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Autore: londonlilyt    02/04/2006    3 recensioni
"I loro sguardi si incontrano attraverso il salone affollato, quello di lui scuro e vellutato come la notte, quello di lei terso e chiaro come il cielo a primavera. Lui sorrise sicuro,facendo scorrere gli occhi lenti sulle curve di lei, come in una morbida carezza, mentre il sorriso si allargava facendogli brillare le pupille scure come il peccato...." L'idea di questa ff mi e' venuta dopo aver visto Mr.&Mrs Smith, quello con Angelina Jolie e Brad Pitt...non l'avete visto!! e che aspettate!! alla fine, indipendentemente dalle vostre preferenze sessuali, ve li fareste tutti e due! Quindi i nostri due protagonisti sono due spie, lei e' una freelance lui invece lavora per il governo inglese, le loro strade si incontrano un giorno per caso e da quel momento scoppia il putiferio.....
Genere: Romantico, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Due ore dopo Sasha era ancora legata alla sedia, a testa china e con il viso rigato di lacrime.

Ramon e i suoi scagnozzi erano appena andati via, avevano smesso ti torturare Etienne solo dopo che li aveva supplicati piangendo di lasciarlo stare.

Cercando di combattere l’ondata di nausea che rischiava sopraffarla, sollevò lo sguardo su di lui, non sapeva neanche se era ancora coscente, sperava con tutto il cuore di no, il dolore doveva essere insopportabile. Altre lacrime le scivolarono lungo le guance alla vista del suo torace insaguinato, il viso era pesto e gonfio, mentre goccioline di sangue continuavano a cadergli dal naso, andando a ingrossare la piccola pozza che gli si era formata ai piedi, era mezzo inginocchiato a terra e solo le catene che lo inchiodavano contro il muro gli impedivano di cadere.

-Etienne...- cercò di chiamarlo, ma dalla gola serrata non le uscì nessun suono.

Mio Dio cosa gli aveva fatto! Era tutta colpa sua, l’aveva coinvolto in qualcosa che non lo riguardava, ed ora sarebbe morto!

Doveva portarlo in salvo, doveva provare a portarlo via da quella barca costi quel che costi!

Era sicura che le avessero tolto tutte le armi, ma aveva ancora qualche asso nella manica, letteralmente, nella manica della sua giacca in pelle doveva esserci un ferretto abilmente nascosto nella cucitura laterale, utile per uscire da situazioni di questo genere.

Con pazienza  cercò di aprire alcuni dei punti, cercando di sfolarlo lentamente, se le cadeva erano finiti, tirò un sospiro di sollievo quando finalmente ebbe il sottile pezzo di metallo tra le dita.

Fece un respiro profondo, doveva calmare il tremito delle mani, la sua goffagine avrebbe potuto farle perdere minuti preziosi, con il labbro superiore imperlato di sudore si accinse a trafficare con la serratura delle manette, impresa difficile, visto che non poteva vedere cosa stava facendo.

Sorrise trionfante al sonoro “click” che indicava l’apertura della piccola serratura, ora le restavano quelle dei piedi. Una volta libera si avvicinò tremante ad Etienne, non sapeva neanche se o dove toccarlo, per la paura di fargli ancora più male.

Incurante del sangue, gli prese la testa fra le mani sollevandogliela delicatamente.

-Etienne...tesoro ti prego rispondi- singhiozzò disperata.

Etienne fluttuava beato in un mare fatto di oscurità, dove il dolore veniva attenuato dal buio che lo avvolgeva, quel Paco ci sapeva fare, e la polvere di peperoncino sulle ferite aperte era stata un tocco da maestro, era pronto a chiedere pietà dopo solo la prima mezz’ora, patetico. Ma non era lui che volevano sentire supplicare, lo sapeva, e se alla fine l’avevano lasciato in pace, voleva dire che per il momento avevano ottenuto quello che cercavano.

