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Autore: Tinotina    06/08/2011    8 recensioni
Voldemort e Bellatrix, nulla più che semplice passione - solo questo - sfociata però in una bellissima bambina, non voluta, abbandonata, ma mai lasciata.
E quando si ritroveranno, su schieramenti opporti, cosa scegliere?
Cosa fare? Chi essere?
Questa è una Fanfic On Demand presa dal forum di EFP. Idea originale di jaybree88
Genere: Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Tom Riddle/Voldermort
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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20. Tu Sei Re



 
Al via di Voldemort, le grida furiose dei suoi Mangiamorte si elevarono dalla Foresta Proibita.
I passi frenetici scuotevano la terra. Non c'era scampo.
Se si osservava la scena dall'alto, quegli uomini così fieri assomigliavano ad inutili puntini che, come mosche, volavano in cerca di salvezza. Come insetti puntavano verso l'unica fonte di luce, che per tutti loro era rappresentata da Hogwarts e dalla sua distruzione.
Correvano senza freni e senza rimorsi. Volevano compiacere il Loro Signore, guadagnarsi la gloria e il rispetto riservato a coloro che sarebbero stati in grado di consegnargli il castello. Poco importava se alcuni di loro sarebbero caduti. I più deboli non possono servire adeguatamente il Signore Oscuro. Era giusto che perissero.
In poco tempo il branco si liberò della protezione che la Foresta offriva loro, lasciandoli nudi al cospetto delle antiche mura.
I più coraggiosi, se di coraggio si più parlare, tentarono di penetrare le difese del castello, venendo però distrutti dalla barriera protettiva eretta intorno a tutto il perimetro della scuola.
Dopo averla anche solo sfiorata nulla rimase di loro, se non il ricordo.
Le seconde file, prendendo coscienza della potenza di Hogwarts, iniziarono in contemporanea a lanciare incantesimi di attacco per far crollare la barriera. I più esposti tra loro rimasero vittime degli stessi incantesimi lanciati dai compagni e urlando, caddero a terra.
Voldemort, rimasto all'interno della foresta, udì le grida di lamento delle sue pedine, ma non se ne curò.
Seduto elegantemente sul suo trono fabbricato con la magia, aspettava.
Attendeva il momento in cui quegli inetti avrebbero abbattuto i cancelli di Hogwarts, assaporava l'immagine della sua entrata trionfale e, in particolar modo, bramava di veder il corpo senza vita di Harry Potter sotto i suoi piedi.
Come sarebbe dovuto essere fin dall'inizio.
Voleva mettere fine a tutta questa storia durata fin troppo.
Guardò alla sua destra. Nagini, il suo fedele serpente, stava raggomitola vicino a lui e dormiva beata.
Che cara, la sua Nagini.
L'unica compagna degna di poter vivere insieme a lui, l'unica in grado di capire i suoi desideri.
Spietata e velenosa. Il suo personale legame con il mondo magico e con Salazar Serpeverde, il suo nobile antenato.
<< Nagini, svegliati >> ordinò Voldemort << Ho un compito per te >>
Il serpente richiamato andò strisciando fino al braccio del proprio padrone. << Sssi? >>
<< Ho bisogno che tu vada a prendere Piton. Addentrati nel castello e portalo da me. >>
<< E' un viaggio lungo. Ho bisssogno di mangiare prima … quella ragasssa sssembra molto morbida. Possso morderla? >>
Voldemort si voltò nella direzione indicatagli dal serpente e sorrise compiaciuto.
<< Ottima scelta Nagini, però la ragazza non si può toccare. E' diventata preziosssa. Ti prometto però che avrrrai un enorrrme bottino, al tuo ritorno >>
<< Ma io voglio leeeei >> protestò il serpente << Quest' altri rozzi non sono cossssì appetitosssi. Ha la pelle moorbida. Sento il suo sangue … è doolce e disssetante. Sssento che mi apparrrrtiene. Nesssuno è come lei. È mia sssimile. >>
<< Ti ho detto di no, Nagini. La ragazza è un contenitore preziossso. Puoi spaventarla, giocare con lei, ma non ucciderla. >>
Contrariata, Nagini scivolò via dalle spalle del suo umano e sparì nella foresta.
Hermione tremava, anche quando l'animale era ormai scomparso nella macchia.
Il serpente l'aveva guardata vogliosa di sbranarla e, per un momento, aveva creduto che Voldemort glielo avrebbe lasciato fare.
Perché lei aveva sentito ciò che si erano detti. Ogni sibilo, ogni sussurro era stato un tormento.
Perché lei … lei li aveva capiti. E li temeva.

