~ KlaineSongs ~
4°_ Don’t cry
for me, Argentina ~ Blaine
~ Quando la sua voce, ascoltata per la prima volta, mi
ricorda chi sono~
It won't be easy, you'll think it strange
When I try to explain how I feel
That I still need your love after all that I've done
Non l’ho mai
sentito cantare. Mi aveva detto che alla sua scuola faceva parte del Glee Club,
ma mai ho sentito la sua voce tendersi in un simile sforzo di leggiadria e ne
rimango da subito affascinato. Forse sta volando alto – è una canzone davvero
impegnativa – eppure non riesco a non apprezzare il suono delle parole che
canta, la dolcezza e… c’è tristezza, molta tristezza mentre guarda dalla
finestra. So perché ha scelto questa
canzone, so benissimo cosa sta passando e allo stesso tempo non ho idea di cosa
dirgli e soprattutto se farlo.
I had to let it happen, I had to change
Couldn't stay all my life down at heel
Looking out of the window, staying out of the sun
So I chose freedom
Running around, trying everything new
But nothing impressed me at all
I never expected it to
In un attimo è
come se fossi entrato nei suoi pensieri. Ogni parola per lui ha un secondo
significato ed io riesco a comprenderlo. Libertà, parla di libertà, ma la
verità è che gli è stata negata: libertà è stare dove si vuole, frequentare chi
si vuole, avere i propri gusti e non doversene vergognare, non doverne dare
conto a nessuno. Ora invece ha paura. È deluso e teme che il mondo, fuori dal
McKinley, possa fargli ancora più male: non sa cosa aspettarsi.
Mi si mozza il
fiato. Io sono stato come lui.
Don't cry for me Argentina
The truth is I never left you
All through my wild days
My mad existence
I kept my promise
Don't keep your distance
In un attimo mi
ritornano in mente i miei vecchi amici, la scuola che ho lasciato, la
quotidianità infranta dalla cattiveria di ragazzi che neanche conoscevo e che
sputavano sentenze solo perché si sentivano superiori. No, chi mi è stato
davvero accanto in quei momenti, chi ha provato a sostenermi e ad
incoraggiarmi, nonostante tutto, non si è mai allontanato troppo da me, dal mio
cuore e dai miei pensieri.
Ma Kurt sembra
tanto fragile, tanto sensibile… sta male, per quanto sorrida, per quanto sembri
tanto allegro e pimpante. Dentro sta male.
È tanto
trasportato dalla canzone, ha così tanta voglia di farla capire, capire davvero, che ingenuamente alza una mano con
teatrale solennità, seguendo il ritmo della musica. Non credo sia una buona
cosa: non è il modo giusto per fare una buona impressione sui giudici e non so
come farglielo capire. Nell’istante in cui mi guarda, gli mimo il gesto che sta
facendo scuotendo la testa in segno di diniego e lui abbassa subito il braccio,
apparentemente senza scomporsi. Continua solo a cantare, Kurt: la tua voce è
sufficiente a far arrivare il messaggio, il superfluo sarebbe solo
controproducente.
And as for fortune, and as for fame
I never invited them in
Though it seemed to the world they were all I desired
They are illusions
They are not the solutions they promised to be
The answer was here all the time
I love you and hope you love me
Sta chiedendo
solo un po’ di pace. Sta chiedendo solo di poter essere se stesso e anche se
agli altri sembra che si sia ambientato perfettamente, che sia energico e pieno
di nuove idee, io riesco a vedere le sofferenze che si nascondono dietro ogni
sorriso, conosco perfettamente quel comportamento perché è stato il mio. E la cosa peggiore è che in un certo senso di
senta anche in colpa: ha abbandonato i suoi amici, non è stato forte
abbastanza. Ha rinunciato.
È stato il mio
più grande rimpianto e credo sarà anche il suo.
