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Autore: Alchbel    08/08/2011    10 recensioni
La storia si propone di ripercorrere con voi le tappe del rapporto tra Blaine e Kurt, soffermandosi sui pensieri che i due hanno avuto durante le canzoni che li hanno visti protagonisti... Verranno inoltre inseriti dei “missing moments” attraverso i quali si indagherà ancora sulle dinamiche del loro rapporto. Enjoy!
Genere: Introspettivo, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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~ KlaineSongs ~

 

 

 

4°_ Don’t cry for me, Argentina ~ Blaine

~ Quando la sua voce, ascoltata per la prima volta, mi ricorda chi sono~

 





 

It won't be easy, you'll think it strange 
When I try to explain how I feel 
That I still need your love after all that I've done 


Non l’ho mai sentito cantare. Mi aveva detto che alla sua scuola faceva parte del Glee Club, ma mai ho sentito la sua voce tendersi in un simile sforzo di leggiadria e ne rimango da subito affascinato. Forse sta volando alto – è una canzone davvero impegnativa – eppure non riesco a non apprezzare il suono delle parole che canta, la dolcezza e… c’è tristezza, molta tristezza mentre guarda dalla finestra. So perché ha scelto questa canzone, so benissimo cosa sta passando e allo stesso tempo non ho idea di cosa dirgli e soprattutto se farlo.

 

 

I had to let it happen, I had to change 
Couldn't stay all my life down at heel 
Looking out of the window, staying out of the sun 
So I chose freedom 
Running around, trying everything new 
But nothing impressed me at all 
I never expected it to 

 

In un attimo è come se fossi entrato nei suoi pensieri. Ogni parola per lui ha un secondo significato ed io riesco a comprenderlo. Libertà, parla di libertà, ma la verità è che gli è stata negata: libertà è stare dove si vuole, frequentare chi si vuole, avere i propri gusti e non doversene vergognare, non doverne dare conto a nessuno. Ora invece ha paura. È deluso e teme che il mondo, fuori dal McKinley, possa fargli ancora più male: non sa cosa aspettarsi.

Mi si mozza il fiato. Io sono stato come lui.

 

 

Don't cry for me Argentina 
The truth is I never left you 
All through my wild days 
My mad existence 
I kept my promise 
Don't keep your distance 


In un attimo mi ritornano in mente i miei vecchi amici, la scuola che ho lasciato, la quotidianità infranta dalla cattiveria di ragazzi che neanche conoscevo e che sputavano sentenze solo perché si sentivano superiori. No, chi mi è stato davvero accanto in quei momenti, chi ha provato a sostenermi e ad incoraggiarmi, nonostante tutto, non si è mai allontanato troppo da me, dal mio cuore e dai miei pensieri.

Ma Kurt sembra tanto fragile, tanto sensibile… sta male, per quanto sorrida, per quanto sembri tanto allegro e pimpante. Dentro sta male.

È tanto trasportato dalla canzone, ha così tanta voglia di farla capire, capire davvero, che ingenuamente alza una mano con teatrale solennità, seguendo il ritmo della musica. Non credo sia una buona cosa: non è il modo giusto per fare una buona impressione sui giudici e non so come farglielo capire. Nell’istante in cui mi guarda, gli mimo il gesto che sta facendo scuotendo la testa in segno di diniego e lui abbassa subito il braccio, apparentemente senza scomporsi. Continua solo a cantare, Kurt: la tua voce è sufficiente a far arrivare il messaggio, il superfluo sarebbe solo controproducente.

 

And as for fortune, and as for fame 
I never invited them in 
Though it seemed to the world they were all I desired 
They are illusions 
They are not the solutions they promised to be 
The answer was here all the time 
I love you and hope you love me 

 

Sta chiedendo solo un po’ di pace. Sta chiedendo solo di poter essere se stesso e anche se agli altri sembra che si sia ambientato perfettamente, che sia energico e pieno di nuove idee, io riesco a vedere le sofferenze che si nascondono dietro ogni sorriso, conosco perfettamente quel comportamento perché è stato il mio.  E la cosa peggiore è che in un certo senso di senta anche in colpa: ha abbandonato i suoi amici, non è stato forte abbastanza. Ha rinunciato.