 
***

 
Hogwarts stava cedendo contro la forza delle Arti Oscure.
La barriera, come aveva previsto la McGranitt, non era durata a lungo ma giusto il tempo per evacuare la scuola. Ormai all'interno delle mura erano rimasti solamente gli Auror, i membri dell'Ordine e gli studenti che come Harry e Ron avevano deciso di combattere questa guerra.
Minerva aveva poi trasfigurato tutte le statue di Hogwarts per difenderne i confini. “Aveva sempre desiderato poterlo fare” aveva detto a Molly Weasley, la premurosa mamma di Ron e di Ginny e dei loro numerosi fratelli che era sopraggiunta insieme al resto della famiglia per lottare insieme.
Inutile dire che la strega rimase sbalordita dall'ammissione della nuova preside di Hogwarts, in via del tutto ufficiosa, ovviamente.
<< Paciock >> chiamò la McGranitt << Va all'ingresso settentrionale. Fate esplodere il ponte che collega la scuola, in questo modo, almeno da quel lato, saremo coperti >>
<< Posso farlo esplodere... ma proprio esplodere, per dire esplodere? >> chiese Neville stupefatto.
<< Sicuro, esplodere! Boom! Come una bomba! E porta con te anche il signor Finnigan. Ha esperienza in queste genere di abilità, se non sbaglio >>
E, lasciandolo con quegli insoliti ordini, iniziò a camminare verso il cortile esterno della scuola.
In sottofondo si sentì solamente un Neville entusiasta che gridava tra la folla: << Hey, Seamus! Non crederai mai a quello che dobbiamo fare! E' una cosa che scotta! >>

 
Nel frattempo, seguendo gli ordini di Shacklebolt, Harry, Ron e Ginny andarono a coprire la torre di Astronomia.
Da lassù avevano un'estesa visuale di Hogwarts e dei suoi confini. Potevano vedere la barriera da loro eretta tentare di proteggerli dagli incantesimi della massa nera dei mangiamorte ai piedi del castello.
Ogni incanto andato perduto era una gioia per tutti coloro che combattevano contro Lord Voldemort ma, con occhi pieni di preoccupazione, osservavano impotenti la barriera sgretolarsi colpo dopo colpo.
<< Non resisteremo a lungo >> mormorò Ginny.
Harry si voltò verso la ragazza, la sua ragazza << Ginny, se non vuoi combattere puoi uscire come gli altri studenti. Vai alla Tana e resta al sicuro … io … cioè noi, staremo più tranquilli sapendoti salva >>
Ginny si aspettava una reazione simile. Harry, probabilmente per colpa al suo passato, è cresciuto con la paura di perdere le persone che più ama e che lo amano, come è capitato sia ai suoi genitori che a Sirius Black, il suo padrino.
Anzi, Ginny fu sorpresa del ritardo di tale confessione e, avvicinandosi, con dolcezza gli rispose: << Pensi che possa andare a nascondermi mentre voi combattete e mettete a rischio la vostra stessa vita? La mia famiglia è qui, ed è qui che resterò anch'io. Ho solo paura che possa succedere qualcosa di male, come te d'altronde. Ma avrei più paura se fossi lontana e non avessi alcuna notizia di mia madre, o di papà, o di tutti i miei fratelli … o notizie di te >>
Harry l'accolse tra le sue braccia e la strinse a sé, passando delicatamente la mano destra tra i crini rossi di Ginny, resi ancor più brillanti dal rossore che le imporporava le guance e tutto il viso.
<< Andrà tutto bene. Te lo prometto >> le sussurrò.
<< Lo so. >>
Ron d'altro canto, aveva lasciato quel momento d'intimità alla sorella e il suo migliore amico piantando il suo sguardo al temibile orizzonte.
La rabbia lo aveva fatto preda ma in mente aveva un unico pensiero: “Hermione, verrò a riprenderti”

