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Autore: Akane    30/03/2006    1 recensioni
‘Cerco un posto per me, per la mia testa, per la mia anima’.
Una ragazzina orfana cresciuta sola, selvatica e indomabile arriva in una famiglia fuori dal comune che l'aiuterà. La sua vita, il suo buio e come ne esce. La sorpresa di un nuovo arrivo nella sua vita e scoperte che sconvolgerebbero chiunque ma non lei che la rafforzano.
(la sto rimettendo rivisitata e sistemata un po'...)
Genere: Drammatico, Comico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 6:
PASSIONE


Camminava sola e guardinga per le vie del quartiere che di sicuro avevano ben poco, non poteva dire di sentirsi sicura ma nemmeno completamente a disagio, in fondo quelle erano lo stesso tipo di strade in cui era stata prima di finire in quella famiglia per bene. Sapeva come muoversi per amalgamarsi a quello stile, anche perché il modo di vestire non lasciava vedere una bella ragazza, ma solo una simil teppista di cui non era molto conveniente averci a che fare!
Se era da quelle parti c’era in realtà un motivo preciso: cercava una persona e non uno qualunque, proprio la causa del suo precedente mezzo litigio con Luca. Il ricordo di quei momenti era ancora vivo, avevano litigato per causa di quel ragazzo selvaggio che da quell’incontro davanti a scuola, la tormentava fino a seguirla, spuntava in ogni momento senza lasciarla in pace un minuto. Quel che dava maggiormente fastidio non era tanto il fatto che fosse sempre nei paraggi, quanto che ogni volta la provocasse finendo facilmente per litigare.
Non c’era una volta in cui non si erano praticamente presi per i capelli. Il punto era che lei non lo cercava, era lui a venire lì. Ormai non si poteva più stare soli e tranquilli con Nike e questo aveva portato Luca a seccarsi e a diventare un po’ freddo nei suoi confronti, la ragazza aveva risposto che non dipendeva da lei, ma lui poi aveva ribattuto che se solo avrebbe voluto veramente, lui non si sarebbe più avvicinato, come accadeva per chiunque odiasse!
‘Come fai a non rendertene conto? Vi piacete a vicenda! ‘
Le aveva detto testuali parole che l’avevano portata ad infuriarsi e rispondergli semplicemente che non era assolutamente vero e che avrebbe messo fine a tutta quella situazione, visto che non aveva intenzione di rovinare il loro rapporto!
Così ora era lì col piede di guerra intenzionata a fare fuoco e fiamme pur di fargli capire di lasciarla stare. Eppure non poteva dimenticare quelle parole.
- A me non piace! -
Sentenziò ad alta voce per renderlo più definitivo!
Si era legata distrattamente i lunghi capelli mossi, erano così appariscenti sia di giorno che di notte, anche se a onor del vero con la luce del sole si vedevano chiaramente tutti i mille riflessi diversi che aveva mentre di sera sembravano solo arancio o castano chiaro. Erano molto belli e fluenti anche se lei non li curava più di tanto, aveva delle doppie punte ma non si fidava della parrucchiera e tanto meno delle forbici: in famiglia l’unica in grado di spuntarli era Astrid e non si sarebbe mai sognata di farsi toccare da lei con un arma tanto pericolosa!
I larghi pantaloni cadenti color verde militare la facevano sentire molto a suo agio e la felpa nera col cappuccio le permetteva di non provare quel piccolo freschino che di sera si sentiva, l’estate non era ancora alta ma di giorno l’afa accaldava notevolmente gli animi di tutti i giovani.
La scuola stava finendo e poteva ancora ricordare il suo primo anno in assoluto di scuola normale e pubblica compiuto appena arrivata in quella città: non era andato poi male, doveva ringraziare Luca per questo.
“Me la paga, quel tipo! Non mi piace! Punto e basta!”
Anche se una cosa doveva ammetterla, erano dello stesso ‘mondo’ selvatico e ‘di strada’. Loro e Luca erano del tutto diversi, dal tipo di bellezza alla personalità e alla purezza interiore. Lei non si sentiva mai a posto né con sé stessa né col mondo, ma riusciva a stare bene lo stesso solo accanto alla sua famiglia e a Luca. Diceva sempre, dentro di sé, che lui era la luce e lei l’ombra, per cui l’ombra agognava alla luce e si sentiva viva solo insieme ad essa, anche perché senza luce non si creavano ombre, vi era solo un ammasso di buio senza senso e identità.
Ecco cosa le donava il fratello adottivo: un’identità.
Per lei era paragonabile all’aria, all’acqua … non solo alla luce, tutti elementi essenziali per qualsiasi essere vivente.