Il pallore sul suo
volto è come l’ultima volta che l’ho visto: scherzando mi ha detto che è la sua
carnagione naturale, ma so riconoscere una bugia.
Have I said too much?
There's nothing more I can think of to say to you
But all you have to do is look at me to know
That every word is true
Non so cosa ne
pensino gli altri Usignoli – si è di nuovo lasciato trasportare e con fare
teatrale ha chiuso l’esibizione con un gesto che avrebbe potuto risparmiare,
che è fuori dai nostri schemi abituali e fuori dal gruppo: l’individualismo non
deve prevalere qui, Kurt. Non devi più alzare la voce per farti sentire…
Nonostante tutto parte un applauso ed io sento di essere spudoratamente di
parte unendomi a loro, mentre sorrido chiudendo gli occhi. Le ultime parole
sembrano essere fatte a posta per lui: solo guardandolo so cosa abbia voluto
intendere davvero e poco conta se nessun altro potrà capire.
Mi guarda. Mi
guarda e so che basta che a capire sia stato io.
~ ∞ ~
È strano il modo
in cui riesca ad attirare la mia attenzione, monopolizzandola: quando è con me
– o più semplicemente quando è nello stesso posto in cui sono io – non posso
fare a meno di notarlo, quasi come se lo sentissi, come se avvertissi la sua
presenza ancora prima di vederlo o sentirlo.
Ho paura a
pensarlo, ma forse ho trovato qualcuno che mi capisce davvero fino in fondo,
una di quelle persona con cui si ha un feeling speciale.
Un amico. Un
amico vero. Il mio migliore amico.
Quasi mi
rabbuio, intristendomi, a quel pensiero. Sto correndo un po’ troppo e me ne
rendo conto – tu non sei arrivato che da pochi giorni ed io sono qua che faccio
pensieri su pensieri che più vanno avanti più diventano del tutto insensati.
Dormi. Come sia
possibile rimane un mistero. Siamo sul pullman che ci porterà alle provinciali
e tu dormi. Tra qualche ora ci esibiremo davanti ad un pubblico esigente e ad
una giuria inflessibile e tu dormi. Gli Usignoli provano la canzone che
canteremo e tante altre solo per sbollire la tensione e tu dormi.
Hai semplicemente
poggiato la testa contro il finestrino – dopo avermi pregato di cederti quel
posto – e chiudendo gli occhi ti sei lasciato andare nelle braccia di Morfeo. Il
tuo volto candido e le lievi scocche rosa che lo colorano sembrano rilassati,
quieti in una dolce pace e sembrano appartenere ad un bambino piuttosto che ad
un diciassettenne.
Sorrido. Ti ho
promesso che ti saresti ambientato subito in questa nuova scuola e voglio
illudermi che l’apparente assenza di tristezza sai tuoi lineamenti sia dovuto a
questo, che io abbia mantenuto la parola data, che per te sia più facile ora.
«Dorme?» chiede Wes sorpreso, sbucando sopra la mia testa dal posto
retrostante.
Gli sorrido
annuendo.
«Stanotte ci
siamo persi in chiacchiere quasi fino all’alba» spiego.
«Forse non è
stata poi una grande idea mettervi in stanza insieme...» sussurra con cipiglio
fra il dubbioso ed il preoccupato David – sportosi anche lui.
«Colpa vostra»
li canzono, tornando a fissare Kurt.
«Ehi,
Kurt!» lo chiamai incrociandolo mentre scendeva le scale – sul viso ancora
l’aria un po’ spaesata dei primi tempi.
«Blaine.
Mi cercavi?»
«Non
io» puntualizzai lievemente contrariato «Wes e David
ci aspettano ai dormitori: non mi hanno voluto dire altro se non “smettila con
le domande, cerca Kurt e andate nell’ala delle camere”. Ed eccomi qui»
Sul
suo volto chiaro si dipinse un’aria di seria curiosità. Per qualche istante mi
guardò fisso, come se volesse carpirmi il segreto che neanche io conoscevo; poi
si avviò standomi un passo avanti così che non riuscivo a vedere cosa gli
passasse per la testa – che solitamente era fin troppo chiaro dai lineamenti
del suo viso.