È stato il mio più grande rimpianto e credo sarà anche il suo.

Il pallore sul suo volto è come l’ultima volta che l’ho visto: scherzando mi ha detto che è la sua carnagione naturale, ma so riconoscere una bugia.

 

 

Have I said too much?
There's nothing more I can think of to say to you
But all you have to do is look at me to know
That every word is true


Non so cosa ne pensino gli altri Usignoli – si è di nuovo lasciato trasportare e con fare teatrale ha chiuso l’esibizione con un gesto che avrebbe potuto risparmiare, che è fuori dai nostri schemi abituali e fuori dal gruppo: l’individualismo non deve prevalere qui, Kurt. Non devi più alzare la voce per farti sentire… Nonostante tutto parte un applauso ed io sento di essere spudoratamente di parte unendomi a loro, mentre sorrido chiudendo gli occhi. Le ultime parole sembrano essere fatte a posta per lui: solo guardandolo so cosa abbia voluto intendere davvero e poco conta se nessun altro potrà capire.

Mi guarda. Mi guarda e so che basta che a capire sia stato io.

 

~ ∞ ~

 

È strano il modo in cui riesca ad attirare la mia attenzione, monopolizzandola: quando è con me – o più semplicemente quando è nello stesso posto in cui sono io – non posso fare a meno di notarlo, quasi come se lo sentissi, come se avvertissi la sua presenza ancora prima di vederlo o sentirlo.

 

Ho paura a pensarlo, ma forse ho trovato qualcuno che mi capisce davvero fino in fondo, una di quelle persona con cui si ha un feeling speciale.

Un amico. Un amico vero.  Il mio migliore amico.

Quasi mi rabbuio, intristendomi, a quel pensiero. Sto correndo un po’ troppo e me ne rendo conto – tu non sei arrivato che da pochi giorni ed io sono qua che faccio pensieri su pensieri che più vanno avanti più diventano del tutto insensati.

 

Dormi. Come sia possibile rimane un mistero. Siamo sul pullman che ci porterà alle provinciali e tu dormi. Tra qualche ora ci esibiremo davanti ad un pubblico esigente e ad una giuria inflessibile e tu dormi. Gli Usignoli provano la canzone che canteremo e tante altre solo per sbollire la tensione e tu dormi.

 

Hai semplicemente poggiato la testa contro il finestrino – dopo avermi pregato di cederti quel posto – e chiudendo gli occhi ti sei lasciato andare nelle braccia di Morfeo. Il tuo volto candido e le lievi scocche rosa che lo colorano sembrano rilassati, quieti in una dolce pace e sembrano appartenere ad un bambino piuttosto che ad un diciassettenne.

 

Sorrido. Ti ho promesso che ti saresti ambientato subito in questa nuova scuola e voglio illudermi che l’apparente assenza di tristezza sai tuoi lineamenti sia dovuto a questo, che io abbia mantenuto la parola data, che per te sia più facile ora.

 

«Dorme?» chiede Wes sorpreso, sbucando sopra la mia testa dal posto retrostante.

Gli sorrido annuendo.

«Stanotte ci siamo persi in chiacchiere quasi fino all’alba» spiego.

«Forse non è stata poi una grande idea mettervi in stanza insieme...» sussurra con cipiglio fra il dubbioso ed il preoccupato David – sportosi anche lui.

«Colpa vostra» li canzono, tornando a fissare Kurt.

 

«Ehi, Kurt!» lo chiamai incrociandolo mentre scendeva le scale – sul viso ancora l’aria un po’ spaesata dei primi tempi.

«Blaine. Mi cercavi?»

