suoi occhi cristallini, far splendere i petali
di quel sorriso ancora umido di rugiada.
Remus si gira, per vedere cosa guarda Hermione, e la vista di
Ginny lo riempe di una strana euforia. Si sente giovane, giovane di nuovo,
giovane come il sorriso della piccola Weasley, giovane come la sua espressione
di paura ed emozione, giovane come un tempo era stato, quando poteva ridere
anche lui, quando gli era permesso di essere solo spensierato. Quando anche lui
aveva un amico del passato che poteva riaffiorare al di la di una porta. Mette
una mano sulla schiena di Hermione e la spinge verso la porta. Vai, vai piccola
Hermione, pensa. Vai, apri quella porta, perché non è solo una porta sul
passato. ma è una porta sul futuro. Su un futuro in cui non sarai sola. E
Hermione va, si dirige verso l’ingresso di quella nuova vita, di quel confuso
tunnel di passato, presente, futuro… abbassa la maniglia, e sono li, in piedi,
una difronte all’altra. E Hermione lo vede. In quegli occhi, in quel sorriso,
in quel viso pallido e stanco, in quell’esplosione di colore che sono i suoi
capelli: lui, l’uomo che l’ha lasciata sola, lui, l’amore della sua vita, lui,
che la corrente degli eventi ha trasportato lontano, si specchia in quella
strada affollata, negli occhi della sorella che tanto aveva amato, sorride dal
sorriso di quella ragazza che per lui valeva tanto. Le labbra che hanno seminato
in lei un nuovo mondo… li, il sangue del suo Ron. Il sangue di sua figlia.
Ginevra abbandona a terra la valigia e le getta le braccia al
collo. stringe il suo corpo magro, piangendo, ridendo, singhiozzando, unisone
come in tutti gli anni che si sono lasciate alle spalle. Hermione, la loro
migliore amica. Lei, l’unica che sempre e comunque aveva creduto nella loro
storia, nel loro amore perfetto, nella semplice esistenza dei loro
sentimenti…suoi e di Harry… Hermione. Burattinaia attenta di ogni loro mossa.
Sorriso di incoraggiamento quando sembrava non esserci scampo. Parole
sussurrate quando avevano paura di non farcela. Hermione, solo Hermione. La
loro Hermione, adesso, tra le sue braccia, convulsamente in lacrime, ridente
come mai era stata, felice come non sarebbe stata altrimenti.
-Herm…
-Gin…
e non ci sono altre parole. La più grande prende la mano alla
più piccola, la conduce dentro, spingendo i bagagli con i piedi, mettendo il
cartello”CLOSE”, facendo tutto lei, come sempre.
-Ginny!
lei si volta, senza tentare di arginare il fiume in piena delle lacrime che si
riversano sulle sue guance di porcellana.
-Remus…
-come stai piccola?
Un singhiozzo, piccolo, quasi un sospiro.
-non lo so…tu? Tonks?
-noi bene, benissimo, piccola…quanto ci sei mancata.
Le si avvicina, la cinge con un abbraccio gentile, privo di
maleducata insistenza, senza insinuarsi, senza imporsi. Le cose non cambiano
mai, e Ginny ne è immensamente felice.
-anche voi…- piange, piange, senza essere in grado di smettere.
Hermione anche. Guarda quelle lacrime così piccole e pure, così dolci, così
vere…si chiede come aveva fatto in tutti quegli anni senza poterle
semplicemente asciugare. E lo fa, adesso, per tutto il tempo in cui non ne ha
avuto la possibilità.
-Ginny, mi spiace..mi spiace così tanto…scusami.
-Hermione…io…- non aggiunge altro. Le si avvicina meglio, si
accoccola tra le sue braccia, si nasconde nel suo petto e si lascia
abbracciare.
Per la prima volta, le lacrime non sembrano bruciarle la pelle.
Scivolano, irrequiete, ma coraggiose. Scivolano, consapevoli che non ce ne
saranno altre, non questa volta.
-allora sei diventata una…segretaria?
Ginny sbuffa. –se così mi vuoi chiamare…passavo li tre ore e me
ne andavo.
-a fare cosa?
-a pensare a quanto ero triste, sola, sfortunata.
Hermione ridacchia. –già.
-tu?
-l’hai visto.
-e non c’è nient’altro…cioè…
-uomini?
Ginny arrossisce appena. E se anche fosse? Cosa le cambierebbe? Ron è morto,
morto, morto… e Hermione no. è giusto che viva.
-no, non ce ne sono e non ce ne sono stati.
-già, neppure per me. è…è che Harry… mi è rimasto qui, non va ne
su ne giu. Non si muove, e io non riesco a togliermelo dalla testa.
Hermione sorride comprensiva e annuisce. –lo so, per me è
uguale. Ma io non mi sono concentrata solo su questo.
-no?
-no..
-sei sempre stata più forte di me. più coraggiosa. Rivederti
adesso mi fa capire quanto questo ti abbia portata più lontano di me…
-non essere sciocca Ginny… è stato il caso. Ci sono toccati
ruoli diversi.
-ruoli diversi? No. noi, siamo diverse.
Hermione squote il capo, facendo danzare i boccoli, mentre
armeggia intorno ai fornelli nella piccola cucina, e lontano il sole balugina
per un ultimo istante sull’orizzonte, merlando d’oro il davanzale di marmo
della finestra.
-io sono andata con Harry quando…bhè, insomma, io ero li.- fa
piano Hermione.
-esattamente quello che intendevo.
-e c’è un’altra cosa.
-cosa?
-una persona.
-chi? Dov’è?
-dai miei genitori, ma sta arrivando.
-chi è?
Il campanello suona. –vai ad aprire Gin, ho le mani sporche. Sto
facendo una torta. Oggi compie 11 anni…proprio 11 anni.
Ginevra si alza, e avvicinandosi alla porta le tremano le gambe,
consapevole di qualcosa che si era sforzata di evitare, anche solo di pensare,
in tutto quel tempo. Qualcosa che aveva cercato di non vedere. Apre la porta e
li, in piedi sul tappetino, con sulle spalle uno zaino troppo grande, con una
giacca consumata dall’inverno, ai piedi delle scarpe usate, jeans larghi e alla
moda, un sorriso vivace e ironico, grandi occhi scuri come quelli di Hermione e
lucenti capelli fulvi come i suoi…c’è una ragazzina di 11 anni.
-ciao, chi sei?- chiede, sorridendo.
-ciao, tu?
-sono Lilian, e abito qui. Chiamami Lily.
-auguri Lily…
-sai che è il mio compleanno?
Ginni annuisce, sorridendole commossa.
-Lily, che bel nome.
-era il nome della mamma del migliore amico della mia mamma…ma è
morta. La mamma del migliore amico della mia. Il suo migliore amico non so chi
sia, però era…
-Harry. Si chiamava Harry.
-Harry?
-sì.
-e tu?
Ginny sorride. –Ginny.
Lily annuisce. –me lo sentivo che saresti arrivata. Sei mia zia
vero?
Ora è Ginny ad annuire. Si abbassa perché i loro visi siano alla
stessa altezza, sorride, e l’abbraccia. La stringe, assaporando quel breve
contatto, quel primo contatto. Inspira il suo profumo di preadolescente,
sorride strizzando gli occhi.
-sei la cosa più bella che Ron abbia lasciato sulla sua strada…