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1 - Inizio / #3 - Fine
« Cosa facciamo? » urlò Frank,
portandosi le mani sopra la testa per impedire a quello che sembrava proprio un
tavolo gliela spaccasse in cinquanta parti uguali. James digrignò i denti, sporgendosi
solo leggermente dall’imponente colonna, dietro cui si
erano rifugiati.
«
Non possiamo lasciarlo qui, Frank » sbottò, mentre un gran bel pezzo di muro,
alle loro spalle, veniva sbriciolato in tanti minuscoli pezzettini. Il biondo
sfoderò la sua migliore espressione da cucciolo di unicorno ferito, indicando
platealmente prima se stesso e poi la fonte delle loro disgrazie.
« Se la caverà più che bene! Guardami, saresti disposto a
mettere a rischio questo meraviglioso esemplare di giovane mago? Sono ancora
nel fiore dei miei anni! » strillò, abbassandosi ed
appoggiando la schiena alla superficie della colonna, dando le spalle al
nemico. La sua bacchetta era fermamente tenuta in pugno.
« Tu non capisci. Io non
posso lasciarlo qui. Non posso » il tono
sofferente del più grande dei Potter fece stringere il cuore al giovane
Paciock. Odiava vedere il suo migliore amico, praticamente suo fratello,
soffrire come un cane perché quell’idiota non era capace di essere sincero con
se stesso.
Il
biondo lo fissò per un lungo istante, serio come poche volte era stato in vita
sua. Digrignò un momento i denti e si voltò, con un urlo belluino, verso i loro
aggressori, cominciando a scagliare incantesimi a destra e a manca. Poi guardò
l’amico. « Se alla fine di tutto ciò, dopo che io ho sacrificato la mia
bellezza, non lo prendi e te lo limoni come Merlino comanda, giuro
che ti taglio l’attrezzo, Potter! »
James
lo guardò stupito, prima di sorridergli. Si rizzò in piedi e lo affiancò, la bacchetta sguainata. « Se veramente mi
aiuterai, potrei anche limonarmi te » soffiò, con un sorriso malandrino che era
tutto un programma.
«
Non credo che le mie ragazze apprezzerebbero, amore » ridacchiò il biondo, partendo all’attacco di quei
Mangiamorte - figli e nipoti di quelli originali - che li avevano attaccati. Contrariamente
al tranquillo padre ed alla stramba madre, Frank John Paciock era,
praticamente, un playboy. Il playboy di Grifondoro. Lui, non James - sempre
stato chiaramente di altra sponda - come tutti credevano, aveva avuto una
schiera di pretendenti fin dal primo giorno di scuola.
I
loro avversari erano sette. Gli altri tre dovevano essere impegnati nello
scontro con Teddy, qualche metro più in là. Erano arrivati tutti all’improvviso,
mentre i due nuovi Auror si addentravano in un controllo approfondito del
vecchio Lestrange Manor. Se non fosse prontamente arrivato l’agente Lupin, loro
sarebbero morti.
Un
urlo si levò dalla zona in cui il mezzo licantropo aveva iniziato a lottare. Frank
sentì James irrigidirsi contro la spalla destra. Lo guardò, con attenzione,
notando una vena pompare furiosa nella sua tempia. Era molto pallido e
sicuramente stava sudando freddo. Senza contare l’evidente distrazione.
«
Raggiungilo e salvalo, mi occupo io di questi tizi » gli disse, respingendo un
Anatema diretto proprio in mezzo alla sua fronte e ringhiando - dopotutto era
un leone - verso il Mangiamorte che l’aveva scagliato. James lo guardò,
sfoderando il suo miglior sguardo indeciso. Era stato messo davanti ad una
scelta: l’amico che l’aveva sempre, sempre,
aiutato, oppure il grande amore, non corrisposto, della sua vita? « Cazzo, Jim! Non
farti problemi proprio adesso! Non mi sei utile così distratto! Vai da lui, io
ce la faccio da solo! » sbraitò Paciock, spedendolo
via con una forte spallata. Potter lo fissò, grato che fosse stato lui a
compiere quella scelta al suo posto. Dopo un veloce cenno del capo, corse nella
stanza adiacente, lasciandosi alle spalle le maledizioni urlate da Frank e dai
suoi avversari.
