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Autore: Whatadaph    07/08/2011    7 recensioni
Dominique Weasley ha diciassette anni, una media impeccabile e una vita apparentemente perfetta - nonostante ci siano troppi cugini di mezzo, una sorella ingombrante e centinaia di studenti che sono a conoscenza di ogni dettaglio della sua esistenza. Ha anche una migliore amica scomparsa, un ragazzo con la testa da un'altra parte e troppi segreti da nascondere.
Una Nuova Generazione piena di squallore e frivolezze, che dovrà pezzo per pezzo recuperare ciò che ha perduto.
Ispirato a Gossip Girl. Dal secondo capitolo:
Dominique Weasley si guardò allo specchio. Come sempre, non poté fare a meno di contrapporre la propria immagine a quella della sorella. [...] I capelli di Victoire sembravano brillare di luce propria, i suoi occhi violetti facevano sembrare banale il grigio di quelli di Dominique, la sua pelle era perfetta e priva di macchie. Victoire era più alta, più magra, più bella. Il ritratto della madre, l’orgoglio del padre, la ragazza di Teddy. Spostò una ciocca di capelli, si passò una mano sulla pancia. Si sentiva nauseata.
Genere: Mistero, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Severus Potter, Dominique Weasley, James Sirius Potter, Lucy Weasley, Scorpius Malfoy
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Metamorphosis'
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Poison D.


Avvistata! La Regina D. sola soletta vicino al Lago Nero. O forse dovremmo dire ex-Regina? Già, sembra che la sua sfuriata a G., oltre ad essere stata molto poco chic, abbia comportato un certo calo di popolarità alla nostra Dominique. A proposito di Grace! Dopo la figuraccia, l’abbiamo vista poco in giro. Depressa, G.? Beh, dopo il tuo comportamento possiamo solo dire che te lo meriti! Baci e abbracci, Gossip Witch.

Questo messaggio era scritto a chiare lettere su tutti i galeoni stregati di Hogwarts, quel venerdì mattina. Tuttavia, Dominique Weasley non lo lesse, sebbene per quell’ora avesse preferito la solitudine del Lago ad una lezione di Trasfigurazione. Stare in classe equivaleva a dover subire la compagnia delle tirapiedi, il che non era molto diverso dal prendere tristemente coscienza dello sgretolarsi del proprio potere. La popolarità di Dominique –come Gossip Witch non aveva mancato di infierire- aveva subito un brusco calo negli ultimi giorni. L’umiliazione di essere stata tradita dal proprio ragazzo e dalla propria migliore amica era piuttosto pesante, oltre che dolorosa. Era stata fregata, e questo le bruciava. Aveva perso le staffe e la dignità in un colpo solo: due piccioni con una fava, per utilizzare le parole di Gossip Witch, la quale aveva rigirato il coltello nella piaga come suo costume.

Dominique sbuffò, e lanciò con rabbia nel Lago Nero un pezzo di corteccia. Poté osservare per un istante le onde concentriche che si andavano disegnando in acqua, prima che ne uscisse un tentacolo che afferrò il legno galleggiante. Poggiò di nuovo la schiena sul tronco del faggio. La scorza dell’albero era scomoda. Ma, dopotutto, che cosa in quella situazione non lo era?

“Ehi, Regina! Che ti succede?”

Dominique si voltò di scatto, incredula. Aveva riconosciuto quella voce, e i suoi sospetti trovarono conferma nel vedere il giovane che aveva di fronte, i cui capelli avevano appena assunto una decisa sfumatura violetta.

“Teddy!” esclamò. “Che cosa ci fai qui?”

“Ho chiesto l’autorizzazione della preside per consultare alcuni tomi della biblioteca. Sai, i miei studi…” le lanciò uno sguardo. “Ma cosa ci fai tu qui? Non dovresti essere a lezione?”

“Ora buca?” propose lei.

Teddy Lupin la guardò, alzando le sopracciglia, mentre le si sedeva accanto.

“E va bene…” ammise quindi Dominique, “non mi andava di fare Trasfigurazione, ecco.”

“Trasfigurazione? Non era la tua materia preferita?”

Lei lo squadrò, sospettosa.

“Non sarai un po’ troppo perspicace per essere un Tassorosso, Ted?” sospirò. “Oppure è stata Victoire a mandarti in avanscoperta?”

