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Autore: Hikari93    02/08/2011    14 recensioni
[Sequel di Scorpioni rosa] ma va? XD
-Mocciosa, per quanto ti impegni non potrai mai raggiungere il mio livello. E, poi, che vantaggio ti porterebbe? E’ inutile continuare a crogiolarsi nella falsa speranza che tra noi possa funzionare. Ti stai solo illudendo… e se non riuscissi più a venirne fuori? E se finissi per confondere quella fantastica realtà che ti sei creata, e non distinguessi più la realtà effettiva da quella che ti stai, gradualmente, creando?- Sasori sorrise, facendosi beffe della ragazzina che lo osservava a mo di sfida.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akasuna no Sasori , Sakura Haruno
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Scorpioni rosa - II Part

 



 

-Mocciosa, per quanto ti impegni non potrai mai raggiungere il mio livello. E, poi, che vantaggio ti porterebbe? E’ inutile continuare a crogiolarsi nella falsa speranza che tra noi possa funzionare. Ti stai solo illudendo… e se non riuscissi più a venirne fuori? E se finissi per confondere quella fantastica realtà che ti sei creata, e non distinguessi più la realtà effettiva da quella che ti stai, gradualmente, creando?- Sasori sorrise, facendosi beffe della ragazzina che lo osservava a mo di sfida.
-Gliel’ho detto, professore, farò di tutto per essere una sua pari, così nessuno avrà da dire su di noi.- affermò lei, convinta della sua teoria. Secondo Sakura, il suo ragionamento non faceva una grinza – perché era ovvio che dovesse essere così – e non c’era nulla, cui l’Akasuna avrebbe potuto appellarsi per contrastarla. Concordava col professore nel dire che la differenza di età, tra loro, c’era – per quanto lui sembrasse giovane –, ma non capiva quanto questa potesse influire. Quando lo osservava emergeva quel lato di lei da adolescente ribelle. Non pensava ad altro se non a come conquistare lui: lo voleva davvero, e sarebbe andata contro tutto e tutti, anche contro il suo stesso amore.
-Anche questo modo di parlare fa di te nient’altro che una bamboccia, Sakura-Chan.- le si avvicinò, accarezzandole i capelli e facendo scorrere le sue dita tra i fili rosa di lei.
Erano quelli i contatti che inchiodavano Sakura nella sua ferma convinzione di avere qualche possibilità con quell’uomo. Lui la stuzzicava, agiva in modo contraddittorio rispetto a come si esprimeva. Le assicurava di non avere speranze, ma le offriva dei gesti tutt’altro che coerenti. La ragazza arrossì a sentire la mano di lui scendere per le guance, fino al collo. Inarcò la testa di lato, volendo comunicare al suo ex insegnate – proprio quel giorno aveva conseguito il diploma, superando a pieni voti il difficile esame di maturità – di apprezzare quei tocchi. L’Haruno sperava con tutto il suo cuore che le cose non finissero come al solito. Chiuse gli occhi, mordendosi il labbro inferiore, dimenticandosi di essere – probabilmente per l’ultima volta – nel bagno della scuola. Tornò presente a sé stessa solo quando Sasori smise di sfiorare la sua pelle.
-Perché fa così?- sussurrò lei, incapace di capire cosa significasse quel modo di fare. Se c’era una cosa che davvero Sakura odiava, quella era il non capire. Lei, intelligente più del normale, sempre scattante, attenta ad ogni particolare, non riusciva a cogliere il perché di quegli atteggiamenti. Forse, pensava, era anche per quello che si era fissata con Sasori. Non c’entrava solo che fosse attraente e affascinante, quanto che fosse misterioso.
-Sono un insegnate, cosa potrei fare? Ti impartisco le giuste lezioni.- affermò, lasciandosi stringere da lei e permettendole di stampargli un bacio sulla guancia. Era riuscito a voltarsi in tempo, così da non ritrovarsi le sue labbra sulle sue. –Dato che non capisci con le buone, devo necessariamente passare alle cattive. Te l’ho detto: se non ti allontani da me, finirai per scambiare l’illusione per la realtà. Quale mio comportamento fa parte della realtà, e quale dell’illusione, sapresti dirmelo, Haruno?- le sfiorò un orecchio con la bocca, leccandolo con la lingua. Godette del fremito di piacere di lei.
-La realtà è che mi ama, l’illusione è che fa finta di non volermi.- espose, tra un sospiro e l’altro.
-Sicura come sempre, Haruno. Mai che la trovassi impreparata, anche ora che si è appena diplomata.- ridacchiò, staccandosi. La risata divenne un vero e proprio sorriso di scherno quando Sakura sbuffò per l’allontanamento di lui.
-Quello che non capisci- Sasori non si stupì del cambiamento del modo di parlare della sua ex alunna: del resto, finiva sempre così quando lei si arrabbiava –E’ che non sei più il mio insegnate. Quindi, proprio non capisco perché non possiamo stare insieme! In gita mi hai baciata!- urlò, cominciando a battere violenti pugni chiusi sul petto di Sasori. Continuava a non capire, continuava a odiare la sua inettitudine.
-Non c’entra. Ti ricordo che quello era uno strappo alla regola.-
-Se le condizioni cambiano, non va più bene la stessa regola. Prima ero la tua alunna, e poteva andar bene come dicevi tu, ma ora non lo sono più, quindi non mi pare che ci sia una regola, morale o di qualche altro tipo, che ci vieti di fidanzarci!- insistette, puntando gli occhi verdi in quelli nocciola di lui.
