SHADES
OF HAPPINESS
Nel suo sonno
agitato chiamava Edward, ma lui stava parlando con Rose e
Alice al piano superiore della casa e non poteva sentirla. Esme era al
suo
capezzale, tesa, pronta a scattare al minimo segnale di pericolo o alla
prima
richiesta della ragazza. Inutile dire che il principale dei pericoli,
oltre al
branco di Sam, era il vampiro biondo a pochi passi da lei.
Jasper riusciva a
sentire chiaramente la sua paura e la sua agitazione,
diretta conseguenza del suo comportamento. Nessuno della famiglia,
forse
nemmeno Alice, si sentiva davvero tranquillo con lui nelle vicinanze di
un
essere umano. Tutti si sentivano in dovere di frenarlo o di tenerlo
sotto
controllo. Era frustrante, anche se Jasper li riusciva a capire.
Probabilmente sarebbe
quello che lui avrebbe fatto in presenza di un neonato, per fare in
modo che
non ferisse nessuno della sua famiglia. In particolare, capiva Edward,
per
questo si era sempre tenuto a distanza dalla moglie del fratello fino a
quel
momento. Il ricordo dell’ultimo compleanno della ragazza,
quasi un anno prima,
era fin troppo vivo nella sua mente. Ogni volta che chiudeva gli occhi
e si
fermava a pensarci sentiva ancora l’odore del suo sangue, la
sete che gli
bruciava la gola ed i muscoli che scattavano da soli. La ragazza
più volte
aveva mostrato di essere passata sopra all’accaduto, ma lui
non voleva
dimenticare per paura di compiere ancora una volta lo stesso errore.
Tuttavia, quel
giorno era diverso. Jasper sentiva il bisogno di restare
a guardare Bella dormire, immerso nei suoi pensieri. Non voleva farle
male,
solo capirla. Quella sua bizzarra curiosità era perfino
più forte della sete
del suo sangue così caldo ed invitante.
- Jasper?- chiese
la ragazza, sorpresa, alzando appena la testa dai
cuscini che Rose le aveva sistemato dietro alla testa perché
stesse comoda. - È
tanto che sei lì? -
Il vampiro
distolse appena lo sguardo, puntandolo negli occhi scuri ed
espressivi di lei. Non si era accorto che lei era già
sveglia. Chissà da quanto
lo aveva guardato, prima di rivolgergli quella domanda. Lentamente, lui
scosse
la testa. Bella sorrise. Anche se era turbata, era decisa a non darlo a
vedere.
Si guardò intorno alla ricerca di Edaward e di Rose,
sorpresa che i suoi due
custodi l’avessero lasciata sola.
- Tesoro, hai
fame? Sete? Vuoi qualcosa? – chiese subito Esme,
frenetica.
Bella
arrossì, imbarazzata da tutte quelle attenzioni. Nonostante
la
conoscesse da quasi due anni, era davvero difficile abituarsi ai modi
da
chioccia della vampira. Nella sua voce la giovane umana non aveva mai
sentito
rabbia o dire, solo un’infinita dolcezza.
- In effetti, un
po’ di fame ce l’ho. Mangerei volentieri qualcosa.
–
rispose la ragazza, con un filo di voce. Esme sorrise e
scattò in piedi, poi si
voltò verso Jasper e rimase bloccata. Sul suo volto
così materno era evidente
quale fosse l’interrogativo.
Era davvero
prudente lasciare Bella da sola con Jasper?
La ragazza
sembrò accorgersi della situazione imbarazzante, e lo stesso
il vampiro che abbassò la stessa. Non fidavano proprio di
lui, nemmeno ora. Ancora
una volta, era frustrante per lui tutta quella diffidenza.
Credevano
veramente che avrebbe potuto fare del male a Bella anche
adesso che era così fragile ed indifesa?
- Preferisci che
vada io? – chiese Jasper, per togliere la madre adottiva
dall’impiccio. Esme si morse un labbro, indecisa sulla
risposta. Non voleva
ferire i sentimenti del figlio, ma nemmeno mettere in pericolo la
giovane
nuora. La ragazza guardava i due vampiri, ansiosa. Passava in rassegna
il volto
preoccupato di Esme e quello apparentemente indifferente di Jasper.
Alla fine,
decise per lui. Nonostante controllasse i sentimenti alla perfezione,
era
evidente che era deluso per la mancanza di fiducia.
- No, resta.-
esclamò Bella, cercando di tirarsi su per quanto le era
possibile. Non voleva che far sentire Jasper un mostro. Ormai aveva
superato il
brutto incidente di quasi un anno prima, quando lui si era scagliato
contro di
lei dopo aver sentito l’odore del suo sangue. Subito Esme si
precipitò ad
aiutarla, pregandola di non stancarsi e di non fare sforzi. Bella
sorrise, e
solo allora la vampira si decise a lasciare la stanza con passo
spedito. Era
decisa a non metterci più del tempo necessario.