Quando
imboccammo il corridoio, i due Usignoli ci aspettavano un paio di porte dopo la
mia camera – uno strano e fastidioso sorrisetto che allargava loro le labbra e
che divenne ancora più sfavillante alla nostra vista.
«Ce
ne avete messo di tempo!» si lamentò Wes, guardando
solo me – come se, poi, lo avessi fatto a posta a metterci più di un quarto
d’ora per trovare Kurt.
«Che
succede?» chiese lui, un voce seria, quasi sulle spine.
Mi
voltai per guardarlo e notai che era sul serio teso, come se si aspettasse
qualcosa di brutto da un momento all’altro.
«Tranquillo,
Kurt. Volevamo solo mostrarti la tua nuova stanza» lo rassicurò David, al che i
suoi lineamenti si rilassarono – che si aspettava?
Wes
aprì la porta, mostrando una stanza del tutto uguale alle altre del corridoio,
ma che comunque attirò l’attenzione di Kurt dato che era la prima volta che ne
vedeva una. Era una bella camera fatta per due persone, illuminata da un’ampia
finestra, ora aperta a metà, che dava sull’esterno dell’edificio. Il letto
accanto alla finestra era occupato da una valigia scura che scoprii essere la
sua dato che vi si avvicinò con convinzione aprendola.
«Grazie
per averla portata fin qui, ragazzi» sorrise gentile, mentre senza indugi
esplorava il resto, fino ad arrivare ad una cassettiera in legno chiaro, molto
elegante. Aprì il primo dei cinque cassetti, accorgendosi però che era già
occupato da alcune camice.
«Sono
in stanza con qualcuno?» chiese allora all’indirizzo dei due Usignoli, che
sorrisero ancora.
Io
mi feci avanti, attirato da un particolare che… ah! Lo sapevo!
«Sei
in stanza… come me!» feci sorpreso quanto lui, riconoscendo le mie camice nel
cassetto.
Ecco
spiegati i sorrisetti d’intesa fra quelle due canaglie! Avevano spostato tutta
la mia roba e mi avevano messo in stanza con Kurt! Non che la cosa mi
dispiacesse, in realtà; ma mi avevano praticamente sfrattato!
Il
nuovo arrivato, intanto, continuava a muovere lo sguardo da me ai due Usignoli,
spiazzato dalla situazione che si era venuta a creare.
«Abbiamo
pensato che tu conosci Kurt da prima della sua iscrizione ufficiale alla Dalton
e che gli sei stato molto d’aiuto in questioni.. ehm… delicate. Insomma, siete diventati amici subito e
tutti hanno notato il particolare feeling fra di voi…» e volò uno sguardo pieno
di sottintesi nei miei confronti «Quindi, stare in stanza insieme potrebbe
aiutarlo ad ambientarsi quanto prima, no?» si giustificò Wes,
aiutato dal capo di David che annuiva convinto.
In
effetti, detta così, non faceva una piega. Eppure c’era un’irritazione di fondo
in tutta quella cosa che non avevo intenzione di farmi passare tanto
facilmente.
«In
ogni caso, avreste dovuto prima chiederlo a Kurt! Lo avete traslocato qui –
prendendogli i bagagli a sua insaputa – senza sapere se la cosa avrebbe potuto
infastidirlo!» lii rimproverai, mente lo sguardo del diretto interessato si
focalizzava un po’ sorpreso su di me.
«Ma
guarda! E noi che pensavamo te la saresti presa per il fatto che avessimo preso
le tue cose senza permesso!» mi canzono David; poi
si rivolse a Kurt «La prima cosa da imparare su Blaine, se ci tieni alla tua
salute, è che ha delle crisi da tutto-deve-essere-in-ordine ogni tre e quattro… e le cose peggiorano se
a non essere in ordine sono le sue
cose»
«Starò
attento, tranquillo!» sorrise Kurt, prima che i due Usignoli andassero via,
lasciandoci soli.