Un suono leggero come un alito di vento si intromise nel suo rifugio, cos’era? Lo sentì nuovamente,  sembrava che qualcuno lo stesse chiamando, erano già tornati? Gli era difficile ammetterlo, ma non avrebbe retto altre due ore in compagnia di Paco, non aveva mai incontrato qualcuno che provasse un tale piacere perverso ad infliggere dolore. Ancora quel suono.

La voce gli sembrava familiare però, e si stava facendo sempre più insistente, ora nella sua oscurità vedeva un puntino di luce in lontananza, la luce non era mai una cosa buona quando si era svenuti, ma sembrava che la voce provenisse da quella direzione.

Qualcosa gli gocciolava sulla faccia, e bruciava maledettamente, chissà cosa si era inventato Paco. Con rilutazza Etienne aprì l’occhio meno gonfio e si trovò davanti il viso rigato di lacrime di Sasha, lei che piangeva? E da quando?

-Ehi dolsessa- non era venuto fuore come doveva ma era il meglio che poteva fare con le labbra ridotte in quelle condizioni.

-Grazie al cielo! Credevo ti avessero pestato più del necessario!-

-Dolsessa smetti di piansere brusia!- la supplico mentre veniva investito da un nuovo fiotto di lacrime.

-Idiota!- ma sorrideva mentre lo insultava –ora ti libero, riesci a stare in piedi? Dobbiamo andarcene in più in fretta possibile-

-Si froverò-

Mentre armeggiava con le manette di lui, Sasha stava cercando di formare uno straccio di piano. Quanto erano lontani dalla civiltà? Quante miglia avevano percorso lungo il fiume? Se quelli erano i contrabbandieri di armi di cui le aveva parlato Mark, forse a bordo della barca avrebbero trovato delle pistole, altrimenti le loro possibilità di fuga erano molto esigue.

Quando riusci a liberarlo, Etienne cadde sopra il pavimento sulla schiena, emettendo un gemito di dolore.

-Etienne!- gridò allarmata.

-Dammi qualshe minufo, non mi senfo fiù le brassia-

Sasha dovette usare parecchia immagginazione per capire quello che le voleva dire, ma comprese lo stesso il senso, sperava solo che non li scoprissero.

-Ti fa molto male?- con la punta delle dita gli scostò alcune ciocche scure dalla fronte sudata.

-Solo quanfo resfiro- scherzò, era come se la parte superiore del suo corpo fosse in fiamme, la testa gli pulsava con violenza e credeva di avere almeno due costole rotte.

-Etienne, dobbiamo andare, se rimaniamo ancora qui c’è il rischio che ci scoprano-

Stringendo i denti contro il dolore Etienne si alzò e la seguì.

Fuori dalla porta non c’era nessuna guardia, dovevano essere sicuri che i prigionieri non sarebbero andati da nessuna parte.

-Che barca pensi che sia?- gli chiese sotto voce.

-Sembra una chiatta- se parlava piano riusciva a scandire meglio le parole.

-Mark mi ha detto che Sergej si era unito ad un gruppo di trafficanti di armi colombiani- gli raccontò mentre camminavano veloci lungo un corridoio –visti i precedenti della famiglia Ortega, credo che siano loro, pensi che stiano trasportando un carico?-

-Me lo auguro con tutto il cuore, altrimenti saremo costretti a svignarcela in silenzio e a lasciarli scappare se non vogliamo rimetterci le penne-

Erano arrivati davanti ad una porta, se la fortuna li assisteva, quella era la stiva con le casse che contenevano la merce.

-Natale è arrivato in anticipo!- bisbigliò lui occhieggiando il carico esterrefatto, da dove le avevano prese tutte queste armi?

Si armarono fino ai denti, avevano intenzione di fare piazza pulita del nemico e allo stesso tempo di cercare di non affondare la chiatta, Mark avrebbe voluto indietro il carico.