“C’è un motivo per cui avrebbe dovuto farlo?”

Dominique si lasciò andare di nuovo contro l’albero, guardando di fronte a sé.

“Ultimamente la mia vita è un casino” confessò.

Teddy annuì.

“Mi era giunta qualche voce,” fece. “Louis ha ancora il suo galeone stregato, anche se ha finito il settimo l’anno scorso. So che con Scorpius…”

“… È finita, sì…” confermò lei. “ma non sto male per lui. Sai, in fondo forse neanche lo amavo davvero.”

“E allora qual è il problema?”

Lei non rispose, mentre giocherellava con una pratolina che aveva appena colto. Iniziò a strappare nervosamente tutti i petali, per poi gettare nel lago lo stelo che le era rimasto fra le mani. Durante tutte queste operazioni, Teddy la osservava in silenzio. Conosceva Dominique fin da bambina, e già allora spesso necessitava di qualche minuto di raccoglimento –per trovare le parole e mettere da parte l’orgoglio- quando le capitava di fare una confessione. Fu per questo che non insistette con le domande, ma attese paziente che lei fosse pronta a parlare. Quando lo stelo scomparve alla loro vista, spinto verso il centro del lago dalla leggera corrente, finalmente Dominique si decise ad aprir bocca.

“Teddy?” disse.

“Ti ascolto” le sorrise lui.

“Tu e Vic vi frequentate da una vita,” cominciò. “La conosci, sai come è fatta. È sempre al centro dell’attenzione, qualunque cosa faccia. Non lo fa apposta, le viene spontaneo. Involontario. E non riesce a contenersi. Lei è sempre migliore di me. Più bella, più buona, più alla mano. Io sono sempre vissuta alla sua ombra. Sempre messa in confronto con lei. Sono sempre stata solo la sorellina di Victoire.”

Tacque un istante. Lanciò un sassolino nel Lago, con rabbia.

“Però non credo che sia Victoire il problema,” fece Teddy, esitante. “Giusto?”

Dominique parve non sentirlo.

“Ma quando è cominciato il mio secondo anno e lei ha finito la scuola… beh, ho deciso che ad Hogwarts sarebbe stato diverso. Ad Hogwarts sarei stata io la migliore, non lei. E così è stato. Fino a due anni fa c’era la favolosa Dominique Weasley, con il suo fantastico ragazzo Scorpius, il suo stuolo di tirapiedi e la migliore amica perfetta. Peccato che Grace sia così simile a Victoire! Si fa sempre notare, si mette sempre in mostra anche non apposta! Lei è così spontanea, dolce… conquista tutto e tutti con un sorriso, nessuno le può resistere. Poi Grace ha iniziato a comportarsi in modo assurdo. Beveva, fumava, usciva con frotte di ragazzi… E alla fine puff! Scompare nel nulla. Senza una lettera, senza un biglietto. Io scrivo a sua madre e lei mi dice che è andata a Beauxbatons. Andata a Beauxbatons! In Francia! E io, la sua migliore amica, non ne sapevo niente!”

Le guance di Dominique erano diventate pericolosamente rosse, sotto al perfetto velo di cipria che le ricopriva, e la sua voce si era fatta più acuta. Teddy sapeva quanto lei fosse orgogliosa, quanto le costasse calare la sua maschera di fredda superbia per svelare ciò che aveva dentro. Ma quando la sorgente Dominique spezzava la roccia, diventava un fiume in piena.

“Poi, dopo un anno, improvvisamente torna! E io cosa avrei dovuto fare? Andare lì, accoglierla a braccia aperte dopo un anno di silenzio? Ha avuto anche la faccia tosta di offendersi! Ma non è finita. Sai che cosa ho scoperto? Che era stata a letto con Scorpius! Lei, la mia migliore amica! Mi ha tradita esattamente come lui. E quel cretino di James che le andava dietro…”

“James?” fece Teddy, interdetto. “Che cosa c’entra adesso James?”

“Aveva deciso di fare il paladino della povera damigella maltrattata, l’avvocato del diavolo! E si è preso una bella fregatura. Per la prima volta in sette anni di scuola Gossip Witch si è accorta che Albus ha anche un fratello.”

“E come sta Jamie ora?” chiese Teddy, adesso preoccupato anche per lui.