«Non io» puntualizzai lievemente contrariato «Wes e David ci aspettano ai dormitori: non mi hanno voluto dire altro se non “smettila con le domande, cerca Kurt e andate nell’ala delle camere”. Ed eccomi qui»

 

Sul suo volto chiaro si dipinse un’aria di seria curiosità. Per qualche istante mi guardò fisso, come se volesse carpirmi il segreto che neanche io conoscevo; poi si avviò standomi un passo avanti così che non riuscivo a vedere cosa gli passasse per la testa – che solitamente era fin troppo chiaro dai lineamenti del suo viso.

 

Quando imboccammo il corridoio, i due Usignoli ci aspettavano un paio di porte dopo la mia camera – uno strano e fastidioso sorrisetto che allargava loro le labbra e che divenne ancora più sfavillante alla nostra vista.

 

«Ce ne avete messo di tempo!» si lamentò Wes, guardando solo me – come se, poi, lo avessi fatto a posta a metterci più di un quarto d’ora per trovare Kurt.

«Che succede?» chiese lui, un voce seria, quasi sulle spine.

Mi voltai per guardarlo e notai che era sul serio teso, come se si aspettasse qualcosa di brutto da un momento all’altro.

«Tranquillo, Kurt. Volevamo solo mostrarti la tua nuova stanza» lo rassicurò David, al che i suoi lineamenti si rilassarono – che si aspettava?

 

Wes aprì la porta, mostrando una stanza del tutto uguale alle altre del corridoio, ma che comunque attirò l’attenzione di Kurt dato che era la prima volta che ne vedeva una. Era una bella camera fatta per due persone, illuminata da un’ampia finestra, ora aperta a metà, che dava sull’esterno dell’edificio. Il letto accanto alla finestra era occupato da una valigia scura che scoprii essere la sua dato che vi si avvicinò con convinzione aprendola.

 

«Grazie per averla portata fin qui, ragazzi» sorrise gentile, mentre senza indugi esplorava il resto, fino ad arrivare ad una cassettiera in legno chiaro, molto elegante. Aprì il primo dei cinque cassetti, accorgendosi però che era già occupato da alcune camice.

«Sono in stanza con qualcuno?» chiese allora all’indirizzo dei due Usignoli, che sorrisero ancora.

 

Io mi feci avanti, attirato da un particolare che… ah! Lo sapevo!

«Sei in stanza… come me!» feci sorpreso quanto lui, riconoscendo le mie camice nel cassetto.

 

Ecco spiegati i sorrisetti d’intesa fra quelle due canaglie! Avevano spostato tutta la mia roba e mi avevano messo in stanza con Kurt! Non che la cosa mi dispiacesse, in realtà; ma mi avevano praticamente sfrattato!

 

Il nuovo arrivato, intanto, continuava a muovere lo sguardo da me ai due Usignoli, spiazzato dalla situazione che si era venuta a creare.

«Abbiamo pensato che tu conosci Kurt da prima della sua iscrizione ufficiale alla Dalton e che gli sei stato molto d’aiuto in questioni.. ehm… delicate. Insomma, siete diventati amici subito e tutti hanno notato il particolare feeling fra di voi…» e volò uno sguardo pieno di sottintesi nei miei confronti «Quindi, stare in stanza insieme potrebbe aiutarlo ad ambientarsi quanto prima, no?» si giustificò Wes, aiutato dal capo di David che annuiva convinto.

 

In effetti, detta così, non faceva una piega. Eppure c’era un’irritazione di fondo in tutta quella cosa che non avevo intenzione di farmi passare tanto facilmente.

«In ogni caso, avreste dovuto prima chiederlo a Kurt! Lo avete traslocato qui – prendendogli i bagagli a sua insaputa – senza sapere se la cosa avrebbe potuto infastidirlo!» lii rimproverai, mente lo sguardo del diretto interessato si focalizzava un po’ sorpreso su di me.

