Capitolo
cinque: Grande festa
A
risvegliarmi quella mattina non furono il raggi silenziosi e lucenti
del sole che giocavano tra le mie ciglia, ne il canticchiare allegro di
un
uccellino o il trotto spensierato di un cerbiatto che aveva appena
aperto gli
occhi alla vita. Fu un ululare irreale e fastidioso, il battere dei
rami contro
la mia finestra e il gracchiare di uccelli che correvano a ripararsi
nei loro
caldi nidi, mentre il vento continuava a far rumore e i rami del pino
vicino
alla mia casetta non smettevano di batterci contro, sentii la porta
aprirsi e i
miei genitori entrare in casa. Mi rigirai nel letto sempre
più irritata,
possibile che non potessi svegliarmi in pace? Guardai l'orologio erano
appena
le otto e quello stupido ululare non voleva proprio saperne di tacere,
mi venne
voglia di aprire la finestra e sradicare quello stupido albero! Con un
gemito
mi alzai dal letto e guardai fuori, i vetri della finestra vibravano,
tormentati
dai rami pungenti del pino e dal vento ululante. Con un moto di rabbia
mi tolsi
la coperta di dosso e mi infilai le pantofole, per poi avvicinarmi alla
finestra e guardare fuori. La neve c'era ancora, cosa del tutto normale
il 23
dicembre, anche se il vento continuava a spostarla da una parte
all'altra
creando una nebbiolina irritante che non faceva penetrare i raggi del
sole.
Visto che ormai non mi sarei più addormentata, e anche
volendo la foresta non
ne voleva sapere di lasciarmi in pace, andai a salutare i miei
genitori. Quella
giornata era iniziata male, sperando che non peggiorasse sempre di
più, mi
sedetti al tavolo della cucina aspettando che mi madre mi preparasse la
colazione. Questa mattina niente uova, infatti dovetti accontentarmi di
una tazza
di latte con qualche biscotto. Pazienza. Non c'era motivo di mettersi a
polemizzare tanto sulla colazione, non volevo che il mio umore,
già precario,
degenerasse con una bella discussione mattutina. Ringraziando mia
madre, mi
alzai dal tavolo, misi la tazza nella lavastoviglie e poi mi diressi in
bagno,
lentamente. Mi lavai velocemente e poi mi diressi
nella mia camere per vestirmi, presi il
cellulare, e poi tornai in salotto dove c'erano i miei genitori ad
aspettarmi.
Senza dire una parola, mio padre aprì la porta e aspetto che
io e mia madre
uscissimo. Mi guardai intorno con aria circospetta, il vento non aveva
smesso
di ululare e batteva sul mio viso con una certa insistenza, non che
avessi
freddo, ma dava alquanto fastidio. I miei genitori non ci badarono
molto e
cominciarono a correre nella foresta e io li seguii, correvano fianco a
fianco,
mentre io me ne stavo qualche passo più indietro, non
perché non potessi
raggiungerli, ma semplicemente preferivo correre per conto mio.
Arrivati nei
pressi della casa, la tormenta era quasi finita e il vento si era
placato quasi
del tutto, anche se di tanto in tanto continuava a colpirmi dietro la
schiena.
“Tanya
e Kate sono già qui” comunicò mio
padre, tranquillo.
“Bene”
rispose mia madre. Probabilmente era felice di rivedere le nostre
cugine del clan di Denali, anche se io mi ero del tutto dimenticata che
sarebbero arrivate oggi. Ero felice, almeno c'era una
novità, nuove persone con
cui poter parlare e passare il tempo, dopotutto Carmen mi era sempre
stata simpatica
e le sue sorelle erano gradevoli, saremmo sempre stati riconoscenti
verso Kate
per aver aiutato mia madre a rafforzare il mio scudo, infatti ci aveva
salvati
e ora era per lei come un semplice braccio in più. Entrando
in casa, fummo
accolti da una miriade di sorrisi, che non potemmo fare altro che
ricambiare.
“Edward!”
cinguettò la vampira dai capelli biondo”rossicci.
Era Tanya,
che con fare civettuolo, si avvicinò a mio padre
abbracciandolo, fui colpita da
una fitta nello stomaco, come se mi avessero dato un pugno e poi la
rabbia mi
fece vedere tutto rosso. Ero...gelosa? Di mio padre? Si! Chi era
quella? Come
si permetteva di prendersi tanta confidenza?! Con un moto di rabbia
repressa mi
diressi verso la sedia più vicina e mi ci sedetti,
incrociando le braccia sul
petto e prendendo a guardare fuori nell'attesa di Jake. Intanto, le
domande che
mi affollavano la testa erano parecchie, era lecito essere gelosa del
proprio
padre? Poteva quell'insignificante vampira distruggere la mia famiglia?
Mio
padre glielo avrebbe permesso o era solo il suo istinto da gentiluomo
che gli
imponeva di trattarla bene? Non riuscivo a darmi delle risposte, non
avevo mai
visto la mia famiglia in crisi e sicuramente l'espressione affrante e
rassegnata di mia madre non aiutava affatto, cosa stava aspettando? Che
glielo
portasse via? Perché non si metteva in mezzo? Aveva paura di
Tanya? Mah... i
vampiri non li avrei mai capiti. Nel frattempo, Kate si
avvicinò a mia madre,
curiosa, e pronta ad intraprendere una conversazione, anche se mia
madre non
era dell'umore adatto.