- Sei sicura,
Bella? – chiese Jasper, puntando gli occhi color ambra in
quelli nocciola di lei. La ragazza era intimidita da quello sguardo, ma
riuscì lo
stesso ad annuire.
Nella stanza cadde
il silenzio, interrotto solo dal battito irregolare e
dal respiro affannoso di Bella. Jasper era immobile, pressappoco come
una
statua di marmo solo incredibilmente realistica. Aveva perfino smesso
di
respirare, forse a causa della presenza di lei oppure semplicemente
perché non
ne sentiva la necessità. Il fratello di suo marito non era
mai sembrato a Bella
meno umano di quanto le apparisse ora.
- Non hai paura di
me? – chiese Jasper, senza lasciar trapelare la sua
curiosità. Era talmente abituato a modellare i sentimenti
degli altri che
nascondere i suoi dietro una maschera gli sembrava quasi naturale.
Bella sorrise,
fissando il misterioso fratello di Edward. La prima volta
che aveva incontrato il suo sguardo in mensa non aveva certamente
indovinato di
essere di fronte ad un vampiro di quasi 190 anni che aveva combattuto
molte più
guerre di quante lei aveva mai sospettato ci fossero state tra gli
immortali. Era
schivo, tormentato e distante, ma ogni volta che ci parlava le si
apriva un
mondo. Jasper era in grado di comprendere e intercettare molte
più cose di
quanto desse a vedere. Quando l’aveva visto combattere, solo
qualche mese
prima, era rimasto sorpreso dalla sua decisione, dalla sua
abilità e dalla sua
forza. Nemmeno Emmett, di gran lunga il vampiro più grosso
che Bella avesse mai
visto, poteva avere speranze contro di lui. L’unica che era
riuscita a
batterlo, negli allenamenti, era stata Alice. Tuttavia, la ragazza
aveva parecchie
perplessità in proposito di quel combattimento. Non ci
voleva certo un genio
per capire che Jasper non aveva minimamente provato ad essere
pericoloso per
lei.
- Beh, mettiamola
così. Se ti annoi ed hai sete non devi nemmeno
mordermi.- rispose la ragazza, indicando il bicchiere colmo di sangue
umano che
Rose aveva lasciato accanto al divano prima di salire a parlare con i
suoi
fratelli. Jasper accennò un sorriso, abbassando appena la
testa. Decisamente
quella era l’ultima risposta che si aspettava, anche se le
reazioni di Bella
avevano smesso di sorprenderlo da un bel po’. Chiunque altro
sarebbe scappato a
gambe levate dopo che il proprio ragazzo avesse detto loro di essere un
vampiro,
lei era rimasta. Chiunque altro si sarebbe rifiutato di incontrare la
sua
famiglia, tra le altre cose numerosa, di vampiri, ma lei ne era rimasta
entusiasta al punto da decidere di entrare a farne parte. In questo,
tuttavia,
la vera sorpresa era riuscire a sentire parlare Bella, indebolita come
era da
quella strana gravidanza che le stava portando via tutte le sue
già deboli ed
umane forze.
-
A parte la merenda, cosa ti
porta qui con me? Credo sia parecchio noioso guardarmi dormire.-
continuò Bella,
cercando di contenere l’imbarazzo. La presenza di Jasper la
metteva in
soggezione, molto più di quella di Emmett.
Emmett era il
fratello orso. Enorme, dall’aria irruente ma un sorriso da
bambinone. Jasper invece era silenzioso, distante e altero. Indovinare
i suoi
sentimenti ed i suoi pensieri era complicato, senza dimenticare la
faccenda
autocontrollo e dei pericoli che l’eccessiva vicinanza poteva
portare.
- Non è
noioso, è interessante. Credevo che non fosse difficile
capire
gli esseri umani, almeno per me, eppure tu mi sorprendi ancora.-
rispose
Jasper, interessato. La ragazzo aggrottò le sopracciglia,
cercando di cogliere
ogni sfumatura di quella bizzarra risposta.
- Dovreste essere
tutti abituati alle mie stranezze. – disse Bella,
alzando gli occhi al soffitto. Da quando aveva conosciuto Edward, e poi
la sua
famiglia, era riuscita a fare solamente danni. Per difendere lei i
Cullen
avevano dovuto combattere un numero imprecisato di volte contro
svariati
vampiri. Anche questa volta, nonostante non ci fosse nessun nemico, era
riuscita a creare scompiglio mettendo l’uno contro
l’altro e facendo in modo
che il branco di Sam minacciasse un attacco. Certo, tecnicamente la
colpa non
era sua ma del bambino, ma questo non faceva alcuna differenza in fin
dei
conti. Edward e Rose quasi non si parlavano, se non per maledirsi a
mezza voce
e minacciare di darsi fuoco a vicenda. Tutte quelle minacce di morte
indirizzate alla moglie non facevano certo fare i salti di gioia a
Emmett, che
cercava di tenersene fuori per quanto possibile. C’era
già troppa tensione nell’aria.
