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Autore: PanteraNera94    03/08/2011    1 recensioni
"Nell’alte vie dell’universo intero, che chiedo mai, che spero…
altro che gli occhi tuoi più vago, altro più dolce aver che il tuo pensiero?".
Fan-fiction scritta come seguito di Breaking Dawn e ambientata sei anni dopo la fine del romanzo che tutti amiamo e tutti conosciamo. Dal punto di vista di Renesmee, una storia che narra della sua crescita interiore ed esteriore, del suo crescende amore nei confronti di Jacob e delle reazione che esso comporterà nei suoi genitori...Enjoy!
Genere: Dark, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward, Jacob/Renesmee
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
Capitoli:
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Capitolo cinque: Grande festa

 

A risvegliarmi quella mattina non furono il raggi silenziosi e lucenti del sole che giocavano tra le mie ciglia, ne il canticchiare allegro di un uccellino o il trotto spensierato di un cerbiatto che aveva appena aperto gli occhi alla vita. Fu un ululare irreale e fastidioso, il battere dei rami contro la mia finestra e il gracchiare di uccelli che correvano a ripararsi nei loro caldi nidi, mentre il vento continuava a far rumore e i rami del pino vicino alla mia casetta non smettevano di batterci contro, sentii la porta aprirsi e i miei genitori entrare in casa. Mi rigirai nel letto sempre più irritata, possibile che non potessi svegliarmi in pace? Guardai l'orologio erano appena le otto e quello stupido ululare non voleva proprio saperne di tacere, mi venne voglia di aprire la finestra e sradicare quello stupido albero! Con un gemito mi alzai dal letto e guardai fuori, i vetri della finestra vibravano, tormentati dai rami pungenti del pino e dal vento ululante. Con un moto di rabbia mi tolsi la coperta di dosso e mi infilai le pantofole, per poi avvicinarmi alla finestra e guardare fuori. La neve c'era ancora, cosa del tutto normale il 23 dicembre, anche se il vento continuava a spostarla da una parte all'altra creando una nebbiolina irritante che non faceva penetrare i raggi del sole. Visto che ormai non mi sarei più addormentata, e anche volendo la foresta non ne voleva sapere di lasciarmi in pace, andai a salutare i miei genitori. Quella giornata era iniziata male, sperando che non peggiorasse sempre di più, mi sedetti al tavolo della cucina aspettando che mi madre mi preparasse la colazione. Questa mattina niente uova, infatti dovetti accontentarmi di una tazza di latte con qualche biscotto. Pazienza. Non c'era motivo di mettersi a polemizzare tanto sulla colazione, non volevo che il mio umore, già precario, degenerasse con una bella discussione mattutina. Ringraziando mia madre, mi alzai dal tavolo, misi la tazza nella lavastoviglie e poi mi diressi in bagno, lentamente. Mi lavai velocemente e poi mi diressi  nella mia camere per vestirmi, presi il cellulare, e poi tornai in salotto dove c'erano i miei genitori ad aspettarmi. Senza dire una parola, mio padre aprì la porta e aspetto che io e mia madre uscissimo. Mi guardai intorno con aria circospetta, il vento non aveva smesso di ululare e batteva sul mio viso con una certa insistenza, non che avessi freddo, ma dava alquanto fastidio. I miei genitori non ci badarono molto e cominciarono a correre nella foresta e io li seguii, correvano fianco a fianco, mentre io me ne stavo qualche passo più indietro, non perché non potessi raggiungerli, ma semplicemente preferivo correre per conto mio. Arrivati nei pressi della casa, la tormenta era quasi finita e il vento si era placato quasi del tutto, anche se di tanto in tanto continuava a colpirmi dietro la schiena.

“Tanya e Kate sono già qui” comunicò mio padre, tranquillo.

“Bene” rispose mia madre. Probabilmente era felice di rivedere le nostre cugine del clan di Denali, anche se io mi ero del tutto dimenticata che sarebbero arrivate oggi. Ero felice, almeno c'era una novità, nuove persone con cui poter parlare e passare il tempo, dopotutto Carmen mi era sempre stata simpatica e le sue sorelle erano gradevoli, saremmo sempre stati riconoscenti verso Kate per aver aiutato mia madre a rafforzare il mio scudo, infatti ci aveva salvati e ora era per lei come un semplice braccio in più. Entrando in casa, fummo accolti da una miriade di sorrisi, che non potemmo fare altro che ricambiare.

“Edward!” cinguettò la vampira dai capelli biondo”rossicci. Era Tanya, che con fare civettuolo, si avvicinò a mio padre abbracciandolo, fui colpita da una fitta nello stomaco, come se mi avessero dato un pugno e poi la rabbia mi fece vedere tutto rosso. Ero...gelosa? Di mio padre? Si! Chi era quella? Come si permetteva di prendersi tanta confidenza?! Con un moto di rabbia repressa mi diressi verso la sedia più vicina e mi ci sedetti, incrociando le braccia sul petto e prendendo a guardare fuori nell'attesa di Jake. Intanto, le domande che mi affollavano la testa erano parecchie, era lecito essere gelosa del proprio padre? Poteva quell'insignificante vampira distruggere la mia famiglia? Mio padre glielo avrebbe permesso o era solo il suo istinto da gentiluomo che gli imponeva di trattarla bene? Non riuscivo a darmi delle risposte, non avevo mai visto la mia famiglia in crisi e sicuramente l'espressione affrante e rassegnata di mia madre non aiutava affatto, cosa stava aspettando? Che glielo portasse via? Perché non si metteva in mezzo? Aveva paura di Tanya? Mah... i vampiri non li avrei mai capiti. Nel frattempo, Kate si avvicinò a mia madre, curiosa, e pronta ad intraprendere una conversazione, anche se mia madre non era dell'umore adatto.