Così come c’erano tante cose che Sakura non sopportava, ce ne erano tante altre che infastidivano Sasori. Eh sì, erano davvero tante, persino troppe. La prima in assoluto era il non voler aspettare o far aspettare. Subito dopo questa c’era l’odio verso chi lo fissava intensamente, verso chi lo scrutava… verso chi lo guardava come stava facendo Sakura.
-Mocciosetta, perché insisti?-
-Non chiamarmi mocciosa, sono matura, ormai!-
-Il fatto che tu abbia superato l’esame di maturità, non ti rende matura.- bisbigliò ridendo, prendendola visibilmente in giro. Giocherellava con lei, gli piaceva scherzare a farsene beffe, perché, a modo suo, adorava vedere i lampi di ira nei suoi occhi limpidi.
-Voglio stare con te.- ribadì, poggiando la testa presso il suo corpo. –E sono sicura che anche tu vuoi stare con me.-
-Non puoi farti padrona anche della mente altrui. Sei egocentrica, e questo è un tuo difetto.-
Lei alzò la testa verso quel tizio che si stata permettendo di sputare sentenze riguardo il suo modo di fare. Strinse gli occhi in due fessure mise su una specie di broncio, arrossendo anche. Non sopportava che qualcuno le elencasse i suoi difetti, e non lo sopportava soprattutto quando questi difetti erano reali.
Sasori afferrò le braccia della ragazza, intenzionato a staccarsele di dosso: per i suoi gusti quell’abbraccio era durato fin troppo. Era vero che si stava divertendo a illuderla, ma doveva mettere freno a quella storia prima che le cose diventassero davvero troppo complicate… sempre che non lo fossero già.
-Ad ogni modo, ora basta con gli scherzetti. Esci da qui e tornatene a casa a festeggiare il tuo cento e lode.- la allontanò con un gesto piuttosto brusco, per niente concerne ai suoi modi pacati e tranquilli. Era riuscito a trattenersi fino a quel momento, sforando soltanto quel giorno alla gita. Non poteva permettere che risuccedesse, perché quello che diceva Sakura era vero: non c’era alcuna legge che impedisse loro di trascorrere la vita insieme, ma lui si sentiva sempre fuori luogo.
-No, non me ne vado!- a Sasori parve una bambina capricciosa, di quelle che puntano i piedi a terra se non compri loro quanto desiderano. Avrebbe voluto dirle che era ridicola, che era solo una babbea, ma per una volta – per la prima volta – Akasuna No Sasori preferì tenersi per sé quanto stava pensando, ritenendola una scelta sensata.
-Potrai restare anche tutto il giorno qui dentro, ma prima o poi dovrai uscire. Per cui, evita di fare i capricci e lascia l’istituto. Sei strana, sai? Di solito gli alunni non vedono l’ora di fondarsi fuori dalla porta d’ingresso, soprattutto dopo che hanno finalmente completato tutti e cinque gli anni.- spiegò, dando le spalle alla ragazza, ancora immobile nella sua posizione.
L’uomo abbassò la maniglia, ma non potè fare altro, perché venne bloccato dalle braccia esili – sembrava quasi una contraddizione – dell’Haruno.
-Diventerò una professoressa e verrò a insegnare in questa scuola.- serrò le labbra,  per cui proferì un suono appena comprensibile.
-Vorrà dire che chiederò il trasferimento.- sghignazzò il rosso, scuotendo la testa davanti all’ostinazione di quella buffa mocciosa dai capelli rosa confetto.
-Uffa, però!- stavolta lei rise, una risata cristallina che il professore non aveva mai sentito, e forse nemmeno Sakura ne ricordava tanto il suono. Da quando Ino si era trasferita, lei si era chiusa in sé stessa: avrebbe mai potuto ridere da sola? Un gesto troppo stupido, per com’era fatta.
-Posso andare adesso? Avrei degli impegni.- mentì l’uomo.
-Esce con me, oggi?- si era calmata: quando passava alla terza persona voleva dire che stava riacquistando un minimo di buonsenso.
-Com’è possibile che io abbia trovato proprio te sul mio cammino, Haruno? Sei insolente, maleducata, orgogliosa… sei seccante.- la insultava, ma sapeva che era il suo modo per dirle che, almeno in parte, la apprezzava. Sasori non si sarebbe degnato nemmeno di parlare con chi non reputava degno.
-Potrei dire lo stesso di lei!- gli si parò contro, facendogli la linguaccia.
-Mh.- accennò ad un sorriso, guardandola con fare di superiorità.
-Allora? Esce con me?- ritornò all’attacco, strusciandosi contro il corpo di lui.
-Haruno, non ho mai visto nessuna persona, uomo o donna che fosse, essere capace di cambiare atteggiamento in così poco tempo, nemmeno fosse una maschera. Prima mi urli contro, poi ridi, poi fai… la maliziosa. Sicura di stare bene?-
-Tralasciando il fatto che lei non è troppo diverso e che la mia è tutta strategia… qual è la sua risposta?- portò le braccia al petto e lo osservò col labbro inarcato verso l’alto.
-Tralasciando il fatto che la propria strategia non si rivela mai, e dico mai, al proprio avversario, rispondo che ti monteresti la testa se decidessi di accettare.- spiegò lui, come se stesse tenendo una normale lezione di matematica e stesse spiegando qualche teorema.
-Non c’è alcun rischio!- rassicurò lei, accompagnando le sue parole con un gesto di assenso col capo.
-E chi me lo garantisce?-
-Glielo garantisce il fatto che io mi sono già montata la testa. Sono sicura che riuscirò a conquistarlo in questo appuntamento.- gli scoccò un bacio sulla guancia e fece per imboccare la porta. Prima di attraversarla completamente, si voltò verso Sasori.
-Domani sera, davanti al bar principale, alle otto.- uscì.
 