 
Secondo il piano di battaglia, a difesa del pian terreno si trovavano tre diversi gruppi capeggiati da Lupin, dal Signor Weasley e da Kingsley Shacklebolt in persona.
Fred e George invece si preparavano per difendere gli accessi interni del castello.
Tutti erano in posizione quando la barriera cedette.
I mangiamorte non persero altro tempo ed avanzarono compatti lanciando, dovunque si posasse il loro sguardo, maledizioni imperdonabili.
I primi accenni del combattimento risuonarono su tutta Hogwarts. Sembrava che non potesse esserci altro rumore che grida di dolore e nessun colore oltre al verde dell' Avada Kedavra.
I gargoyle vennero distrutti in poco tempo, così come le statue magicamente trasformate da Minerva McGranitt.
Harry, Ron e Ginny, insieme a coloro che difendevano la torre di Astronomia , iniziarono ad attaccare dall'alto i Mangiamorte che avevano mal pensato di sorvolare Hogwarts in sella alle scope.
<< Stupeficium! >>. Ginny aveva appena buttato giù dalla scopa l'ennesimo Mangiamorte. Sembrava nata per questo genere di cose. Aveva una grazia che nessun altro di loro possedeva. Concentrata mentre evitava gli attacchi, non notò che un Mangiamorte le era comparso alle spalle ed era pronto ad attaccarla.
<< Avada Kedavra >>
<< Protego >> gridò Harry con il cuore che batteva furioso << Sectumsempra >>
La maledizione lo investi in pieno e dei profondi tagli comparvero sul corpo dell'uomo che si accasciò a terra, sanguinante.
<< Grazie >> mimò Ginny.
Harry le sorrise e ritornò a colpire i Mangiamorte.
Ron non si era accorto di tutto quello. Combatteva con la ferocia di un leone pronto a difendere l'intero branco. Non sentiva nulla. Puntava e colpiva senza rimorso. Si era trasformato in una macchina letale dagli occhi vuoti.
<< Fatevi da parte >> ruggì Neville. Era arrivato in cima alla torre, con una dozzina di persone al suo seguito. In mano tenevano quello che sembravano essere grandi piante in vasi da fiori e tutti indossavano paraorecchie.
<< Mandragole >> spiegò rapido << Le lanciamo da quassù. Non gli piaceranno! >>
Harry annuii fugace a quell'idea, ma dentro di lui l'orgoglio che provava nei confronti di Neville crebbe a dismisura. Mentre osservava il ragazzo che lanciava i vasi dalla torre pensò che in lui non era rimasta traccia del bambino timido e impacciato che aveva attraversato per la prima volta la soglia di Hogwarts sette anni or sono.
<< Harry! >> gridò Neville.
Harry, che in quel momento stava duellando contro un Mangiamorte, non si voltò verso il richiamo ma urlò a sua volta: << Cosa c'è? >>
<< Bisogna raggiungere gli altri di sotto. Stanno arrivando i giganti. Non penso che useranno ancora le scope! >>
Harry schiantò l'avversario e annuii verso Neville. << D'accordo, andiamo. Io chiamo Ginny, tu trova Ron. Ci vediamo in fondo alle scale. >>
La rossa stava affrontando due Mangiamorte contemporaneamente. Era brava.
Tuttavia Harry non sopportò di vedere come quei vili non si facessero scrupoli ad attaccarla così ferocemente.
Si avvicinò alla ragazza ed iniziò a colpire i Mangiamorte con ogni tipo di incantesimo offensivo. Insieme, non ci volle molto a sopraffarli.
