.Around
Him
Chapter Three: Fish For Dinner.
Thevra
Garcia aveva debuttato da poco come brillante avvocato difensore e, a solo
qualche mese dal suo primo incarico, aveva già presenziato
a parecchi tra i processi più importanti che avevano fatto notizia sui giornali
locali e non.
Acuta e
brillante, trovava sempre la falla nella deposizione del testimone e
smascherava il colpevole con poche, semplici deduzioni che spiazzavano il
procuratore avversario ed il giudice in persona.
Aveva appena concluso il suo ultimo processo, un caso
di omicidio, a sua detta, di quelli semplici e con un movente futile.
Come se ci fossero motivi validi
per compiere un omicidio, aveva pensato subito Apollo, ma se l’era tenuto per se.
Era da
qualche settimana che seguiva i processi della giovane donna, che aveva pressappoco la sua età, ed era rimasto piacevolmente
sorpreso dalla sua abilità.
Vide la
collega sistemare qualche scartoffia dentro la sua valigetta e dirigersi a
passo spedito verso l’uscita, i tacchi che producevano un suono rimbombante per
tutta l’aula.
Era una bella ragazza, si ritrovò a pensare senza malizia: capelli scuri e
lunghi fino alle spalle, lasciati sempre sciolti e che le coprivano per qualche
centimetro la parte destra del volto; vestiva sempre colori sgargianti, e non
l’aveva mai vista con lo stesso completo due volte di
seguito. Gli occhi erano due pozze scure di petrolio, spesso coperti da un paio
d’occhiali da sole (aveva la decenza
di toglierli durante le udienze, questo si).
Portava
solo tacchi e l’unica cosa che non cambiava nel suo abbigliamento, era un
piccolo anello, un cerchio fino, probabilmente d’oro bianco, visto il colore
chiaro.
Apollo vide sparire la giacca di un colore verde
brillante al di là della porta della sala delle
udienze, e si risolse ad alzarsi per tornare a casa a studiare qualche
processo.
-E’ arrivata una lettera per te.- aveva annunciato Trucy una volta che
l’avvocato difensore fu tornato a casa, la missiva tra le mani.
Gliela porse e, non appena il fratello l’ebbe afferrata, cominciò a fissarla
con insistenza, curiosa di saperne il contenuto.
Apollo,
però, la posò sulla scrivania, al solito ingombrata di scartoffie, libri e… una
paperella di gomma. Tralasciò il
particolare non facendosi domande e prese dalla libreria un paio di dossier su
alcuni vecchi casi di Phoenix, deciso a studiarli, un po’ per curiosità, un po’
perché la performance di Garcia gli aveva messo addosso una
voglia matta di mettersi al lavoro.
-Non la leggi?- domandò Trucy, delusa di non essere riuscita a
sfamare la sua curiosità, annuendo alla volta del foglio di carta adagiato sul
tavolo.
Apollo scosse la testa –Gli darò un’occhiata stasera.-
la prese in mano –Non c’è nemmeno il mittente.- alzò le spalle in un movimento
veloce, e riprese a leggere interessato di quando un certo Glen
Elg era stato avvelenato in un ristorante e di come
il signor Wright avesse difeso in modo eccellente l’imputata, una certa Byrde.
Manco a farlo a posta, in quel momento la porta si aprì, e Phoenix entrò
–Stasera mangeremo noodles.- annunciò con un mezzo
sorriso, allungando le mani sul portafogli che giaceva in panciolle sotto al
divano –Avevo scordato questo.- disse, alzandolo per mostrarlo ai due ragazzi.
Apollo socchiuse gli occhi, distogliendoli dai fogli –Dove sta andando?-
chiese, chiudendo il dossier che teneva tra le mani, curioso.
L’uomo
roteò gli occhi –A prendere una vecchia amica.- sorrise sibillino, per poi
riprendere in fretta la strada della porta.
Un
silenzio perplesso aleggiò nella stanza per qualche secondo, poi ognuno tornò alle proprie occupazione: oramai i misteri del signor Wright
erano normale routine.
Trucy sospirò –Dovevamo mangiare pesce, stasera.- borbottò, sedendosi sul sofà
a gambe incrociate –Di certo si sarà scordato di nuovo di fare la spesa!- poi
afferrò un mazzo di carte e cominciò a giocarci.
*
L’aeroporto era gremito di persone, una massa informe che pareva muoversi all’unisono, spinta da chissà quale bisogno impellente. Tutti di fretta, come un’ape che adocchia un fiore pieno di buon
polline.