 

«Ma guarda! E noi che pensavamo te la saresti presa per il fatto che avessimo preso le tue cose senza permesso!» mi canzono David; poi si rivolse a Kurt «La prima cosa da imparare su Blaine, se ci tieni alla tua salute, è che ha delle crisi da tutto-deve-essere-in-ordine ogni tre e quattro… e le cose peggiorano se a non essere in ordine sono le sue cose»

«Starò attento, tranquillo!» sorrise Kurt, prima che i due Usignoli andassero via, lasciandoci soli.

 

Dopo alcuni istanti di più o meno imbarazzante silenzio, si avvicinò alla finestra come se fosse attirato da qualcosa che io non avevo visto. Io mi sedetti su quello che era il mio nuovo letto – meglio per quei due se fosse stato comodo come il precedente – e mi persi guardando la sua dolce figura di spalle. Non potevo fare a meno di pensare a quanto sembrasse fragile e del coraggio che, invece, aveva mostrato resistendo tanto a lungo in quella scuola.

 

Mi stesi completamente sul letto, mettendo le braccia sotto la testa per stare più comodo. Esisteva un modo attraverso cui liberarmi dal suo pensiero fisso nella mia testa? Oltre ad essere controproducente per qualsiasi altra attività dovessi fare, era patetico ad un livello che credevo non avrei mai raggiunto. Lui è appena arrivato alla Dalton, non è ancora riuscito ad ambientarsi ed io non ho di meglio da fare che ribadire nella mia testa quanto siano magnifici i suoi occhi o come il colorito della sua pelle curata trasmettesse delicatezza e dolcezza a chiunque lo guardasse.

 

Perso com’ero nel pensare a lui, mentre cercavo un modo per non farlo, non mi accorsi subito di quanto innaturalmente fissa fosse la sua figura in controluce, ancora do fronte alla finestra. Quando notai finalmente quel particolare, era troppo tardi.

Uno sbuffo forzato uscì, sottile, dalle labbra di Kurt e mi fece scattare in piedi.

 

«Ehi, è tutto a posto?» chiesi avvicinandomi.

Lui annuì senza voltarsi e senza convincermi. Allora fui io a sporgermi per guardarlo negli occhi. Rimasi basito ed un senso di impotenza mi pervase.

Kurt piangeva. Cos’era successo? Mi ero distratto un secondo e lui era in lacrime.

 

Accorgendosi che lo avevo scoperto, cacciò con rabbia via le lacrime, ma i suoi occhi erano terribili e mi facevano male.

«Ehi, che succede?» chiesi con quanta più premura potessi.

Per alcuni attimi mi guardò fisso e credetti che da un momento all’altro sarebbe scoppiato di nuovo in lacrime. Poi mi porse il suo cellulare, dove il display recava l’ultimo messaggio ricevuto.

 

“Spero che tu stia bene lì. Mi manchi tanto. M.”

 

Non sapevo cosa dirgli. Ero di nuovo senza parole, nonostante conoscessi bene la situazione in cui si trovava; nonostante fosse stata la mia. Stava soffrendo ed io non sapevo fare nulla se non una stupida promessa che aveva già dimenticato? Mi sentivo così furioso con me stesso, così frustrato per quella situazione!

 

Gli presi le mani nelle mie e lui mi guardò sorpreso.

«È difficile, non posso negartelo… Ma vuoi lasciarmi mantenere la mia promessa?» sussurrai e avevo paura di sentirmi ancora male.

Lui, inaspettatamente, sorrise e i suoi occhi brillarono.

«Hai ragione. Con te è più facile, Blaine. Ti ringrazio» confessò.

E mi aggrappai a quella frase come se fosse la pura verità, come se ci stessi riuscendo. Il suo dolore era il mio e in quel momento avevo bisogno di appigliarmi a quella bugia.

 

«Mi pare ovvio che sarà più facile: come stiamo ora, non avrai un attimo di tregua!» scherzai per dissipare l’aria pesante dei nostri pensieri.

Lui mi osservò e in un attimo un sorriso comparve sulle sue labbra.