Persino Alice, di solito comprensiva e abituata a prendere le sue
difese questa
volta le stava lontana per via dei terribili mal di testa che il
piccolo le
causava. Nessuno sembrava davvero approvare le sue scelte, anche quelli
che si
facevano in quattro per lei per aiutarla come Esme o Rose. Tutti
sapevano che
lei aveva poche possibilità di sopravvivere, eppure Bella
era l’unica che
riusciva ancora a sorridere nonostante tutto quello che accadeva
intorno a lei.
Sembrava non sentire i dolori, le costole ed il bacino dolorante e
tutto il
resto del campionario di sofferenze che il bambino le stava facendo
patire. Quando
si riscosse dai pensieri, il vampiro biondo di fronte a lei la stava
ancora
guardando con la testa inclinata. Forse non poteva leggere nei suoi
pensieri,
ma di sicuro aveva percepito quel tornado di emozioni che aveva provato
in quei
pochi istanti.
- Dovremmo?
– chiese Jasper, mentre sul suo viso si disegnava un
sorrisetto divertito che la ragazza non riuscì ad
interpretare fino in fondo.
- Come sta Alice?
– chiese a sua volta Bella, in pensiero per la sua
migliore amica. Jasper alzò le spalle, voltandosi verso la
finestra chiusa da
cui entrava un raggio di sole che dava al vampiro un aspetto
incredibile.
- Il mal di testa
la uccide, ma sta bene. Non riuscire a vedere la rende
parecchio irritabile.- spiegò lui, facendosi improvvisamente
distante. Ancora
una volta, Bella si chiese il perché di tutto quel mistero.
- Mi manca.-
sospirò la ragazza, mentre una lacrime le bagnava il viso.
- Anche tu manchi
a lei. – mormorò il vampiro, a disagio, asciugando
il
viso della piccola umana con il dorso della sua mano fredda. Non
abituato a
parlare con gli umani, tantomeno a toccarli. Quello che lo turbava era
pensare
a quanto fosse difficile riuscire a prevedere quali potevano essere le
loro
reazioni nei suoi confronti.
Paura? Stupore?
Venerazione?
- Non condivide la
mia decisione? -
chiese Bella, abbassando lo sguardo sul suo ventre
rigonfio. La sua non
era veramente una domanda. Dopo tutto, la risposta la conosceva bene.
Singhiozzò
ancora una volta, poi una calma innaturale la avvolse. Alzò
lo sguardo sul
vampiro, grata.
- Crede sia una
pazzia.- ammise Jasper, tornando nella sua posizione
originale. Bella sospirò, non poteva aspettarsi altro in
fondo.
- Lo è,
lo so bene. Ma non posso fare altro. – cercò di
spiegare la
ragazza, mentre le parole le morivano in gola. Spiegare quello che le
passava
per la testa era complicato, specie se i suoi interlocutori erano
vampiri e non
esseri umani. Non aveva mai pensato di avere figli, al contrario,
l’idea la
repelleva e la metteva a disagio ancora di più di quella del
matrimonio.
Eppure, da quando aveva scoperto di essere incinta quella vita che
cresceva
dentro di lei era di colpo diventata importante, più di
quanto lo fosse tutto
il resto. Da quando aveva saputo che dentro di lei c’era un
piccolo brontolone,
non aveva potuto fare altro che aiutarlo e proteggerlo per quando la
sua
condizione di umana lo rendeva possibile. Invecchiare, morire, non
essere
immortale. Tutto questo perdeva di senso se paragonato al miracolo che
cresceva
ogni giorno dentro di lei.
- Non devi
giustificarti. Credo che questa sia una cosa che non
riuscirò
a capire mai. Io sono un vampiro, posso essere uomo ma non padre. Io ed
Emmet
ne abbiamo parlato ad Edward, ma non sono sicuro che lui abbia capito.
Sembra
che tutti siano convinti che debbano esserci delle fazioni.
È assurdo.- disse
Jasper, sospirando. Non era agitato, eppure per la prima volta da
quando lo
conosceva Bella lo vedeva confuso. Fin dal primo momento che lei era
entrata
nelle vite dei Cullen, Jasper aveva sempre avuto una suo posizione.
