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Autore: ImMissBrightside    04/08/2011    2 recensioni
Quale amante e conoscitore della saga non hai fantasticato sull'essere uno studente di Hogwarts? Di andare in giro per Hogsmeade? O anche attraversare il muro tra i binari nove e dieci? Beh, la protagonista di questa fanfiction ha realizzato il suo sogno: dopo aver letto avidamente tutti e sette i libri sulla storia di un certo Harry Potter, ecco che si ritrova catapultata nel mondo magico senza accorgersene. Con l'aiuto del trio protagonista e due guide d'eccezione, Bec, ragazza timida, insicura, tutta casa e scuola, si ritroverà ad affrontare una situazione più grande di lei con il ritorno del Signore Oscuro che incombe pericolosamente come un'orribile minaccia per il mondo intero. Saranno utili le sue informazioni riguardo il futuro? Basta leggere ...
Genere: Avventura, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: George, e, Fred, Weasley, Il, trio, protagonista, Nuovo, personaggio | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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Oook, a quanto pare il quarto capitolo non è piaciuto ... me lo aspettavo, neanche a me è piaciuto tanto e ho avuto molte difficoltà nel scriverlo. 
Spero che il quinto capitolo sia più gradito. 

CAPITOLO 5
Bec annuì alla richiesta del preside di Hogwarts, la scuola che avrebbe frequentato anche lei dopo aver scoperto di possedere (ancora non si spiegava come fosse possibile) poteri magici. Silente voleva parlarle di qualcosa in privato, così la professoressa McGranitt e il professor Piton si affrettarono a uscire dall'ufficio e portarono con loro Fred e George, che avevano fatto orecchio da mercante. Bec avrebbe tanto voluto che rimanessero con lei, in fondo loro (e anche il trio come le aveva spiegato Hermione mentre andavano verso la Sala Grande per il pranzo) erano a conoscenza del suo piccolo segreto; non c'era motivo per tenerli fuori. Ma Bec non disse nulla e così era rimasta sola con il vecchio preside. Non passò molto tempo prima che Bec scoprisse il motivo della chiacchierata intima. 
- Ci sono alcune cose da stabilire prima che lei vada a Diagon Alley - disse Silente seduto nella poltrona dietro alla scrivania, stracolma di oggetti e pergamene. Con un gesto della mano invitò Bec a sedersi. Bec fece come le aveva detto con la mente già per le strade di Diagon Alley. - Come ho anticipato, non vogliamo che qualcuno indaghi su di lei. A chiunque le farà delle domande, risponderà che ha studiato a casa con un insegnante privato, che purtroppo si è rivelato incapace nel suo lavoro e che quindi lei vuole raggiungere un livello di studio adeguato. In questo modo giustificherà gli esami mensili che la professoressa McGranitt ha proposto -. L'espressione seria di Silente si sciolse in un sorriso finale.
Bec non aveva ascoltato una parola di quello che le aveva spiegato il preside, aveva annuito di tanto in tanto per dare dimostrazione di seguire, ma con la testa era a tutt'altra parte. Nello stesso momento le affollarono la mente un milione di pensieri che fino ad allora non si erano manifestati. Si chiedeva con chi avrebbe dormito nel dormitorio e sperava di trovarsi bene con le compagne che lo occupavano da prima di lei. Non vedeva l'ora di raccontare tutto a Harry, Ron e Hermione per vedere la loro reazione ed era curiosa di sapere cosa avrebbe detto la ragazza alla notizia delle ripetizioni. Nel frattempo mentalmente era già da Olivander alla ricerca della bacchetta adatta a lei (la bacchetta che l'avrebbe scelta, come le avrebbe ricordato il vecchio negoziante), oppure da Madama McClan per la divisa rigorosamente nera e ancora al Ghirigoro per tutti i libri e le boccette di inchiostro e le penne d'aquila. E perché no? anche un gelato da Florian Fortebraccio. Certo avrebbe speso parecchi soldi, ma ... Aspetta, quali soldi?, si chiese. Non aveva uno zellino nelle tasche. Prima che potesse esprimere a parole il suo problema a Silente, il preside la richiamò all'attenzione. 
- Capisco perfettamente che vorrebbe essere con i suoi amici per gioire in questo momento, ma ho ancora qualcosa da chiederle -. L'espressione seria era riapparsa sul viso di Silente, ma questa volta sembrava più accorto, il che fece intuire a Bec che quello che le avrebbe detto di lì a poco era il vero motivo per cui l'aveva trattenuta in primo luogo. Così, riservandosi di chiedere come avrebbe comprato tutte le cose per la scuola in un secondo momento, prestò la sua completa attenzione al preside. - C'è qualcun altro, oltre i signori Weasley, il signor Potter e la signorina Granger, a conoscenza della sua situazione? -. Bec scosse la testa. - Devo chiederle allora di non raccontarlo più a nessuno -. Stavolta Bec annui. Era una proposta ragionevole, molto più di quella di confinarla in una casa. E poi non aveva nessun'altro a cui dirlo, o almeno nessun altro di cui si fidasse a tal punto da raccontare una cosa del genere. Si domandò se fosse il caso raccontare anche a quelli dell'Ordine la storia dei libri. Quando si era risvegliata a Grimmauld Place, si era fatta prendere dal panico e, non sapendo come era finita in quella situazione, aveva inventato quella scusa che ora non aveva più senso portare avanti. In fin dei conti non cambiava nulla: lei ancora sapeva troppo e l'Ordine comunque l'avrebbe tenuta d'occhio. E poi se gli altri le avevano creduto tanto facilmente, perché non potevano loro? Ci avrebbe pensato con più calma nel dormitorio quella notte. 