Sakura si stava preparando a dovere: doveva essere stupenda quella sera. Si osservò allo specchio, trovandosi accettabile. Secondo lei non era l’aspetto che faceva la persona, quanto l’intelligenza e il modo di comportarsi. Ma quando si trovava davanti Sasori, pensava di essere al cospetto di colui che possedeva in sé entrambe le cose: sia intelletto che bellezza… eccome se era bello!
Guardò l’orologio della Dolce&Gabbana che aveva al polso: segnava le sette e mezzo. Era già pronta: solo pochi minuti fa aveva indossato le scarpe, e volendo sarebbe potuta già andare al luogo dell’appuntamento. Non era spaventata, né agitata. Forse soltanto un po’ emozionata, perché quella sera si sarebbe decisa a dare il tutto per tutto: doveva assolutamente conquistare Sasori. Tanto era convinta che anche lui fosse propenso a istaurare qualcosa, ma  che non lo faceva chissà per quale motivo. Eppure, lei era sicura di interessargli.
-Mah, in ogni caso, dovrà ricredersi.- uscì dalla stanza e scese le scale velocemente. Ringrazio tutti i kami che i suoi genitori non ci fossero e fu all’aria aperta.
Sebbene sarebbe arrivata di certo in anticipo, accelerò il passo, perchè non voleva perdere nemmeno un secondo del tempo che avrebbe potuto trascorrere con Sasori.
 