Prima
pensava fosse un pericolo, tanto che aveva pensato di ucciderla
personalmente.
Poi l’aveva accettata, esprimendo il suo favore
perché lei entrasse in
famiglia. Ora invece, sembrava indeciso. Anche lui credeva che la
decisione di
Bella fosse assurda, eppure non si schierato apertamente.
- Che avete detto
a Edward? – chiese Bella, ansiosa, ascoltando a
malapena il resto.
- Sei tu quella
che doveva prendere una decisione, e hai fatto la scelta
più pericolosa. Possiamo condividerla o no, ma siamo la tua
famiglia e dobbiamo
prenderci cura di te e anche di quell’essere.-
spiegò Jasper, paziente,
cercando di allontanare dalla mente il volto tirato e distrutto di
Edward. Suo
fratello stava cadendo a pezzi, eppure non capiva che obbligare Bella a
fare
qualcosa contro la sua volontà non lo avrebbe fatto stare
meglio. Alice aveva
concluso che il dolore aveva annebbiato la mente del fratello,
impedendogli di
ragionare in modo razionale. Emmett aveva sorriso, come suo solito, e
aveva
aggiunto che quando si parlava di Bella, Edward non era mai stato
razionale.
Bella
guardò Jasper sorridendo, sembrava felice o quanto meno
sollevata.
Il vampiro gli restituì un’occhiata perplessa.
- Hai detto essere
e non mostro. È già qualcosa. -
mormorò la ragazza,
inclinando appena la testa ed accarezzandosi dolcemente la pancia.
- Posso farti una
domanda? – chiese Jasper, cercando di non far
trasparire la sua ansia.
- Credo di si..-
mormorò Bella, senza staccare le mani dalla pancia che
accarezzava
con movimenti lenti e delicati.
- Se potessi
tornare indietro, sceglieresti il cane al posto di mio
fratello per evitare tutta questa sofferenza? – chiese il
vampiro, lasciando di
stucco la ragazza. Non si era mai posta quel problema, per lei esisteva
solo
Edward. Anche ora. Nonostante tutto il dolore di quella strana
gravidanza, lei
non poteva fare a meno di pensare che dentro di lei stava crescendo un
piccolo
pezzetto del vampiro che amava.
Prima che lei
potesse rispondere un terribile fracasso sulle scale
terribilmente simile ad un terremoto annunciò
l’ingresso di Emmett. Chi sosteneva
che gli esseri immortali fossero delicati ed aggraziati in tutto
evidentemente
non conosceva il suo gigantesco fratello. Come al solito il vampiro era
di buon
umore, sul suo viso non vi era traccia di tormento, rabbia o paura
nonostante
tutto quello che avveniva intorno a lui.
- Si
può? Esme sta litigando con il tuo spuntino. Credo che
dovrai
essere paziente.- mormorò Emmett prima di lasciarsi cadere
al fianco di Jasper.
- Emmett!-
esclamò Bella, sorridendo e allungando le braccia quanto
poteva per sfiorare il nuovo arrivato. Il gesto non sfuggi al grosso
vampiro,
che si avvicinò per evitargli movimenti faticosi e le prese
le mani tra le sue
senza smettere mai di sorridere.
- Sorellina,
sembri davvero felice di vedermi. Jasper ti stava terrorizzando?-
chiese Emmett, studiando prima l’espressione della ragazza e
poi quella del
fratello. Anche lui si era stupito quando aveva capito che Esme aveva
lasciato
Bella sola con Jasper, ma non credeva ci fosse qualcosa di cui
preoccuparsi. Se
Jasper si era avvicinato allora voleva dire che era certo di riuscire a
mantenere il controllo. Nessuno di loro avrebbe mai messo Bella in
pericolo,
specie ora. Un po’ di fiducia ogni tanto non poteva fare male
a suo fratello.
Al contrario, standogli così addosso sarebbe finita che si
sarebbe mangiato
qualcuno giusto per fare loro un dispetto.
- No, affatto.
Solo, quando arrivi tu e ti metti a scherzare sembra
quasi che tutto sia normale.- spiegò Bella, sorridendo.
Emmett rispecchiava il
fratello maggiore che aveva sempre desiderato ma che non aveva mai
avuto. Era
protettivo, simpatico e anche comprensivo.
- Hai una strana
percezione della normalità.- commentò Jasper,
ironico,
rilassandosi appena per la presenza del fratello. Mantenere il
controllo in
presenza di qualcun altro della famiglia gli risultava più
facile. O meglio, la
fatica era la stessa ma almeno aveva la certezza che uno dei suoi
fratelli
avrebbe potuto bloccarlo in caso di pericolo.
- Odio essere un
peso per voi. Per colpa mia non potete muovervi come
volete, dovete anche stare attenti quando andate a caccia. –
si lamentò Bella,
piena di sensi di colpa.