Col sospetto che non fosse finita lì, Bec osservò Silente alzarsi dalla poltrona, girare intorno alla scrivania e andare verso la finestra. - Ciò che è molto più importante è che lei non dica a nessuno, ripeto nessuno, gli avvenimenti futuri -. Il tono serio fece rabbrividire Bec. Silente stava guardando il paesaggio al di là della lastra di vetro, senza davvero osservarlo. - Qualsiasi cosa potrebbe alterarlo e non mi sembra il caso - disse, accennando a un sorriso - dal momento che mi è parso di capire che tutto andrà a buon fine -. 
Le ultime parole le diedero l'occasione di ripensare a ciò che sarebbe accaduto. Voldemort sarebbe stato sconfitto, Hogwarts sarebbe ritornata nelle mani sicure della McGranitt, i mangiamorte non avrebbero rappresentato più un pericolo per il mondo magico. Ma a che prezzo?, disse fra sé e sé. Centinaia di feriti e morti durante la Battaglia che, con quello che lei sapeva, potevano evitare. Per non parlare delle vittime precedenti allo scontro finale, tra cui Silente stesso. - A dire il vero, qualcosa potrebbe essere cambiata -. 
Silente fece ritorno a grandi passi alla scrivania. Guardò Bec come se volesse farle entrare qualcosa nella testa con il solo potere dello sguardo. - Per quanto piacerebbe anche a me evitare qualche spiacevole incidente -. Aveva centrato il punto della questione. - E' così che deve andare e lei deve promettermi che non farà nulla per cambiare le cose -. 
Bec non sapeva cosa rispondere. L'idea di fare qualcosa per impedire alcuni "spiacevoli incidenti", come Silente li aveva definiti, non l'aveva mai nemmeno sfiorata prima di quel momento. Ma ora che era consapevole di avere quel potere, non poté fare a meno di ponderare con cura la possibilità di non riuscire a mantenere la promessa. Così facendo, Silente la rispedirebbe sul primo Espresso di ritorno, a costo di farci salire soltanto lei, da Sirius. Lui, si, che le avrebbe dato ascolto volentieri. - E va bene. Non farò nulla -. Non aveva altra scelta. Anche con Sirius dalla sua parte, l'Ordine non avrebbe permesso a nessuno dei due di fare cose avventate. 
Con quelle parole di congedò dall'ufficio di Silente. Quella chiacchierata era riuscita a buttarla giù di morale sul serio, cosa che non credeva possibile dopo che il piano era stato più che perfetto. Non riusciva a capire per quale motivo Silente non voleva sfruttare la sua presenza per migliorare ulteriormente la situazione. Con il suo aiuto potevano far finire in un lampo l'intera questione Voldemort, evitando morti e sofferenze inutili. Avrebbe rivelato i posti dove erano custoditi gli Horcrux, li avrebbero distrutti con una bella scorta di zampe di Basilisco e il gioco era fatto. Ovviamente non sarebbe stato così semplice come dirlo a parole, ma il senso era quello. Bec andò a sedersi su una panchina di pietra in cortile per calmarsi prima di ritornare nella Sala Comune. A parte pochi studenti, che Bec non riuscì a identificare, il cortile era deserto. Tutti erano ancora a lezione. O quasi tutti. 
- Sei nuova, vero? -
Bec alzò lo sguardo per vedere chi era dotato di tanta perspicacia. I suoi occhi ebbero il piacere di posarsi su un ragazzo di bell'aspetto dai capelli biondi e gli occhi verdi. Il nervosismo sembrava essere sparito di colpo. - E' così evidente? - chiese, sperando che la risposta fosse un no e che il ragazzo stesse solo tentando di provarci con lei. 
Il ragazzo sorrise e si ritagliò un posto accanto a Bec sulla panchina. - Un po'. Sembri ... -. Ci mise qualche istante per trovare il termine che riteneva giusto. - ... disorientata -. 
A quanto pareva Bec dava davvero l'impressione di essere nuova, il che non era un bene per lei che voleva tenere un profilo basso. Il ragazzo dovette interpretare male il silenzio di Bec perché si affrettò a scusarsi e a correggere il tiro. - Intendevo dire che ... -. 
Bec non gli diede modo di continuare. - Ho capito. Non preoccuparti -. 
In quel preciso istante la campanella suonò. Bec giurò di aver sentito il ragazzo mormorare qualcosa del tipo "ricominciamo da capo", ma non ne era sicura perché quasi nello stesso momento lui si presentò. - Sono Roger Davies -. Il nome le era familiare, quindi l'aveva letto da qualche parte tra le pagine del libro. Se la memoria non la ingannava era il capitano della squadra di Quidditch di Corvonero. 
- Rebecca Hart - rispose, ricambiando il sorriso che Roger le stava rivolgendo. Quando sorrideva era davvero carino. 
- Da quale scuola vieni? - le chiese. 