Si spiegava tutto questo chiamandolo sentimento fraterno, accantonando il fatto che per Selene, Elisa o Astrid non provava quel tipo di cose!
Immersa nei suoi pensieri di odio verso quella certa persona, si allertò solo troppo tardi delle presenze minacciose che aveva dietro, ma il suo istinto la salvò in tempo, si voltò e posizionandosi immediatamente in quella che era un atteggiamento di karate fissò con occhi spalancati dall’ira e dal terrore insieme chi aveva davanti.
Si trattava di un gruppo come tanti di quel quartiere, per divertirsi tormentavano i ‘bocconcini’ come Nike, anche se a dire il vero guardandola non sembrava poi tanto bocconcino, in quel preciso istante! Probabilmente era l’unica ragazza nel raggio di alcuni metri, del resto altre all’infuori di lei non osavano addentrarsi nelle vie della malavita.
I posti pericolosi della città di Udine erano quelli intorno alla stazione ferroviaria, sulla via dove c’era il Mac Donald, San Domenico e Via Riccardo Di Giusto. Poi ve n’erano altri ma questi i principali.
Erano tutti alti e ben piazzati fisicamente parlando, un forte accento straniero ed un aura viscida che metteva non solo a disagio ma più che in allerta.
- Ehi gattina … quanta grinta! Ti va di bere qualcosa? Metti a riposo gli artigli! -
Questa fu la prima frase, la risposta fu solo un semplicissimo e cristallino ringhio tradotto in:
- Vaffanculo! -
Non avrebbe attaccato per prima ma appena solo un dito l’avrebbe sfiorata per prevalere su di lei, il colpo sarebbe partito.
Così fu: lo stesso che aveva parlato allungò una mano posandola sulla sua spalla unicamente per convincerla che non aveva cattive intenzioni, in fondo voleva solo far di lei il suo nuovo giocattolo, che cattive intenzioni poteva vederci in questo?
Quando lei vide e sentì quella mano agì in un lampo, la prese stringendola fino a torcergliela e in un attimo si voltò e strattonò con forza, l’attimo dopo il ragazzo era a terra steso sulla schiena e tutti li fissavano stupiti.
Una perfetta mossa di karate che nessuno avrebbe potuto eseguire meglio!
Effettivamente perfino se fosse stata accompagnata da una guardia del corpo, non avrebbe potuto cavarsela più adeguatamente!
Non calcolò il fatto che se questi si fossero arrabbiati lei si sarebbe trovata un pochino in difficoltà.
Accadde quindi anche questo, come da copione, riuscì ad atterrare facilmente altri due che le si avvicinarono uno alla volta, ma quando usarono la testa e la immobilizzarono in più di uno per volta, ricevette un colpo in pieno volto, un manrovescio in perfetto stile maschilista!
All’interno della bocca una gengiva prese a sanguinarle per l’impatto e sputando davanti a sé della saliva rossa, colpì in pieno volto uno di loro, questi non gradì l’atto e reagì poco sportivamente dandole un pugno in pieno stomaco, questo le mozzò il fiato e per un attimo la vista le si appannò, con occhi spalancati guardava un pavimento sempre più nero finché le luci della sera parvero sparire, fu solo una frazione di secondo, lei piegata su sé stessa, trattenuta per le braccia dagli aggressori che la circondavano a cupola, la bocca aperta intenta a respirare e tossire.
Non seppe dire come fu possibile, ma quando la vista le tornò e lei si riprese abbastanza da tornare a ragionare, comprese che qualcuno era venuto in suo aiuto, immediatamente il suo pensiero volò a Luca e realizzò che in tutto quello avrebbe voluto lui con lei, si sarebbe scusata per avergli detto di stare fuori dalle sue faccende ‘sociali’!
Faticò a mettere a fuoco le persone, ma notò che il suo salvatore non era biondo ma moro. Anzi, aveva nerissimi capelli che per la lotta gli si scompigliavano sul volto coprendogli anche il collo. Vedeva le sue spalle e la sua schiena larga, dava l’idea di essere forte, questa impressione l’aveva sempre su Luca.
Vide il ragazzo colpire con un pugno molto forte uno dell’altra banda e istintivamente nacque in lei un nuovo sentimento: invidia, avrebbe voluto essere come lui e anche se in realtà non era così diversa, lui dimostrava più forza, era un ragazzo e contava molto questo particolare. Fu un’invidia mista fra la negativa e la positiva. Sfociò poi nell’ammirazione. Più lo vedeva combattere in quel modo e più se ne rendeva conto: aveva un fascino assurdo, nei modi di muoversi e di fare, nel carisma che mostrava in qualunque momento, nel sorriso sbieco che si intravedeva nell’atto di lottare, nella passione che sprigionava dagli occhi e dai suoi pugni.