“Che vuoi che ne sappia io… non ci parlo da almeno quattro anni.”

Nel vedere lo sguardo severo del futuro cognato, il mento di Dominique tremò.

“Ma lo sai qual è la cosa peggiore?” riprese, mentre gli occhi le si riempivano di lacrime. “Che qui dentro non ho neanche un amico a consolarmi. L’unica amica che avevo è quella che mi ha fatto più male. Non ho più un ragazzo. Le tirapiedi mi hanno voltato le spalle, e comunque non avrei mai fatto affidamento su di loro. I parenti che frequentano Hogwarts li ho maltrattati o ignorati per anni. E nonostante iocerchi in ogni modo di dare tutta la colpa a Grace, non ci riesco! A causa sua ho perso il mio ragazzo e tutta la mia corte di adulatori, ma sono stata io stessa a precludermi del tutto la possibilità di avere degli amici veri. Ho tiranneggiato l’intera scuola per anni al solo scopo di continuare ad essere la Regina, di far vedere a tutti che potevo essere all’altezza di Victoire. Ma ho ottenuto l’effetto opposto. Tutti mi odiano, Teddy.”

Teddy la abbracciò.

“Sai,” le sussurrò all’orecchio. “Io non ti odio. E credo che non ti odi neanche Grace Zabini, se vuoi saperla tutta”.

 

Per la prima volta, Grace Zabini viveva in silenzio. Da una settimana a quella parte si svegliava all’alba per non incrociare le compagne di dormitorio, evitava la Sala Grande all’ora dei pasti, tornava in Sala Comune solo in tarda ora. Trascorreva il tempo in angoli remoti della biblioteca e aveva adottato la Torre di Astronomia come luogo di studio. A lezione sedeva in fondo, da sola, cercando di non farsi notare. Ma tutto questo non bastava a placare i mormorii. Non bastava a cancellare il volto ferito di Dominique. Non bastava a cancellare i rimorsi, il profondo senso di colpa, l’odio e l’orrore che provava verso se stessa. Ma soprattutto, non bastava a cancellare l’espressione disgustata e fredda del volto di James, lo sguardo deluso che le rivolgeva ogni qual volta si incrociavano in classe, nei corridoi o in Sala Comune. Non si era mai sentita tanto sola in tutta la sua vita, e la cosa peggiore era che sapeva di meritarlo.

“Sai di meritarlo.”

Grace leva lo sguardo  verso sua nonna. Vyvienne ha più di  cinquant’anni, ma non è meno bella di quando ne aveva trenta. La chioma francese è scura e folta, senza un capello bianco, ma gli occhi sono dello stesso azzurro di quelli della nipote. Grace ha i capelli biondi e la carnagione ambrata, conferitale dal pallore della madre e la pelle scura del padre. Da piccola era convinta che sua nonna fosse gelosa perché lei le aveva rubato gli occhi, visto che Vyvienne non faceva che ripeterlo. Adesso ha quattordici anni appena compiuti, e l’unica cosa di cui è convinta è che la nonna incuta un reverenziale timore. Deglutisce, prima di risponderle.

“Che cosa merito, nonna?”

“Meriti che i tuoi genitori oggi non siano qui.”

Oggi è il trenta giugno. Il suo compleanno. I genitori si trovano in Costa Azzurra, nella Nizza magica.

“Perché?” chiede, con voce rotta.

Cerca di non piangere. Si sentirebbe ancora più umiliata.

“Perché sei uguale a me, ecco perché. Noi Leclerc siamo tutte uguali, Grace. Anche quando ci chiamiamo Zabini. La bellezza è la nostra unica arma, e sappiamo solo usarla per ferire a morte.”

Grace sente la rabbia crescere dentro di sé. Si alza in piedi, i pugni stretti.

“Io non sono come te!” ringhia.

Vyvienne resta impassibile. Le risponde placidamente, sorridendo con perfidia.

“Ti renderai presto conto di quanto siamo simili. Abbiamo lo stesso sangue, capisci?”

Grace capisce solo che i suoi genitori non sono lì. Le parole di Vyvienne la colpiscono come pugnalate, la sua calma la fa infuriare. La nonna sorseggia con grazia la sua tazza di tè serale, del tutto indifferente alla sofferenza di Grace. La ragazzina vorrebbe urlare.