Bec si trovò particolarmente in difficoltà. Non aveva ascoltato una parola di quello che le aveva detto Silente. Le sembrava di aver sentito in qualche parte del discorso le parole "insegnante", "lavoro" e "livello di studio", ma non riusciva a comporre una frase di senso compiuto su due piedi. E anche se ci fosse riuscita, doveva essere sicura che era la stessa cosa che le aveva detto Silente. Era stata troppo impegnata a pensare a Diagon Alley. Quest'ultimo pensiero le ricordò che non aveva mezza moneta con sé. Si era dimenticata di parlarne con Silente. 
Per quanto le piacesse la compagnia di Roger, preferì non combinare nessun guaio e quando vide Harry, Ron e Hermione camminare lungo il corridoio opposto col collo lungo, si scusò con il ragazzo e andò via di corsa. 
- Proprio te stavamo cercando - le disse Ron, quando si trovarono faccia a faccia. - E' arrivata questa per te -. Le tese una lettera. Bec si chiese come mai ce l'avesse Ron, ma senza pensarci più di tanto, la aprì. Erano un paio di righe da parte della signora Weasley, che a quanto pareva era sollevata proprio come il marito di sapere che era al sicuro a Hogwarts ed era contenta per la sua ammissione. Le chiedeva, inoltre, di non lasciarsi più trascinare dalle idee folli di Fred e George. In un poscritto finale avvisava Bec che Lupin la aspettava nelle vicinanze della capanna di Hagrid verso le quattro per accompagnarla per le sue spese scolastiche. Bec guardò l'ora; mancava poco alle quattro. Dopo una veloce spiegazione per trovare la capanna di Hagrid, Bec si diresse al limitare della Foresta Proibita, esattamente dov'era la dimora del mezzogigante. Avrebbe tanto voluto incontrare Hagrid, ma sapeva troppo bene che era ancora occupato per via dei lavoretti che Silente gli aveva affidato e non sarebbe passato poco tempo prima di poter conoscerlo. Il suo desiderio di conoscere Hagrid di persona era pari alla curiosità di entrare in casa sua. Purtroppo da lontano riuscì a scorgere la figura pallida di Lupin, che l'aspettava con le mani infilate nelle tasche dei pantaloni. 
Insieme si avviarono lungo il sentiero che li avrebbe portati verso i cancelli della scuola. - Allora, raccontami come hai fatto? -. Non ci volle un genio per capire che si stava riferendo alla fuga da Grimmauld Place. Il racconto finì qualche passo prima di raggiungere l'enorme cancello. - Per questo passavate giornate intere nelle vostre camere - disse Lupin riferendosi alle lunghe ore che Bec e i gemelli avevano passato sul pavimento per far si che ogni cosa fosse perfetta. 
Dopo aver varcato i cancelli, essendo fuori dai confini della scuola, Lupin e Bec poterono Smaterializzarsi tranquillamente a Diagon Alley. La sensazione di nausea non abbandonò Bec per molto tempo, non permettendole di godersi a pieno la passeggiata lungo la strada deserta, fatta a eccezione di qualche mago dall'aria stramba. - Come faccio a comprare le cose per la scuola? -. 
Lupin non sembrò affatto sorpreso da quella domanda, infatti aveva già sfilato da sotto la giacca un sacchetto pieno di monetine sonanti. - Non preoccuparti, ha provveduto Silente - le spiegò. 
Sentendosi in colpa per essersi fatta prestare dei soldi che non sapeva come restituire (in un modo o nell'altro avrebbe trovato il modo), non si lasciò andare a grandi spese in un primo momento. Lupin doveva aver intuito le sue intenzioni di spendere quanto meno era possibile perché di tanto in tanto chiedeva a Bec se era sicura della compera che stava per fare e di solito le domande cadevano quando la ragazza era indecisa tra un prodotto costoso e uno più economico. Quando poi gli oggetti iniziarono a farsi più interessanti non riuscì a resistere alla tentazione, e dimentica dell'intenzione iniziale prese a comprare qualsiasi cosa le capitasse sottotiro. Finite le compere, Lupin con una Materializzazione Congiunta riportò Bec davanti al cancello della scuola. La ragazza lo ringraziò, anche per averle lasciato il sacchetto con i soldi rimanenti, e si avviò a passi svelti verso il castello. Senza che se ne fosse accorta si era fatto buio anche se le sembrava di essersi allontanata soltanto per un'ora o due.  
Il castello era stranamente silenzioso. Notando che era quasi ora di cena, Bec suppose che tutti erano già nella Sala Grande in attesa della cena. Si diresse verso il settimo piano, facendo attenzione alle scale ballerine. Anche la Sala Comune era deserta, fatta eccezione di due ragazze sedute sul divano davanti al camino scoppiettante, occupate in una conversazione fitta. 
- Tu dei essere quella nuova - le disse una ragazza dalla pelle scura; altrettanto scure erano le tante treccine. Deve essere Angelina Johnson, pensò Bec, ignorando per un momento il fatto che ormai la notizia del suo arrivo si era diffusa. -  Sei nel nostro dormitorio - aggiunse l'altra ragazza, bionda e, anche se seduta, particolarmente alta. Lei è Alicia Spinnet invece, disse ancora fra sé e sé. 