La
stanza in cui Ted stava duellando era stata una camera da letto, anche se
oramai era logora e piena di polvere e ragnatele. C’era un letto, che doveva
essere stato parecchio imponente, su cui erano chinati tre uomini, mentre un
quarto vi era sdraiato, immobile.
« TEEEEED! » fu l’urlo con cui
James si lanciò alla carica. Non era mai stato così furioso in tutta la sua
vita. Mai, neppure quando aveva visto suddetto mago amoreggiare con sua cugina
Victoire. E quella volta era stata Dominique a trattenerlo dal fare una grande,
grandissima stronzata.
I
tre Mangiamorte vennero sbalzati via dalle sue maledizioni, finendo agli angoli
più lontani che la stanza offriva dal letto. E lì, coperto da sangue, troppo
sangue, e polvere, c’era il povero Lupin, con lo sterno mezzo aperto e
boccheggiante. Con un moto di nausea James si rese conto che quei tre stessero
cercando di staccargli il cuore. Se lui non fosse andato ad aiutarlo… se Frank
non l’avesse mandato lì, probabilmente Ted sarebbe morto.
« Ted! No, no! Teddy, ti prego… »
si avvicinò velocemente a quel corpo quasi inerme, prendendo il viso pallido
fra le sue tremanti mani, il ragazzo lo fissò per un lungo istante, ed i suoi
capelli variarono dal nero al blu elettrico.
«
Sono… felice… di morire… con te… qui… » boccheggiò, con evidente difficoltà,
facendo una smorfia di dolore. Gli occhi di Potter erano talmente pieni di
lacrime che il poveretto faticava a metterlo a fuoco.
« No! Tu non morirai, ok? Tu non puoi farmi questo! Ted,
io ti amo! » strillò il più giovane, iniziando una
litania curativa che sua nonna gli aveva insegnato, parecchio tempo prima. Il metamorfomagus
sorrise, quasi quelle fossero state le parole che desiderava tanto sentire.
«
Io… amo… te… pure » esalò, lasciandosi andare a quel dolce oblio che da tanto
lo chiamava.
Probabilmente
James avrebbe dovuto piangere, di gioia per quelle parole e di dolore per l’apparente
dipartita. Invece continuò, imperterrito, a recitare quella che sembrava essere
diventata una preghiera, sempre con maggiore enfasi. Quelle che uscivano dalle
sue labbra, però, non erano le parole che la vecchia Molly gli aveva insegnato.
Erano parole lette tanto tempo prima in un vecchio libro di sua zia Audrey, la Medimaga.
Con
un sussulto, qualche minuti dopo, Ted riaprì i suoi occhi. La prima cosa che
vide, fu lo sguardo spaventato e stralunato di James Sirius che non si staccava
da lui. Gli sorrise, candido come solo un Lupin poteva
essere.
«
Sapevo mi avresti salvato le chiappe, nanerottolo » sussurrò, tirandosi su. Potter
lo fissò come avrebbe fissato sua sorella vestita da Serpeverde: un misto fra
rabbia, irritazione e divertimento. Poi il suo sguardo si incupì.
« Per questo mi hai detto quella cosa, vero? Per spingermi
a salvarti in tutti i modi possibili » sussurrò,
ferito, facendo per alzarsi da quello sporco letto. Nella sua mente era lontano
il pensiero del migliore amico, nell’altra stanza. Venne prontamente bloccato
dal mezzo licantropo.
« Ecco, a dir la verità non ero poi così sicuro di farcela. Sapevo che ci avresti provato, ma
sopravvivere non era stato messo in conto, purtroppo »
disse, imbarazzato. I suoi capelli assunsero una sgradevole
tonalità rosso fenice. « Io… penso davvero quello che ti
ho detto, Jim. Anche se ho aspettato di essere in punto di morte »
Il
ragazzo lo osservò per un lungo istante, per poi sorridergli. « Meglio tardi che mai, no? Frank sarà… Merlino! FRANK! » strillò improvvisamente Potter, correndo spedito verso l’altra
stanza, preoccupato dal terribile silenzio che era sceso su tutto il Manor. Spaventato
com’era, per Ted, aveva completamente tralasciato quello che stava succedendo intorno
a lui.
La
sala principale era piena di polvere e detriti. Ed era silenziosa, troppo
silenziosa. Non c’era un anima viva.