La tazza di tè esplode. Gli occhi di Vyvienne si colmano d’ira.

Grace non l’ha fatto apposta. Grace vorrebbe urlare ancora più forte. Grace urla.

“Ti odio!”

Con la coda dell’occhio può vedere lo sguardo della nonna tingersi di rimorso e sofferenza, ma in quel momento non le importa. Si volta, e corre via, forte delle sue lunghe gambe adolescenti, in preda alla disperazione più feroce.  Supera il cancello della villa, incurante della voce di Vyvienne che chiama il suo nome. Si addentra nel bosco circostante il maniero, sempre di corsa, ignorando i rami secchi che le graffiano il viso e i richiami della nonna, sempre più fievoli. D’un tratto le ginocchia non la reggono, e cade carponi sul suolo ricoperto di foglie.

Sente un rumore di foglie smosse e un basso ringhio.

Poi, un ululato. Vicino. Molto vicino.

Solleva lo sguardo. Riconosce la creatura dall’illustrazione sul libro di Difesa del terzo anno.

Il licantropo è a pochi metri di distanza, e lei è senza bacchetta.

Grida. Forte e a lungo.

“Impedimenta!”

Grace viene sbalzata lontano. Sbatte la testa contro l’albero, e l’ultima cosa che vede prima di svenire è il lupo mannaro che balza addosso a Vyvienne.

“So di meritarlo…” sussurrò Grace.

“Come, prego?” disse una voce.

Si trovava nel bagno del secondo piano infestato da Mirtilla Malcontenta, di fronte al proprio smunto riflesso, e credeva di essere sola. Si voltò. Accanto alla porta, ad un’angolazione non visibile dallo specchio, c’era Roxanne Weasley, che la guardava duramente.

“Niente” rispose, piano.

“Bene” ribatté l’altra.

Fece per andarsene, quando Grace la fermò.

“Roxanne?”

“È la prima volta che mi chiami per nome, Zabini. A cosa devo l’onore?”

“Volevo solo chiederti come sta James…” mormorò.

Roxanne la guardò, stringendo gli occhi.

“Mi chiedi come sta James?!” la aggredì. “Secondo te come può stare James?!”

Per l’ennesima volta, in quella settimana, le lacrime premevano per uscire.

“Mi dispiace” riuscì a dire, deglutendo.

“Non credo che questo cambi le cose,” fece ancora Roxanne, aspra. “Lui si fidava di te!”

“E faceva bene…” mentre diceva queste parole, il mento di Grace tremava.

“Ti credeva diversa da quello che sei. Ti credeva capace di cambiare.”

Il cuore cominciò a martellarle le tempie e la gola.

Di nuovo…

“Io sono capace di cambiare” ribatté flebilmente, il respiro mozzato.

Non di nuovo. Non ora.

Scivolò lungo il muro umido, fino a ritrovarsi seduta.

Un altro attacco di panico. Era il quarto, quella settimana.

Roxanne doveva essersi accorta di qualcosa, perché le si avvicinò.

“Ti senti male?” chiese, bruscamente.

Grace aprì la bocca per parlare, ma dalla sua gola non uscì un suono. Si limitò a scuotere la testa, mentre il petto le si alzava e abbassava rapido, in preda ai suoi furiosi tentativi di respirare. Sarebbe passato da solo, come le altre volte. Roxanne si accovacciò accanto a lei, afferrandole il polso. Il battito era decisamente troppo accelerato, il volto dell’altra – dalla naturale carnagione dorata – era terreo.

“Calmati, Grace,” disse Roxanne, spaventata. “Ti prego, calmati.”

L’altra la guardò con gli occhi spalancati, come in trance. Tremava violentemente.

“Me lo merito…” sibilò a fatica, “so… di… meritarlo.”

“Che cosa?!”

“È tutta colpa mia… tutta colpa mia… la nostra unica arma… solo per ferire… ferire a morte…”

“Che cosa stai dicendo? Ferire a morte, ma cosa…”

“È  colpa mia! Se io non fossi scappata, lei…”

Grace stava delirando, Roxanne se ne rendeva conto.

“Grace, stai calma… adesso ti porto in Infermeria!”

A quelle parole, l’altra si agitò ancor di più.