Si fecero strada fino in coperta, il ponte era brulicante di attività, sembrava che stesse succedendo qualcosa, poi nel silenzio della notte rimbombò il rumore di un megafono “Qui è la guardia fluviale, spegnete il motore e fatevi accostare”, che fosse un controllo di routine o meno, era il momento adatto per entrare in azione, le guardie avrebbero chiamato rinforzi e i colombiani non sarebbero riusciti a scappare tanto facilmente.

-È ora di dare inizio allo spettacolo!- stava per lanciarsi in azione quando Etienne la trattenne per un gomito.

-Sta attenta, abbiamo un sacco di conti in sospeso tu ed io-

Lo guardò in viso per qualche istante, nonostante gli occhi fossero ridotti a due fessurine, la preoccupazione per lei brillava nel suo sguardo, lentamente Sasha gli sfiorò le labbra con le proprie, stanto attenta a non fargli male e gli sorrise.

-Farò il possibile-

-E questa volta dolcezza...assicurati di averli davvero fatti fuori tutti!-

Con un soppracciglio alzato gli fece vedere le due granate che si era messa in tasca, e lui non potè fare a meno di ridere.

-Si, ma Paco è mio!-

Si separarono e andarono in direzioni opposte, quell’affare era lungo almeno 40 metri, ed era pieno di sun americani, venti contro due,  avevano buone possibilità di essere fatti fuori in men che non si dica, la situazione ideale per entrambi.

Quello che doveva essere il comandante della bagnarola stava discutendo animatamente con un’ufficiale in divisa, apparentemente era un controllo di routine, Sasha tolse la sicura della bomba e la gettò in acqua, l’esplosione scatenò il panico, e tutti tirarono fuori le pistole, era quello che lei ed Etienne stavano aspettando.

Furono avvistati in poco tempo e iniziarono subito a dargli la caccia, l’ufficiale della guardia fluviale sembrava ferito, mentre il suo collega parlava freneticamente alla radio, se riuscivano a resistere il tanto necessario, presto sarebbero arrivati i rinforzi.

Cercando riparo meglio che potevano Sasha ed Etienne puntarono a far fuori il numero maggiore di trafficanti, vivi o morti per loro non faceva alcuna differenza, quando sentirono il rombo del motore che saliva di giri, stavano cercando di svignarsela in tutta fretta.

Sasha aveva ancora una granata, forse poteva danneggiare il motore e bloccare la fuga. Sparando una raffica di proiettili si mise a correre verso  il fondo della chiatta, la granata stretta in mano, con la coda dell’occhio vide il suo socio che se le stava dando di santa ragione con Paco, gli uomini e il loro orgoglio, non poteva semplicemente sparargli e farla finita!

La distrazione le costò cara, solo all’ultimo minuto vide l’energumeno che la fece cadere, facendole scivolare di mano la granata, che rotolò via.

Da terra gli sferrò un violento calcio al ginocchio e sperò con tutto il cuore di avergli rotto una rotula, e senza degnarlo di un’altra occhiata si lanciò alla ricerca della granata.

La trovò e riprese a correre tirando la linguetta, ma prima che potesse lanciarla, l’energumeno tornò in azione e la granata rotolò vicino ad una montagnetta di rifiuti coperta da un telo, apparentemente non gli aveva fratturato nulla.

-Ora hai rotto! E fai bene ad avere paura!- l’aveva visto impallidire, ma si rese conto che non era per lei.

Si voltò e ne vide subito la causa, la granata non era rotolata vicino a dei rifiuti, ma alle taniche del carburante per la chiatta.

-Porca puttana!-

Come un fulmine si diresse verso l’ultimo punto dove aveva visto Etienne, ma non era più lì, dove si era cacciato?

Poi lo vide, era bloccato dietro una cassa, assediato da tre colombiani che stavano sparando come forsennati, doveva aver eliminato Paco, ma era anche vicinissimo all’onda d’urto dell’esplosione.

Con la pistola in mano corse in suo aiuto gridando.

-In acqua! Sta per saltare tutto!-

Un’esplosione devastante li scaraventò entrambi dentro il fiume.

  
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