- Paranoica.- sillabò Emmet,
prendendo in giro la moglie del fratello. La ragazza aprì la
bocca per
protestare ma altri rumori, questa volta più delicati,
segnalarono la presenza
di vampiri, poco lontani dalla porta. Doveva essere successo qualcosa,
oppure
semplicemente nessuno aveva da fare. L’intera famiglia Cullen
era riunita nella
stanza dove Bella riposava.
- Che si dice?
– chiese Edward, entrando nella stanza con Rose e Alice.
Bella guardò il viso del vampiro e della sorella, cercando
segni di lotta o di rabbia
e di stranì di non trovarne traccia. Subito dopo venivano
Carlise ed Esme.
Subito il vampiro di precipitò al capezzale della moglie,
accoccolandosi ai
suoi piedi e gettando un’occhiataccia al fratello che le
stava ancora tenendo
le mani. Emmett rise, senza mollare la presa. Solo dopo che Edward ebbe
preso a
ringhiare si spostò un po’, senza dare segni di
agitazione.
- Bella stava
dicendoci quanto è sollevata che oggi sia una giornata
normale, senza attacchi di licantropi o di mostri mitologici di altro
tipo. –
spiegò Emmett, sorridendo alla sua compagna Rose ed al resto
della famiglia.
- Credi davvero
che tutto questo sia normale, anche senza il problema
dei cani?- chiese Alice, sorpresa, guardando prima il fratello e poi la
sua
migliore amica. Era perplessa, ma non arrabbiata. Bella rise della sua
buffa
espressione accigliata.
- Aspetto un
bambino, mia cognata e mio marito mi hanno gentilmente immobilizzata
sul divano e ora sto amabilmente conversando con la mia famiglia. Che
c’è di
strano?- chiese Bella, divertita da quella situazione. Per la prima
volta da
tanto sembrava tutto normale, tranne il fatto che lei era gonfia come
un
gigantesco pallone e che, anche se non lo davano a vedere, tutti erano
in ansia
per la sua vita.
- Edward, secondo
te è seria?- chiese Alice, voltandosi verso il
fratello. Il vampiro alzò le spalle, rassegnato. Ancora una
volta, avrebbe dato
ogni cosa per poter entrare qualche istante nella mente della moglie.
- Temo di si.
Credo non si sia resa conto dell’invasione di vampiri che
la circonda.- spiegò Edward, accarezzando piano la pancia
della moglie. Da
quando era riuscito a leggere i pensieri del piccolo, tutto aveva preso
una
piega diversa. Era come se si fosse accesa una lieve speranza. Era
ancora
preoccupato, ma anche un po’ più fiducioso. Jacob
non l’aveva presa bene, ma
Bella adesso era più serena. Questo era
l’importante.
- Il peggiore
credo sia quello più piccolo. – Disse Esme,
sorridendo.
- Alice?
– chiese
Emmett,
fingendosi serio.
- Emmett!
– lo ripresa la piccola vampira, lanciandosi su di lui e
cominciando a prenderlo a schiaffi. Il vampiro si difendeva come
poteva, senza
impegnarsi sul serio per non fare male alla piccola peste. Nonostante
fosse
evidente che scherzassero, i loro colpi avrebbero potuto
tranquillamente
abbattere una parete o due.
- Dicevo quello
che ha nella pancia. – esclamò Esme, alzando gli
occhi
al soffitto. La ragazza a quelle parole sbuffò, lasciando di
sasso tutti gli
altri.
- Non puoi essere
sicuro che sia davvero un vampiro. – precisò
Bella,
stizzita. L’ecografia non aveva detto nulla. Non potevano
arrivare a
conclusioni affrettate.
- Hai ragione,
perché mai dovrebbe essere un vampiro? Adora solo il
sangue umano, è circondato da una membrana dura come il
marmo e cresce ad una
velocità straordinaria. Forse è il figlio del
lattaio! Di la verità, è per
questo che Edward è così teso! –
cominciò a borbottare Emmett, strappando una
risata a tutti i presenti tranne che a Bella che mise il broncio.
Odiava
sentire parlare del suo piccolo come se si trattasse di un mostro
pericoloso.
Per lei restava sempre un bambino indifeso, anche se era evidente a
tutti che
di indifeso c’era veramente poco.
- Fatela finita,
deve riposare. – si lamentò Rose, fulminando tutti
con
lo sguardo a partire dal suo compagno che non accennava a smettere di
ridere in
modo sguaiato.
- Guastafeste
– la prese in giro Emmett, stampandole un bacio sulle
labbra - Fammi passare qualche ora con la mia sorellina. Tra le altre
cose, non
ho ancora capito che ci faceva Jasper con te. – si
lamentò poi, riuscendo a
cambiare discorso.