<< Dobbiamo andare di sotto. Neville e Ron ci stanno aspettando >> le urlò e, senza aspettare una risposta, la prese per un braccio e la portò con sé.
Una volta scese le scale si trovarono davanti a innumerevoli macerie.
Un lampo di tristezza e di collera attraversò gli occhi di tutti e quattro. La loro scuola stava cedendo sotto i colpi nemici e si stava trasformando in macerie.
E tutto per la voglia di potere di quel pazzo.
Harry strinse la mano libera in un pugno e con voce ferma parlò: << Andiamo a cercare gli altri, coraggio >>
Stavano camminando da un po' e avevano dovuto cambiare strada più e più volte dato che molti corridoi erano inaccessibili a causa delle frane. Ora mai avevano avuto modo di notare i danni che Hogwarts aveva subito in modo più completo. I quadri erano stati quasi tutti abbandonati, tranne quello di Sir Cardogan che, vedendo passere Harry e i suoi amici, li seguì di cornice in cornice in sella al suo grasso cavallino gridando: << Manigoldi sconsiderati! Harry Potter gettali in pasto ai corvi, coraggio! >>
<< Beh, è stato carino a farci coraggio >> mormorò Ginny.
<< Lui è pazzo, Ginny. >> disse Ron << Non ti ricordi che è stato l'unico quadro che ha voluto sostituire la Signora Grassa quando... beh si, insomma quando... quando facevamo il terzo anno, ecco. >>
<< Si, e cambiava le parole d'ordine ogni cinque minuti >> commentò Neville << Vi giuro che non ho mai dormito così tanto fuori dal mio dormitorio come quando c'era lui a sorvegliare l'ingresso >>
Tutti sorrisero.
Era bello ricordare quegli attimi, anche se per poco. Significava che in ogni momento sapevano per che cosa stavano combattendo.
Lottavano per difendere quei ricordi, per crearne di nuovi, per vendicare i morti, per proteggere la vita futura.
Ci stavano ancora pensando quando una voce lugubre rimbombò ovunque e interruppe ogni duello.
<< Complimenti, streghe e maghi di Hogwarts. Avete combattuto valorosamente. Lord Voldemort sa apprezzare il coraggio. >> diceva la voce, acuta e fredda << Ma avete subito pesanti perdite. Se continuerete a resistermi, morirete tutti, uno per uno. Io non desidero che ciò accada. Ogni goccia di sangue magico versata e una perdita e uno spreco. Lord Voldemort è misericordioso. Ordino alle mie forze di ritirarsi, immediatamente. Avete un'ora. Disponete dei vostri morti con dignità, curate i vostri feriti >>
Poi fece una pausa, come se volesse dimostrare a tutti gli altri quanto quel discorso fosse difficile per lui.
<< Ora, Harry Potter, mi rivolgo direttamente a te. Tu hai consentito che i tuoi amici morissero per te piuttosto che affrontarmi di persona. Io ti aspetterò nella foresta proibita. Se entrò un'ora non ti sarai consegnato a me, la battaglia riprenderà. E questa volta vi prenderò parte io stesso, Harry Potter, e ti troverò e punirò fino all'ultimo uomo, donna o bambino che abbia cercato di nasconderti a me. Un'ora. >>
La voce di Voldemort sparì in fretta così com'era venuta, lasciando alla sua scomparsa un silenzio gelido.
<< Harry... >> disse Ginny << Tu...tu non devi farlo >>
<< Già, amico. Non ascoltarlo >>
<< Ron ha ragione, Harry. Vedrai che andrà tutto bene >>
Harry non diede segno di averli sentiti. << Raggiungiamo gli altri >> disse amaro.