“Bella, allora come prosegue la nuova vita?” chiese, cercando lo sguardo di mia madre, che però non lo staccava un attimo da mio padre, che scherzava e rideva con Tanya. Esasperante.

“Non credo di poter desiderare di più” rispose, sinceramente. “Renesmee è stupenda e sta crescendo benissimo e senza ostacoli” continuò, guardandomi. Senza ostacoli era un po' un esagerazione, anche noi come tutte le famiglie avevamo le nostre discussioni e i nostri momenti no, ma nel complesso potevo dire di non poter desiderare una famiglia migliore, naturalmente con il mio Jake era tutto più completo. “E...bhe...Edward e io ci amiamo sempre di più. La mia famiglia, inoltre, è la migliore che si possa desiderava”. Concludendo la frase, lanciò un'occhiata amorevole a tutti i componenti della famiglia presenti, lasciando per ultimo mio padre che si era girato per ascoltare la risposta. Finalmente, si accorse dell'espressione di mia madre e senza troppe cerimonie, lasciò Tanya alle sue chiacchiere e prendendo mia madre in braccio si sedette sulla sedia accanto alla mia, e quando mi guardò gli regalai un sorriso rincuorato che lui ricambiò con un'espressione un po' colpevole.

“Lo vedo...” puntualizzò Kate, voltandosi verso la sorella che aveva sul viso un'espressione delusa. La stima che avevo di Tanya era scesa, rasentando lo zero, e ora la sua presenza mi infastidiva e sapevo che probabilmente era lo stesso per mia madre. Ormai, tutti erano impegnati in una conversazione, a parte me ovviamente, che continuavo a guardare la finestra e tendevo le orecchie nell'attesa del mio Jacob.

“Renesmee” cinguettò di nuovo Tanya, e fui costretta a girarmi verso di lei, fingendo gentilezza. “Sei cresciuta così tanto che quasi non ti riconoscevo” aggiunse, alzandosi elegantemente dal divano e poggiandosi sulla mia sedia, continuando a sorridermi.

“Già” fu l'unica cosa garbata e sensata che mi venne in mente di dire e poi le sorrisi, chiedendomi se fosse più falso il mio o il suo di sorriso. La sua presenza così addosso mi dava alquanto fastidio, avevo voglia di darle una gomitata per farla spostare, ma non sarebbe stato molto carino da parte mia, così mi accontentai di girare il viso verso Kate, che stava per dire qualcosa.

“Volevo subito condividere con voi un annuncio ma, visto il ritardo di Garrett, dovrò aspettare lui per parlarvene. Edward non osare anticipare nulla, voglio che sia una sorpresa!” cominciò tutto d'un fiato, per poi indicare mio padre, che teatralmente fece finta di sigillarsi la bocca con le dita. Alice e Jasper fecero il loro ingresso poco dopo, e lei aveva un'espressione da settimo cielo sul viso, ci guardò uno a uno finché non trovo Kate ed esclamò: “Kate ti sposi! Che bello! Non vedo l'ora!”.

“Alice!” sibilò lei, lanciandogli un'occhiataccia.

“E' insopportabile quando fa così” convenne mia madre, avendo ritrovato la sua calma.

“Ormai lo sapete tutti, quindi posso anche dirvi che siete tutti invitati, e anche Rosalie ed Emmett, ovviamente” continuò Kate, scoraggiata, lanciando un'occhiataccia ad Alice, che nonostante apparisse alquanto mortificata non riusciva a cancellare l'euforia dai suo occhi, tempo qualche secondo e sarebbe tornata alla carica.

“Certo, Kate. Faremo in modo che lo sappiano appena tornano” intervenne mia nonna.

“Lo sapranno sicuramente con una sorella del genere” concordò lei.

“Scusa, non sapevo volessi fare una sorpresa” si scusò Alice.

“Sei la  veggente peggiore che conosca” esclamai, scoppiando a ridere. Alice mi lanciò un'occhiataccia e poi, prese a bombardare Kate con domande su domande, che si moltiplicarono a dismisura quando capì che Kate non voleva un matrimonio in grande stile, voleva solo unirsi al suo amore per sempre, ma questo per Alice era un sacrilegio, per lei era semplicemente inammissibile. Quindi cominciò a dilungarsi su inutili speculazioni e a descrivere un matrimonio perfetto, mentre Kate l'ascoltava paziente.

