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Autore: Rota    07/08/2011    2 recensioni
L’Alveare di Konoha era in fermento.
Le api operaie sembravano come impazzite, vorticavano senza sosta da una cella all’altra, in fermento furioso. Le loro ali fischiavano in aria, ronzando in maniera irritante, in continuazione.
Le api guerriere erano inquiete, svolazzano senza sosta di fronte all’entrata, scattando al minimo movimento sospetto o semplicemente avvistato. Puntavano i loro pungiglioni letali fuori dal proprio corpo, pronte e scattanti per ogni eventuale evenienza.
L’ape Regina stava morendo.
Era momento che una delle sue amate figliole prendesse il suo posto.
Ma era una lotta spietata quella che vedeva sorgere una nuova Regina.
Le larve privilegiate venivano nutrite dall’inizio dei loro giorni con la Pappa Reale, lo speciale nutrimento che le faceva sviluppare sessualmente, perché potessero svolgere l’ingrato compito d’essere sempre gravide, di riempire quelle cellette di cera con tante uova, con tanti prossimi individui.
Al momento della schiusa, la prima larva usciva dal suo involucro, vittoriosa sulle altre.
E mangiava, spietatamente, le sue sorelle avversarie. Una dopo l’altra, fino a rimanere l’unica e sola.

[Presenza di OC; Aburamecest: OcxShino; a Red e Claudia (L)]
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai, Yaoi | Personaggi: Altri, Nuovo Personaggio, Shino Aburame
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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5. Rapporto




Non disonorare la Famiglia.
Portare rispetto alla Regina.
Seguire in ogni occasione le regole.
Questi erano i semplici e immediati dettami che si dovevano rispettare all'interno del Clan Aburame - e se Shino, pur nella sua insofferenza, aveva sempre fatto tutto per non essere mai biasimato, Rei aveva fatto tutto l'opposto proprio per ottenere il risultato di essere estraniato dalla sua stessa famiglia, additato come un reietto della peggior specie.
I loro non erano che comportamenti speculari e della medesima natura, facce della medesima medaglia. Ma alla base di ognuno dei due, c'era quella sensazione che li rendeva vicini e uniti meglio di quanto non avrebbe fatto qualsiasi bandiera o ideale: l'inutilità dell'essere maschio in un alveare.
Konoha e le sue regole subentrava dopo questo concetto, perché il Villaggio altro non era che una grande, immensa famiglia, e l'Hokage non era altro che una diversa Regina.
Rei non aveva mai smesso di indossare i suoi occhiali, sotto la frangia di lunghi capelli, neri e incolti, che non aveva avuto premura di tenere corti - quegli orrendi, giganteschi occhiali a forma di farfalla, neanche fossero troppo poco appariscenti.
Shino glielo aveva sempre detto, facendogli notare che così non sarebbe mai entrato nelle benevolenze di qualcuno dei loro parenti.
E la risposta a tanto disappunto era sempre la stessa.
-Sono nipote dell'odierna Regina, non sono un'ape ma un semplice essere umano. Dal basso della mia posizione posso permettermi qualsiasi cosa!-
Rei non aveva mai inteso gli occhiali che indossava come una schiavitù - a Shino questo mancava, più o meno come la ragione per cui ancora portasse un cognome tanto pesante e ingombrante.
Ma quando si ritrovavano semplicemente da soli in stanza, dove il buio sopperiva la mancanza di ogni barriera e dove di domande taciute e di risposte ignorate non c'era più bisogno, anche il più giovane dei due Fuchi rinunciava volentieri a quella parte razionale che gli avrebbe fatto rifiutare l'ennesimo bacio di quello strambo, strambissimo cugino.
   
 
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