Come era possibile che fosse nel loro dormitorio se loro due erano al settimo anno come i gemelli? Solo in quel momento si ricordò che non li vedeva da quando Silente aveva chiesto di parlare in privato con lei. Si aspettava di trovarli fuori l'ufficio una volta uscita, ma loro non c'erano. - Fred e George sono nella Sala Grande? - chiese loro Bec. Angelina Johnson e Alicia Spinnet erano le compagne di squadra dei gemelli e in più erano loro amiche, quindi loro forse sapevano dove erano finiti i due. 
- Già conosci Fred e George? -. Non sapendo come rispondere, Bec si limitò ad annuire. Era strano che il giorno del suo arrivo conoscesse già qualcuno con quella confidenza. - Dormirei con la bacchetta in mano se fossi in te - disse Angelina con un sorriso malizioso mentre osservava Alicia di sbieco. La ragazza le scoccò un'occhiata torva e poi una gomitata nel fianco. - Ha una cotta per George da anni - continuò Angelina, ignorando del tutto la gomitata dell'amica, mentre si divertiva a prenderla in giro. 
In un primo momento Bec rimase sorpresa della notizia visto che nei libri non si accennava a niente del genere (ovviamente, pensò) e poi perché proprio colei che stava morendo dalle risate in quel momento avrebbe sposato George. Si stampò comunque un sorriso finto sulle labbra. - Non gli dirò niente - la rassicurò Bec. 
Subito dopo passarono alle presentazioni; ci aveva preso con entrambe. - Chi altro c'è nel dormitorio? - chiese Bec, mentre insieme alle compagne si avviava verso la Sala Grande. Era strano non dover più girare col mantello (si appuntò mentalmente di andare a recuperarlo nell'ufficio di Silente), ma ciò che la rendeva felice era che finalmente poteva mangiare. Aveva una fame che poteva divorare qualsiasi cosa.  
- Katie Bell e Natalie Curtis - le rispose Alicia. Katie Bell? Non era al sesto anno? Come faceva a stare con loro che erano del settimo? Non ci diede molto peso però, in fondo anche lei era con loro ed era solo al quinto anno. - Katie è nella squadra di Quidditch con noi, siamo Cacciatrici. Poi ci sono Fred e George come Battitori e Harry Potter come Cercatore - aggiunse Angelina quando entrarono nella Sala Grande. Come Bec aveva immaginato tutta la scuola era lì riversata già con i nasi incollati ai piatti. Cercò con lo sguardo lungo il tavolo dei Grifondoro, annuendo senza pensare a ciò che Angelina le aveva chiesto. Fred e George erano seduti accanto a Lee e qualche posto più in là c'erano Harry, Ron e Hermione. 
- Reb, siediti qui - le disse George indicando un posto vuoto tra lui e Fred. Bec lanciò uno sguardo divertito a Angelina, che cercava di trattenere una risata. Alicia non si era accorta di nulla o forse faceva finta, così senza indugiare Bec andò a sedersi tra i gemelli. Le chiesero cosa le aveva detto Silente. - Mi ha fatto promettere che non farò nulla per cambiare le cose - andò al sodo Bec con la voce annoiata. Era ancora infastidita da quella promessa, ma presto il fatto di poter mettere qualcosa sotto i denti le fece dimenticare ogni cosa spiacevole. Aveva preso di tutto e un po' per rifarsi di tutti pasti che aveva saltato in quei due giorni; aveva addirittura trangugiato due porzioni di dessert. Con la pancia sul punto di scoppiare e le palpebre pesanti dall'improvvisa sonnolenza, se ne andò nella Sala Comune seguita da Fred, George e Lee. Il fuoco caldo non fece che aumentare la voglia di andarsene a letto e dormire fino alla mattina seguente, ma era troppo presto e se andava a dormire a quell'ora alle cinque era bella che sveglia. 
- Hai deciso quali materie seguire? - le chiese Fred, seduto accanto a lei. 
Bec scosse la testa debolmente. La ragazza non era ancora arrivata a quel punto e non aveva avuto il tempo di pensarci senza un secondo libero. Ma Fred aveva ragione, doveva scegliere le materie che voleva seguire oltre a quelle obbligatorie. - Quali sono? - 
Alternandosi Fred e George le dissero quali erano le cinque materie facoltative fra le quali avrebbe dovuto scegliere. - A parte Cura delle Creature Magiche cosa vorresti fare? - le chiese Lee come se scegliere quella materia fosse la cosa più naturale del mondo. 
Bec lo fissò come se voleva ucciderlo. - Non ho intenzione di seguirla questa materia - gli spiegò con un tono di disgusto. 
- Tutti vogliono fare Cura delle Creature Magiche - protestò George. - E' la materia più semplice -
Bec non aveva nulla contro la materia e sapeva che George aveva perfettamente ragione sul fatto che era sull'orario di tutti. Probabilmente non avrebbe esitato a sceglierla se non avesse avuto una paura tremenda di qualsiasi animale che volava, strisciava, nuotava, con una o più zampe. Praticamente la spaventava tutto il genere animale. Per questo non aveva comprato nessun animale a Diagon Alley e si era tenuta ben lontana dal Serraglio Stregato. Ma questo non lo avrebbe detto ai gemelli, altrimenti con molte probabilità si sarebbe ritrovata qualche stupido ragno nei vestiti o un gatto tra le braccia o ancora la rana di Neville Paciock in testa. A loro si limitò a dire che non le piaceva. 