James
annusò febbrilmente l’aria, attivando i suoi sensi da Animagus, nella speranza
di sentire l’odore familiare del suo migliore amico. Passarono pochi minuti,
prima che riuscisse a distinguere qualcosa, anche se avrebbe preferito non
averlo fatto. C’era odore di sangue, insieme a quello dolciastro di Frank. Tanto,
tantissimo sangue.
« Frank! Frankie! Amico, batti un colpo! » strillò, isterico, iniziando a girovagare per i detriti,
alla ricerca di una qualsiasi cosa. Gli sarebbe bastata la traccia di un
capello, in quel momento. James era talmente preoccupato, che non si curò
neppure dello zoppicante Ted, alle sue spalle.
Fu
un rumore a farlo scattare come una molla, verso la zona più disastrata dell’intera
sala. Man mano che si avvicinava avvertiva l’odore ferroso del sangue con
maggiore potenza. Fu sotto il peso di una colonna che ritrovò il suo migliore
amico, busto e gambe immobilizzate.
« Frank! » urlò Potter, correndo
al capezzale del ragazzo, sporcandosi completamente del suo sangue. Il biondo
lo guardò per un singolo attimo, prima di fissare Ted, alle sue spalle, e
sorridere.
«
Devi… amarlo » sospirò, placido, con un accento strascicato che fece venire i
brividi al migliore amico. Ted annuì, inginocchiandosi a sua volta. Potter
aveva iniziato a borbottare la stessa cantilena che aveva usato con lui.
«
Lo amo, Frank, tranquillo. Adesso ti rimette in sesto
e ce ne andiamo via, ok? » sussurrò l’Animagus, mal
celando la sua preoccupazione. Il licantropo che era in lui percepiva la vita
abbandonare quel giovane corpo, come aveva sempre fatto ogni volta che si era
avvicinato a qualcuno molto prossimo alla morte.
Il
biondo negò leggermente con il capo, era più pallido ad ogni secondo, mentre
qualche lacrima scivolava sulle sue guance. « È … la … fine » sussurrò, a
fatica, mentre James, che aveva capito l’antifona, aveva incominciato a
piagnucolare le parole della formula, dondolandosi su se stesso. « Jim… » Frank
attese che l’amico lo guardasse, dietro le lacrime che avevano appannato anche
i suoi occhi azzurri. « Dici… Dominique… io… amo… lei »
Poi,
trasse il suo ultimo respiro.
L’urlo
di James fu solo lontanamente paragonabile a quello che, poche ore dopo, fece
Dominique, la catenina di Frank strappata via dal suo candido collo con
violenza.
Il
suo sangue macchiava le sue mani. Quelle di James e Ted, invece, erano sporche
di quello di un ragazzo che aveva preferito la sua fine per il loro inizio.
» Per amor di contestualizzazione
Bene, bene. Questa scena è svolta più o meno nell’autunno del
2027, quando James e Frank hanno ventun anni e Ted ventotto. Il nostro mezzo
lupo ha mollato Victoire poco dopo la chiacchierata con Dominique, di due
capitoli fa, ma non si è mai dichiarato, troppo pauroso per farlo.
Jim e Frank sono cadetti Auror freschi di accademia e sono stati
mandati in missione insieme in un luogo che doveva essere disabitato ma che,
evidentemente, non lo era.
Frank ha sempre provato qualcosa per Dominique, ma, a causa
della sua indole da dongiovanni, non è mai riuscito a concludere nulla,
nonostante lei ci soffrisse.
» Arthie’s Corner
Non mi uccidete, vi
prego!
Sto male per fatti miei, sono più
che consapevole di aver ammazzato un povero innocente ç__ç
Senza contare che io adoro Frank!
Ci sto davvero, davvero male.
Sono un mostro, non è vero? Sì, diamine!
Che poi… io amo la mia Dominique,
e l’ho fatta soffrire ç__________ç
Ah, poi ho deciso di mettere
insieme due tematiche, perché credo che esse siano strettamente legate.
Cambiando argomento, per evitare
le maledizioni che suddetta Weasley mi sta lanciando, avete provato ad entrare
in Pottermore? Io sì, ma non ho beccato l’orario per
l’indovinello ç____ç
Avete qualche dritta da darmi? Sono
disperata!
Ricordo a tutti che per propormi un prompt basta andare nella mia pagina autore e farmi sapere il numero
corrispondente alla tematica che desiderate!
Attendo i vostri suggerimenti!
A presto,
A.