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Autore: DreamWanderer    08/08/2011    6 recensioni
Draco abbandonò quel riflesso per andarsi a sedere sul letto a baldacchino. Pose il mento sulle mani giunte a pugno, cercando di riflettere.
Non riusciva a credere che la ragazza che aveva visto sfilare come una prostituta sul tappeto di un night club fosse la Sanguesporco Grifondoro Hermione Jean Granger.
STORIA VINCITRICE DEL TITOLO "BEST AU" DEL "neverending stories awards", ottavo turno.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Il trio protagonista, Serpeverde | Coppie: Draco/Hermione
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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- Questa storia fa parte della serie 'All for Love'
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Just For Love



            A Death Eater’s Turnabout    


--Te cosa dici?--

--Mah, credo che si stia sentendo un po’ meglio. La finestra di sicuro non l’ha riaperta.--

--Credi che si sia accorto di lei? Che sia tornata, intendo.--

--Non lo escluderei. Ma ricordati che era delirante.--

--Delirante lo è di suo, Pansy cara.--

Uno sbuffo, il suono di un riso sogghignato.

--Mai messo in dubbio.--

--Guardate che vi sento.--

Il suo sussurro, un poco gracchiante a causa dei giorni che aveva passato senza proferir parola, risuonò nella stanza con l’eco di uno sparo.

Draco, sorpreso dal suono della sua stessa voce, prese un respiro profondo e si girò in modo tale da avere la schiena distesa contro il materasso morbido. Sbatté le palpebre un paio di volte, gli occhi che bruciavano a causa del raffreddore, mentre il mondo cessava di essere una macchia indistinta e semovente di fronte alle sue iridi chiare.

--Te la sei presa comoda, amico.--

Blaise era seduto accanto al letto, un sorriso strafottente sul volto affilato. Era bello come certe cose non cambiassero mai, nemmeno dopo tutti quegli anni. Il moro aveva ancora lo stesso ghigno scherzoso ma sollevato che gli dedicava quando si svegliava la mattina con un mal di testa allucinante a causa della sbornia di turno mentre quello era già in piedi ad abbottonarsi la divisa, fresco come una rosa.

--Rompiti te una gamba cadendo da cavallo, poi vediamo come e quando ti svegli.-- frecciò il biondo mentre si riavviava all’indietro alcune ciocche dispettose e appiccicaticce.

--Macché rompere e rompere, sei sempre il solito fatalista!-- esclamò l’amico, decisamente sollevato nel sentirlo scherzare. --Sembrava una frattura, ma per fortuna ti sei solo slogato la caviglia e stirato qualche muscolo. E ti sei buscato un’influenza con i fiocchi.--

--Non me n’ero accorto.--sibilò sarcasticamente il giovane Malfoy, accettando con un cenno di ringraziamento il fazzoletto che gli porgeva Pansy e soffiandosi energicamente il naso. --Allora, chi di voi si è divertito a giocare all’infermiere mentre io me ne stavo qua convalescente?--

I due amici si scambiarono un’occhiata veloce.

--Ci abbiamo provato.-- gli disse la bruna Serpeverde, sedendosi accanto a lui sul letto. --Ti abbiamo sistemato la caviglia e ti cambiavamo le bende, ma non riuscivamo a farti abbassare la febbre. Stavi malissimo… e abbiamo chiamato rinforzi.--

Draco inclinò il capo con fare colpevole di fronte all’espressione cupa della sua amica. Odiava sapere di averla fatta preoccupare fino a star male. Poi si ricordò dell’ultima parte della sua frase.

--Rinforzi?-- chiese, la fronte corrugata.

Un sospetto s’insinuò nel suo sangue, guidato da un profumo.

Orchidea
.

--Hermione.--

--Esatto.-- annuì Blaise, confermando la risposta di Pansy. --Quando ha saputo di te è passata per vedere come stavi. T’ha squadrato con occhio clinico e ha detto: “posso fare qualcosa”. Sapevi che ha voleva studiare per diventare medimaga? Stava seguendo dei corsi preparatori.--

--Ma davvero.-- commentò il biondo, solo che le parole che sarebbero dovute essere una domanda gli uscirono senza l’inflessione interrogativa.

L’unico pensiero che occupava la sua mente, in quel momento, era il fatto che Hermione avesse rimesso piede allo Château. Perché aveva saputo che lui non stava bene, aveva varcato le pesanti porte della gigantesca villa dei Malfoy.

--Già. Oh, poi me lo spieghi però perché se c’è lei la finestra però resta chiusa.-- gli disse l’amico, piccato.