“… No, non Infermeria…”

“D’accordo,” si affrettò a dire Roxanne. “Niente Infermeria, però respira… Che posso fare… Serve una bevanda calmante, qualcuno bravo in Pozioni… James è bravo, però… Albus!”

La porta del bagno si aprì. Roxanne si voltò: sulla porta, si stagliava la figura della cugina Lily, piccola e minuta, con i suoi fluenti capelli rossi e la divisa di Serpeverde.

“Che cosa succede?” la interrogò, stringendo gli occhi.

“Lily,” le disse Roxanne, in preda all’ansia, “vai a cercare Albus e digli di venire subito qui. Adesso!”

“Stai calma, ci sarei andata comunque anche se avessi usato un altro tono…”

La quattordicenne fece per andarsene, ma Roxanne la chiamò ancora.

“Lily.”

“Sì?”

“Non dire a nessuno che non sia del tutto affidabile quello che hai visto. Non voglio che Gossip Witch ne parli.”

La cugina le rivolse il ghigno malandrino tipico dei Potter, e per un attimo a Roxanne parve di avere di fronte James piuttosto che la piccola perfida Lily.

“Puoi giurarci,” ribatté la Potter. “Non voglio che Gossip Witch distolga l’attenzione dal declino di Dominique, sarebbe controproducente.”

 

“Lucy?”

Prima ancora di girarsi, Lucy Weasley aveva riconosciuto quella voce. Voltò le spalle allo scaffale, rivolgendosi invece a chi le aveva parlato.

“Sì?”

“Dovevo restituire questo.”

Scorpius Malfoy le porse la copia di Pozioni Avanzate che aveva preso in prestito, e le sorrise. Lei prese il libro senza una parola, e si allontanò in fretta lungo lo stretto corridoio della biblioteca.

“Ehi, Lucy! Aspetta!”

Il ragazzo la seguì di corsa, raggiungendola e afferrandole il gomito per farla arrestare. Lei si voltò di scatto.

“Che cosa vuoi?” chiese, agitata.

“Che ti prende?” le domandò Scorpius di rimando.

Lucy guardò da un’altra parte, arrossendo.

“È colpa mia,” disse poi con un filo di voce. “Non avrei mai dovuto dirti quelle cose… scusa.”

Approfittò del fatto che lui le aveva lasciato il braccio per marciare verso la sezione C. Scorpius continuò a seguirla.

“Ma sono stato io a chiederti un’opinione… mi hai detto quello che pensavi, tutto qui!”

Lucy si voltò, sbuffando.

“Questo non cambia le cose,” disse a mezza voce. “Resta il fatto che se fossi stata zitta quattro persone non avrebbero sofferto.”

Riprese a camminare. Scorpius di nuovo la affiancò.

“Chi sarebbero queste quattro persone?” le chiese, affabile.

Adesso cominciava a sentirsi veramente esasperata.

“Dominique, Grace Zabini, mio cugino James e uhm, vediamo… tu?”

Scorpius ridacchiò.

Okay, questo è veramente matto…

“Che cosa c’è di tanto divertente?” chiese, seccata.

“Mi sei simpatica, credo di avertelo già detto. E comunque io sto benissimo. Non sto soffrendo, credimi.”

“Ottimo allora! Meglio per te!”

Ormai aveva raggiunto la sezione C, sempre con Malfoy alle calcagna. Appellò la scala distrattamente, e questa scorse sullo scaffale con il solito rollio. Lucy fece per salire sul primo gradino, ma Scorpius la fermò.

“Che cosa c’è adesso?”

“Soffri di vertigini, me ne sono accorto sabato scorso… lo sistemo io, il libro.”

“Ma se non sai neanche qual è il suo posto!”

“Ho visto dove lo prendevi l’altra volta.”

Lucy non poté fare altro che tacere, e attendere che il ragazzo scendesse. Maledisse mentalmente sua madre Audrey con i suoi precetti di cortesia.

Non posso mica mollarlo qui mentre risistema un libro al posto mio…

“Grazie” borbottò impacciata, una volta che il ragazzo fu tornato con i piedi per terra.

“Non c’è di che!” ribatté lui, allegro. “Anche io ti volevo ringraziare.”

Ringraziare?” fece Lucy, incredula. “E per cosa?”

“Le tue parole mi hanno dato il coraggio per fare quello che avrei dovuto fare tre anni fa, cioè farla finita con Dominique. Anche se tecnicamente è stata lei a farla finita con me…”

Scorpius la guardò, sorridendo ancora.