«Si salvi chi può, allora! Tra questo e le tue manie da perfettino non so quanto resisterò!» si lamentò ridendo «E magari tutto questo è opera tua!»

 

Lo guardai falsamente offeso.

«Io?» mi indicai con gesto teatrale «Ma se quei due hanno architettato tutto senza che sapessi nulla! E poi scusa, perché avrei dovuto?»

 

Kurt rimase per qualche istante pensieroso, come se cercasse le parole più adatte per controbattere.

«Beh.. forse dietro il tuo comportamento da “buon samaritano” si nasconde ben altro!» mi accusò passandomi accanto e sedendosi sul suo letto «Hai fatto tutto questo per stare solo in camera con me!»

 

Per un attimo credetti che fosse serio e che, in qualche modo, avesse capito quello che provavo per lui; il suo sorrisetto divertito, però, mi rassicurò che stava ancora scherzando.

Se voleva la guerra, l’avrebbe avuta!

«Hai ragione» feci, diventando improvvisamente serio «Fin dal momento in cui ti ho visto, il mio unico obbiettivo è stato questo: trovarmi in camera con te, da solo»

Mi alzai, avvicinandomi lentamente a lui e notai con divertito orgoglio il dubbio insinuarsi sul suo viso.

«E sai perché?» feci quasi con malizia «Perché io… non posso fare a meno… di… fare il solletico a chi mi è accanto!» gridai, saltando sul suo letto e cominciando a solleticarlo ovunque.

 

Kurt cominciò a contorcersi tutto senza possibilità di difendersi – gli avevo bloccato le braccia sotto il corpo.

«Blaine! Blaine… ti prego, basta! Per favore, per favore!» implorava tra le risate, ma io mi stavo divertendo troppo e poi… non lo avevo mai visto tanto allegro.

 

Lo lasciai solo quando sembrava stesse soffocando per le troppe risate; mi stesi al suo fianco e quando parve essersi ripreso lo chiamai urtandolo con la spalla.

«Che ti avevo detto?» gli chiesi fiero di me e felice «Con me sarà facilissimo!»

 

Sospiro, un sorriso che mi bagna le labbra ed il Sole mattutino che illumina il viso di Kurt che ancora dorme. Quel giorno non feci più attentati del genere: forse il fisico di Kurt non avrebbe retto ed io non volevo averlo sulla coscienza. Passammo tutta la notte a parlare di qualsiasi cosa ci passasse per la testa: ero così convinto del mio proposito che non gli lasciavo tempo per concentrarsi su un argomento che passavo ad uno successivo, fino a che poco prima dell’alba non ci ha colto il sonno.

 

La luce forte sul suo viso lo infastidisce e istintivamente si sposta dall’altro lato, verso di me, continuando a dormire.

Mi si ferma il fiato, come in camera sua quella mattina.

 

Ancora una volta ero stato troppo distratto. Ancora una volta la mia promessa era stata infranta, quando mi ero illuso di esserci riuscito. Ed io mi sento male, di nuovo.

Il volto di Kurt era teso in una sottile espressione di dolore, una lacrima gli rigava il viso pallido.

 

 

 

 

 

 

 

 

NOTE:

YaY riecco Alchimista (un pomodoro la centra in pieno viso)

>.<’’’ Dopo il capitolo della scorsa volta, dubito che qualcuno di voi sia riuscito ad apprezzare questo.. beh, io c’ho provato ç__ç

Blaine è spaventosamente OOC, chiedo perdono: non sono riuscita a fare di meglio…

Emh.. =___= Non so cos’altro dire… ringrazio ancora tutti quello che hanno recensito – i vostri commenti sono la nostra principale forza! Inoltre un grazie speciale a coloro che preferiscono, ricordano e seguono: aumentate sempre più *-* e infine a chi legge silenziosamente – fateci sapere se vi va che ne pensate!!

Va beh… mi eclisso, va!

A presto. Baci ♥

   
 
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