“... ed è per questo che ti dico che organizzare un matrimonio come si deve è indispensabile...” continuava a ciarlare e in quel momento entrò il mio lupo, che aveva sentito solo l'ultima parte delle conversazione.

“No! Un altro matrimonio, no!” si lamentò, esasperato.

Kate lo guardò con disgusto e con ancora più disgusto gli rispose, dicendo: “Nessuno ti ha invitato, bastardo”. Non riuscii a descrivere la rabbia che mi assalì in quel momento, sapevo solo che se prima avevo visto rosso, ora semplicemente non ci vedevo più. Mio padre mi guardò preoccupato, ma io non lo degnai neanche di uno sguardo, continuavo a guardare la vampira che aveva osato chiamare “bastardo” il mio lupo e emisi un ringhio cupo e silenzioso, che avvertì solo mio padre.

“In tal caso dovrai fare a meno di me. Non vado da nessuna parte se Jacob non viene” sibilai a denti stretti. Jacob sorrise compiaciuto, mentre mia madre mi guardò accigliata, ma non ci feci minimamente caso. Nessuno parlava così al mio lupo. Nessuno.

“Renesmee” mi riprese mio padre, ma anche lui fu ignorato del tutto.

“Dai, sorellina, in fondo è solo una presenza sgradita. Di solito ce ne sono molte di più ai matrimoni!” esclamò Tanya, cercando di alleggerire la situazione, ma ottenne l'effetto opposto. Mi girai di scatto, lanciandole un'occhiataccia e poi, allungando il braccio verso mia madre, le dissi col mio potere: “Presenza indesiderata?! Ma con chi credono di parlare?! Io vado a fare una passeggiata con Jake. Devo calmarmi un po'“. Senza salutare nessuno, mi alzai e facendo cenno a Jake di seguirmi uscii di casa e mi richiusi la porta alle spalle sbattendola violentemente. Il vento ormai si era calmato e la foresta era tornata il posto sicuro e accogliente dei giorni prima. Io e Jake camminavamo fianco a fianco senza parlare, io guardavo a terra e facevo respiri veloci per calmarmi, mentre lui tranquillo come sempre osservava a turno me o la foresta.

“Comunque... non ci tenevo molto al matrimonio” mormorò, guardandomi.

Alzai lo sguardo verso di lui e facendo spallucce, risposi: “Lo so, ma non è questo il punto”.

“Non c'è bisogno di prendersela, non mi interessa l'opinione dei vampiri”.

“Beh, io esigo rispetto” sibilai e lui mi lanciò un'occhiata preoccupata. Non rispose, continuammo a camminare lentamente, la foresta era silenziosa e niente disturbava la nostra passeggiata e intanto, ero riuscita anche a calmarmi.

“Vuoi camminare tutto il pomeriggio?” chiese, improvvisamente.

“Cosa vuoi fare?” domandai di rimando.

“Per esempio, potremmo trovare qualcosa da mangiare” suggerì, speranzoso.

Risi di gusto, guardando dentro quei due occhi da bambino, estremamente belli. “Dove?”.

“Beh, il vecchio dice che non passo mai un po' di tempo da lui...” spiegò.

“E quindi, hai deciso di svuotargli il frigo?”.

“Nah, non tutto” convenne.

“Il resto lo mangio io” intervenne Seth, uscendo dalla foresta e dando una pacca sulla spalla a Jake. “Sono invitato, vero?”.

“Certo, Seth” risposi, subito.

“Ehy, Nessie” mi salutò, sorridendomi.

“Allora, andiamo” ordinò Jacob, avviandosi e io Seth lo seguimmo, parlando amabilmente del più e del meno. In quel momento, sentimmo il rombo di una macchina avvicinarsi a casa Cullen e ci voltammo curiosi.

“Chi è?” chiese Seth.

“Probabilmente, sono Renée  e Phil” spiegò Jacob. Sentii un'onda di curiosità avvolgermi e l'impulso di voler conoscere mia nonna, anche se non avrei mai potuto dirgli chi ero.

“Posso dare un'occhiata?” domandai, speranzosa.

“Nessie, è pericoloso”.

“Dai, non mi faccio vedere!” lo supplicai.

“Va bene” rispose, alzando gli occhi al cielo e sorridendomi. Mi lasciai i due licantropi alle spalle e corsi verso casa Cullen, nascondendomi tra i cespugli quando scorsi la macchina di Jasper. Mio zio fu il primo ad uscire e avvertì subito la nostra presenza, infatti mi lanciò un sorriso e mimò uno “Ciao” con le labbra, che io ricambia, probabilmente sentiva la mia curiosità. Dopo di lui uscì un uomo sulla cinquantina, con i capelli leggermente brizzolati e un sorriso simpatico stampato sul viso, mentre aiutava ad uscire una signora, che probabilmente era Renée. Portava i capelli a caschetto e anche lei sorrideva, guardando verso quello che avrebbe dovuto essere Phil, assomigliava vagamente a mia madre, probabilmente da umana mia madre le assomigliava di più.

“Ecco, ora possiamo andare?” bisbigliò Jake. “Ho fame”.