Dopo
alcuni istanti di più o meno imbarazzante silenzio, si avvicinò alla finestra
come se fosse attirato da qualcosa che io non avevo visto. Io mi sedetti su
quello che era il mio nuovo letto – meglio per quei due se fosse stato comodo
come il precedente – e mi persi guardando la sua dolce figura di spalle. Non
potevo fare a meno di pensare a quanto sembrasse fragile e del coraggio che,
invece, aveva mostrato resistendo tanto a lungo in quella scuola.
Mi
stesi completamente sul letto, mettendo le braccia sotto la testa per stare più
comodo. Esisteva un modo attraverso cui liberarmi dal suo pensiero fisso nella
mia testa? Oltre ad essere controproducente per qualsiasi altra attività
dovessi fare, era patetico ad un livello che credevo non avrei mai raggiunto.
Lui è appena arrivato alla Dalton, non è ancora riuscito ad ambientarsi ed io
non ho di meglio da fare che ribadire nella mia testa quanto siano magnifici i
suoi occhi o come il colorito della sua pelle curata trasmettesse delicatezza e
dolcezza a chiunque lo guardasse.
Perso
com’ero nel pensare a lui, mentre cercavo un modo per non farlo, non mi accorsi
subito di quanto innaturalmente fissa fosse la sua figura in controluce, ancora
do fronte alla finestra. Quando notai finalmente quel particolare, era troppo
tardi.
Uno
sbuffo forzato uscì, sottile, dalle labbra di Kurt e mi fece scattare in piedi.
«Ehi,
è tutto a posto?» chiesi avvicinandomi.
Lui
annuì senza voltarsi e senza convincermi. Allora fui io a sporgermi per
guardarlo negli occhi. Rimasi basito ed un senso di impotenza mi pervase.
Kurt
piangeva. Cos’era successo? Mi ero distratto un secondo e lui era in lacrime.
Accorgendosi
che lo avevo scoperto, cacciò con rabbia via le lacrime, ma i suoi occhi erano
terribili e mi facevano male.
«Ehi,
che succede?» chiesi con quanta più premura potessi.
Per
alcuni attimi mi guardò fisso e credetti che da un momento all’altro sarebbe
scoppiato di nuovo in lacrime. Poi mi porse il suo cellulare, dove il display
recava l’ultimo messaggio ricevuto.
“Spero che tu
stia bene lì. Mi manchi tanto. M.”
Non
sapevo cosa dirgli. Ero di nuovo senza parole, nonostante conoscessi bene la
situazione in cui si trovava; nonostante fosse stata la mia. Stava soffrendo ed
io non sapevo fare nulla se non una stupida promessa che aveva già dimenticato?
Mi sentivo così furioso con me stesso, così frustrato per quella situazione!
Gli
presi le mani nelle mie e lui mi guardò sorpreso.
«È
difficile, non posso negartelo… Ma vuoi lasciarmi mantenere la mia promessa?»
sussurrai e avevo paura di sentirmi ancora male.
Lui,
inaspettatamente, sorrise e i suoi occhi brillarono.
«Hai
ragione. Con te è più facile, Blaine. Ti ringrazio» confessò.
E
mi aggrappai a quella frase come se fosse la pura verità, come se ci stessi
riuscendo. Il suo dolore era il mio e in quel momento avevo bisogno di appigliarmi a quella bugia.
«Mi
pare ovvio che sarà più facile: come stiamo ora, non avrai un attimo di
tregua!» scherzai per dissipare l’aria pesante dei nostri pensieri.
Lui
mi osservò e in un attimo un sorriso comparve sulle sue labbra.