- Parlavamo, tutto
qui. – rispose la ragazza, mentre tutti si voltavano
curiosi. In particolare, Edward prese ad osservare con attenzione i
pensieri
del fratello, cercando di mettere abbastanza ordine in quella
confusione da
capire che stesse succedendo poco prima. Evidentemente non ci
riuscì del tutto,
perché sbuffò e si voltò
perché lui spiegasse meglio. Il vampiro biondo
alzò le
spalle, ignorando sia Emmett che gli sguardi di Edward.
- Non hai risposto
alla mia domanda. – disse Jasper, fissando la moglie
del fratello con interesse e dimenticandosi del resto. La ragazza
capì
immediatamente a cosa si stava riferendo. C’era solo una
domanda a cui non
aveva risposto, forse proprio quella per cui Jasper aveva deciso
valesse la
pena tenere a bada la sua sete e spingersi fino alla stanza dove
riposava lei. Sapeva
di dovergli una risposta, ma non le sembrava una buona idea farlo
davanti a
tutto quel pubblico.
- Non credo che..
– iniziò Bella, imbarazzata.
- Ti prego..
– implorò Edward dopo aver letto la domanda nella
mente del
fratello. Era la stessa che lo tormentava da settimane, ed ora voleva
una
risposta. La ragazzo sospirò, cercando abbastanza coraggio
per parlare. Dopo tutto,
le poteva sopportare quel bimbo tanto forte che cresceva dentro di lei
poteva
anche affrontare tutti quei vampiri che aspettavano una risposta.
- No. La mia
risposta è no. – dichiarò Bella, decisa.
- Sorprendente.
– esclamò Jasper, mentre gli altri lo guardavano
spaesati. Era evidente che tranne Bella, Edward e Jasper nessuno stava
capendoci un gran che.
- Sei sicura? Con
Jacob sarebbe andata in modo diverso. – suggerì
Edward, nervoso.
Gli altri
cominciarono ad intuire qualcosa, ma nessuno faceva domande.
- Ti prego Edward,
non ricominciare con questa storia. Io volevo te, non
lui. Lo amavo, ma non come amo te. Senza di lui è difficile,
senza di te non
potrei stare. Adesso io sono felice. Ho sposato il vampiro che amo e
stiamo per
avere un bambino. Cosa potrei volere di più? –
spiegò Bella, paziente quasi
stesse spiegando quelle cose ad un bambino di cinque anni e non ad un
vampiro
centenario.
- Beh, se non si
trattasse di una specie di mostriciattolo che ti consuma
giorno dopo giorno sarebbe meglio. – sbottò Alice,
precedendo Edward.
- Alice!
– la rimproverò Rose, severa.
- Rose, si
sincera. Guardala, ti sembra in forma? – chiese Alice,
fissando la sorella. Quando aveva saputo che il piccolo voleva bene a
Bella e
che stava facendo del suo meglio per non farle male, aveva rivalutato
la sua
opinione. Tuttavia, era innegabile che la decisione presa da Bella era
una
pazzia. Perfino come vampira aveva poche possibilità di
sopravvivere.
- Sono orrenda, lo
so. Ma a me va bene così. Questo bambino è
più forte
di me, tutto qua. Posso tenere duro, poi si vedrà.
– mormorò Bella, cercando di
fare in modo che la sua voce non tremasse. L’idea di lasciare
Edward ed il suo
piccolo brontolone era una cosa impensabile. Doveva sopravvivere, anche
per
fare in modo che il suo vampiro non facesse pazzie come quando
l’aveva creduta
morta l’ultima volta.
- E se non ci
sarà un poi? – Chiese Alice, seria come Bella non
l’aveva
mai vista. A quelle parole, gli altri vampiri strabuzzarono gli occhi e
si
voltarono verso la ragazza.
- Tu, Rose ed Esme
penserete a lui. Emmet e Jasper impediranno ad Edward
di fare pazzie e andrete avanti con la vostra vita. Solo, ci
sarà un piccolo
Cullen in più per la casa. – rispose Bella,
sorridendo tristemente. Quelle parole
lasciarono tutti di stucco, in particolare Edward. Si
avvicinò ancora di più
alla moglie, prendendo le sue mani e baciandole delicatamente il collo.
- Sei incredibile,
credi davvero che la mia vita avrebbe un senso senza
di te?- chiese Edward, con la voce sul punto di rompersi. Bella lo
guardò
meglio, senza smettere di sorridere. Perfino in quel momento non poteva
fare a
meno di pensare a quanto fosse bello e perfetto. Il loro bambino doveva
per
forza assomigliare a lui.