Phoenix non entrava in un aeroporto da anni, e rimase un attimo scombussolato
da tutto quell’andirivieni, quelle urla che
annunciavano concitate “manca poco, corri!” o “hai consegnato i bagagli?” e
successive corse al gate interessato.
Il tabellone degli arrivi cambiò velocemente i dati esposti, e l’ex avvocato difensore aguzzò la vista per cercare quello che
interessava a lui.
La gente
continuava a passargli velocemente affianco, diretta verso il proprio volo , e lui non potè fare a meno di pensare, con un sorriso
amaro, che gli sarebbe piaciuto fare un bel viaggio con la sua famiglia.
E
invece non aveva nemmeno i soldi per pagarsi una macchina, tanto che era dovuto
arrivare lì con la metropolitana.
Sospirò, individuando l’arrivo del volo che avrebbe visto sbarcare la sua
vecchia amica, e di conseguenza si diresse verso il luogo dell’atterraggio.
Vide dai finestroni dell’aeroporto l’aereo planare e poggiarsi a terra, per poi
aprire le porte e infine far scendere i passeggeri.
Sorrise
leggermente, si
diresse a passo lento verso l’entrata del gate, e attese.
Uscì qualche minuto più tardi, fresca come se non
avesse accusato tutte quelle ore di volo, lo sguardo esattamente come
ricordava.
Era solo un po’ più grande.
Un senso di nostalgia gli attanagliò le viscere per un secondo soltanto, poi si
avvicinò, il solito sorriso stampato in faccia –Non capisco
come mai tu abbia chiamato me.- piegò lievemente la testa di lato, socchiudendo
gli occhi.
Lei si accorse della sua presenza solo in quel momento, e sussultò, voltandosi.
Le sue labbra si aprirono in un ovale perfetto, i suoi occhi si spalancarono,
ma fu solo per poco, e poi riprese la sua espressione abituale.
-Non devo certo spiegazioni, Herr Phoenix Wright.-
*
-I miei documenti.-
Quando
Miles se l’era ritrovata davanti, dapprima aveva pensato di essere tornato a otto anni prima, e subito dopo aveva dedotto che c’era
qualcosa che non quadrava.
-Franziska.- soffiò, per poi darsi un certo contegno (era in tuta, Santo Cielo!), e poi ricercò nei meandri
della sua mente il probabile perché di quell’inaspettata visita.
-I miei documenti, Herr Miles Edgewoth.-
ripetè lentamente lei, la solita frusta scura in una
mano, che prontamente fece ondeggiare verso il procuratore, facendogli male.
Ecco la risposta.
I documenti.
Miles aggrottò le sopracciglia, chiedendosi se fossero davvero così importanti
da far muovere la donna sin lì. Ma quando aprì la bocca riuscì a dire solo un semplice –Quando sei arrivata?-
Lei parve
sulle prime non capire il senso della domanda, tanto che la frustata che stava
per scoccargli (fortunatamente) non gli arrivò mai –Non si risponde ad una
domanda con un’altra domanda.- sibilò altezzosa lei, e Miles, tralasciando il fatto che quella di Franziska era stata più un’imposizione che una domanda, rimase
in silenzio, in attesa di una risposta, che lei non mancò di dargli, non
riuscendo a sostenere lo sguardo.
-Due ore fa.- rispose direttamente anche alla domanda che l’uomo aveva
intenzione di farle subito dopo –Herr Phoenix Wright
è stato tanto gentile da venirmi a prendere.- gli occhi le si ridussero a due
fessure, mentre il volto del procuratore passava dallo sbalordito, al furioso,
all’incredulo in una frazione di secondo.
Perché non aveva chiesto a lui di andarla a prendere?
Non le era preso un accidente nel vedere Wright ridotto a quel modo? Cosa si erano detti? E, soprattutto, perché lei era così calma?
La fissò per qualche secondo, giusto in tempo per notare che i capelli chiari
le erano cresciuti un poco, e che non portava più il solito completo che le
aveva visto indosso solo un paio d’anni prima, quando era andato a trovarla.
Ora non era più così… appariscente,
portava un semplice gilet grigio su una camicia bianca e un paio di
pantaloni scuri e sobri.
Ma la frusta non mancava mai.
-Intendi
farmi entrare o hai dimenticato le buone maniere?- fece notare lei inarcando un
sopracciglio, e solo in quel momento Miles si accorse delle due valige che aveva poggiato a terra. Ne prese una in fretta, prima che
Franziska potesse prenderlo a frustate gridando che toccare senza
permesso oggetti altrui è molto maleducato e, poggiandola all’ingresso
del suo appartamento, la invitò ad entrare –Certo. Entra.-
mormorò, ancora lievemente scombussolato.