“Va bene” acconsentii. “Sei sempre il solito”. Senza aggiungere altro, cominciammo a correre nella foresta e in poco tempo raggiungemmo la spiaggia di La Push e poi la casa di Jake. Senza neanche bussare, il mio lupo aprì la porta, spaventando Paul, Rachel e Billy che stavano chiacchierando tranquillamente nel piccolo salotto della casa.

“Ti sembra il modo di entrare?” ringhiò Paul, irritabile come la solito.

“Volevamo fare una sorpresa!” scherzò Jacob.

“Ci sei riuscito benissimo” intervenne Rachel, mettendo una mano sulla spalla di Paul. “Ciao, Nessie”.

“Ciao” ricambiai, sorridendo.

Billy si avvicinò con la sua sedia a rotelle cigolante. “Scommetto che sei qui solo per svuotarmi il frigo”.

“Paul lo fa sempre” puntualizzò Jake. “Per una volta non può farlo anche il tuo figlio preferito?”.

“Ti lascio entrare solo perché c'è Nessie” sbuffò Billy, sorridendomi.

“Grazie, Billy”.

“Ci sono anche io!” si lamentò Seth.

“Sta zitto, moccioso!” esclamarono insieme Jacob e Paul, per poi scoppiare a ridere.

“Hey” intervenni. “Seth ha già ventidue anni”.

“Ben detto, Nessie” sorrise lui. Rachel si recò in cucina per cercare qualcosa da mangiare, mentre io e Jake preparavamo la tavola e lui di tanto in tanto chiedeva alla sorella di sbrigarsi, finché lei esasperata non lo ignorava del tutto. Alla fine, ci trovammo tutti intorno al tavolo, io in mezzo a Jake e Seth, Billy a capotavola e Rachel e Paul di fronte a noi.

“Allora” iniziò Billy “Domani grande festa a casa Cullen?”.

“Si” acconsentii. “Verrai, vero?”.

“Certo, i miei pregiudizi su quei vampiri non esistono più” assicurò.

“Hai solo voglia di uscire di qui” lo accusò Jacob, interrompendo un attimo il suo pranzo.

“Se mio figlio si degnasse di pensare a suo padre più spesso, non avrei questo bisogno”.

“Ma, Rachel vive praticamente qui!” si lamentò lui.

“Anche io, ho una vita Jacob” gli fece notare lei, mentre Paul e Seth se la ridevano.

“Beh, c'è Paul” puntualizzò lui.

“Io ho i turni di guardia” sibilò.

“Io ho un branco da portare avanti” spiegò Jacob.

“Inchiniamoci tutti al grande alfa!” esclamò Paul, sghignazzando.

“Jacob è un grande alfa” decretò Seth.

“Zitto, moccioso!” lo ammonì Paul.

“Almeno io non sono isterico” fu la risposta, improvvisa, di Seth, che scatenò una risata generale, ma che Paul non gradì affatto.

“Sta al tuo posto!” gli urlò.

“Andiamo, Paul, calmati stava solo scherzando” intervenne Rachel.

“So che ci saranno anche altri vampiri” iniziò Billy, cercando di cambiare argomento.

“Si, il clan di Denali” spiegai.

“Da dove vengono? Non ho mai sentito parlare di loro”.

“Vengono dall'Alaska” spiegai. “Non ci fanno visita spesso”.

“Per fortuna” mormorò Paul, lanciandomi un'occhiataccia. La conversazione non continuò molto, solo Billy aveva voglia di conversare, mentre i licantropi presenti non erano dell'umore giusto per avere una conversazione spensierata. Quando finimmo, salutammo tutti e poi uscimmo fuori, Seth andò via subito per il turno di guardia, mentre io e Jake passeggiavamo spensierati sulla spiaggia.

“Claire, sta attenta!” urlò, improvvisamente, Quil, distraendoci dalla nostra passeggiata.

“Non sono una bambina!” esclamò, la piccola Claire, facendo la linguaccia al licantropo che le stava correndo in contro. Però, lei non voleva che la prendesse, così cominciò a correre senza guardare avanti e andò a sbattere contro Jacob, cadendo rovinosamente a terra e scoppiando a piangere. Istintivamente, mi calai verso di lei e cominciai ad accarezzargli la testa, cercando di tranquillizzarla.

“Non piangere, su! Va tutto bene” mormoravo. Lei si asciugò gli occhi pieni di lacrime e mi guardò per la prima volta.

“Chi sei?” chiese, curiosa.

“Sono Renesmee” risposi, sorridendo. Intanto, Quil era arrivato e si calò anche lui per vedere se la piccola si era fatta male.

“Vuoi giocare con me?” domandò, speranzosa.

“Cosa ti va di fare?”. Claire decise di portarmi a fare un giro turistico per La Push e ordinò a Quil di non seguirci, ma sapevo benissimo che il suo lupo non ci avrebbe mollato un attimo, così come Jacob. Io ci ero abituata alla presenza costante e protettiva di Jake, probabilmente la piccola lo trovava al quanto irritante, anche se ci avrei scommesso che voleva a Quil un bene dell'anima. Restai con lei, finché il sole non cominciò a calare e la chiamata di mio padre, fu inevitabile.