- Divinazione allora - propose Fred. - Lì non avresti problemi - le sussurrò all'orecchio per non farsi sentire da Lee. Anche George era dello stesso parere perché non perse occasione di dirglielo, ma a differenza del fratello non aveva sentito la necessità di non dirlo a voce alta. Eppure Lee non sembrava incuriosito, forse perché era dell'idea che con la Cooman chiunque fosse dotato di una fervida immaginazione poteva andare alla grande. Il problema di Bec era proprio quello: oltre al terrore degli animali, non aveva un briciolo di fantasia. Non le erano serviti a molto i tanti libri letti da piccola. 
- Penso che farò Babbanologia - disse ignorando gli sguardi perplessi dei tre ragazzi. In quella materia sicuramente non avrebbe avuto problemi di alcun genere visto che aveva vissuto da Babbana per diciotto anni. - E ... -  
- Sceglierei Antiche Rune se fossi in te. E' davvero una bella materia - disse Hermione sbucando dal buco dietro al ritratto, insieme a Harry e Ron. Harry non sembrava particolarmente felice quella sera e non era difficile immaginarne il motivo. Ma Bec non vedeva l'ora di parlare con Hermione. Aveva bisogno di sapere se l'avrebbe aiutata con gli esami, però non fu necessario porle la domanda. - Ti darò una mano io con le cose degli altri anni - le disse ritagliandosi un posto sul divano tra Bec e Fred. Bec la ringraziò un centinaio di volte benché in fondo era sicura che la ragazza non le avrebbe mai negato un aiuto. Forse perché amava fare quel genere di cose o semplicemente perché non era in grado di farsi da parte quando qualcuno era in difficoltà. 
- Non puoi dire sul serio - sbottò Fred rivolto a Hermione. - E' come dire che Storia della Magia è la materia più interessante del mondo -. Harry, George, Lee e Ron ridacchiarono alle parole di Fred. Anche Bec sorrise. Da quello che la ragazza aveva letto le lezioni del professor Ruf erano davvero di una noia tremenda tanto che nessuno ascoltava una parola di quello che diceva. L'unica volta in cui i ragazzi avevano davvero ascoltato ciò che aveva da dire era stato nel secondo libro quando il professore, riluttante, aveva spiegato loro cos'era la Camera dei Segreti; appena si era concluso il piccolo racconto tutti ritornarono a distrarsi, tranne ovviamente Hermione. 
- Storia della Magia E' interessante! - 
Il battibecco tra Fred e Hermione andò avanti a lungo e si concluse solo quando Bec acconsentì a scegliere anche Divinazione, per enorme disappunto di Hermione e felicità di Fred. Bec in realtà non voleva fare nessuna delle due materie, ma dal momento che qualcosa doveva pur scegliere non replicò. Dopodiché ognuno si ritirò nel proprio dormitorio. 
Il mattino seguente Bec si svegliò abbastanza presto. Non che volesse, ma gli occhi si erano aperti e non ci fu modo di riaddormentarsi. Doveva essere appena spuntato il sole perché se spostava le tendine del letto a baldacchino riusciva a vedere le pareti del dormitorio colorate di un arancione tenue. Le altre stavano ancora dormendo e dal russare di alcune Bec intuì che ci sarebbe voluto ancora del tempo prima che si svegliassero. Cercando di fare quanto meno rumore era possibile per evitare di svegliarle, si alzò dal letto e in breve tempo si vestì. Di solito faceva colazione in pigiama, ma da quando si era risvegliata nel mondo di Harry Potter era stata costretta a cambiare quest'abitudine. E poi moriva dalla voglia di mettersi la divisa per vedere ancora una volta come le stava. Si guardò allo specchio un paio di minuti prima di distogliere lo sguardo dalla ragazza che le stava davanti. Non era mai stata un tipo vanitoso, ma le piaceva che tutto fosse in ordine a partire dai capelli per finire alle scarpe. Era scrupolosa, ecco tutto. 
Dopo essersi vestita andò nella Sala Grande. Si annoiava a starsene nel dormitorio o nella Sala Comune ad aspettare che qualcuno si svegliasse. Contrariamente a come aveva immaginato la Sala Grande non era vuota. Certo, non c'erano molte persone, ma si aspettava che a quell'ora non ci fosse nessuno. Andò a sedersi al tavolo della sua casa sotto lo sguardo penetrante della professoressa McGranitt, che era già lì. Bec ebbe la sensazione che dovesse dirle qualcosa e, quando la vide venire nella sua direzione, capì che aveva ragione. 
- Questo è il suo orario, signorina Hart - le disse la donna porgendole una pergamena con una tabella sopra.
Bec gli diede un'occhiata veloce e si stupì di trovarci già le materie che aveva scelto soltanto la sera prima. - Come sapeva quali materie ho intenzione di frequentare? - chiese Bec, ma quando alzò lo sguardo dalla tabella la professoressa McGranitt già non c'era più. 
Scuotendo la testa riguardò l'orario. Subito dopo colazione aveva due ore di Incantesimi e due ore di Trasfigurazione consecutive. Dopo pranzo invece aveva un'ora libera e poi avrebbe dovuto seguire Erbologia. Se quello era solo il Martedì, si chiedeva cosa doveva aspettarsi gli altri giorni. 
Era arrivata alla terza ora del Giovedì (Pozioni) quando qualcuno alle sue spalle si schiarì la gola, probabilmente per annunciare la sua presenza. Bec si voltò. Al suo fianco c'era Roger Davies, il ragazzo carino che si era presentato il giorno prima. 