“Bella,
allora come prosegue la nuova vita?” chiese, cercando lo
sguardo
di mia madre, che però non lo staccava un attimo da mio
padre, che scherzava e
rideva con Tanya. Esasperante.
“Non
credo di poter desiderare di più” rispose,
sinceramente. “Renesmee
è stupenda e sta crescendo benissimo e senza
ostacoli” continuò, guardandomi.
Senza ostacoli era un po' un esagerazione, anche noi come tutte le
famiglie
avevamo le nostre discussioni e i nostri momenti no, ma nel complesso
potevo
dire di non poter desiderare una famiglia migliore, naturalmente con il
mio
Jake era tutto più completo. “E...bhe...Edward e
io ci amiamo sempre di più. La
mia famiglia, inoltre, è la migliore che si possa
desiderava”. Concludendo la
frase, lanciò un'occhiata amorevole a tutti i componenti
della famiglia
presenti, lasciando per ultimo mio padre che si era girato per
ascoltare la
risposta. Finalmente, si accorse dell'espressione di mia madre e senza
troppe
cerimonie, lasciò Tanya alle sue chiacchiere e prendendo mia
madre in braccio
si sedette sulla sedia accanto alla mia, e quando mi guardò
gli regalai un
sorriso rincuorato che lui ricambiò con un'espressione un
po' colpevole.
“Lo
vedo...” puntualizzò Kate, voltandosi verso la
sorella che aveva sul
viso un'espressione delusa. La stima che avevo di Tanya era scesa,
rasentando
lo zero, e ora la sua presenza mi infastidiva e sapevo che
probabilmente era lo
stesso per mia madre. Ormai, tutti erano impegnati in una
conversazione, a
parte me ovviamente, che continuavo a guardare la finestra e tendevo le
orecchie nell'attesa del mio Jacob.
“Renesmee”
cinguettò di nuovo Tanya, e fui costretta a girarmi verso di
lei, fingendo gentilezza. “Sei cresciuta così
tanto che quasi non ti
riconoscevo” aggiunse, alzandosi elegantemente dal divano e
poggiandosi sulla
mia sedia, continuando a sorridermi.
“Già”
fu l'unica cosa garbata e sensata che mi venne in mente di dire e
poi le sorrisi, chiedendomi se fosse più falso il mio o il
suo di sorriso. La
sua presenza così addosso mi dava alquanto fastidio, avevo
voglia di darle una
gomitata per farla spostare, ma non sarebbe stato molto carino da parte
mia,
così mi accontentai di girare il viso verso Kate, che stava
per dire qualcosa.
“Volevo
subito condividere con voi un annuncio ma, visto il ritardo di
Garrett, dovrò aspettare lui per parlarvene. Edward non
osare anticipare nulla,
voglio che sia una sorpresa!” cominciò tutto d'un
fiato, per poi indicare mio
padre, che teatralmente fece finta di sigillarsi la bocca con le dita.
Alice e
Jasper fecero il loro ingresso poco dopo, e lei aveva un'espressione da
settimo
cielo sul viso, ci guardò uno a uno finché non
trovo Kate ed esclamò: “Kate ti
sposi! Che bello! Non vedo l'ora!”.
“Alice!”
sibilò lei, lanciandogli un'occhiataccia.
“E'
insopportabile quando fa così” convenne mia madre,
avendo ritrovato
la sua calma.
“Ormai
lo sapete tutti, quindi posso anche dirvi che siete tutti
invitati, e anche Rosalie ed Emmett, ovviamente”
continuò Kate, scoraggiata,
lanciando un'occhiataccia ad Alice, che nonostante apparisse alquanto
mortificata non riusciva a cancellare l'euforia dai suo occhi, tempo
qualche
secondo e sarebbe tornata alla carica.
“Certo,
Kate. Faremo in modo che lo sappiano appena tornano”
intervenne
mia nonna.
“Lo
sapranno sicuramente con una sorella del genere”
concordò lei.
“Scusa,
non sapevo volessi fare una sorpresa” si scusò
Alice.
“Sei
la veggente
peggiore che
conosca” esclamai, scoppiando a ridere. Alice mi
lanciò un'occhiataccia e poi,
prese a bombardare Kate con domande su domande, che si moltiplicarono a
dismisura quando capì che Kate non voleva un matrimonio in
grande stile, voleva
solo unirsi al suo amore per sempre, ma questo per Alice era un
sacrilegio, per
lei era semplicemente inammissibile. Quindi cominciò a
dilungarsi su inutili
speculazioni e a descrivere un matrimonio perfetto, mentre Kate
l'ascoltava
paziente.
“...
ed è per questo che ti dico che organizzare un matrimonio
come si
deve è indispensabile...” continuava a ciarlare e
in quel momento entrò il mio
lupo, che aveva sentito solo l'ultima parte delle conversazione.
“No!
Un altro matrimonio, no!” si lamentò, esasperato.
Kate
lo guardò con disgusto e con ancora più disgusto
gli rispose,
dicendo: “Nessuno ti ha invitato, bastardo”. Non
riuscii a descrivere la rabbia
che mi assalì in quel momento, sapevo solo che se prima
avevo visto rosso, ora
semplicemente non ci vedevo più. Mio padre mi
guardò preoccupato, ma io non lo
degnai neanche di uno sguardo, continuavo a guardare la vampira che
aveva osato
chiamare “bastardo” il mio lupo e emisi un ringhio
cupo e silenzioso, che
avvertì solo mio padre.