 
Quando entrarono in sala grande Harry fece un passo indietro.
<< Harry, che succede? >> domandò Ginny.
<< Devo fare una cosa. Non ci metterò molto. Voi andate avanti, io vi raggiungo >>
<< Non … non hai intenzione di consegnarti, vero? >>
<< No, tranquilla. Devo solo vedere cosa c'è qui dentro >> e le mostrò l'ampollina contenente lo stano liquido argentato
<< Che cos'è? >>
<< Un ricordo. Una bambina me l'ha data prima che iniziasse la battaglia, raccomandandosi di vederlo subito. Vado al pensatoio e torno subito. >>
<< D'accordo >>
Harry accarezzò dolcemente la guancia di Ginny e ci depose un leggero bacio. << Farò in fretta >> e sparì.

 
***

 
Il gruppo dei mangiamorte ritornò barcollante dentro la Foresta Proibita.
Camminavano distanti gli uni dagli altri, ognuno con le proprie ferite e i propri pensieri.
In fondo al gruppo strisciava Nagini, elegante in tutta la sua figura, e dietro di lei Piton avanzava con passo pesante.
<< Il mio signore mi ha convocato? >>
Voldemort guardò il suo servo compiaciuto.
Ancora poco, e il suo piano avrebbe visto la sua conclusione.
Harry Potter lo avrebbe raggiunto all'interno della foresta e lui l'avrebbe ucciso senza nemmeno doversi scomodare a cercarlo. Perché il ragazzo non avrebbe mai permesso che qualcun' altro dei suoi amici rimanesse ferito, in quella guerra. E tutto per quell'inutile sentimento chiamato amore.
Al solo pensiero gli veniva il voltastomaco.
<< Esatto, Severus. Come hai potuto sentire tu stesso, tra poco Harry Potter si unirà a noi >> ed indicò il resto dei Mangiamorte << ed io ho intenzione di accoglierlo come si conviene ad un illustre ospite. Ma per farlo temo che mi servirà la massima potenza della Bacchetta di Sambuco >>
<< Non capisco, Mio Signore. Voi l'avete già la Bacchetta di Sambuco >>
<< Su questo hai ragione, Severus. Ho trafugato io stesso la Bacchetta di Sambuco dalla tomba di quel babbanofilo di Silente. Tuttavia essa non mi serve come io speravo >>
<< Non esiste bacchetta più potente al mondo >> gli ricordò Piton.
<< Hai assolutamente ragione >> acconsentì Voldemort per la seconda volta. << Se essa è effettivamente in mio potere, non c'è nulla al mondo che possa fermarmi. Disgraziatamente non è cosi >>
<< Non capisco cosa intendete dire, Mio Signor. La Bacchetta di Sambuco risponde a voi, e a voi solo >>
<< Vedi, Severus >> iniziò Voldemort << La Bacchetta di Sambuco non mi più servire adeguatamente perché io non sono il suo legittimo padrone. Se stato tu, ad uccidere il suo ultimo possessore. Tu hai messo fine alla vita di Silente >>
<< Mio Signore... >> sussurrò Piton, iniziando a capire.
<< Severus, mi duole veramente fare una cosa simile ma confido che comprenderai che non ho altra scelta. Fino a che tu resterai in vita, la Bacchetta di Sambuco mi resisterà >>
Piton, che fino a quel momento non aveva osato guardare il suo signore direttamente negli occhi, levò il suo sguardo per incontrare quello freddo e vuoto di Lord Voldemort.
<< Mi rincresce, Severus. >> lo sentì dire << Avada Kedavra >>
Ed una luce verde mise fine al suo mondo.
Non una voce di clemenza si alzò dal gruppo di mangiamorte presenti all'assassinio. Ognuno di loro aveva paura di essere il prossimo a raggiungere l'aldilà – e tutti sapevano che esisteva redenzione per gli uomini del loro calibro.
<< Un vero peccato. Era un servo così fedele >> sospirò prima di chiamare a sé il suo serpente. << Nagini >> disse nella nobile lingua << la cena >>
<< NO! >>
La voce di Hermione risuonò alta, infrangendo la coltre di silenzio che si era formata.
Tutti i Mangiamorte si voltarono verso la ragazza, ma Hermione non vedeva altro che gli occhi iniettati di sangue di Voldemort.
Nagini non diede segno di averla sentita e iniziò ciò che il suo padrone gli aveva ordinato.
<< Tu, vigliacco! >> orlò con tutta la voce che possedeva << Uomo senza onore! >>
<< Come osi, mezzosangue >> urlò Yaxley levando la bacchetta su di lei.
<< Fermo >> disse Voldemort, ed immediatamente il mago si bloccò << Lasciamo che la ragazza si esprimi come meglio creda. >>
Hermione non se lo fece ripetere due volte. Era dalla morte di Draco che voleva fargli sentire ciò che provava lei, che voleva distruggerlo. E se non poteva attaccarlo fisicamente, poteva almeno sfogare la sua rabbia parlando.
<< Tu … tu credi di poter cambiare l'anima al mondo magico con la tua forza o con le tue belle parole. Credi che i maghi possano essere messi a tacere mentre tu ti crogioli nel tuo castello. Ti credi un eroe, ti credi un re, Lord Voldemort? Resti qua nascosto mentre i tuoi degni compari vanno là fuori a distruggere solo per il piacere di veder soffrire. Tu cerchi il tuo dominio infondendo paura negli altri, ma io non ti temo. Troppe volte ho dovuto difendermi. Io, che non ho nulla. Potevi non intraprendere mai quest'assurda battaglia, ma hai preferito distruggere tutto e tutti pur di aver potere; ingannando con quelle tue parole così fragili. Te lo ripeto, non sei degno di poter vivere liberamente. Hai ucciso Draco, ed ora hai ucciso Piton, solamente per i tuoi scopi. Ebbene, mi fai solo pena. >>
I Mangiamorte non potevano credere a quello che avevano appena sentito. Con che coraggio quella ragazza, quell'insulsa mezzosangue poteva parlare a quel modo al Loro Signore?
<< Mio Lord >> riprovò Yaxley << chiedo di potervi vendicare. La ragazza ha parlato troppo. Merita una punizione >>
<< Verrai punito tu, Yaxley, se alzerai bacchetta su di lei >> disse Lord Voldemort.
<< Ma, mio signore … la ragazza … >>
<< La ragazza ha espresso il suo pensiero, che è esattamente ciò che gli ho chiesto. >> disse pratico << Nonostante questo temo, mia cara, che hai sbagliato i tuoi calcoli. Il mondo magico si piegherà perché capirà quanta verità ci sia nella mia filosofia. E sarà lo stesso mondo magico a mettermi sul trono del re. >>
<< Questo non accadrà mai. >> sputò velenosa.
<< Accadrà invece. Sai, quando tutti i maghi di questa terra saranno convinti che il loro paladino li abbia abbandonati, la loro rabbia si trasferirà da me a lui. Non c'è nulla di peggio che essere traditi dal proprio eroe. >>
<< Harry non si consegnerà mai >>
<< Questa, è un'opinione prettamente personale >>


