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Autore: shirl96    28/07/2011    1 recensioni
Pensate di andare a trascorrere le vacanze da vostra nonna, che ha una casa vicino al bosco più bello del mondo. Non passareste anche voi le vostre giornate li? E ciò che fa Lea una ragazza di quindici anni che non ne può più dei suoi genitori e della sua vita cittadina. Ma se un giorno vi addormentate nel bosco e al vostro risveglio finite in un altro mondo che ha un disperato bisogno di voi? Per sapere come andrà a finire, non vi resta che leggere questa storia.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prima dell'inizio

 

L'autunno era ormai alle porte, ed era un ottimo momento per andare a casa di nonna Matilda. In realtà era sempre un ottimo momento per fuggire dalla città. Lea guardava fuori dal finestrino dell'auto in corsa gli ultimi rimasugli dell'estate, che quell'anno sembrava proprio non volersene andare. Le foglie erano ancora tutte sugli alberi ma presto sarebbero diventate prima rosse, poi marroni e infine gialle, colorando gli spiazzi e i parchi della città.

– Siamo quasi arrivati – avvisò il padre.

– Mmm – rispose Lea. La ragazza continuava a guardare fuori dal finestrino pregustando già le passeggiate nel bosco. Era stata proprio una fortuna l'invasione delle formiche all'interno della scuola accompagnata dalla rottura dei tubi dell'impianto idraulico. La scuola sarebbe rimasta chiusa una intera settimana e forse anche di più. Naturalmente nonna Matilda si era subito offerta di ospitarla a casa sua. La sua nipotina non poteva mica rimanere da sola tutto il giorno!

– Ti prego, Lea. Quando sarai da tua nonna non fare sciocchezze. Non stare tutto il tempo su quella casa sull'albero e non voglio che tu vada nel bosco quando farà buio. E ti prego, non dare ascolto a tutte le stranezze che dice tua nonna! –

Ecco la mamma che come al solito rovinava tutta l'atmosfera. Tanto lei non sarebbe stata là, a sorvegliare secondo per secondo i movimenti della figlia.

Il vialetto della casa li accompagnò dolcemente fino al cancello. – Bene eccoci arrivati. Ci sentiamo stasera Lea –

Lea sbuffò. Suo padre. Sempre così stringato. La ragazza scese dall'auto con il suo borsone. – Ti vogliamo bene tesoro – disse sua mamma prima che chiudesse lo sportello. L'auto ripartì rumorosamente alzando un polverone lungo il vialetto. Lea sorrise: finalmente era arrivata.

 

Definire casa il posto in cui abitava nonna Matilda, era troppo vago. Molto meglio dire villa o reggia. La casa era semplicemente maestosa, tenuta insieme da una serie di domestici fantasma e da peli di gatto che stavano ormai su qualunque cosa. Come al solito la nonna le era andata incontro.

– Finalmente sei arrivata, tesoro. Temevo che quei due barbagianni non ti volessero lasciare venire –

Particolarità di nonna Matilda numero uno: identifica tutti con un animale. I genitori de Lea erano due barbagianni, i suoi maggiordomi dei piccoli cani fedeli.

– Lascia che ti prenda la borsa, almeno –

– Nonna non ce n'è davvero bisogno – rispose Lea.

Particolarità numero due: la nonna pensa ancora di avere vent'anni.

– Mi sei mancata tanto, piccola. La servitù non vuole mai ascoltare le mie storie e io non ci riesco proprio a raccontarle ai gatti –

Particolarità numero tre: nonna Matilda racconta delle bellissime storie.

La casa era esttamente come la ricordava. I lunghi tappeti persiani continuavano a riempire i corridoi, mentre gli arazzi nascondevano ancora le macchie di umidità sul muro.

– La tua stanza è lassù, sempre al suo posto. Quando hai finito scendi così pranzeremo – disse la vecchietta. Lea corse nella sua camera. La vista che godeva dalla finestra era la cosa che le era mancata di più. Lea aprì la porta e finalmente, eccolo lì il suo piccolo rifugio.

Quando Lea finì di sistemare le cose l'ora di pranzo era già scivolata via, ma sua nonna insitette lo stesso per pranzare in grande stile sulla veranda.