“In
tal caso dovrai fare a meno di me. Non vado da nessuna parte se
Jacob non viene” sibilai a denti stretti. Jacob sorrise
compiaciuto, mentre mia
madre mi guardò accigliata, ma non ci feci minimamente caso.
Nessuno parlava
così al mio lupo. Nessuno.
“Renesmee”
mi riprese mio padre, ma anche lui fu ignorato del tutto.
“Dai,
sorellina, in fondo è solo una presenza sgradita. Di solito
ce ne
sono molte di più ai matrimoni!”
esclamò Tanya, cercando di alleggerire la
situazione, ma ottenne l'effetto opposto. Mi girai di scatto,
lanciandole
un'occhiataccia e poi, allungando il braccio verso mia madre, le dissi
col mio
potere: “Presenza indesiderata?! Ma con chi credono di
parlare?! Io vado a fare
una passeggiata con Jake. Devo calmarmi un po'“. Senza
salutare nessuno, mi
alzai e facendo cenno a Jake di seguirmi uscii di casa e mi richiusi la
porta
alle spalle sbattendola violentemente. Il vento ormai si era calmato e
la
foresta era tornata il posto sicuro e accogliente dei giorni prima. Io
e Jake
camminavamo fianco a fianco senza parlare, io guardavo a terra e facevo
respiri
veloci per calmarmi, mentre lui tranquillo come sempre osservava a
turno me o
la foresta.
“Comunque...
non ci tenevo molto al matrimonio” mormorò,
guardandomi.
Alzai
lo sguardo verso di lui e facendo spallucce, risposi: “Lo so,
ma
non è questo il punto”.
“Non
c'è bisogno di prendersela, non mi interessa l'opinione dei
vampiri”.
“Beh,
io esigo rispetto” sibilai e lui mi lanciò
un'occhiata
preoccupata. Non rispose, continuammo a camminare lentamente, la
foresta era
silenziosa e niente disturbava la nostra passeggiata e intanto, ero
riuscita
anche a calmarmi.
“Vuoi
camminare tutto il pomeriggio?” chiese, improvvisamente.
“Cosa
vuoi fare?” domandai di rimando.
“Per
esempio, potremmo trovare qualcosa da mangiare”
suggerì,
speranzoso.
Risi
di gusto, guardando dentro quei due occhi da bambino, estremamente
belli. “Dove?”.
“Beh,
il vecchio dice che non passo mai un po' di tempo da lui...”
spiegò.
“E
quindi, hai deciso di svuotargli il frigo?”.
“Nah,
non tutto” convenne.
“Il
resto lo mangio io” intervenne Seth, uscendo dalla foresta e
dando
una pacca sulla spalla a Jake. “Sono invitato,
vero?”.
“Certo,
Seth” risposi, subito.
“Ehy,
Nessie” mi salutò, sorridendomi.
“Allora,
andiamo” ordinò Jacob, avviandosi e io Seth lo
seguimmo,
parlando amabilmente del più e del meno. In quel momento,
sentimmo il rombo di
una macchina avvicinarsi a casa Cullen e ci voltammo curiosi.
“Chi
è?” chiese Seth.
“Probabilmente,
sono Renée e
Phil”
spiegò Jacob. Sentii un'onda di curiosità
avvolgermi e l'impulso di voler
conoscere mia nonna, anche se non avrei mai potuto dirgli chi ero.
“Posso
dare un'occhiata?” domandai, speranzosa.
“Nessie,
è pericoloso”.
“Dai,
non mi faccio vedere!” lo supplicai.
“Va
bene” rispose, alzando gli occhi al cielo e sorridendomi. Mi
lasciai
i due licantropi alle spalle e corsi verso casa Cullen, nascondendomi
tra i
cespugli quando scorsi la macchina di Jasper. Mio zio fu il primo ad
uscire e
avvertì subito la nostra presenza, infatti mi
lanciò un sorriso e mimò uno
“Ciao”
con le labbra, che io ricambia, probabilmente sentiva la mia
curiosità. Dopo di
lui uscì un uomo sulla cinquantina, con i capelli
leggermente brizzolati e un
sorriso simpatico stampato sul viso, mentre aiutava ad uscire una
signora, che
probabilmente era Renée. Portava i capelli a caschetto e
anche lei sorrideva,
guardando verso quello che avrebbe dovuto essere Phil, assomigliava
vagamente a
mia madre, probabilmente da umana mia madre le assomigliava di
più.
“Ecco,
ora possiamo andare?” bisbigliò Jake.
“Ho fame”.
“Va
bene” acconsentii. “Sei sempre il
solito”. Senza aggiungere altro,
cominciammo a correre nella foresta e in poco tempo raggiungemmo la
spiaggia di
La Push e poi la casa di Jake. Senza neanche bussare, il mio lupo
aprì la
porta, spaventando Paul, Rachel e Billy che stavano chiacchierando
tranquillamente nel piccolo salotto della casa.
“Ti
sembra il modo di entrare?” ringhiò Paul,
irritabile come la solito.