- E' il tuo orario? - le chiese sedendosi accanto a lei. Bec annuì. - Quali materie segui? - 
- Divinazione, Antiche Rune e Babbanologia - rispose con un tono orgoglioso che nemmeno lei si spiegava.  
Roger si ritirò indietro con disgusto quando sentì la materia Antiche Rune. Sorrise al fatto che quello era l'effetto che la materia aveva sulla maggior parte delle persone. Ciò la fece dubitare di aver scelto bene. 
- Anche io seguivo Divinazione, ma poi ho lasciato perdere - le disse Roger. - La Cooman non la finiva di ripetermi che sarei finito giù dalla scopa entro la fine della stagione -
- E? - lo incitò Bec ansiosa di sapere il continuo. 
Roger rivolse gli occhi al soffitto. - Un battitore dei Serpeverde mi ha tirato un Bolide e sono caduto, per questo ho mollato - Non era esattamente il finale che Bec si aspettava visto che nei libri era specificato che la Cooman non era mai riuscita a predire nulla eccetto le due profezie riguardanti Harry e Voldemort. 
- Babbanologia è ok invece - continuò Roger quando si accorse che Bec non intendeva aggiungere nulla. Si fece più vicino a lei fino a sfiorarle la gamba con la propria e poi le rivolse l'ennesimo sorriso. 
Bec ancora una volta si ritrovò a pensare che quello era il sorriso più carino che avesse mai visto e di certo non le dispiaceva il fatto che il ragazzo gliene aveva rivolti in gran quantità dal giorno precedente. 
Uno scalpiccio proveniente dall'ingresso della Sala Grande annunciò l'arrivo di un gruppo numeroso di Serpeverde, che andò a sedersi al proprio tavolo ormai al completo. Dall'ultima volta che Bec aveva controllato, la Sala si era affollata notevolmente e anche i tavoli di Tassorosso, Corvonero e Grifondoro, soprattutto i primi due, si erano riempiti. A quel punto qualsiasi tipo di dolce comparve sul tavolo, insieme a marmellate e latte. 
- Sono pochi i Serpeverde che seguono Babbanologia e quelli che la studiano lo fanno solo prendere in giro le abitudini dei babbani - le spiegò Roger che era ancora intento a osservare i membri della casa verde-argento. - Il fatto di essere Purosangue gli ha dato alla testa - concluse ritornando con lo sguardo a Bec, con un'espressione indecifrabile. Ma Bec aveva colto nel tono di voce un tale disappunto che non gli fu difficile immaginare che non approvava il comportamento di certe persone. 
E' un bene, pensò Bec. Anche a lei non andavano parecchio a genio quei palloni gonfiati. Anche se era sicura al cento per cento che tra di loro qualcuno sano di mente doveva esserci, anche se non dava a vederlo. Lo stesso Draco Malfoy alla fine avrebbe dimostrato di non essere quel completo deficiente che ci teneva a dimostrare in giro. - E' strano - iniziò Bec. - La materia dovrebbe essere d'obbligo per i Purosangue visto che non sanno niente -. A Bec subito venne in mente il signor Weasley. Cero, forse non bisognava esserne ossessionati come lui, ma non era nemmeno necessario snobbarli. Forse era l'orgoglio a farla parlare in quel modo, ma quante cose avevano i babbani di cui i molti maghi non erano nemmeno a conoscenza? La tv era una di quelle: l'oggetto più gettonato tra i "comuni mortali" e se uno di loro se lo ritrovava davanti, iniziava a prenderlo a calci e pugni perché secondo loro era una vecchia scatola inutile. E i computer? Santa cosa quelli! Per non parlare dei telefoni o i cellulari e ... 
Avrebbe continuato all'infinito se Roger non avesse interrotto i suoi pensieri. - Certi Purosangue la seguono e la trovano anche interessante - disse mentre indicava sé stesso impettito con un tono orgoglioso che ricordava tanto Percy Weasley ai tempi in cui era Caposcuola a Hogwarts. 
Proprio come se i riferimenti mentali a quella famiglia avevano richiamato i gemelli, Fred e George fecero il loro ingresso in Sala Grande con due ghigni identici che si affievolirono quando scorsero Bec in compagnia di un ragazzo. - Fraternizzi col nemico - disse Fred alla ragazza quando le fu accanto col fratello, senza staccare gli occhi da Roger. Bec gli lanciò un'occhiataccia torva, ma si rilassò non appena si accorse che Roger non se l'era presa. Anzi, sorrideva divertito e salutò i gemelli come solo un macho sapeva fare ... biascicando un cognome con tono mellifluo. Lo stesso fecero i gemelli e Bec scosse la testa. Lo sport era davvero un gran cosa (anche se lei era una schiappa quasi in tutto), ma era anche una fonte inesauribile di competizioni, talvolta malsane. 
- Pensò che me ritornerò al mio tavolo adesso - disse piano Roger, scoccando un ultimo sguardo ai gemelli, che se erano ancora in piedi, quasi come se il ragazzo avesse occupato i loro posti. Poi ritornò a guardare Bec e con un'espressione decisamente più dolce le disse che avrebbero continuato a parlare in un altro momento. Bec si limitò ad annuire e sorridergli. 