Lei, un’espressione a dir poco indignata sul volto, entrò trascinando l’altro
bagaglio. Si fermò ed incrociò le braccia al petto, dopo aver adeguatamente
lanciato una frustata in direzione del procuratore in tuta –Ora.- cominciò a
battere in un modo snervante la punta
del piede a terra –I miei documenti.-
*
-Pare ci
sia stato un altro furto.- Trucy leggeva interessata l’articolo che svettava in
prima pagina, interessata –Pare che nessuna sia stato in grado di vedere il
ladro… e che non ci siano segni di scassinamento!- spalancò
le labbra, eccitata.
Apollo alzò per una frazione di secondo gli occhi dal dossier che stava
leggendo svogliatamente –Un bel grattacapo.- constatò –Chi è stato derubato
questa volta?- chiese, tornando con lo sguardo al documento che teneva in mano.
-La… Signora Jade, presente? La vecchietta
ricchissima tanto simpatica che abita dall’altra parte
della città.- rispose la più piccola –La cassaforte che teneva in casa è
immacolata, nessuna impronta, nessun capello, niente di niente.- sbalordita, la
ragazzina alzò il giornale per far vedere anche al fratello, che, aguzzando la
vista, notò una figura familiare nella foto che accompagnava l’articolo –Pare
che Ema l’abbia presa come una questione personale.-
Infatti al centro dell’immagine era presente
-Già.- ribadì Trucy –E’ ormai da quasi tre mesi che si è messa alla
caccia del colpevole. E come se non bastasse, non essendo questo il suo campo,
non viene nemmeno pagata, e intanto lavora anche agli alti
casi con il signor Gavin. Che
ingiustizia.- disse indignata.
Calò un silenzio d’attesa, e il discorso rimase a metà.
-Secondo me è una donna.- ci pensò Apollo a spezzarlo.
-Mh?-
-Il ladro. Per me è una donna.- Apollo continuava a sfogliare i dossier, il
volto corrucciato –Un lavoro così minuzioso e pulito… Per me è una donna.-
Trucy fece per ribattere, quando la porta si aprì, rivelando un
Phoenix con un’espressione decisamente più allegra del solito.
-Tornato dalla tua missione segreta?- ridacchiò Trucy, posando il giornale e
lasciando da parte il discorso appena affrontato con il fratello, rintanandolo
in un cantuccio della sua testa.
Phoenix ridacchiò –Si, appena finito. Ci ho messo poco tempo, non trovi?- si
slacciò il giacchetto della tuta che indossava sempre e lo appoggiò
sul divano, rimanendo in maglietta.
Intanto Apollo aveva provveduto a rimettere in fretta
e furia i dossier al loro posto (lo imbarazzava un po’, leggerli di fronte al Sig. Wright) e aveva dato un’occhiata all’orologio.
Afferrò la giacca.
-… Apollo?- Phoenix inarcò un sopracciglio.
-Dove vai?- terminò per lui Trucy.
Apollo si guardò attorno spiazzato –Bhè, non dovevamo
mangiare Noodles, stasera?- borbottò, abbottonandosi
l’indumento.
-No, stasera niente Noodles.- la porta si aprì nuovamente,
e nella stanza entrò Thalassa, una busta della spesa in mano. La alzò –Stasera
pesce!- sorrise.
Trucy guardò il padre, interrogativa, al che lui le scompigliò affettuosamente
i capelli –Ahah, pensavi me ne fossi
dimenticato, eh?- ridacchiò, e lei si unì poco dopo a lui, abbracciandolo.
*
Cheddire.
Il capitolo è pronto da un po’.
‘Tutte
scuse’, penserete giustamente voi, e invece no. Volevo postare tutti i nuovi capitoli delle mie fic
assieme, ma purtroppo per una è mancata l’ispirazione, e quindi ho aspettato
che arrivasse.
Pare che Sua Signoria non abbia voluto manco passarmi di fronte di sfuggita, e
quindi ecco il motivo del ritardo.
E’ un capitolo passeggero, perché, ammetto, che da qui la trama è molto…
Nebbiosa xD
Non che io non sappia come andare avanti, ma ho alcuni particolari da mettere a
punto.
In ogni caso, il tempo tra un capitolo e l’altro non sarà
breve, e mi scuso per questo.
Visto che sono in vena di scuse, mi scuso anche per non aver risposto alle
recensioni in questo capitolo. Non vorrei sembrasse
una mancanza di rispetto, ecco.
Risponderò alle recensioni ricevute e a quelle che (si spera xD)
riceverò, nel prossimo capitolo.
Ringrazio chi ha aggiunto
.Thanks
For
Greta.