“Nessie, dove sei?”.

“A La Push” spiegai, brevemente.

“E' ora di tornare, piccola” mi comunicò mio padre.

“Arriviamo, subito” acconsentii.

“Bene, vi aspetto al confine” disse e poi chiuse la chiamata. Non dovetti cercare per trovare Jacob, lui mi si avvicinò sorridendomi e disse: “E' scattato il coprifuoco?”.

“Devo tornare a casa” sospirai, tenendo ancora per mano Claire.

“Ma ci rivedremo ancora?” chiese lei.

“Certo, Claire” rispose Quil, uscendo dal suo nascondiglio. “Vi rivedrete anche domani”. Così salutai la piccola con un bacio che ricambiò e poi Quil, dirigendomi col mio lupo verso il confine dove mi aspettava mio padre. Lo trovammo poggiato ad un albero e appena mi vide spuntare dalle felci, si aprì in un grande sorriso, lasciando che il suo corpo di pietra riprendesse vita.

“Ti sei divertita?” chiese, abbracciandomi.

“Si” risposi, entusiasta. “Ho conosciuto Claire”.

“Mi fa piacere, hai fame?”.

“SI!” rispose Jacob al posto mio e mio padre lo guardò, sorridendo e alzando un sopracciglio.

“Non ho mai assaggiato la cucina dei vampiri” mugugnò.

“Ti stai auto”invitando?” chiese lui.

“No, mi sta invitando Nessie, vero?” domandò, guardandomi e ridendo, dissi: “Certo, Jake”.

“Va bene” sospirò mio padre. “Andiamo”. Cominciammo a sfrecciare di nuovo nella foresta, finché non arrivammo di fronte casa, mio padre mi tenne aperta la porta, ma prima che entrasse Jake gli passò davanti e lasciò la porta, che lui fermò con un calcio.

“Sembrate due bambini dispettosi” li rimproverai e loro risero di gusto. Io e Jake ci accomodammo a tavola, mentre mio padre si mise subito ai fornelli e il mio lupo lo guardava circospetto.

“Cosa c'è, lupo, hai paura che lo avveleni?” chiese mio padre.

“Mai fidarsi dei vampiri” mormorò lui.

“Potevi mangiare a casa tua” propose mio padre.

“Ma non avrei potuto darti fastidio” constatò lui.

“Ci saresti riuscito lo stesso”.

“Non lo metto in dubbio”. La conversazione finì lì e smisero per un po' di punzecchiarsi a vicenda, mentre io guardavo fuori dalla finestra e mi chiedevo quando sarebbe arrivata mia madre e Jake continuava a tenere d'occhio mio padre, sbuffando di tanto in tanto.

“Ma dov'è la velocità da vampiro?” si lamento. “Vuoi farmi morire di fame?”.

“Non preoccuparti, cane, non c'è pericolo”. In quel momento, mia madre varcò la soglia di casa e si catapultò in cucina, impaziente di rivedere me e mio padre, così impaziente che per un attimo non si accorse neanche di Jacob, forse ormai il mio lupo era diventato parte della famiglia, un elemento scontato.

“Sei tornata, finalmente” gioì mio padre, lasciando i fornelli per correre a salutarla e Jacob sbuffò di nuovo.

“Scusa, la mamma mi ha trattenuta” rispose lei a mo' di scuse.

“Quando potrò conoscerla anch'io?” chiesi, curiosa.

“Domani sera credo che sarà inevitabile che vi presenti. Ma ricordati che Carlisle ed Esme sono i tuoi genitori e dovrai chiamarci per nome, tutti quanti, anche Charlie. Tu lo conosci solo perché è mio padre, d’accordo?” spiegò mia madre, includendo anche la solita predica che mi ripeteva ogni volta da quando aveva deciso di invitarla per Natale.

“Certo, nessun problema” sentenziai.

“Come sta Renée?” chiese Jacob, entrando nella conversazione.

“Meglio di quando mi aspettassi, spero di non averla turbata troppo” rifletté mia madre, guardando mio padre in cerca di conferme.

“E’ solo sorpresa. Già quando me ne sono andato si stava riprendendo” convenne mio padre, mentre io voltavo il viso verso Jake che fissava i fornelli, affamato.

“Papà...cioè, Edward” sghignazzai. “Noi non abbiamo ancora mangiato”. Mio padre sorridendo, si avviò di nuovo ai fornelli e dopo un po' ci servì la nostra cena, che Jacob finì in un attimo, mentre mia madre mi si avvicinò poggiando un pacchetto quadrato e bianco vicino al mio gomito.

“Domani ricorda le lenti a contatto” sentenziò mia madre.

“Lo farò” risposi, studiando attentamente il pacchetto bianco e alzai lo sguardo solo quando a Jacob scappò un grugnito.

“Cosa c'è?” domandai.

“Maschereranno i tuoi occhi” rispose lui, semplicemente. Rimasi un attimo interdetta e poi abbassai lo sguardo imbarazzata.

“Capisco, perfettamente cosa intendi” intervenne mio padre, guardando mia madre.

“Stai forse insinuando che il colore dei miei occhi non ti piace?” scherzò lei.