Rimase imbambolata a fissarlo, era quel ragazzo che la tormentava ultimamente, che si era convinto che Nike era la donna della sua vita. Si riprese senza rendersene conto e quando lo comprese si scosse, chiuse la bocca lasciata aperta per lo stupore e risoluta come suo solito dimenticò la paura di poco prima, paura e rabbia insieme, per lei era doloroso tornare con corpo e mente al suo passato dove veniva picchiata per le vie tedesche solo per il fatto che era una bambina affamata.
Ad ogni pugno che riceveva nel corso della sua esistenza, i ricordi vivi la portavano ad una paralisi iniziale che si rispecchiava nei suoi grandi occhi verde-dorati.
Fu sicuramente l’arrivo di quel ragazzo che era parte del suo stesso mondo a farla riprendere, a ridarle la forza necessaria di rialzarsi e di mettersi schiena contro schiena a colpire a sua volta quelle persone odiose!
Il trovarsi schiena contro schiena a fare a pugni insieme fu esaltante e diede forza a Nike, che non sorrise ma ebbe un ghigno di soddisfazione nell’affrontare quella situazione.
Forti, ecco cos’erano. Insieme erano forti ed imbattibili e la passione che vibrava nei corpi di entrambi se la trasmisero a vicenda. Passione e voglia di prevalere in modo schiacciante perché in fondo, era giusto così.
Nessuno poteva più atterrarla di nuovo.

Quando ebbero sopraffatto tutti, rimasero soli in quella via poco sicura, in molti avevano assistito alla scena e nessuno era intervenuto!
Ora erano lì l’uno di fronte all’altro che si guardavano, l’uno aveva l’aria piuttosto sicura di sé e felice in un certo senso, una strana luce come di vittoria non per la rissa ma per qualcos’altro, l’altra invece era seria e attenta a scattare in qualunque momento, ma al contempo incerta su cosa pensare di quel tipo tanto sorprendente. Era diverso da tutti quelli che aveva incontrato e, dolore fisico o no, non si sarebbe mossa da lì.
Lo fissava con occhi spalancati dritta in quelli di lui grigi e affilati, nonostante fosse a disagio non riusciva a distogliere lo sguardo, voleva capire anche delle cose per cui non sarebbe stata intenzionata seriamente a dire quello che disse con rabbia e aggressività:
- Cercavo proprio te! Devo dirti una volta per tutte di lasciarmi in pace! Seriamente, dico! Non girarmi intorno, non rompermi, non aiutarmi o non toccarmi in alcun modo! Non ti voglio in nessun senso, vattene e stop! Questa volta seriamente! O i calci che ho dato a loro te li concentro tutti in quei fondi di magazzino che hai in mezzo alle gambe! -
Non aveva solo carattere, lui ora lo capì completamente: lei era una forza della natura e doveva essere sua ancor di più dopo quella sera!
Accentuò il sorriso enigmatico che aveva sulle labbra ben disegnate e con un espressione che la diceva lunga sulle sue intenzioni fece passare sulla schiena di Nike una prima scarica di brividi, era stata ottimista a pensare che sarebbe bastato dirglielo!Vi era malizia, ironia, fascino e qualcosa di sfuggevole e misterioso, in quel bel viso.
- Davvero? Non è un bel modo di ringraziare per l’aiuto che ti ho dato, sai? -
Aveva una voce bassa e penetrante, suadente che calamitò la sua attenzione negli occhi veramente belli e malinconici in un certo senso. Chissà che passato aveva, uno come lui?
Si stupì quando si rese conto che si era chiesta una cosa simile. Senza capire assolutamente il motivo di tutto quello.
Per obbligo rispose seccata ma con una lieve inclinazione di incertezza nella voce:
- Me la cavavo da sola! Ora non devi rompere! -
Un secondo lampo che la fece rabbrividire nuovamente, lui le si avvicinò e senza che potesse prevederlo la spinse contro il muro immobilizzandola, le fermò i polsi sopra la testa con una mano e con l’altra andò alla cerniera della felpa che iniziò ad abbassare; aveva il volto vicino al suo, pericolosamente vicino, poteva sentire il suo odore e il suo respiro sulla pelle, ora i brividi la percorrevano incontrollati, impallidì di brutto mentre si mordeva il labbro e cercava di liberarsi dimenandosi.
- Allora mi prendo da solo il mio ringraziamento … e poi forse potrò lasciarti in pace … -
Come se da lei volesse solo questo.