A quel punto Fred e George si accomodarono, uno alla destra di Bec e uno alla sua sinistra, e attesero che Roger si fosse allontanato quel tanto che bastava perché non potesse sentire. - Quello è Roger Davies - le disse George mentre versava del latte in una tazza. Probabilmente dal tono che aveva usato, voleva cercare di far capire a Bec che aveva sbagliato a dargli corda. - E' il capitano della squadra di Quidditch di Corvonero - aggiunse Fred con la bocca piena. 
Le labbra di Bec si allargarono in un sorriso perché ci aveva preso; ricordava bene. - Stavamo parlando di scuola -. Era vero. Anche se il discorso stava prendendo una piega diversa, sostanzialmente avevano parlato di quello fino a un momento prima che venissero interrotti. Prima che i gemelli potessero esporle per bene quale grave errore avesse compiuto fraternizzando con il nemico, come aveva detto Fred, si assicurò di attirare la loro attenzione con il suo orario, puntando in particolare all'ora libera subito dopo pranzo. - Mi date una mano con il volo? -. Sapeva che si sarebbe pentita di aver chiesto proprio a loro una cosa del genere, ma non aveva altra scelta. Hermione non sembrava un'esperta in fatto di manici di scopa e Harry e Ron, anche se avrebbero di gran lunga preferito farle compagnia e insegnarle, non avrebbero saltato un'ora il secondo giorno di lezioni. I gemelli invece le sembravano più propensi a saltare qualche ora noiosa di Pozioni, Storia della Magia o chissà che altro. 
Fred e George si scambiarono una lunga occhiata che sembrava più una conversazione silenziosa, una di quelle cose telepatiche molto usuali tra gemelli. Poi quando sembrò che avessero trovato un punto d'accordo, parlarono. - Ogni cosa ha un prezzo, cara Rebecca - le disse George con un ghigno furbo che non prometteva nulla di buono. La sensazione che si sarebbe pentita era diventata una conferma. 
- Non farò da cavia per i vostri esperimenti - ci tenne a precisare Bec. Dio solo sapeva quanto sangue avrebbe perso se mangiava del Torrone Sanguinolento oppure se avesse vomitato anche gli occhi con una Pasticca Vomitosa, a maggior ragione se non erano ancora perfezionati. 
Fred accennò un sorriso furbo almeno quanto quello del fratello. - Abbiamo già i nostri dipendenti -. Bec si ritrovò a pensare che non voleva essere nei panni dei ragazzi del primo anno. - C'è una cosa di cui George ed io abbiamo bisogno -
In un primo momento Bec fece finta di non capire a cosa stesse alludendo Fred per non rischiare di dargli l'idea nel caso non stavano pensando alla stessa cosa. - Sai a cosa ci stiamo riferendo - le disse George quando Bec glielo chiese fingendo un'aria innocente che purtroppo non era riuscita a ingannarli. Era ovvio che i gemelli volevano l'ingrediente che gli serviva per le Merendine Marinare, ma come Bec aveva detto loro non poteva dirglielo. Eppure ... cosa poteva mai succedere di tanto grave se rivelava loro che avevano bisogno dell'essenza di Purviscolo? Al massimo avrebbe evitato a dei ragazzini innocenti e irresponsabili per essersi offerti come cavie di finire da Madama Chips. Bec cercò di auto-convincersi che lo stava facendo anche per il bene dei primini e non solo per un suo tornaconto personale. Prese un altro biscotto e poi: - E va bene, ma ve lo dirò alla fine -. Se proprio doveva sottostare ai loro ricatti, era giusto che dettasse lei le regole del gioco. 
Il primo giorno di lezione non si rivelò particolarmente interessante per Bec, e molto di più per gli altri. Quasi tutti i professori avevano esordito col mettere in guardia gli studenti dall'importanza dei G.U.F.O., che gli alunni del quinto anno dovevano sostenere alla fine dell'anno scolastico. Secondo il piccolo professor di Incantesimi, Vitious, l'esito di quelle prove avrebbe determinato il futuro di ognuno dei presenti nell'aula. Poi passò con la ripetizione degli Incantesimi di Appello. La professoressa McGranitt si era occupata personalmente di avvisare tutti i professori delle carenze che Bec presentava in alcune materie puntando il dito contro un certo professore incapace (ecco cosa c'entrava il professore con il suo livello di studio, pensò Bec ricordando i pezzi della conversazione con Silente). Con l'aiuto di Hermione, e soprattutto mooolta pazienza, Bec riuscì a far avvicinare a sé un piccolo libro di pochi centimetri. Alla fine della lezione se ne andava in giro con un sorriso da orecchio a orecchio, nonostante il professore le avesse assegnato molti più compiti che agli altri visto che lei doveva recuperare i programmi di quattro anni. 
Ci pensò la professoressa McGranitt a spazzare via il buonumore di Bec. Gli Incantesimi Evanescenti erano difficili e nessuno alla fine delle due ore era riuscito a far scomparire le lumache. Quali speranze aveva Bec di farcela? Per quanto avesse voluto togliere quelle cose dalla sua vista, non ce l'avrebbe mai fatta. L'eccezione fu, senza ombra di dubbio, Hermione; lei era riuscita a far scomparire la viscida lumaca al terzo tentativo e al quarto anche quella di Bec non era più sul banco. Mentre la professoressa assegnava dieci punti a Grifondoro, Bec sentì Ron dire a Harry che la sua lumaca gli sembrava più pallida. Proprio come aveva fatto Vitious, anche McGranitt sommerse Bec di compiti. 