“Non ho mai detto questo” rispose lui, scoppiando a ridere, poi le si avvicinò e le baciò, delicatamente la fronte. Poi, si rivolse a Jacob, dicendo: “E' ora di andare a dormire per i lupi”.

“Parla per te, succhiasangue” grugnì Jacob, con l'aria di un bambino capriccioso.

“Jacob, Renesmee deve andare a letto. Così va meglio?” spiegò mia madre.

“No, non ho più cinque anni” risposi, adesso sembravo io la bambina capricciosa.

“No, ne hai sei” mi corresse mio padre. “E comunque era solo un modo carino per dirgli che deve andarsene”.

“Facevi prima così” lo sfidò Jake.

“Bene allora che ci fai ancora qui?”  scherzò mio padre di rimando.

“Devo dare la buona notte”.

“Buona notte” gli augurò mio padre.

“Sogni d'oro” aggiunse mia madre e Jake si alzò, chiedendomi di accompagnarlo fuori e io lo seguii senza obbiettare. Arrivati sull'entrata socchiusi la porta dietro le mie spalle e lo guardai negli occhi.

“Allora, buona notte” sussurrò lui.

“Buona notte” mormorai, alzandomi sulle punte e dandogli un bacio sulla guancia, lui sorrise e scomparve tra le felci in un secondo. Rientrai in casa e guardando mio padre, dissi: “Non c'era bisogno di cacciarlo in quel modo”.

“Non conosci Jacob” spiegò mia madre.

“Si, invece”  la corressi io.

“Hai intenzione di perdonare Kate?” chiese mia madre, cambiando argomento.

Ci pensai su un attimo, non sapevo cosa fare, ma ormai una cosa era assodata. Non sarei andata da nessuna parte senza il mio lupo e nessuno vampiro o meno sarebbe riuscito a farmi cambiare idea.  “Devo pensarci” concessi.

“Magari mentre vai a dormire. Domani sarà una giornata molto lunga. È la vigilia di Natale” aggiunse mio padre, sorridendomi. Annuii e senza farmelo ripetere mi diressi in bagno, poi andai a lavarmi e finalmente potei stendermi nel mio letto. Nonostante tutto era stata una giornata interessante e la gita a La Push era stata davvero divertente, la piccola Claire era una bambina davvero interessante e simpatica. Per fortuna, quella sera il vento e la foresta avevano deciso di lasciarmi in pace, così addormentarmi e lasciarmi andare sotto le mie coperte non fu difficile, cadere in un mondo di sogni fu ancora più semplice. La mattina dopo non fu nessun agente atmosferico a svegliarmi, furono le urla di mia madre, che litigava con mio padre.

“Non è questo il punto, Edward!” urlò mia madre, adirata. Mi alzai subito dal letto alquanto spaventata, era la prima discussione così animata che avevano i miei genitori.

“E allora spiegamelo, perché non riesco a capire!” fu la risposta sempre più agitata di mio padre. Corsi nella loro camera da letto e mi fermai sulla soglia, nessuno dei due si era accorto della mia presenza.

“Non voglio che Tanya si faccia strane fantasie sul tuo conto!” continuò ad urlare mia madre.

“Che sta succedendo?” chiesi, con le lacrime agli occhi, quando entrambi si accorsero della mia presenza.

“Niente, amore. Vengo subito a prepararti la colazione” cercò di rassicurarmi mio padre, avvicinandosi e provando ad afferrare la mia mano, ma mi ritrassi istintivamente.

“Voglio sapere che succede!” urlai, ormai completamente sveglia. “E' per quella smorfiosa di Tanya, vero?”. Mia madre mi guardò alquanto sorpresa, probabilmente non si era accorta che anche io mi ero arrabbiata davanti al comportamento sconsiderato della vampira bionda.

“ Non è successo nulla. stavamo solo discutendo un po'. Ma ho già perdonato tuo padre e lui mi ha giurato che non si avvicinerà mai più a Tanya” assicurò mia madre, ma non vi convinse del tutto, poi lei si avvicinò e mi abbracciò.

“Certo, Nessie. Non c'è nulla di cui preoccuparsi” continuò mio padre, guardandomi negli occhi e poi baciandomi i capelli. “Me lo assicuri?” chiesi a mia madre, mediante il mio potere.

“Assolutamente” risposero entrambi in coro. A quel punto, la conversazione finì, ma io non ero del tutto convinta, sentivo ancora una strana ansia nell'aria, anche se i volti marmorei dei miei genitori non potevano darmi conferma, gli occhi vigili di mia madre erano per me un campanello d'allarme. Mio padre mi preparò la mia colazione preferita: uova all’occhio di bue, due fette di pane tostato, due fette di bacon abbrustolito, il tutto accompagnato da un bicchiere di succo d’arancia fresco. Mangiai di gusto, mio padre era sempre un ottimo cuoco, mentre mia madre si accomodò al mio fianco e prese a fissarmi, così come fece mio padre poggiandole le mani sulle spalle e guardandomi. Poi, lei alzò una mano e la poggiò su quella di mio padre, probabilmente cercava di rassicurarmi e io le sorrisi a mo' di conferma, ma non mi stava rassicurando affatto, anzi ogni secondo che passava sentivo la tensione crescere e non riuscivo a fermarla. Poi, mi alzai e dopo essere andata in bagno a lavarmi, mi diressi nella mia camera per vestirmi e lì, mi seguì mia madre. Mentre sceglievo qualcosa da mettermi, decisi di fare un po' più di chiarezza su quella storia.