«Si
salvi chi può, allora! Tra questo e le tue manie da perfettino non so quanto
resisterò!» si lamentò ridendo «E magari tutto questo è opera tua!»
Lo
guardai falsamente offeso.
«Io?»
mi indicai con gesto teatrale «Ma se quei due hanno architettato tutto senza
che sapessi nulla! E poi scusa, perché avrei dovuto?»
Kurt
rimase per qualche istante pensieroso, come se cercasse le parole più adatte
per controbattere.
«Beh..
forse dietro il tuo comportamento da “buon samaritano” si nasconde ben altro!»
mi accusò passandomi accanto e sedendosi sul suo letto «Hai fatto tutto questo
per stare solo in camera con me!»
Per
un attimo credetti che fosse serio e che, in qualche modo, avesse capito quello
che provavo per lui; il suo sorrisetto divertito, però, mi rassicurò che stava
ancora scherzando.
Se
voleva la guerra, l’avrebbe avuta!
«Hai
ragione» feci, diventando improvvisamente serio «Fin dal momento in cui ti ho
visto, il mio unico obbiettivo è stato questo: trovarmi in camera con te, da solo»
Mi
alzai, avvicinandomi lentamente a lui e notai con divertito orgoglio il dubbio
insinuarsi sul suo viso.
«E
sai perché?» feci quasi con malizia «Perché io… non posso fare a meno… di… fare
il solletico a chi mi è accanto!» gridai, saltando sul suo letto e cominciando
a solleticarlo ovunque.
Kurt
cominciò a contorcersi tutto senza possibilità di difendersi – gli avevo
bloccato le braccia sotto il corpo.
«Blaine!
Blaine… ti prego, basta! Per favore, per favore!» implorava tra le risate, ma
io mi stavo divertendo troppo e poi… non lo avevo mai visto tanto allegro.
Lo
lasciai solo quando sembrava stesse soffocando per le troppe risate; mi stesi
al suo fianco e quando parve essersi ripreso lo chiamai urtandolo con la
spalla.
«Che
ti avevo detto?» gli chiesi fiero di me e felice «Con me sarà facilissimo!»
Sospiro, un
sorriso che mi bagna le labbra ed il Sole mattutino che illumina il viso di Kurt
che ancora dorme. Quel giorno non feci più attentati del genere: forse il
fisico di Kurt non avrebbe retto ed io non volevo averlo sulla coscienza.
Passammo tutta la notte a parlare di qualsiasi cosa ci passasse per la testa:
ero così convinto del mio proposito che non gli lasciavo tempo per concentrarsi
su un argomento che passavo ad uno successivo, fino a che poco prima dell’alba
non ci ha colto il sonno.
La luce forte
sul suo viso lo infastidisce e istintivamente si sposta dall’altro lato, verso
di me, continuando a dormire.
Mi si ferma il
fiato, come in camera sua quella mattina.
Ancora una volta
ero stato troppo distratto. Ancora una volta la mia promessa era stata infranta,
quando mi ero illuso di esserci riuscito. Ed io mi sento male, di nuovo.
Il volto di Kurt
era teso in una sottile espressione di dolore, una lacrima gli rigava il viso
pallido.
NOTE:
YaY
riecco Alchimista (un pomodoro la centra in pieno viso)
>.<’’’ Dopo il capitolo della
scorsa volta, dubito che qualcuno di voi sia riuscito ad apprezzare questo.. beh,
io c’ho provato ç__ç
Blaine è spaventosamente OOC,
chiedo perdono: non sono riuscita a fare di meglio…
Emh..
=___= Non so cos’altro dire… ringrazio ancora tutti quello che hanno recensito –
i vostri commenti sono la nostra principale forza! Inoltre un grazie speciale a
coloro che preferiscono, ricordano e seguono: aumentate sempre più *-* e infine
a chi legge silenziosamente – fateci sapere se vi va che ne pensate!!
Va beh… mi eclisso, va!
A presto. Baci ♥