- Non ho
intenzione di lasciarti solo, Signor Cullen. Non dopo tutta la
fatica che ho fatto a riportarti a casa dall’Italia.-
precisò Bella, seria,
avvicinandosi a Edward quanto bastava per baciarlo. Lui la
lasciò fare,
ricambiando il suo bacio. Entrambi si era erano dimenticati di tutto,
compreso
il resto della famiglia che li guardava.
- Bella, io..
– cominciò Edward, interrotto da alcuni mormorii.
- Che carini che
siete, adesso si che sembrate davvero una famiglia. –
commentò Esme, guardando verso Edward e Bella con gli occhi
piedi di amore. La
ragazza sorrise, assaporando quegli attimi
di felicità. Finalmente aveva di nuovo suo marito accanto.
Il resto non
importava, bastava quello.
-
Già..- mormorò Rose, con aria rassegnata. Erano
davvero bellissimi,
per questo guardarli faceva così male. Lei non avrebbe mai
avuto tutto questo. Era
destinata a rimanere a guardare la felicità degli altri,
come sempre.
- Che ti prende,
amore? – chiese Emmet, preoccupato, fissando con ansia
il volto tirato della sua compagna. Lei scosse le testa, quasi cercasse
di
scacciare la tristezza.
- Niente, pensavo
solo che tra poco sarà tutto finito. – rispose la
vampira bionda, rassegnata. Per la prima volta da quando la conosceva,
Bella la
vedeva come realmente era. Una donna, anzi una vampira, fragile.
- Rose..
– iniziò Edward, dopo aver letto quello che
passava per la
testa della sorella. Anche per lui, proprio come per gli altri
componenti della
famiglia, era una sorpresa vedere quel lato del carattere di Rose. Il
più
provato da quella situazione era Emmett. Per la prima volta la sua
allegria e
la sua spensieratezza non serviva a nulla.
- Sta zitto
Edward. Non voglio che Bella si agiti. – ammonì
Rose,
rivolta a Edward. Il vampiro abbassò la testa, voltandosi
verso Jasper. Il biondo
annuì e si avvicinò a Rose.
- Mi spieghi cosa
ti prende, per favore? Ho fatto qualcosa che non
andava? – chiese Bella, agitandosi. Ancora una volta la sua
famiglia era triste
per colpa sua. Rose era uno straccio, Emmett le soffriva e nessuno
sembrava in
grado di fare nulla.
Possibile che lei
fosse destinata a distruggere tutto quello con cui
veniva a contatto?
- No, Bella. Sono
solo triste. Adesso che Edward ha capito quanto questo
bambino sia importante, tu hai lui. Io non ti servo più.
Quando sarà nato voi
sarete una famiglia felice, io sarò la stessa vampira
infelice di sempre. Sono
solo gelosa.– ammise alla fine la
bionda, mostrandosi, se possibile, ancora più fragile di
prima. Tutti erano
interdetti, nessuno aveva mai visto Rose in quello stato. Solo Esme
riusciva a
capirla.
- Amore, vieni
qui. – mormorò Emmett, stringendola forte. Per
qualche
istante Rose scomparve, nascosta dalle sue braccia enormi mentre tutti
gli
altri tenevano il fiato.
- Aspetta Emmett.
Rose, quando questo bambino sarà nato nulla sarà
come
prima.- esclamò Bella, cercando di allontanare le braccia di
Emmett dal viso di
Rose per riuscire a vederla. La vampira sembrò accorgersi
del titanico, ed
inutile, sforzo di Bella. Si liberò dalla stretta del
compagno e si voltò verso
di lei, perché non facesse sforzi.
- Che vuoi dire?
– chiese Rose, sull’orlo di una crisi di nervi.
Intorno
a loro, nessuno fiatava. Edward, ancora una volta, malediva il fatto di
non
riuscire a leggere nella mente di Bella. Fissava Jasper, che scuoteva
la testa
rassegnato. Le emozioni di Bella non facevano capire molto di
più delle sue
parole. Era tranquilla e decisa, come al solito. Vedendo
l’ansia che le sue
parole avevano scatenato nei vampiri, sorrise e si decise a parlare.
- Credi davvero
che io potrei davvero farcela a crescerlo senza te o
Esme? Sarei la peggior madre del mondo. Io avrò sempre
bisogno di te, se tu
avrai voglia di aiutarmi. – mormorò Bella,
risoluta. Nelle sue parole Edward
riusciva a leggere le stesse paure che fino a qualche mese prima
nutriva nei
confronti del matrimonio.
- Ti sarei di
impiccio. È tuo figlio, non mio. Io non saprò mai
cosa
vuole dire essere madre.- protestò Rose, scuotendo la testa.
Bella sospirò, ma
non si diede per vinta.