Dopo un istante di esitazione, anche il volto di Lucy si aprì in un sorriso.

“A proposito, Lucy… vieni con me ad Hogsmeade, sabato prossimo?”.

 

Se c’era una cosa che Lily aveva appreso in tutti quegli anni in cui aveva osservato Dominique con attenzione, in attesa di prendere il suo posto, era che non bisognava mai farsi vedere di fretta. Andare di fretta significava essere in ritardo o avere qualcosa di urgente da fare, e l’impressione che si doveva dare era invece quella di essere tanto bene organizzate da non avere simili inconvenienti. La fretta poteva anche manifestare l’ansia, e una vera Regina ha sempre la certezza di avere tutto sotto controllo. Fu per questo che utilizzò tutti i passaggi segreti di sua conoscenza, nel coprire i cinque piani che la separavano alla Sala Comune di Grifondoro. Arrivò in cima col fiatone, ma in compenso nessuno l’aveva vista percorrere le scale quattro a quattro.

“Lily? Che cosa ci fai quassù?”

Si voltò, e vide di fronte a sé suo fratello James, con quell’espressione tormentata che aveva assunto nell’ultima settimana e che, a detta di Lily, gli donava molto.

“Sto cercando Al, Jamie,” gli disse, sfoderando un sorriso zuccheroso. “Me lo potresti chiamare, per favore? Tutto quel rosso-oro mi dà allergia.”

James ridacchiò. A Lily non ci volle molto per capire che non lo faceva da diversi giorni.

Dovrebbe far pace con Grace. Si sentirebbe meglio, e lei probabilmente non rischierebbe di rovinarmi la scalata al potere con qualche svenimento da scoop…

Lo vide scomparire dietro al ritratto della Signora Grassa, per poi tornare pochi istanti dopo in compagnia del Potter di mezzo.

“Che cosa succede?” la interpellò Albus, guardandola come in cerca di ferite.

“Grace Zabini si è sentita male,” disse senza tanti giri di parole. “Roxanne è con lei, nel bagno delle femmine del secondo…”

Che cosa?!” la interruppe James, ad alta voce.

“Grace Zabin,i” ripetè lei, calma. “Credo che sia stata affatturata, o qualcosa del genere…”

James sembrava come pietrificato.

Ho gettato l’amo! Il suo cuore Grifondoro sarà molto in ansia, povero fratellone.

Albus capì la situazione al volo.

“Lily, ascoltami bene,” disse, mantenendo la calma. “La parola d’ordine è Schiopodo Sparacoda. Corri nel mio dormitorio e prendi la mia scorta di ingredienti per pozioni e il calderone. Io intanto raggiungo Roxanne e Grace. Tu” si rivolse a James, che era decisamente sotto shock “Vai in Sala Comune e non ti muovere di lì!”

Detto questo, Albus si fiondò giù per le scale, diretto al bagno di Mirtilla Malcontenta.





Dunque! Ho fatto aspettare molto per questo aggiornamento, e mi dispiace. Ad ogni modo, come avrete capito la storia non si concluderà qui! I personaggi si stanno inserendo da soli, e questo mi porta a creare nuovi story line. Adoro quando mi succede, e ho il vago sospetto che Gossip Witch diverrà una long (credo non più di nove/dieci capitoli). Veniamo a questo capitolo. Probabilmente, tutta la parte relativa a Grace vi sarà parsa troppo drammatica, e la nonna troppo cattiva. Ma ricordiamoci che Mrs Zabini Senior (a proposito, nome di battesimo e cognome da nubile li ho inventati) ha sposato una lunga serie di uomini per avvelenarli e prendere il loro denaro, quindi tanto buona non deve essere!

Poi. Mi dispiace per tutti gli eventuali sostenitori di una Rose/Scorpius oppure una Lily/Scorpius. La mia Lucy/Scorpius non è nata così a caso, era decisa fin dall’inizio. Io li adoro insieme e mi andava di sperimentare una coppia nuova.

Comunque, mi piacerebbe ricevere un’opinione sulla mia storia! Anche solo un “mi piace” oppure un “fa schifo”.

Grazie mille a chi segue, ricorda, preferisce, recensisce!

Baci, Daphne S.

   
 
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