E lui rispose senza rendersene conto: --Perché ha un buon profumo.--

Ma prima che potesse mordersi la lingua, Blaise esplose in una risata liberatoria. --Da che pulpito! Amico, te l’ho già detto che hai un bisogno disperato di farti una doccia?--

Pansy lo seguì a ruota, lasciandosi cadere tra le coperte di Draco per dare libero sfogo a tutto il suo divertimento. E la replica piccata di Draco si sentì fino in salotto.

--Ragazzi, andate ampiamente a quel paese!--


-<>-*-<>-


Hermione aprì delicatamente la porta della camera, e per un momento rimase frastornata dalla luce abbagliante che inondava la stanza. Dovette sbattere le palpebre un paio di volte per permettere ai suoi occhi di abituarsi a quell’inaspettata luminosità, e poi cominciò a guardarsi intorno non poco sorpresa.

Le finestre erano aperte in modo da far cambiare l’aria, e allo stesso modo era spalancata la porta finestra, con il velo delle tende leggere che ondeggiava nella pungente brezza ancora invernale. La stanza era in ordine, nonostante il letto disordinato e un cambio di vestiti miseramente abbandonato a casaccio in giro per la stanza.

Istintivamente, la riccia emise uno sbuffo esasperato e si chinò per raccogliere gli abiti. E mentre toglieva un paio di pantaloni neri dalle lenzuola aggrovigliate, si rese conto di una cosa: il letto era sfatto. Sfatto e… vuoto? Come vuoto? Dove si era cacciato il suo “paziente”?

Quello che accadde dopo fu piuttosto veloce. O forse era il suo cervello che si trovò misteriosamente a lavorare a rilento. Una porta sbatté quasi con violenza e la ragazza si girò di colpo, il paio di pantaloni stretto tra le mani, ancora mezza china.

E fu così che Hermione si ritrovò a fissare dal basso il suo “paziente”, i capelli completamente bagnati, il corpo tonico ancora gocciolante, e solo un asciugamano addosso a coprirgli dalle costole a metà coscia.

Oh porca miseria ladra.

--Granger, che diamine stai facendo?-- le chiese Draco con le sopracciglia inarcate, cercando di suonare scocciato mentre cercava invece di non lasciarsi andare a un ghigno ilare.

La giovane, ancora troppo sorpresa per mettere insieme qualcosa di senso compiuto, deglutì e cominciò a balbettare. --Non… stavo… io… tu sei…--

--Sì…-- la prese in giro lui, parlando lentamente che si usa con i bambini quando non capiscono qualcosa di estremamente semplice. --Tu Hermione, io_--

--Malfoy!-- sbottò quella, irritata dalla sua accondiscendenza.

--Stavo per dire Draco in realtà. Sai com’è, visto che io ho usato il tuo nome pensavo di rimanere sulla stessa lunghezza d’onda.--

--Ha. Ha. Ha. Molto divertente.--

--Sono felice di notare che hai ritrovato l’uso della parola.--

I due si squadrarono in cagnesco per due minuti scarsi. Poi la ragazza scosse la testa, facendo ondeggiare i ricci morbidi.

--Sono venuta a vedere come stavi.-- gli disse, suonando ancora piccata. --Perché non sei a letto?--

Il giovane la guardò divertito, inarcando le sopracciglia chiare: --Mi sono fatto una doccia, Granger. Rilassati, mica sparisco.--

--Oh.--

Giusto. Logico. Ma che diavolo era andata a pensare? Hermione esalò un sospiro silenzioso, cercando di riprendere il controllo della sua mente.

-E ora, col tuo permesso, andrei a vestirmi.-

-NO! Aspetta.-

Ecco, parlando appunto di controllo.

Draco la guardò sorpreso, e terribilmente divertito da quell’ultima uscita.

--Scusami?!--

La riccia si rese conto del diniego che le era così entusiasticamente uscito di bocca. Sentì le guance andare a fuoco, mentre un’ondata di imbarazzo si propagava per tutto il suo corpo facendola sentire improvvisamente accaldata. Ma che diavolo le prendeva?

--Cioè, volevo dire, aspetta che ne approfitto per farti la fasciatura alla spalla.-- si affrettò a specificare, quasi tentando di correggersi.

Il biondo la stava squadrando con ironia, un ghigno divertito candidamente disegnato sulle sue labbra morbide e sottili. Per un momento, la ragazza s’incantò a fissare quel sorriso.

--Posso almeno mettermi i pantaloni?-- chiese lui, il tono che cercava di celare una risata-

--Certo.-- annuì.