***

 
Harry era appena uscito dal pensatoio, ed era distrutto.
Non poteva credere a quello che aveva appena visto, non poteva credere che quella bambina gli avesse consegnato i ricordi più preziosi di Severus Piton.
Ora sapeva tutto, e tutto gli sembrava un'enorme bugia.
Cresciuto per morire, chiuso in un mondo fragile come una bolla di sapone, riempito di bugie e menzogne. Tutto per arrivare a questo momento.
Doveva morire.
Per far finire questo incubo, doveva morire.
Buffa la vita. Aveva da sempre combattuto per vivere in pace, ma non poteva vederla realizzata.
Silente aveva organizzato tutto, gli aveva spiegato il piano e lui l'aveva messo in atto.
Distruggi gli Horcrux, distruggi Voldemort.
Non gli aveva rivelato però, che ogni Horcrux andato perduto, ogni brandello di anima che veniva ucciso era anche un passo in più verso la propria, di morte.
Perché lui era un Horcrux.
Doveva andare a consegnarsi. In questo modo avrebbe almeno potuto salvare tutti i suoi amici. Con un po' di fortuna, poteva sperare di salvare anche Hermione, prima di perire.
Uscii velocemente dall'ufficio del preside – non voleva più stare in quella stanza, si sentiva soffocare – e andò verso la Sala Grande.
Non aveva molto tempo per dire addio prima della fine.
Od ogni passo il suo cuore batteva sempre più velocemente, come per dimostrargli la sua vitalità. Ma non poteva esserci vita per lui, né tantomeno per il suo cuore.
Una bestia da macello – così Piton l'aveva definito. Si accorse con rammarico si non poter replicare. Silente l'aveva davvero visto solamente come un'arma?
Era davanti alla porta della sala principale, adesso. Quella stessa sala che l'aveva accolto il suo primo anno, dove il Cappello Parlante l'aveva assegnato a Grifondoro.
Prese un grosso respiro, ed entrò.
Il cielo del soffitto non era stellato, bensì coperto da fitte nuvole che non accennavano a diramarsi. Però Harry non ci aveva fatto caso, dal momento che più delle nuvole, era del silenzio innaturale che si preoccupava.
Nessuno aveva fatto troppo caso al suo ingresso, troppo occupati a curare i feriti e a rendere omaggio ai caduti.
Harry si avvicinò al grande gruppo con i capelli rossi. Era una gioia vederli ancora tutti insieme. Tutti uniti.
Ma Harry si sbagliava.
Se ne accorse quando sentì distintamente i singhiozzi a stento trattenuti e il rumore delle lacrime che si infrangevano sul pavimento.
<< Che … che cosa è successo? >>
Nessuno gli rispose. E non fu neanche necessario, quando vide stesi su dei materassi improvvisati i corpi senza vita di Fred, Tonks e Lupin.
Il peso del mondo gli crollò addosso e, preda del dolore, risentì le fredde parole di Voldemort: “Tu hai consentito che i tuoi amici morissero per te piuttosto che affrontarmi di persona.”
Era vero? Era a questo che le sue azioni avevano portato?
<< Chi? >> Sentì la sua voce chiedere, al di fuori del suo controllo.
Ron gli si avvicinò e gli rispose. << Bellatrix e Rodolphus Black. Lui è morto, ora. Tonks e Lupin stavano combattendo contro di lui e quando è arrivata anche quella strega, e a visto ciò che avevano fatto a quell'essere che lei ... è stata lei... è stata lei ad... >> Non riuscì terminare la spiegazione. Le lacrime gli impedivano la fuoriuscita di ogni parola.
Harry capì ugualmente.
<< Ron, ti devo parlare. In privato. >>
L'amico lo guardò, senza capire il perché ma lo seguì fuori da quel luogo di tormento.
<< Devo andare nella foresta >> disse senza troppi giri di parole.
<< Cosa? No! Non ci pensare nemmeno. Non dopo tutti gli sforzi che abbiamo fatto >>
<< Ron, sono un Horcrux >>
<< E' impossibile. Non può essere >>
<< Invece è così. Credimi. >>
<< E chi ti ha raccontato una cosa del genere? Mago Merlino, per caso? >>
<< Silente. Sono andato al pensatoio. I ricordi mostravano Silente e le sue scoperte. Dovevo saperlo adesso, per andare ad incontrarlo preparato. Una volta morto io, tu potrai ucciderlo. Non avrà altri Horcrux su cui ritornare. Sarà la fine >>
<< Non puoi chiedermelo. Non adesso. Non dopo… . Non puoi. >>
<< Infatti non te lo sto chiedendo. Ti sto implorando. >>
<< Harry... >>
<< Ti prego, Ron. Non c'è altra via d'uscita. Prenderò il mantello e lo raggiungerò, dopodichè, quando verrà qui ad Hogwarts, lo ucciderete >>
<< Sei il mio migliore amico, lo sai questo vero? >>
<< Lo so. E tu sei il mio. Ti chiedo solo una cosa. Proteggi Ginny e dille che l'amo. Se vedrò Hermione, farò lo stesso >>
Ron annuì.
Harry lo abbracciò, per l'ultima volta. Dopo si nascose sotto il mantello dell'invisibilità e saprì ad ogni tipo di vista.