“Volevamo
fare una sorpresa!” scherzò Jacob.
“Ci
sei riuscito benissimo” intervenne Rachel, mettendo una mano
sulla
spalla di Paul. “Ciao, Nessie”.
“Ciao”
ricambiai, sorridendo.
Billy
si avvicinò con la sua sedia a rotelle cigolante.
“Scommetto che
sei qui solo per svuotarmi il frigo”.
“Paul
lo fa sempre” puntualizzò Jake. “Per una
volta non può farlo anche
il tuo figlio preferito?”.
“Ti
lascio entrare solo perché c'è Nessie”
sbuffò Billy, sorridendomi.
“Grazie,
Billy”.
“Ci
sono anche io!” si lamentò Seth.
“Sta
zitto, moccioso!” esclamarono insieme Jacob e Paul, per poi
scoppiare a ridere.
“Hey”
intervenni. “Seth ha già ventidue anni”.
“Ben
detto, Nessie” sorrise lui. Rachel si recò in
cucina per cercare
qualcosa da mangiare, mentre io e Jake preparavamo la tavola e lui di
tanto in
tanto chiedeva alla sorella di sbrigarsi, finché lei
esasperata non lo ignorava
del tutto. Alla fine, ci trovammo tutti intorno al tavolo, io in mezzo
a Jake e
Seth, Billy a capotavola e Rachel e Paul di fronte a noi.
“Allora”
iniziò Billy “Domani grande festa a casa
Cullen?”.
“Si”
acconsentii. “Verrai, vero?”.
“Certo,
i miei pregiudizi su quei vampiri non esistono
più” assicurò.
“Hai
solo voglia di uscire di qui” lo accusò Jacob,
interrompendo un
attimo il suo pranzo.
“Se
mio figlio si degnasse di pensare a suo padre più spesso,
non avrei
questo bisogno”.
“Ma,
Rachel vive praticamente qui!” si lamentò lui.
“Anche
io, ho una vita Jacob” gli fece notare lei, mentre Paul e
Seth se
la ridevano.
“Beh,
c'è Paul” puntualizzò lui.
“Io
ho i turni di guardia” sibilò.
“Io
ho un branco da portare avanti” spiegò Jacob.
“Inchiniamoci
tutti al grande alfa!” esclamò Paul, sghignazzando.
“Jacob
è un grande alfa” decretò Seth.
“Zitto,
moccioso!” lo ammonì Paul.
“Almeno
io non sono isterico” fu la risposta, improvvisa, di Seth,
che
scatenò una risata generale, ma che Paul non
gradì affatto.
“Sta
al tuo posto!” gli urlò.
“Andiamo,
Paul, calmati stava solo scherzando” intervenne Rachel.
“So
che ci saranno anche altri vampiri” iniziò Billy,
cercando di
cambiare argomento.
“Si,
il clan di Denali” spiegai.
“Da
dove vengono? Non ho mai sentito parlare di loro”.
“Vengono
dall'Alaska” spiegai. “Non ci fanno visita
spesso”.
“Per
fortuna” mormorò Paul, lanciandomi
un'occhiataccia. La
conversazione non continuò molto, solo Billy aveva voglia di
conversare, mentre
i licantropi presenti non erano dell'umore giusto per avere una
conversazione
spensierata. Quando finimmo, salutammo tutti e poi uscimmo fuori, Seth
andò via
subito per il turno di guardia, mentre io e Jake passeggiavamo
spensierati
sulla spiaggia.
“Claire,
sta attenta!” urlò, improvvisamente, Quil,
distraendoci dalla
nostra passeggiata.
“Non
sono una bambina!” esclamò, la piccola Claire,
facendo la
linguaccia al licantropo che le stava correndo in contro.
Però, lei non voleva
che la prendesse, così cominciò a correre senza
guardare avanti e andò a
sbattere contro Jacob, cadendo rovinosamente a terra e scoppiando a
piangere.
Istintivamente, mi calai verso di lei e cominciai ad accarezzargli la
testa,
cercando di tranquillizzarla.
“Non
piangere, su! Va tutto bene” mormoravo. Lei si
asciugò gli occhi
pieni di lacrime e mi guardò per la prima volta.
“Chi
sei?” chiese, curiosa.
“Sono
Renesmee” risposi, sorridendo. Intanto, Quil era arrivato e
si
calò anche lui per vedere se la piccola si era fatta male.
“Vuoi
giocare con me?” domandò, speranzosa.
“Cosa
ti va di fare?”. Claire decise di portarmi a fare un giro
turistico per La Push e ordinò a Quil di non seguirci, ma
sapevo benissimo che
il suo lupo non ci avrebbe mollato un attimo, così come
Jacob. Io ci ero
abituata alla presenza costante e protettiva di Jake, probabilmente la
piccola
lo trovava al quanto irritante, anche se ci avrei scommesso che voleva
a Quil
un bene dell'anima. Restai con lei, finché il sole non
cominciò a calare e la
chiamata di mio padre, fu inevitabile.
“Nessie,
dove sei?”.
“A
La Push” spiegai, brevemente.
“E'
ora di tornare, piccola” mi comunicò mio padre.
“Arriviamo,
subito” acconsentii.
“Bene,
vi aspetto al confine” disse e poi chiuse la chiamata. Non
dovetti cercare per trovare Jacob, lui mi si avvicinò
sorridendomi e disse: “E'
scattato il coprifuoco?”.