“Mamma, sei sicura che vada tutto bene?”.

“Certo, amore. Non c'è nulla di cui preoccuparsi”. Non potendo guardarla negli occhi, visto che ero voltata verso l'armadio, non potei giudicare dai suoi occhi se stesse mentendo o meno, ormai ero diventata brava a leggere i vampiri.

“Lo spero” iniziai. “Anche io mi sono accorta di come guardavi Tanya ieri. C’è qualcosa che non so? Che è successo prima che io nascessi?”.

“Niente di importa” assicurò mia madre. “Anche se non è la prima volta che discutiamo di questo”.

“Spero sia l'ultima” sospirai.

“Lo sarà sicuramente” assicurò lei e avrei voluto tanto crederci. Il resto della giornata passò come se non fosse successo nulla, verso l'ora di pranzo arrivò Jacob e riuscii a distrarmi un po'. Anche se dopo pranzo, non potei fare a meno che parlarne con lui, che mi ascoltò e fu molto confortante per me avere qualcuno che mi ascoltasse, un amico con cui condividere i miei timori e un amico bravo a scacciarli come fece Jake, assicurandomi che i miei genitori si amavano molto e che non sarebbe bastata la smorfiosa di turno a farli separare. La sera arrivò anche troppo in fretta, tutti cominciammo a prepararci, io indossai  un abitino nero a palloncino con le maniche lunghe e dei dettagli in oro e argento sul bordo della gonna con un paio di scarpette ballerine con un tacco molto accennato, poi visto che non potevo mettere la collana di mia madre indossai due catenine una d’oro bianco ed una rosso, incrociate tra loro e con l’anello con il simbolo della mia famiglia. Dopodiché mi diressi in bagno per indossare le lentine, riuscii a guardarmi allo specchio solo per un attimo, visto che non riuscii più a riconoscermi evitai di incontrare  altre superfici riflettenti, era sorprendente come un solo dettaglio potesse trasformare una persona. Il mio lupo indossò degli abiti di mio padre, precisamente una camicia nera scollata e un jeans semplice che gli donava molto, infatti quella sera era più bello del solito. Quando fummo pronti ci dirigemmo in fretta verso casa Cullen, guardare mia madre negli fu un altro shock, anche se ormai l'avevo vista con gli occhi di quasi ogni colore esistente, color cioccolato come i miei, rossi, arancio, marrone fango, ambrati, ma questa strana tonalità marroncina mi mancava. Però, i miei genitori dissero che dovevano trattenersi ancora un po', così io e Jake arrivammo a casa Cullen prima di loro e trovammo la casa addobbata all'inverosimile, sembrava un enorme albero di Natale.

“Alice, cos'hai combinato?” scherzai e lei mi rispose con una linguaccia. In quel momento, entrarono i miei genitori, mano nella mano e sorridenti come non mai. Mi avvicinai a loro curiosa e chiesi: “Che cosa ha fatto, per farsi perdonare?”.

“Mi ha sorpreso, come sempre” rispose lei tutta contenta ed entrambi mi sorrisero, felici. Piano piano arrivarono tutti gli invitati dai quileute agli umani mancanti e finalmente fece il suo ingresso anche Renée, mia nonna, anche se lei non lo avrebbe mai saputo.

“L’ho detto e lo ripeto: Alice sei fantastica!” esclamò, sorpresa guardandosi intorno. Tutti cominciarono a parlare amabilmente, finché non arrivò il buffet e vidi un esercito di licantropi pronti a tuffarsi per mangiare il più possibile, ma la mia zietta previdente si fiondò subito davanti a loro.

“Ma non è giusto!” esclamò Seth, quando capì che avrebbero dovuto aspettare prima gli altri.

“Ingurgitereste tutto in un attimo, senza dare il tempo di avvicinarsi a nessuno” spiegò mia madre ed aveva perfettamente ragione. Seth rimase col broncio tutto il tempo, così come gli altri licantropi mentre io e il resto degli umani mangiavano di gusto e i vampiri cercavano di non dare nell'occhio mentre cedevano la loro porzione al primo lupo che gli capitava a tiro, il più felice della festa era mio nonno che continuava a correre di qua e di la estasiato. Io, Jacob, mia madre e mio padre eravamo in un angolo della casa a parlare, mentre gli altri si divertivano di qua e di la.

“Bella, sei perfetta stasera!” esclamò Renée avvicinandosi e io arretrai istintivamente di un passo.

“Grazie, mamma” rispose lei, poi indicandomi continuò. “Questa è Vanessa, la ragazza di cui ti ho parlato ieri”.

Feci un passo avanti e porgendogli la mano, dissi cortese: “Molto piacere di conoscerla, signora”.