***

 
L'ora era ormai scaduta, e i due mangiamorte a guardia dell'ingresso del covo non sembravano tranquilli.
<< Tu vedi niente? >>
<< Nulla. Io dico che non arriva. Oh, se si arrabbierà >>
<< Puoi dirlo forte. Era convinto che venisse. L'ha detto anche a quella sporca mezzosangue. >>
<< Sarà meglio andare, tanto Potter non viene >>
I due si incamminarono ed Harry li seguì ben nascosto.
Impiegarono circa cinque minuti prima di raggiungere l'ampia radura dove si erano rintanati.
<< Ebbene? >> disse la voce che li accolse.
<< Mio Signore, il ragazzo non si è presentato, Signore >>
<< Ero convinto che sarebbe venuto. >> commentò aspro. << Mi aspettavo che venisse >>
<< Te l'avevo detto che Harry non si sarebbe consegnato >>
Harry guardò verso quella voce di donna che lo aveva difeso, quella voce che avrebbe riconosciuto tra mille.
Hermione fluttuava all'interno di una sfera. Era stanca e provata, ma viva.
<< Non ti sbagliavi >>
Tutti si voltarono verso Harry, ormai scoperto dal mantello.
I Mangiamorte lo guardarono trionfanti. Finalmente avrebbero vinto.
<< HARRY! HARRY, NO! >>
Hermione dall'alto della sua gabbia, sbatteva i pugni e si dimenava.
- Non doveva finire così – pensava.
<< SILENZIO! >> ad urlare stavolta era stato Voldemort, ed Hermione tacé, come se fosse stata appena strozzata da una corda spessa.
<< Harry Potter >> mormorò. << Le tue ultime parole? >>
Harry guardò Hermione. << Ti voglio bene, ed ho un messaggio per te. È da parte di Ron. Dice che ti ama, e che ti verrà a riprendere. Sta tranquilla >>
<< Che cosa romantica. Avada Kedavra >>
Il lampo di luce verde lo colpì in pieno.
  
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