“Devo
tornare a casa” sospirai, tenendo ancora per mano Claire.
“Ma
ci rivedremo ancora?” chiese lei.
“Certo,
Claire” rispose Quil, uscendo dal suo nascondiglio.
“Vi
rivedrete anche domani”. Così salutai la piccola
con un bacio che ricambiò e
poi Quil, dirigendomi col mio lupo verso il confine dove mi aspettava
mio
padre. Lo trovammo poggiato ad un albero e appena mi vide spuntare
dalle felci,
si aprì in un grande sorriso, lasciando che il suo corpo di
pietra riprendesse
vita.
“Ti
sei divertita?” chiese, abbracciandomi.
“Si”
risposi, entusiasta. “Ho conosciuto Claire”.
“Mi
fa piacere, hai fame?”.
“SI!”
rispose Jacob al posto mio e mio padre lo guardò, sorridendo
e
alzando un sopracciglio.
“Non
ho mai assaggiato la cucina dei vampiri” mugugnò.
“Ti
stai auto”invitando?” chiese lui.
“No,
mi sta invitando Nessie, vero?” domandò,
guardandomi e ridendo,
dissi: “Certo, Jake”.
“Va
bene” sospirò mio padre.
“Andiamo”. Cominciammo a sfrecciare di
nuovo nella foresta, finché non arrivammo di fronte casa,
mio padre mi tenne
aperta la porta, ma prima che entrasse Jake gli passò
davanti e lasciò la
porta, che lui fermò con un calcio.
“Sembrate
due bambini dispettosi” li rimproverai e loro risero di
gusto.
Io e Jake ci accomodammo a tavola, mentre mio padre si mise subito ai
fornelli
e il mio lupo lo guardava circospetto.
“Cosa
c'è, lupo, hai paura che lo avveleni?” chiese mio
padre.
“Mai
fidarsi dei vampiri” mormorò lui.
“Potevi
mangiare a casa tua” propose mio padre.
“Ma
non avrei potuto darti fastidio” constatò lui.
“Ci
saresti riuscito lo stesso”.
“Non
lo metto in dubbio”. La conversazione finì
lì e smisero per un po'
di punzecchiarsi a vicenda, mentre io guardavo fuori dalla finestra e
mi
chiedevo quando sarebbe arrivata mia madre e Jake continuava a tenere
d'occhio
mio padre, sbuffando di tanto in tanto.
“Ma
dov'è la velocità da vampiro?” si
lamento. “Vuoi farmi morire di
fame?”.
“Non
preoccuparti, cane, non c'è pericolo”. In quel
momento, mia madre
varcò la soglia di casa e si catapultò in cucina,
impaziente di rivedere me e
mio padre, così impaziente che per un attimo non si accorse
neanche di Jacob,
forse ormai il mio lupo era diventato parte della famiglia, un elemento
scontato.
“Sei
tornata, finalmente” gioì mio padre, lasciando i
fornelli per
correre a salutarla e Jacob sbuffò di nuovo.
“Scusa,
la mamma mi ha trattenuta” rispose lei a mo' di scuse.
“Quando
potrò conoscerla anch'io?” chiesi, curiosa.
“Domani
sera credo che sarà inevitabile che vi presenti. Ma
ricordati
che Carlisle ed Esme sono i tuoi genitori e dovrai chiamarci per nome,
tutti
quanti, anche Charlie. Tu lo conosci solo perché
è mio padre, d’accordo?”
spiegò
mia madre, includendo anche la solita predica che mi ripeteva ogni
volta da
quando aveva deciso di invitarla per Natale.
“Certo,
nessun problema” sentenziai.
“Come
sta Renée?” chiese Jacob, entrando nella
conversazione.
“Meglio
di quando mi aspettassi, spero di non averla turbata troppo”
rifletté mia madre, guardando mio padre in cerca di conferme.
“E’
solo sorpresa. Già quando me ne sono andato si stava
riprendendo”
convenne mio padre, mentre io voltavo il viso verso Jake che fissava i
fornelli, affamato.
“Papà...cioè,
Edward” sghignazzai. “Noi non abbiamo ancora
mangiato”.
Mio padre sorridendo, si avviò di nuovo ai fornelli e dopo
un po' ci servì la
nostra cena, che Jacob finì in un attimo, mentre mia madre
mi si avvicinò
poggiando un pacchetto quadrato e bianco vicino al mio gomito.
“Domani
ricorda le lenti a contatto” sentenziò mia madre.
“Lo
farò” risposi, studiando attentamente il pacchetto
bianco e alzai lo
sguardo solo quando a Jacob scappò un grugnito.
“Cosa
c'è?” domandai.
“Maschereranno
i tuoi occhi” rispose lui, semplicemente. Rimasi un
attimo interdetta e poi abbassai lo sguardo imbarazzata.
“Capisco,
perfettamente cosa intendi” intervenne mio padre, guardando
mia madre.
“Stai
forse insinuando che il colore dei miei occhi non ti piace?”
scherzò
lei.
“Non
ho mai detto questo” rispose lui, scoppiando a ridere, poi le
si
avvicinò e le baciò, delicatamente la fronte.
Poi, si rivolse a Jacob, dicendo:
“E' ora di andare a dormire per i lupi”.
