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Autore: Jezabel_89    01/08/2011    3 recensioni
Qualcuno ha detto che i ricordi migliori restano nel cuore. Non è sempre vero ma, a volte, bisogna adattarsi.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Non posseggo per niente i personaggi di "Harry Potter", mamma Row ne è la proprietaria, dal momento in cui se così non fosse, Harry e Draco sarebbero una coppietta felice, Severus sarebbe ancora vivo e (in)felicemente sposato con Sirius (vivo anche lui) e Ginny sarebbe morta nella camera dei segreti. Punto.


* * *


Come ho già scritto nella trama, questa e le due storie che la seguono sono state scritte in onore di Xhu (sono in ritardo pancino d'oro, ma ti penso sempre) e di Lou (sono una piccolina, ma ti adoro!). Se questa serie avrà lieto fine nell'ultima parte del trittico, è tutto merito di Damia (grazie per aver assecondato le mie paranoie notturne XD) e della sua preoccupazione per la sanità mentale di Lou, che può leggere tranquilla perchè il finale sarà adeguato. Nella terza shot.

Un bacione immenso e un abbraccio stritolante vanno ad annina, per non essersi fatta alcun problema a darmi la schiettezza di cui avevo bisogno e per essere stata una beta coi controfiocchi. Ti voglio bene!


* * *



Cercavo quel bell'inchiostro color porpora, comprato insieme a Francoforte.

Non lo facevo certo per reminiscenza – non ne sarebbe davvero valsa la pena, visto che, durante quel fine settimana di due anni fa, non abbiamo mai smesso di litigare – semplicemente volevo spedire un gufo a mio figlio e quell'inchiostro di un porpora intenso e brillante sembrava perfetto per tirarlo su di morale, dopo che tuo figlio James l'ha battuto per l'ennesima volta a Quidditch. Pensavo che fosse giunto per Scorpius il momento di imparare che il color Grifondoro non è l'unica sfumatura nella tavolozza dei rossi, come mi insegnasti tu comprando la boccetta. Peccato, però, che nel cassetto in cui ripongo il necessario per scrivere, non c'era.

Non ho provato neppure a cercarlo altrove: ho capito immediatamente che l'avevi portato via con te e che magari hai usato proprio quell'inchiostro per scrivere le congratulazioni a James.

Hai portato via diverse cose, quando te ne sei andato; come per farmi un dispetto, hai preso tutti gli oggetti che utilizzavo quotidianamente.

Il tavolo, ad esempio.

Quel bel tavolo di mogano che si trovava nella nostra sala di lettura: hai idea di quanto sia stato snervante cercarne uno che stesse bene con l'arredamento di quella stanza? Di come abbia girato Londra e dintorni in lungo e in largo, prima che tu, come se niente fosse, mi facessi notare un vicoletto nella Londra babbana, in cui ti sembrava di ricordare che ci fosse la bottega di un certo antiquario, che avrebbe potuto avere proprio il tavolo che facesse al caso nostro?

Tantissime volte abbiamo fatto l'amore su quel tavolo, solido e massiccio come le tue spalle a cui mi aggrappavo. Ora che il tavolo non è più nella mia sala di lettura, sarò costretto a portare gli amanti in camera da letto e tu sai bene quanto detesti trovare tra le mie lenzuola l'odore di qualcun altro.

Già, le mie.

Le nostre te le sei portate via, lasciandomi nella mia stanza, di notte, senza poter prendere sonno al pensiero che tu possa usarle per dormire, nella migliore delle ipotesi, con Ginny Weasley.

Hai portato via tutto ciò che avesse un valore dalla nostra casa: la tenda della doccia, la tovaglia damascata, il porta spazzolini da denti, la raccolta di poesie che leggevamo la sera, il tappeto davanti al caminetto, la poltrona di pelle nera del salotto.

Hai preso persino quello stupido quadro, comprato a Parigi da un artista di strada. Cosa te ne farai, ora che vivi di nuovo con tua moglie? Le racconterai che eri ancora sposato con lei quando sei andato a Parigi a comprarlo con il tuo amante, invece che ai mondiali di Quidditch come le avevi detto? Le parlerai di quella notte in cui la tela era avvolta nella carta racimolata chissà dove, appoggiata al muro della nostra stanza d'albergo, mentre noi eravamo impegnati a rotolarci tra le coperte, sussurrandoci oscenità all'orecchio?

"Porto via i miei ricordi da questa casa" mi hai risposto quando ti ho chiesto perchè stessi rimpicciolendo lo specchio della nostra camera da letto.

Uno specchio Babbano, non faceva nient'altro che riflettere le immagini, eppure quando c'eravamo noi lì dentro, incorniciati d'argento, mi domandavo se esistesse uno specchio più magico di quello.

E tu l'hai preso, con la scusa che per me non avesse alcun valore affettivo, dal momento in cui non ti ho mai amato.

E' per questo che te ne sei andato: non ti ho mai detto "ti amo".

Ho vissuto con te per anni e prima di allora ho accettato di essere il tuo segreto, il tuo rifugio fuori casa, condividendoti con i tuoi amici, poi con tua moglie e i tuoi figli.

Ho tenuto la tua mano stretta nella mia ad ogni febbre, ogni raffreddore, ho accarezzato la tua fronte ed i tuoi capelli ad ogni mal di testa.

 Ho cucinato per te moltissime ricette e ho viaggiato al tuo fianco per il mondo fino alle Colonne d'Ercole, al tuo fianco e non ti ho mai detto "ti amo".

Te ne sei andato, lasciando la nostra casa priva di ricordi e non ti ho fermato.

Ti sei portato via tutto.

Tranne me.

   
 
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