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Autore: shirl96    03/08/2011    0 recensioni
Pensate di andare a trascorrere le vacanze da vostra nonna, che ha una casa vicino al bosco più bello del mondo. Non passareste anche voi le vostre giornate li? E ciò che fa Lea una ragazza di quindici anni che non ne può più dei suoi genitori e della sua vita cittadina. Ma se un giorno vi addormentate nel bosco e al vostro risveglio finite in un altro mondo che ha un disperato bisogno di voi? Per sapere come andrà a finire, non vi resta che leggere questa storia.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Trovata

 

Il bosco quel giorno era incredibilmente luminoso. I raggi del sole passavano attraverso le foglie gialle dando un color oro ad ogni cosa. Il Maestro si muoveva cauto per la foresta. Ormai non aveva più l'età per scorazzare da una parte all'altra. Ma gli altri non volevano capirlo e continuavano a pensare a lui come al capo che era stato in gioventù. Temererario, pieno di forza e pronto alla battaglia. Il Maestro sospirò. Il passato avrebbe dovuto insegnarli qualcosa. E invece riempiva di idee pericolose tutti i giovani che ormai non pensavano ad altro che alla foga della guerra. Il Maestro era pieno di dubbi: stavano forse facendo la cosa giusta? O per una volta era meglio lasciare perdere il coraggio e salvarsi la pelle? Attraversò un piccolo corso d'acqua camminando sopra un ponticello, poi prese un sentierino laterale e si addentrò nel bosco. Il Maestro iniziò a camminare più velocemente. Voleva sbrigarsi per togliersi subito ogni dubbio. Ad un tratto vide qualcosa tra i cespugli. Era qualcosa di grande. Annusò l'aria. Sapeva di...sapeva di umano! Che ci faceva un uomo nella foresta? Che fosse venuto per la stessa ragione del Maestro o per colpirli di sorpresa? Si avvicinò cautamente. Non sembrava pericoloso. A dire la verità non sembrava neanche vivo. Forse era morto. Tuttavia il Maestro si tenne pronto. Non aveva ancora dimenticato le tecniche di combattimento. Si avvicinò un altro po'. L'uomo non fece alcun movimento. Allora il Maestro abbandonò ogni difesa, si accostò all'umano e... altro che uomo. Era una ragazza svenuta fra le foglie. Il Maestro trattenne il fiato. Non si poteva dire che non fosse sorpreso. Era dai tempi precedenti alla prima guerra che non vedeva un ragazza nel bosco. Le ascoltò il cuore e il respiro. Tutto regolare. Iniziò a scuoterla piano piano, poi sempre più forte. La ragazza ad un certo gli tirò un colpo e si girò dall'altra parte. Il Maestro si tranquillizzò: stava solo dormendo. Decise allora di aspettare che la ragazza si svegliasse. Che per una volta fossero gli altri ad attenderlo.

 

Una luce enorme la accecava. Di sicuro doveva essere in ospedale e proprio in quel momento un infermiera le stava dando una bella dose di calmante in modo che potesse dormire tranquillamente. Lea si girò dall'altra parte. Chissà cosa era successo nel bosco. Molto probabilmente nonna Matilda aveva inviato uno dei suoi domestici-fantasmi a cercarla; così l'avevano trovata distesa per terra con una grande ferita al ginocchio. In effetti sentiva proprio un formicolio insopportabile nella gamba. Avrebbe voluto svegliarsi e chiedere spiegazioni, ma la testa era troppo pesante e la lingua impastata. Quando la luce iniziò a diventare un po' meno forte decise che era arrivato il momento di svegliarsi. Prese a muovere lentamente le dita delle mani e dei piedi, poi provò con gli occhi che però sembrava proprio che non volessero aprirsi. Alla fine ci riuscì e riconobbe il bosco. Era ancora nel bosco? Non era in ospedale? Girò la testa lentamente e per poco non si mise ad urlare. Affianco a lei era seduto un tasso che la guardava. Più che guardarla sembrava che aspettasse qualcosa. Quando si accorse che era sveglia le sorrise. Lea ricambiò il sorriso quando si fermò subito. I tassi non sorridevano! A dirla tutta un tasso non avrebbe neanche dovuto aspettare che lei si svegliasse seduto su un tronco.

– Pensavo che non ti saresti svegliata fino al tramonto –

Chi aveva parlato? Lea guardò verso il tasso. Forse era stato lui anche se la ragazza avrebbe preferito tagliarsi la lingua piuttosto che ammetterlo.

– Che ci fa una ragazza nel bosco? Pensavo che le donne preferissero andare al mercato –

Questa volta era stato proprio il tasso a parlare. Lea l'aveva visto muovere le lebbra esattamente mentre sentiva le parole. – Sei stato tu a parlare? – sussurrò la ragazza. Si sentiva ancora un po' stordita e sinceramente non si sentiva pronta per scoprire che i tassi parlavano.

– Certo che sono stato io a parlare. Non c'è nessun altro qui. È più logico che parli io piuttosto che il tronco su cui sono seduto, non credi? –

Lea non sapeva se aveva più paura o stupore. – Tu parli – affermò – ma io che ci faccio qui. Questo non è il mio bosco. E nel mio bosco non c'erano tassi parlanti.

Il tasso annuì lentamente.

– Quindi – continuò Lea – o sono impazzita, o sto sognando. –

– Nessuna delle due, cara – rispose placido il tasso – perché io non sto sognando e non sono pazzo. Puoi spiegarmi cosa ci fai qui, se vuoi –

Lea rimase in silenzio. Già, cosa era successo prima? Ma soprattutto prima quando? Si guardò meglio attorno. Le foglie erano più gialle e gli alberi più secchi di come ricordava.