“Ciao, Vanessa. Vedo che la bellezza è ereditaria nella famiglia di Edward” mi salutò lei e io arrossii leggermente, mentre Jake ridacchiava.

“Grazie, signora. La prego, mi chiami Nessie” risposi, cercando di far sparire l'imbarazzo.

“E tu puoi darmi del tu, siamo tutti una famiglia qui” aggiunse, poi finalmente si rivolse a Jacob e io colsi l'occasione per allontanarmi un attimo e prendere un bicchiere d'acqua per calmarmi del tutto e poi tornare al fianco del mio lupo. Appena mi vide tornare Renée mi rivolse di nuovo la parole, chiedendomi della mia precedente famiglie e di come mi trovavo in quella attuale.

“Edward è il miglior fratello del mondo e lui e Bella sono fantastici insieme. Sono fatti l’uno per l’altra”.

“Già, sono d'accordo con te”.

“Nessie, sono geloso. Da quando è Edward il miglior fratello del mondo?” intervenne Emmett, facendo scoppiare tutti in una sonora risata.

“Lo è sempre stato, Emm” risposi continuando a ridere. Poi, Rosalie chiese ai miei genitori di andare a ballare e loro si allontanarono leggermente preoccupati, lasciandomi da sola con Jake e Renée, che cominciò a parlarmi di mia madre, della Florida e di tutte le cose che facevano insieme, finché Jacob non ci interruppe.

“Vuoi ballare?” chiese, un po' impacciato. Rimasi un attimo interdette, poi fu Renée a spingermi verso di lui, dicendo: “Dai, su! Va a divertirti!”. Io e Jacob ballammo per tutto il tempo, continuando a prenderci in giro a vicenda, finché la festa non finì e dovemmo salutare tutti, inclusa Renée. Così arrivò finalmente il momento dei regali.

“Finalmente è finita!” sospirò Emmett. “Ora possiamo aprire i regali!”.

“Vado a prenderli!” cinguettò Alice, fiondandosi al piano di sopra e tornando con le braccia piene di pacchetti.

“Cominciamo da Renesmee, sicuramente la più gettonata” esclamò, porgendomi il primo pacco. “Questo è da parte di Carlisle ed Esme”. Aprii il pacco e ci trovai dentro un portatile di ultima generazione, non potei fare a meno di ringraziare tutti anche per i regali successivi. Poi, passammo a mia madre e il primo regalo che gli porse Alice era proprio il mio, così mi avvicinai a lei mentre lo apriva.

“Grazie, tesoro” disse con la statola ancora chiusa.

“Aprilo prima di ringraziarmi”. Lei lo aprì e rimase a fissare il ciondolo, così mi sentii in dovere di dargli una spiegazione. “Visto che indossi sempre il braccialetto con i simboli di Jake e di papà, volevo che avessi anche un ciondolo che mi rappresentasse e, bhè, la rosa del deserto mi rappresenta bene, credo. È molto rara e luccica appena alla luce del sole”. Lei mi guardò di nuovo, poi singhiozzando mi abbracciò e mi tenne stretta per un bel po', prima di sussurrare un “Grazie” e aggiungere il ciondolo al suo bracciale. Poi, iniziai a distribuire i miei regali agli altri, ricevendo abbracci, baci e anche lamentele, visto che Jasper non ere molto contento di dover accompagnare Alice alla sfilata. Dopodiché venne il turno di Jacob, che ricevette una moto nuova fiammante e che sembrava non volersene staccare più.

“Abbiamo finito, ora?” chiese mia madre.

“Non ancora” risposi. “Questo è per papà” iniziai, porgendo il pacchetto verso mio padre. “E questo è per Jake, se smette di giocare con quell’affare”. Mentre, Jake riponeva la moto, mio padre aprì il suo pacchetto e ne rimase sorpreso, fortunatamente era piaciuto anche a lui, infatti mi ringraziò e lo mise al collo. Jacob aprì il suo regalo e mi abbracciò quando ne scoprì il contenuto. “Questo Natale è stato bellissimo!” constato e nessuno di noi osò contraddirlo. Poi, ci preparammo per andare a casa, ma prima di uscire dalla porta vidi che Jake stava riponendo un pacchetto ancora incartato, così lasciai i miei genitori chiacchierare amabilmente con i miei zii e mi avvicinai a lui.

“Cos'è quello?” chiesi, facendolo sobbalzare.

“Niente” rispose, sbrigativo.

“Andiamo!” continuai. “Per chi era?”.

“Per te” mugugno.

“E perché non me lo dai?” dissi, porgendo la mano

“Perché non vale niente” sibilò.

“Lo voglio”.

Sbuffando, mi diede il pacchetto. Lo aprii e vi trovai dentro una cornice intagliata finemente, con la nostra foto. Non so perché, ma cominciai a piangere dalla gioia.

“Jake...” mormorai. “L'hai fatta tu?”.

“Si” rispose. “Ma perché piangi?”. Lo guardai e istintivamente gli buttai le braccia il collo, affondando la testa nella sua spalla e mormorando: “Hai ragione, è davvero il più del mondo!”.

  
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