“Parla
per te, succhiasangue” grugnì Jacob, con l'aria di
un bambino
capriccioso.
“Jacob,
Renesmee deve andare a letto. Così va meglio?”
spiegò mia madre.
“No,
non ho più cinque anni” risposi, adesso sembravo
io la bambina
capricciosa.
“No,
ne hai sei” mi corresse mio padre. “E comunque era
solo un modo carino
per dirgli che deve andarsene”.
“Facevi
prima così” lo sfidò Jake.
“Bene
allora che ci fai ancora qui?”
scherzò mio padre di rimando.
“Devo
dare la buona notte”.
“Buona
notte” gli augurò mio padre.
“Sogni
d'oro” aggiunse mia madre e Jake si alzò,
chiedendomi di
accompagnarlo fuori e io lo seguii senza obbiettare. Arrivati
sull'entrata
socchiusi la porta dietro le mie spalle e lo guardai negli occhi.
“Allora,
buona notte” sussurrò lui.
“Buona
notte” mormorai, alzandomi sulle punte e dandogli un bacio
sulla
guancia, lui sorrise e scomparve tra le felci in un secondo. Rientrai
in casa e
guardando mio padre, dissi: “Non c'era bisogno di cacciarlo
in quel modo”.
“Non
conosci Jacob” spiegò mia madre.
“Si,
invece” la
corressi io.
“Hai
intenzione di perdonare Kate?” chiese mia madre, cambiando
argomento.
Ci
pensai su un attimo, non sapevo cosa fare, ma ormai una cosa era
assodata. Non sarei andata da nessuna parte senza il mio lupo e nessuno
vampiro
o meno sarebbe riuscito a farmi cambiare idea.
“Devo pensarci” concessi.
“Magari
mentre vai a dormire. Domani sarà una giornata molto lunga.
È la
vigilia di Natale” aggiunse mio padre, sorridendomi. Annuii e
senza farmelo
ripetere mi diressi in bagno, poi andai a lavarmi e finalmente potei
stendermi
nel mio letto. Nonostante tutto era stata una giornata interessante e
la gita a
La Push era stata davvero divertente, la piccola Claire era una bambina
davvero
interessante e simpatica. Per fortuna, quella sera il vento e la
foresta
avevano deciso di lasciarmi in pace, così addormentarmi e
lasciarmi andare
sotto le mie coperte non fu difficile, cadere in un mondo di sogni fu
ancora
più semplice. La mattina dopo non fu nessun agente
atmosferico a svegliarmi,
furono le urla di mia madre, che litigava con mio padre.
“Non
è questo il punto, Edward!” urlò mia
madre, adirata. Mi alzai
subito dal letto alquanto spaventata, era la prima discussione
così animata che
avevano i miei genitori.
“E
allora spiegamelo, perché non riesco a capire!” fu
la risposta sempre
più agitata di mio padre. Corsi nella loro camera da letto e
mi fermai sulla
soglia, nessuno dei due si era accorto della mia presenza.
“Non
voglio che Tanya si faccia strane fantasie sul tuo conto!”
continuò
ad urlare mia madre.
“Che
sta succedendo?” chiesi, con le lacrime agli occhi, quando
entrambi
si accorsero della mia presenza.
“Niente,
amore. Vengo subito a prepararti la colazione”
cercò di
rassicurarmi mio padre, avvicinandosi e provando ad afferrare la mia
mano, ma
mi ritrassi istintivamente.
“Voglio
sapere che succede!” urlai, ormai completamente sveglia.
“E' per
quella smorfiosa di Tanya, vero?”. Mia madre mi
guardò alquanto sorpresa,
probabilmente non si era accorta che anche io mi ero arrabbiata davanti
al
comportamento sconsiderato della vampira bionda.
“
Non è successo nulla. stavamo solo discutendo un po'. Ma ho
già
perdonato tuo padre e lui mi ha giurato che non si
avvicinerà mai più a Tanya”
assicurò mia madre, ma non vi convinse del tutto, poi lei si
avvicinò e mi
abbracciò.
“Certo,
Nessie. Non c'è nulla di cui preoccuparsi”
continuò mio padre,
guardandomi negli occhi e poi baciandomi i capelli. “Me lo
assicuri?” chiesi a
mia madre, mediante il mio potere.
“Assolutamente”
risposero entrambi in coro. A quel punto, la
conversazione finì, ma io non ero del tutto convinta,
sentivo ancora una strana
ansia nell'aria, anche se i volti marmorei dei miei genitori non
potevano darmi
conferma, gli occhi vigili di mia madre erano per me un campanello
d'allarme.
Mio padre mi preparò la mia colazione preferita: uova
all’occhio di bue, due
fette di pane tostato, due fette di bacon abbrustolito, il tutto
accompagnato
da un bicchiere di succo d’arancia fresco. Mangiai di gusto,
mio padre era
sempre un ottimo cuoco, mentre mia madre si accomodò al mio
fianco e prese a
fissarmi, così come fece mio padre poggiandole le mani sulle
spalle e
guardandomi. Poi, lei alzò una mano e la poggiò
su quella di mio padre,
probabilmente cercava di rassicurarmi e io le sorrisi a mo' di
conferma, ma non
mi stava rassicurando affatto, anzi ogni secondo che passava sentivo la
tensione crescere e non riuscivo a fermarla. Poi, mi alzai e dopo
essere andata
in bagno a lavarmi, mi diressi nella mia camera per vestirmi e
lì, mi seguì mia
madre. Mentre sceglievo qualcosa da mettermi, decisi di fare un po'
più di
chiarezza su quella storia.