Nike realizzò che i veri guai non erano quelli di prima ma questi. Lui, che non sapeva nemmeno come si chiamasse.
Lo stomaco le doleva e anche la guancia che si gonfiava, il sapore del sangue in bocca le rendeva la situazione ancora più sgradevole. La mente le andò in confusione mentre cominciava a temere che non ne sarebbe uscita del tutto illesa.
Che cattiva idea venire nella tana del lupo, se lo disse mentre il panico l’avvolgeva; poi però successe qualcosa, cambiò qualcosa. Capì che avrebbe potuto liberarsi quando voleva eppure non lo faceva, era lei che si lasciava ammaliare da quel tipo. Nella lotta i capelli le si erano sciolti ed ora liberi e disordinati le circondavano il volto impietrito, non riusciva a parlare e quel fascino naturale e grezzo di cui era padrona si rispecchiò nello stesso di lui.
Non capì più nulla quando sentì che dopo averle slacciato la maglia, infilava la mano sotto la stoffa toccandole il seno, aveva un’espressione magnetica che la ipnotizzò, avrebbe almeno urlato in altri casi, eppure riusciva solo a fissarlo negli occhi grigi così belli e pensare che una cosa simile non l’aveva mai sentita, un filo elettrico si legò fra i due e si sentì così uguale a lui da sentirsi stupidamente a suo agio … e desiderò contro ogni logica che non si fermasse.
Era il suo istinto a muoverla.
Chiaramente quello.
Quando capì che stava per baciarla non si mosse, non girò il volto e non provò nemmeno a morderlo. Che l’avesse domata solo perché era uguale a lei?
Non capì mai cosa le prese, ma quando le loro labbra si unirono in un bacio sensuale come quello, lei non si ribellò e la cosa parve naturale.
Non fu solo nuovo, per Nike, ma terribilmente e pericolosamente bello.
Era passione.

I giorni che seguirono furono caratterizzati dalle voci sulla nuova coppia della scuola: i due selvatici Nike e Bryan.
Lei ormai era famosa per il passato misterioso e per essere stata adottata, specie, però, per essere la sorellastra di Luca, anche lui popolare nel suo corso per la bellezza angelica da capogiro di cui era proprietario.
Lui invece lo era perché anche lui era bello, diversamente dal biondo, ed aveva molte corteggiatrici, ma oltre a tutto era quello più attaccabrighe e provocatorio della scuola.
Lui era più grande di lei e non si sapeva nulla sul passato e sulla vita che conducesse.
Erano visti come la coppia più bella e perfetta poiché molto simili fra loro e affascinanti, anche Nike, infatti, aveva i suoi corteggiatori che non avevano mai osato avvicinarsi: poi era arrivato Bryan e se l’era presa.
Da parte di Luca ci fu una freddezza che rivelò, a chi lo conosceva bene, un esserci rimasto più che male, come si diceva fra i giovani: ‘di merda’! Della famiglia ne aveva parlato con Selene, molto affiatati fra loro; fra gli amici invece aveva accennato a questa contrarietà solo a Nicola, suo amico fin dall’infanzia. Non con Nike. Lei le aveva chiesto cosa ne pensasse e lui aveva risposto un distante ma gentile:
- Vedi che avevo ragione? -
Ed un sorriso finale forzato che non aveva ingannato l’amica.
Chiedersi perché poi successe quel che successe sarebbe ipocrita: le vicende attuali portarono subito ad un evidente conseguenza amara, anzi, una serie di conseguenze.
Tuttavia se si sarebbe potuto conoscere il futuro, col senno di poi, alcune cose non sarebbero mai state fatte e certamente Nike avrebbe evitato come la peste quel Bryan, solo una gran fonte di guai.
Anche se si sa che in questo modo è facile parlare.
Dal punto di vista di Nike non si potrà mai capire se quel momento specifico, unico, passato con Bryan nel letto del suo appartamento disordinato e povero, alla fine varrà tutta la conseguente sofferenza.
Sofferenza, a dire il vero, non infinita.
Probabilmente quell’attimo che si dice si debba sempre cogliere, riempì la vita di Nike di una passione maggiore, le diede qualcosa che avrebbe perso e che con altri non avrebbe mai potuto acquistare.
Valeva la pena sentire quelle mani carezzarle il corpo da sempre bistrattato da sé stessa, valeva la pena sentire le labbra baciarla in quel modo profondo, valeva la pena sentirlo dentro fino a farla diventare donna.
Come se in quell’atto di massima unione l’avesse cambiata nell’animo rendendole quello che non aveva mai avuto.
   
 
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