Dopo un po’ di tempo che aspettava, ecco giungere lui. Rimase a bocca aperta quando lo vide. C’era anche da ammettere che, da un po’ di tempo a quella parte, le faceva sempre quell’effetto.
-Buonasera, finalmente sei arrivato.- aveva deciso di risparmiare sin da subito i convenevoli. L’avrebbe trattato come un suo pari, perché era quello che voleva sentirsi. –Secondo te come sto?- a dire il vero, non le importava tanto di essere bella o cosa in generale, quanto di cosa ne pensasse lui.
-Mh, non c’è male.- ammise, risparmiandosi un pochino. Certo non avrebbe potuto dirle che la trovava bella, ma non solo per com’era vestita, ma bella di natura, bella di per sé.
-Niente saluti, mh?- esclamò Sakura, mettendosi davanti a lui in modo da bloccargli il passaggio. L’uomo la scostò con un gesto semplice.
-Così faremo prima. Avanti muoviti.-
-Galante, non c’è che dire.- constatò la ragazza, trattenendo la rabbia che si sentiva dentro e continuando ad esporre un leggero sorriso.
-Allora, dove vuoi andare?- Sasori sembrava veramente intenzionato a sbrigarsi.
-A comprare un gelato… siamo in estate e credo sia la scelta migliore.- spiegò estasiata.
-Gelato sia.- confermò il rosso, per poi prendere a camminare, distanziandosi da Sakura. Il che alla ragazza, ovviamente, non piacque, quindi cercò di rimediare subito, infilando le dita tra quelle dell’uomo e stringendogli forte la mano. Gli sorrise, per poi appoggiare il capo sulla sua spalla.
-Che stai tentando di fare, ora? Quale altra carta vuoi giocare?- domandò l’Akasuna, una punta d’ironia nella voce sicura.
-Niente, voglio solo farti capire che dobbiamo concederci una possibilità. Il tuo nome significa “scorpione”, vero? Non credi sarebbero carini degli scorpioni rosa?- ridacchiò, stringendogli più forte la mano.
A Sasori quelle parole sembrarono un vero e proprio invito a fare figli, dato che si parlava di una sottospecie di “unione”, ma scacciò alla svelta tal pensiero.
-L’altra volta non mi hai risposto: perché insisti tanto con me?-
L’Akasuna e l’Haruno erano decisamente troppo simili. Entrambi odiavano non capire, e l’uomo stava proprio provando quel sentimento.
-Che stupida domanda da un uomo del tuo livello.- cominciò la ragazza, alzando la testa, sperando di poterlo fissare negli occhi. Lui, però, non abbassò lo sguardo, forse intuendo quanto lei stesse per dirgli.
-E’ perché ti amo.- confessò, e stavolta lui non era stato abbastanza rapido da zittirla, cosicché lei aveva potuto completare quanto avrebbe dovuto il giorno della gita scolastica.
Sasori si bloccò sul posto e rise debolmente.
-Sei proprio una fissata, Sakura.-
-Non è una fissa! Non sono una bambina, non lo sono più. Capisco quello che voglio e lo ammetto, a differenza tua!- gracchiò, stringendogli la mano sempre più forte, facendogli quasi male. A quell’affermazione, Sasori gli puntò contro lo sguardo più ostile che poteva.
-Ah, quindi, secondo te, sarei io il moccioso, io quello che non sa ammettere cosa vuole?- la condusse verso un vicolo più appartato, che si trovava non troppo lontano da loro, cosicché potessero parlare indisturbati. Poi, le sollevò il mento, costringendola a guadarlo in faccia. –Il punto è che io sono più responsabile di te, per questo non posso stare con te!-
-Ma, allora, per te essere responsabili significa essere dei fifoni? Non vuoi darci nemmeno una possibilità?- alzò la voce, liberandosi della sua presa.
-Non sono né un fifone, né un codardo, né alcuna cosa tu stia pensando, marmocchia!- digrignò, avvicinando il suo volto a quello di lei.
-Allora ammetti che mi ami, perché ho i miei diciannove anni, non sono stupida!-
Le parole di Sakura furono taglienti, per lui. Forse, per una misera volta era lui nel torto ed era lei che aveva ragione. Per una misera volta… probabilmente era vero che lui l’aveva sempre considerata una bambinetta, una senza cervello, capace solo di cavarsela degnamente a scuola. Ma ora perché stava ritornando su quel discorso?
-Non è impossibile tra noi, se anche tu lo vuoi!- ribadì Sakura, sostenendo lo sguardo indifferente del suo interlocutore.
-Lo ammetto… per la prima volta nella mia vita, non lo so. Non so quale sia la scelta giusta.- sussurrò, sperando che Sakura non potesse sentirlo. Ma ciò era impossibile, dato che lei gli stava a un centimetro dal naso.
-Ma tu sei pronta ad affrontare le eventuali conseguenza, mocciosa?- nonostante Sasori avesse davvero capito che quella che le stava davanti non era più una bambina – come lui, invece, aveva sempre sostenuto – quel nomignolo gli era diventato caro.
-Che insulsa domanda, professore.- ridacchiò, poggiando le sue labbra su quelle di Sasori, finalmente…
… e lui, finalmente, si fece baciare, dimenticandosi di tutti i futili problemi che si era fatto.
 
Rimasero lì, in quel violetto appartato, a bacarsi per chissà quanto tempo, ed entrambi dimenticarono del loro gelato.

 
 

 




 
Beh, questo è il sequel di Scorpioni rosa
Onestamente non so che dirne… ne è uscita una fic molto dialogata, ed io non me la sono mai cavata troppo con i discorsi. Tuttavia, a livello grammaticale, credo che sia venuta abbastanza bene. Non so per l’OOC. Lascio decidere voi.
Se volete, fatevi sentire! XD
 
(probabilmente, ci sarà una terza parte, ma tutto dipende da se piacerà questa ;D) 

 

   
 
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