“Mamma,
sei sicura che vada tutto bene?”.
“Certo,
amore. Non c'è nulla di cui preoccuparsi”. Non
potendo guardarla
negli occhi, visto che ero voltata verso l'armadio, non potei giudicare
dai
suoi occhi se stesse mentendo o meno, ormai ero diventata brava a
leggere i
vampiri.
“Lo
spero” iniziai. “Anche io mi sono accorta di come
guardavi Tanya
ieri. C’è qualcosa che non so? Che è
successo prima che io nascessi?”.
“Niente
di importa” assicurò mia madre. “Anche
se non è la prima volta
che discutiamo di questo”.
“Spero
sia l'ultima” sospirai.
“Lo
sarà sicuramente” assicurò lei e avrei
voluto tanto crederci. Il
resto della giornata passò come se non fosse successo nulla,
verso l'ora di
pranzo arrivò Jacob e riuscii a distrarmi un po'. Anche se
dopo pranzo, non
potei fare a meno che parlarne con lui, che mi ascoltò e fu
molto confortante
per me avere qualcuno che mi ascoltasse, un amico con cui condividere i
miei
timori e un amico bravo a scacciarli come fece Jake, assicurandomi che
i miei
genitori si amavano molto e che non sarebbe bastata la smorfiosa di
turno a
farli separare. La sera arrivò anche troppo in fretta, tutti
cominciammo a
prepararci, io indossai un
abitino nero
a palloncino con le maniche lunghe e dei dettagli in oro e argento sul
bordo
della gonna con un paio di scarpette ballerine con un tacco molto
accennato,
poi visto che non potevo mettere la collana di mia madre indossai due
catenine
una d’oro bianco ed una rosso, incrociate tra loro e con
l’anello con il simbolo
della mia famiglia. Dopodiché mi diressi in bagno per
indossare le lentine,
riuscii a guardarmi allo specchio solo per un attimo, visto che non
riuscii più
a riconoscermi evitai di incontrare
altre superfici riflettenti, era sorprendente come un solo
dettaglio
potesse trasformare una persona. Il mio lupo indossò degli
abiti di mio padre,
precisamente una camicia nera scollata e un jeans semplice che gli
donava
molto, infatti quella sera era più bello del solito. Quando
fummo pronti ci
dirigemmo in fretta verso casa Cullen, guardare mia madre negli fu un
altro
shock, anche se ormai l'avevo vista con gli occhi di quasi ogni colore
esistente, color cioccolato come i miei, rossi, arancio, marrone fango,
ambrati, ma questa strana tonalità marroncina mi mancava.
Però, i miei genitori
dissero che dovevano trattenersi ancora un po', così io e
Jake arrivammo a casa
Cullen prima di loro e trovammo la casa addobbata all'inverosimile,
sembrava un
enorme albero di Natale.
“Alice,
cos'hai combinato?” scherzai e lei mi rispose con una
linguaccia. In quel momento, entrarono i miei genitori, mano nella mano
e
sorridenti come non mai. Mi avvicinai a loro curiosa e chiesi:
“Che cosa ha
fatto, per farsi perdonare?”.
“Mi
ha sorpreso, come sempre” rispose lei tutta contenta ed
entrambi mi
sorrisero, felici. Piano piano arrivarono tutti gli invitati dai
quileute agli
umani mancanti e finalmente fece il suo ingresso anche
Renée, mia nonna, anche
se lei non lo avrebbe mai saputo.
“L’ho
detto e lo ripeto: Alice sei fantastica!” esclamò,
sorpresa
guardandosi intorno. Tutti cominciarono a parlare amabilmente,
finché non
arrivò il buffet e vidi un esercito di licantropi pronti a
tuffarsi per
mangiare il più possibile, ma la mia zietta previdente si
fiondò subito davanti
a loro.
“Ma
non è giusto!” esclamò Seth, quando
capì che avrebbero dovuto
aspettare prima gli altri.
“Ingurgitereste
tutto in un attimo, senza dare il tempo di avvicinarsi a
nessuno” spiegò mia madre ed aveva perfettamente
ragione. Seth rimase col
broncio tutto il tempo, così come gli altri licantropi
mentre io e il resto
degli umani mangiavano di gusto e i vampiri cercavano di non dare
nell'occhio
mentre cedevano la loro porzione al primo lupo che gli capitava a tiro,
il più
felice della festa era mio nonno che continuava a correre di qua e di
la
estasiato. Io, Jacob, mia madre e mio padre eravamo in un angolo della
casa a
parlare, mentre gli altri si divertivano di qua e di la.
“Bella,
sei perfetta stasera!” esclamò Renée
avvicinandosi e io arretrai
istintivamente di un passo.
“Grazie,
mamma” rispose lei, poi indicandomi continuò.
“Questa è
Vanessa, la ragazza di cui ti ho parlato ieri”.
Feci
un passo avanti e porgendogli la mano, dissi cortese: “Molto
piacere di conoscerla, signora”.
