Un suono di clacson...
Riabbassai lo sguardo, era stata forse un'allucinazione ?
L'immagine dell' 8 si stava veramente liquefacendo, io l'avevo visto... oppure no ?
Troppe domande, ero confuso e stordito. Un vento gelido mi irrigidiva, penetrava direttamente nelle ossa; il viale alberato che facevo di solito per ritornare a casa non era più lo stesso, era come se divese ombre fossero scese su di me.
Una in particolare mi osservava, scrutava ogni mio movimento, forse mi osservava proprio dalla fatidica n° 8.

" Basta pensare a queste cose assurde "

E cos'era stata quella voce, quella cupa, oscura voce che avevo sentito nel negozio che aveva ispirato in me un incontrollabile senso di fare del male,

" ... Male ... "

Un senso quasi omicida

" ... Omicida ... "

?
Tutto quello che contava erano la mia stecca e la palla che desideravo da tanto. Il quadretto era completo con il mio favoloso Tavolo Verde, il tavolo da biliardo che avevo nel mio salotto, illuminato da una grande finestra che dava sul giardino. Era l'unico angolo della stanza degno di essere illuminato, sia dalla luce del sole che della luna.
LUCE e OMBRA ... Lo stesso dissidio che vi era in me lo provava anche quello a cui tenevo di più.
Era quindi il momento di provare la mia stecca, ma cosa ne avrei fatto di due palle n°8 ?

" Tu devi scegliere me ! "

" Ancora, ancora quella voce "

" Scegli me ho detto ! "

Di nuovo quel dolore nella testa...

" Si, si, prenderò te "

E' come se mi fossi visto dal di fuori, la mia mano diventò un arto mostruoso; al posto delle unghie degli artigli affilati; di nuovo la voglia di uccidere, la follia omicida.
Il sapore del sangue, lo scivolare lento del tempo... il ticchettio inesistente sulle 3.08.
Ecco, scagliai la n° 8 dalla finestra, la luce della luna mi illuminò, l'appartenenza a quella luna bloccò il mio sguardo su di essa...

" E' ora di giocare... "

Era tutto pronto, perfetto:
il mio tavolo da gioco, il triangolo con all'interno le mie quindici " amiche ", in più la favolosa "amica speciale " era riflessa nei miei occhi;
impugnavo la mia nuova stecca con uno stile che rispecchiava le mie prime sfide a scuola.
Stavo per spaccare, la PALLA BIANCA era stata posizionata su di un minuscolo cerchio, unica caratteristica immediatamente visibile nell'immenso verde.
La mia stecca ed io avevamo un unico battito, guardavamo il medesimo orizzonte, eravamo paralleli ma era in quel momento magico che IO e LEI diventavamo NOI.
Lo slancio e il colpo partì.
Il vento si alzò di nuovo e una sfolgorante luce brillò nella notte, il bianco mi avvolse, sentii solo l'attimo dello scontro della PALLA BIANCA con le altre e poi fui catapultato in una sorta di limbo fra sogno e realtà...

Cosa c'era in quel mondo è tutto quello che oggi è il mio mondo.