– Io ero nel bosco, quando ad un certo punto mi sono addormentata – iniziò Lea.

– Si a volte succede –

-- Quando poi mi sono svegliata, c'era una strana nebbia e il bosco era diverso, più buio e più tetro. Credo di essere caduta – Lea cercò di alzarsi in piedi ma il ginocchio le cedette. Vide tutto nero e credette di svenire di nuovo, ma quando riaprì gli occhi si accorse che il tasso le controllava il ginocchio. -Hai una brutta ferita, ma niente di irreparabile – disse il tasso.

Lea guardò la gamba: sangue incrostato e sporco le ricoprivano tutto il ginocchio. – Che schifo – mormorò – Cosa può essermi successo? – chiese al tasso.

– Forse hai sfregato il ginocchio contro una parete rocciosa. Adesso cercherò di fermare il sangue che ancora esce – Il tasso strappò una striscia dei pantaloni di Lea e gliela strinse attorno al ginocchio. Fece così per una paio di volte fino a che Lea non riuscì più a vedere la ferita. – Ora prova ad alzarti – disse. Lea si alzò e per poco non cadde sopra il tasso. – Attenzione attenzione! Tieni questo ti sarà utile – il tasso le diede un lungo bastone, e senza neanche guardare se la ragazza lo stava seguendo iniziò a camminare. Lea arrancava dietro di lui. Il ginocchio le pulsava dolorosamente e camminare con quel bastone non era per niente semplice. – Dove andiamo? – chiese. Il tasso non sembrava per niente contento della situazione. – In un posto dove ti curerò per bene –

Lea non sapeva più che dire. Camminarono ancora un po', fino a che il tasso si fermò così bruscamente che per poco la ragazza non gli andò addosso. – Siamo arrivati – disse il tasso.

– Arrivati? – Lea si guardò attorno. Era pieno di alberi, neanche l'ombra di una casa o di una capanna. Ad un certo punto notò una corda in mezzo agli alberi. Collegava due rami grandi quanto il suo braccio. Lungo un tronco vide un'apertura troppo grande per essere naturale. Erano davvero arrivati. – Questa è una piccola fortezza. Dobbiamo difenderci in qualche modo – il tasso la sorpassò e proseguì lungo il sentiero. Lea avrebbe voluto chiedere da chi si dovevano difendere, ma più si guardava intorno, più notava i piccoli particolari della fortezza. Lea seguì il tasso fino a che non arrivarono nel vero e proprio cuore della base. Lì i cambiamenti sulla foresta erano così radicali che non si poteva non notarli. Il tasso la guardò con attenzione. – Ora ti presenterò al resto della comunità. Lascia parlare me e non rispondere alle loro domande – prima che il tasso potesse finire la frase, intorno a Lea si erano radunati una serie di animali che erano sbucati dal nulla. C'era una puzzola viola con una lunga striscia bianca in mezzo alla schiena, un cinghiale con una sola zanna, una lepre dalle orecchie lunghissime. Da un ramo arrivò uno scoiattolo con una folta coda rossa, mentre si fecero largo tra la folla una famigliola di ricci che gli altri animali fecero passare lamentandosi. Il tasso gli fece zittire con un gesto. – Zitti tutti e guardate cosa ho trovato nel bosco. Una ragazza che dormiva! Non è forse un segno amici? Gli dei ci vogliono aiutare – la folla fece silenzio. Ad un tratto si levò una voce – E come facciamo a sapere che non è un'aiutante di Dallas e che non è venuta qua per spiarci? – Lea vedeva chi aveva parlato. Era una piccola faina. – Ti sembra forse una Figlia dell'Uomo di questo mondo Farin? Si vede lontano un miglio che non di qui. Verifica tu stesso se non ci credi. – replicò il tasso con aria di sfida. La faina però non si fece intimorire e si avvicinò a Lea fino a che non le salì sulle scarpe. – Parla ragazza: dove ci troviamo esattamente? – l'animale la guardò ma Lea non sapeva che rispondere. Ci provò – Siamo in un bosco – affermò. Almeno su questo non vi erano dubbi.

– Questo lo sanno tutti. Ma in che territorio ci troviamo?

Lea era spaesata. Cosa poteva saperne? Si guardò attorno disperata sperando che qualcuno degli animali potesse suggerirle la risposta, ma quelli non fece niente per aiutarla.

– Come dicevo Farin. La ragazza non sa neanche dove si trova. Non predicevano ciò le antiche leggende? Finalmente si sono avverate! –

Anche se le parole del tasso erano convincenti molti degli animali continuarono a rimanere scettici. Lea non sapeva più cosa pensare. Gli animali non parlavano. Rimanevano zitti e immobili a fissarla. Ad un tratto lo scoiattolo parlò – Se è davvero lei colei che stavamo aspettando ci deve essere un modo per esserne certi. Facciamole fare la Prova del Fuoco! –

Dopo quelle parole la folla si entusiasmò. Due orsetti presero la ragazza per le mani e la spinsero verso uno spiazzo. Più che uno spiazzo sembrava un'arena. Piccoli spalti circondavano un cerchio di terra compatta che al centro aveva un fuoco acceso. Gli animali presero rapidamente posto sugli spalti, fino a che non rimasero vicino al fuoco solo Lea e il tasso. La ragazza iniziava ad avere un po' di paura. Le parole prova e fuoco, implicavano sicuramente una dimostrazione di coraggio e del fuoco. Lea non aveva alcuna voglia di ustionarsi la mano.


salve a tutti gente.  se questa storia vi è piaciuta (o magari non vi è piaciuta) fatemi sapere cosa ne pensate! please, per me è molto importante che lasciate un commentino o le vostre impressioni =)
un ringraziamento a Coderra97: grazie per il tuo commento super!


  
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