Bec fu tentata di unirsi a Harry e Ron in biblioteca per studiare dal momento che era già indietro, ma aveva bisogno di qualcosa da mettere sotto i denti o avrebbe preso a morsi il primo libro che le capitava a tiro. Quando entrò in Sala Grande, Fred e George erano già seduti al tavolo che confabulavano con un Lee attento e assorto. Gettando la borsa sul tavolo con un tonfo rumoroso, Bec si sedette davanti ai tre e si portò entrambi le mani nei capelli. - Scommetto che neanche voi due siete già indietro con i compiti - sbottò con uno sbuffo annoiato.  
- L'avevamo immaginato - iniziò George, lasciando poi che il fratello continuasse. - Così abbiamo pensato a qualcosa che poteva tirarti su -. 
L'intera durata del pranzo fu occupata dai tentativi da parte di Bec di scoprire cosa avevano organizzato quei due. Quando le fu evidente che non avevano intenzione di anticiparle nulla, Bec lasciò perdere e iniziarono a parlare dell'imminente lezione di volo, che si svolse nel campo di Quidditch. La ragazza non vedeva l'ora di montare sulla sua scopa, ma George smorzò il suo entusiasmo quando le disse che era meglio usare delle scope della scuola per le prime volte. Bec non colse subito il senso di quelle parole, ma il significato le fu ben chiaro non appena riuscì a mettere cinque centimetri di distanza tra la punta dei suoi piedi e il manto verde del campo. 
Fred e George erano qualche metro più alto di lei e snocciolavano consigli su consigli. - Piegati leggermente in avanti ... così va bene ... no, ora vai a destra ... NON TROPPO -. Prima che uno dei due fosse abbastanza vicino a Bec da afferrarla, la ragazza si ritrovò stesa sul pavimento col ginocchio che le pulsava dal dolore. Fred e George alle sue spalle ululavano dalle risate, ma Bec li lasciò perdere e, rimettendosi in piedi, montò ancora una volta la scopa. I tre tentativi successivi finirono con lo stesso risultato del primo, con la differenza che cambiava la parte del corpo dolorante. Alla quarta prova riuscì a rimanere in equilibrio e fu in grado di portarsi addirittura alla stessa altezza dei gemelli, che, nonostante le fossero stati vicini dopo la prima caduta, l'avevano lasciata cadere comunque per il loro divertimento. 
Con qualche livido di troppo sparso per il corpo, Bec si diresse alle serre di Erbologia dove si riunì col trio. Prese posto accanto a Hermione e attese che la professoressa Sprite spiegasse alla classe che cosa dovevano fare in quella classe. Bec non riuscì a prestare attenzione se non per qualche secondo nell'intervallo di tempo tra l'ennesima spiegazione dell'importanza dei G.U.F.O. e l'entrata in scena di cacca di drago, del fertilizzante che la professoressa aveva lodato con gli occhi luccicanti. Alla fine della lezione, la maggioranza dei puzzolenti Grifondoro si era diretta nella Sala Grande per la cena. Bec rimase accanto a Harry, Ron e Hermione all'ingresso quando vide Angelina arrivare furiosa con gli occhi puntati su Harry. 
Bec non ebbe modo di sentire più di due parole prima che il professor Piton la chiamasse a gran voce. - Signorina Hart, venga qui subito -. Era stranamente pallido, sicuramente più pallido dell'ultima volta che l'aveva visto. Si affrettò a raggiungerlo, circa a metà del tavolo di Grifondoro con tutti i suoi compagni di casa che la osservavano. - Sa dirmi cosa è questa? -. Piton le porse una pergamena rosa. Bec lesse velocemente ciò che vi era scritto. Fin dai primi righi era evidente che era una sorta di dichiarazione d'amore indirizzata al professore; cercava di fare del suo meglio per non scoppiare a ridere. Poi vide la sua firma sotto e con uno scatto repentino della testa, si voltò a guardare prima i gemelli, che ridevano divertiti, e poi passò a Piton. - Non l'ho scritta io - disse semplicemente in sua difesa, ma sapeva che ogni tentativo di discolparsi era inutile. 
Il pallore del professore scomparve e lasciò il posto a un colorito violaceo che non prometteva nulla di buono. E infatti le diede una punizione per il resto della settimana. - E anche voi due - disse puntando Fred e George. 
Incavolata e con la puzza di cacca di drago che la seguiva ovunque, Bec andò a sedersi al tavolo e notò con stupore che nemmeno la punizione appena ricevuta era riuscita a togliere quei sorrisini dalla faccia dai gemelli. – Allora? Ti abbiamo tirata su di morale? – le chiese Fred. 
Bec sgranò gli occhi. Avevano davvero dato una lettera d’amore al professor Piton col suo nome? E avevano anche l’ardire di chiederle se le era piaciuto lo scherzo? – In che modo una punizione poteva tirarmi su di morale? – chiese furiosa almeno quanto Angelina prima. Ora aveva anche meno tempo per studiare! 
- Abbiamo visto come nascondevi le risate prima che vedessi il tuo nome - fu l'unica risposta di George. 

A/N: Allora? Mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate del capitolo in generale e delle amicizie che si stanno creando tra i vari personaggi. 
  
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