- Forse no, ma tu
sei sua zia. Tutti voi lo siete. Credete sul serio che
io ed Edward potremmo escludervi dalla sua vita? – chiese la
ragazza, guardando
uno ad uno tutti i vampiri presenti. Nessuno di loro respirava a causa
della
sorpresa causata dalle parole di Bella. La prima a riprendersi, fu
Alice.
- Hai sentito
Rose, questo vuole dire che dobbiamo assolutamente andare
a fare shopping. Il piccolo non ha niente da mettersi. –
esclamò il piccolo
folletto, saltellando sul posto. Jasper si voltò verso la
sua compagna, felice
di vederla entusiasta dopo quei lunghi giorni di tristezza,
preoccupazione ed
apatia.
- Alice, non
è ancora nato. – sussurrò Bella,
esasperata.
- Bella, ci vuole
tempo per fare le cose per bene. – rispose Alice, con
lo stesso tono che aveva usato qualche mese prima quando stava
organizzando il
matrimonio.
- Non sappiamo
nemmeno se è un maschio o una femmina. –
protestò Bella,
cercando di salvare il suo piccolo dalle manie della zia. Non era
ancora nato,
eppure rischiava di avere già un guardaroba che includesse
vestiti fino ai
diciotto anni. Intorno a loro, il resto della famiglia rideva mentre
solo Esme
e Rose annuivano serie.
- Ci terremo un
vago, oppure prenderemo un po’ di tutto. – concluse
Esme, accarezzando la testa di Bella con fare materno. Adesso che le
era stato
chiesto ufficialmente di fare da nonna, amava ancora di più
quel piccolino.
- Io spero sia un
maschietto, così io e Jasper potremo portarlo a caccia
di orsi. – annunciò Emmett, trasportato
dall’entusiasmo di Alice.
- Magari tra
qualche anno.. – precisò Edward, ansioso. Bella
rideva,
tranquilla. Era abbastanza sicura che con Emmett e Jasper intorno
nessun orso
avrebbe mai potuto fare male al piccolo di casa.
- Non è
mai presto per iniziare. – rispose il fratello di Edward,
alzando le spalle e facendo un occhiolino a Bella che rideva felice.
- Se
sarà una bambina? – chiese a bruciapelo Edward,
leggendo quella
domanda nella mente di Esme, preoccupato da quella che sarebbe stata la
risposta dei suoi fratelli.
- La porteremo a
caccia lo stesso, per farla fuggire da Alice e Rose. –
rispose pronto Jasper, strappando una risata a tutti, in particolare ad
un
esagitato Emmett. Non poteva provare cosa vuole dire essere padre, ma
almeno
gli restava la gioia di essere zio. Quella non gliela poteva togliere
nessuno. Avrebbe
insegnato al piccolo a cacciare, maschio o femmina che fosse. Bella
sorrise,
mentre gli occhi le si chiudevano per la stanchezza.
- Credo sia
arrivata l’ora di fare la nanna, scimmietta. – le
sussurrò
dolcemente Edward, accarezzandole piano il viso. Era orgoglioso di lei.
Le sue
parole avevano fatto tornare il sorriso a Rose e a tutta la famiglia.
Adesso
erano tutti presi a programmare l’immediato futuro del
bambino. Emmett non
stava più nella pelle all’idea di insegnare a
qualcuno a cacciare. Per Jasper
era più o meno lo stesso, ma conteneva
l’entusiasmo. Alice e Rose ormai erano
lanciate e non parlavano d’altro che di vestiti, di tutine e
di completini. Finalmente,
dopo giorni terribili, era tornato il sereno.
- Non ho sonno..
– biascicò Bella con la voce impastata dal sonno.
- Certo, ora
però prova a chiudere gli occhi. Noi restiamo qui.
–
mormorò Edward, paziente. Bella annuì, poi cadde
addormentata. Per la prima
volta da giorni, fece bei sogni. Intorno aveva la sua famiglia, tutto
quello
che poteva desiderare era lì.
Il resto non era importante, ormai era sicura che sarebbe andato tutto bene e che il piccolo, maschio o femmina che fosse, aveva un padre meraviglioso, due nonni eccezionali e quattro zii fantastici. Non poteva proprio chiedere di più di così.
ANGOLO DELL'AUTRICE
Non avrei mai creduto possibile trovarmi a scrivere su Twilight, ma è evidente che c'è sempre una prima volta. Non voglio aggiungere nulla, lascio a voi l'arduo compito di commentare. Per il resto, se c'è qualcuno che sta seguendo le mie altre storie, vorrei tranquillizzarlo: a settembre prometto aggiornamenti su tutte e tre. Promesso. Per adesso, buone vacanze a tutti.