5.Se solo Dio vedesse
Che cosa vuoi dirmi?
E’ da un po’ che non faccio altro che sognarti. Tutti coloro che mi circondano sostengono che siano gli strascichi
del lutto. Io non credo agli strascichi del lutto. Niente ha mai potuto
scalfire i miei sentimenti, niente. Chiunque morisse
non poteva riuscire a tormentare i miei incubi. Perché dopo la morte vive il
ricordo di colui che se n’è andato. Il suo ricordo
fluttua nell’aria posandosi, come polvere, su tutti gli oggetti che lo hanno
visto, in vita.
Polvere che scorre nel sangue, appena sotto la
pelle. Polvere che respira, che vive, che
torna con noi, fantasmi. Il tuo fantasma non l’ho ancora visto. Nella
tua casa, solo la tua vecchia madre si aggira, trascinandosi nelle sue
pantofole, gobba e tozza. Nella luce bianca che fende le scaglie delle stanze
spoglie, la povera vecchia cammina senza meta, vegeta sulla sua sedia a
dondolo, scricchiola, scricchiolano le sue ossa, e
presto ti raggiungerà.
Dove sei?
Sei ancora qui? Sei all’Inferno? In Paradiso? Sei oltre
l’universo? Sei nel magma di questa Terra? Chissà dove sei.
Se potessi saperlo ti raggiungerei. Il tuo richiamo è
troppo debole. Dio non ha avuto pietà di te perché non ha mai pietà di chi suicida. Non ha mai pietà per nessuno, è
cieco e beffardo.
Perché è successo?
Eri l’unico. L’unico. Per anni ti ho cercato, ho cercato
te o ho cercato il desiderio di averti, rincorrendo i sogni più reconditi della
bambina che si annida dentro di me. Ci ho provato. E
quando ero certa che tutto andasse bene, tu non hai retto.
Cosa rimane adesso di te, rimane
soltanto la tomba dei luoghi che ti conoscono e dei tuoi movimenti nella
giornata. Li sapevo a memoria. Eri ripetitivo. Facevi sempre le stesse cose. A
volte pensavo di non sopportare questo tuo lato. Adesso è cambiato tutto. Non
ti alzi più la mattina perché non vai più a dormire tardi. Dormi adesso per
sempre. Non esci alle stesse ore, non rientri in matematico ritardo, il corpo
con il quale ti muovevi adesso è sottoterra e solo il tuo spirito non è in
grado di recuperarlo. E io sogno sempre le nostre
giornate. Sono certa che desideri tornare in vita.
Dovrei entrare al cimitero e tirare fuori la tua bara, mi
farò aiutare, lo sai che i miei mi aiuterebbero, sono
sempre d’accordo con tutte le mie decisioni. Ma forse
questa è troppo folle. E i miei troppo vecchi. No, tu
sei morto, e hai scelto tu di morire. Perché ora
dovresti chiedermi di tornare in vita?
Per tormentare i miei desideri? Non immagini quanto tu li stia tormentando.
Quando mi sveglio so che tu non ci
sei, né accanto a me, né da qualche parte in casa, né altrove.
In ogni momento della giornata so che tu non ci sarai, ad
aspettarmi a casa o ad accompagnarmi in Università, non andremo a mangiare
fuori. Scorrono di fronte a me tutti i bei momenti che abbiamo vissuto insieme,
tutte le risate, e anche tutte le volte che, nell’abisso, guardavo in alto e
vedevo la tua luce, lassù, un bagliore tremulo che diventava sempre più vasto,
fino a cancellare il baratro nero.
Adesso il baratro mi inghiotte.
Perché? Se ti
seguissi? Se morissi anch’io?
Vorrei farlo… vorrei avere il
coraggio di farlo. Ma non posso. Io non ho il coraggio
di fare niente.
Non ho il coraggio di stare qui a
soffrire senza la tua presenza, non ho nemmeno il coraggio di uccidermi.
Perché in fondo lascerei il vuoto totale per raggiungere un vuoto forse maggiore. Che
cosa mi è rimasto? Non dirmi che mi sono rimaste tante cose e
tante persone che mi vogliono bene. Non è vero.
Non è vero.
Con te le mie sofferenze si sono concluse,
in te ho stretto il fascio dei miei anni trascorsi senza un uomo da amare, e in
te di nuovo la mia gioia è morta. Forse ho scaricato su di te troppa felicità,
perché grande era il tuo compito, tu eri la prima
persona che amavo dopo aver tanto desiderato qualcuno con il quale dividere la
mia vita.
Forse ti amavo troppo. Forse mi aspettavo troppo da te.
Forse ho troppo bisogno di te. E
anche ora ho un pazzesco bisogno di te.
No. È crudele. Non posso vivere così, non posso vivere se
tu non ci sei. Sei sparito col peccato di sangue che avevi
commesso uccidendoti, e ora il peccato di sangue è il sigillo della mia
vita solitaria.
Mai nessuno amerò quanto te, mai
nessuno colmerà il tuo vuoto e mai nessuna luce fenderà gli stralci funesti del
mio abisso.
Questo è il pezzo di mondo vivo che Satana mi ha riservato
affinchè accetti le fiamme del castigo, quando morirò, perché altro non merito se non le fauci dell’oltretomba. Non meritavo nemmeno
te.
Non ti merito ma ti voglio. Ti voglio, e ti voglio con
tutte le mie forze fiacche, con tutte le fibre della mia essenza. Se potessi provartelo forse torneresti da me. Se Dio
vedesse!
Se Dio vedesse tutto questo!
Potrebbe farti tornare da me. Se qualcuno vedesse, se qualcuno avesse il
coraggio di calarsi in questo abisso! Ma nessuno lo farà. È un abisso troppo nero, troppo grande è
la disgrazia che vi giace. Ed io sono troppo infima perché qualcun altro possa amarmi.
Torna da me.