“Ciao,
Vanessa. Vedo che la bellezza è ereditaria nella famiglia di
Edward” mi salutò lei e io arrossii leggermente,
mentre Jake ridacchiava.
“Grazie,
signora. La prego, mi chiami Nessie” risposi, cercando di far
sparire l'imbarazzo.
“E
tu puoi darmi del tu, siamo tutti una famiglia qui” aggiunse,
poi
finalmente si rivolse a Jacob e io colsi l'occasione per allontanarmi
un attimo
e prendere un bicchiere d'acqua per calmarmi del tutto e poi tornare al
fianco
del mio lupo. Appena mi vide tornare Renée mi rivolse di
nuovo la parole,
chiedendomi della mia precedente famiglie e di come mi trovavo in
quella
attuale.
“Edward
è il miglior fratello del mondo e lui e Bella sono
fantastici
insieme. Sono fatti l’uno per l’altra”.
“Già,
sono d'accordo con te”.
“Nessie,
sono geloso. Da quando è Edward il miglior fratello del
mondo?”
intervenne Emmett, facendo scoppiare tutti in una sonora risata.
“Lo
è sempre stato, Emm” risposi continuando a ridere.
Poi, Rosalie
chiese ai miei genitori di andare a ballare e loro si allontanarono
leggermente
preoccupati, lasciandomi da sola con Jake e Renée, che
cominciò a parlarmi di
mia madre, della Florida e di tutte le cose che facevano insieme,
finché Jacob
non ci interruppe.
“Vuoi
ballare?” chiese, un po' impacciato. Rimasi un attimo
interdette,
poi fu Renée a spingermi verso di lui, dicendo:
“Dai, su! Va a divertirti!”. Io
e Jacob ballammo per tutto il tempo, continuando a prenderci in giro a
vicenda,
finché la festa non finì e dovemmo salutare
tutti, inclusa Renée. Così arrivò
finalmente il momento dei regali.
“Finalmente
è finita!” sospirò Emmett.
“Ora possiamo aprire i regali!”.
“Vado
a prenderli!” cinguettò Alice, fiondandosi al
piano di sopra e
tornando con le braccia piene di pacchetti.
“Cominciamo
da Renesmee, sicuramente la più gettonata”
esclamò,
porgendomi il primo pacco. “Questo è da parte di
Carlisle ed Esme”. Aprii il
pacco e ci trovai dentro un portatile di ultima generazione, non potei
fare a
meno di ringraziare tutti anche per i regali successivi. Poi, passammo
a mia
madre e il primo regalo che gli porse Alice era proprio il mio,
così mi
avvicinai a lei mentre lo apriva.
“Grazie,
tesoro” disse con la statola ancora chiusa.
“Aprilo
prima di ringraziarmi”. Lei lo aprì e rimase a
fissare il
ciondolo, così mi sentii in dovere di dargli una
spiegazione. “Visto che
indossi sempre il braccialetto con i simboli di Jake e di
papà, volevo che
avessi anche un ciondolo che mi rappresentasse e, bhè, la
rosa del deserto mi
rappresenta bene, credo. È molto rara e luccica appena alla
luce del sole”. Lei
mi guardò di nuovo, poi singhiozzando mi
abbracciò e mi tenne stretta per un
bel po', prima di sussurrare un “Grazie” e
aggiungere il ciondolo al suo
bracciale. Poi, iniziai a distribuire i miei regali agli altri,
ricevendo
abbracci, baci e anche lamentele, visto che Jasper non ere molto
contento di
dover accompagnare Alice alla sfilata. Dopodiché venne il
turno di Jacob, che
ricevette una moto nuova fiammante e che sembrava non volersene
staccare più.
“Abbiamo
finito, ora?” chiese mia madre.
“Non
ancora” risposi. “Questo è per
papà” iniziai, porgendo il pacchetto
verso mio padre. “E questo è per Jake, se smette
di giocare con quell’affare”.
Mentre, Jake riponeva la moto, mio padre aprì il suo
pacchetto e ne rimase
sorpreso, fortunatamente era piaciuto anche a lui, infatti mi
ringraziò e lo
mise al collo. Jacob aprì il suo regalo e mi
abbracciò quando ne scoprì il
contenuto. “Questo Natale è stato
bellissimo!” constato e nessuno di noi osò
contraddirlo. Poi, ci preparammo per andare a casa, ma prima di uscire
dalla
porta vidi che Jake stava riponendo un pacchetto ancora incartato,
così lasciai
i miei genitori chiacchierare amabilmente con i miei zii e mi avvicinai
a lui.
“Cos'è
quello?” chiesi, facendolo sobbalzare.
“Niente”
rispose, sbrigativo.
“Andiamo!”
continuai. “Per chi era?”.
“Per
te” mugugno.
“E
perché non me lo dai?” dissi, porgendo la mano
“Perché
non vale niente” sibilò.
“Lo
voglio”.
Sbuffando,
mi diede il pacchetto. Lo aprii e vi trovai dentro una
cornice intagliata finemente, con la nostra foto. Non so
perché, ma cominciai a
piangere dalla gioia.
“Jake...”
mormorai. “L'hai fatta tu?”.
“Si”
rispose. “Ma perché piangi?”. Lo guardai
e istintivamente gli
buttai le braccia il collo, affondando la testa nella sua spalla e
mormorando: “Hai
ragione, è davvero il più del mondo!”.