– Te lo ricordi ancora, questo? – le chiese la nonna a metà pranzo. La vecchietta le porgeva un libro dalla copertina in pelle rossa. – Ma certo nonna! – rispose la ragazza.

Lea aprì con reverenza il libretto. I disegni erano ancora nitidi e chiari, così come la scrittura.

– Tommaso l'altro giorno lo stava quasi per buttare, ma io sono riuscita a prenderglielo. Ormai tutti i domestici pensano che io debba andare in una casa di riposo, ma finchè sono io a pagarli... –

Lea non ascoltava più la nonna. Era stata completamente rubata dal libretto. Per lei quelle pagine ingiallite avevano rappresentato tutto il suo mondo.

– Ormai dovresti essere grande per le favole, ma ero sicura che riaverlo ti avrebbe fatto piacere. Quanti anni hai, eh? Dodici, tredici... –

– Quindici nonna –

– Ah, sì? Accidenti come vola il tempo! –

Il pranzo ormai era finito e il cameriere-fantasma di turno stava già riordinando il tavolo.

– Nonna posso andare nel bosco? A fare una passeggiata – chiese Lea mentre si rigirava il libretto fra le mani. – Certo tesoro. Ma non rimanerci fino a tardi. Lo sai come la pensa tua madre in proposito.

 

Lea si sistemò sotto un grande albero, che la proteggeva dal sole. Benchè non andasse da molto tempo dal sua nonna, non aveva dimenticato i sentieri del bosco. Ma ora l'unica cosa che la interessava era il libretto. Iniziò a sfogliarlo sempre più in fretta. Non poteva credere di riaverlo!

Il libro era infatti stato scritto a mano da sua nonna quando era ancora molto giovane; ed era una sorta di guida del bosco. Per ogni descrizione c'era un disegno in bianco e nero. Quando era piccola, Lea non faceva altro che leggerlo e osservare i disegni minuti, delle piante, e degli alberi ma soprattutto degli animali che popolavano il bosco. Lea si era così creata il suo mondo fantastico, la sua piccola oasi di felicità, grazie alle pagine del libro. Ma presto i suoi genitori si erano accorti che aveva la testa fra le nuvole, e avevano così deciso di far sparire il libretto.

Ora Lea lo guardava estasiata. Si appoggiò al tronco dell'albero e iniziò a leggerlo. I raggi del sole erano ancora caldi, ma una brezza fresca li mitigava. Il vento fra gli alberi provocava un fruscio melodioso. Così Lea si addormentò in fretta.

 

Si svegliò di soprassalto. Un freddo umido le era penetrato in tutta la schiena e non si sentiva più le mani. Lea si guardò attorno. Doveva aver dormito veramente a lungo, perchè il cielo da azzurro e limpido, era diventato grigio. Una folta coltre di nubi riempiva il cielo, e l'aria era elettrica. Un temporale era in arrivo. Lea recuperò il libretto che era finito in mezzo alle foglie secche e iniziò a tornare verso casa. Il sentiero era sempre più difficile da seguire. Cosa stava succedendo? Il sentiero non deviava a destra in quel punto e gli alberi sembravano molto più fitti. Lea iniziò a camminare più velocemente. Se non fosse arrivata a casa prima dell'inizio del temporale, nonna Matilda si sarebbe sicuramente preoccupata tantissimo. Lea iniziò a sudare. Il sentiero non la stava riportando verso casa, ma dentro al bosco! La ragazza si mise a correre. Il sentiero era ormai quasi sparito e lei non riusciva più a orientarsi. Dov'era la roccia a forma di orso che le indicava la via di casa? Sarebbe dovuta essere lì! Incominciò a piovere. Lea ormai non guardava neanche più dove metteva i piedi. Quello non era il suo bosco! Il sentiero non c'era più e gli alberi erano sempre più fitti e all'improvviso arrivò una forte nebbia. Un tuono riempì l'aria e Lea inciampò. Finì lunga distesa per terra con la bocca piena di foglie e la nebbia che la circondava. La ragazza scosse la testa e si rialzò . Sentì un fruscio. Lì c'era qualcuno. Una voce la chiamò. All'inizio piano, più piano di un sussurro, poi però la voce si alzò sempre di più e Lea si rimise a correre. Terorizzata e spaventata non riusciva a capire in che direzione stesse correndo, fino a che non inciampò di nuovo e sbattè la testa.

  
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