I due rimasero a guardarsi ancora per qualche attimo, tanto che la ragazza cominciò a chiedersi perché lui non si muovesse a prenderli, quei maledetti pantaloni. Fu ancora lui a rispondere a quella sua domanda inespressa.

--… guarda che ce li hai in mano tu.--

--Oh.-- la ragazza tornò improvvisamente consapevole della stoffa morbida intrappolata tra le sue mani, e desiderò con tutta sé stessa di poter sprofondare attraverso il pavimento. --Giusto.--

Glieli porse in silenzio tenendo lo sguardo basso, incapace di reggere il ghigno in quelle iridi così chiare e così penetranti. Draco prese i pantaloni, rovistò un po’ in un cassetto e si ritirò in bagno per rivestirsi.

Ma che diavolo mi prende?! si chiese Hermione, finalmente libera di prendersi la testa tra le mani. Avrebbe quasi voluto sbattere un paio di volte la fronte contro il muro, tanto si sentiva in imbarazzo. Si sentiva una vera e propria stupida.

Da dove diamine veniva quell’assurdo comportamento? Era Draco Malfoy, per la miseria! Lo conosceva da una vita! Com’è che all’improvviso si comportava come una ragazzina?

Perché l’ho visto anche un po’ di più che mezzo nudo. si rispose da sola, incapace di nascondere a sé stessa una punta di imbarazzo. E perché l’ho visto in piedi.

Già, l’aveva visto in piedi, con le sue forze, sulle sue gambe. Dopo tutto il tempo passato a curargli la febbre e le ferite, era stato quasi un colpo. Ma ciò che l’aveva veramente presa alla sprovvista era stata scarica di contentezza che l’aveva travolta: dopo tutta la pena e l’ansia che aveva provato per lui, vederlo star bene era stata davvero una gioia. Una gioia tanto inaspettata da farle venire un mezzo collasso psicologico, vista la sua reazione.

Si sentiva una scema.

Hermione passeggiò un po’ per la stanza, cercando di dissipare quella matassa di sentimenti confusi che le si era aggrovigliata in petto durante la loro breve conversazione. Arrivò fino al davanzale della finestra e vi si appoggiò quasi con abbandono. La sensazione del corrimano freddo sotto le dita e del vento rigido sulla pelle del viso fecero breccia nella sua mente, aiutandola a schiarirsi i pensieri. La ragazza fece qualche respiro profondo per scacciare l’imbarazzo bruciante che ancora sentiva scottarle il collo, il fiato che si condensava in nuvolette evanescenti a causa della temperatura invernale.

Lo sbattere delle imposte della finestra che veniva chiusa si sovrappose allo scatto della porta del bagno che si apriva, e Draco tornò nella sua camera.

--Facciamo la fasciatura?-- gli chiese la riccia con leggerezza, voltandosi verso di lui.

Il biondo annuì mentre chiudeva le altre finestre, un leggero velo di pelle d’oca che cominciava a delinearsi sulle sue spalle nude. Poi andò a sedersi sul letto, mentre lei estraeva dallo zaino un barattolo bianco e alcune garze pulite.

Hermione lo raggiunse, inginocchiandosi dietro di lui sul materasso. Svitò il tappo del barattolo di plastica e si sporcò le dita con la mistura che conteneva. Era una sostanza cremosa, dal profumo pungente e di color panna, una mescolanza di tonalità pastello di ocra e verde oliva.

--Che cos’è?-- le chiese il giovane.

--Un impacco di erbe curative, mescolato a gocce di pozione cicatrizzante e soluzione disinfettante.-- gli rispose mentre cominciava a spalmare la sostanza sulla schiena di Draco, il quale rabbrividì per la sensazione fresca della crema.

La riccia non poté fare a meno di sorridere nel notare come le ferite fossero ormai in via di guarigione. D’accordo, Daphne l’aveva aiutata a preparare l’impacco quindi non era tutto esclusivamente merito suo, ma lei si sentiva comunque incredibilmente fiera di sé stessa: finalmente ne aveva combinata una giusta.

Le sue dita viaggiavano, stendendo uno strato sottile di crema sulla pelle lesa del ragazzo con delicatezza. Partiva dai bordi più esterni della ferita, proseguendo poi verso l’interno, fino a raggiungerne le labbra. Tracciava il solco della cicatrice il più leggermente possibile, lasciando uno strato un po’ più spesso di impacco.

--Ma facevi i massaggi?-- le chiese Draco, completamente rapito dal tocco gentile ma deciso che riservava in particolare alle zone di pelle lontane dai graffi.

--No.-- rispose lei con voce un poco assente, tanto era assorbita dal suo incarico di infermiera.

--Peccato.-- replicò il biondo mentre la sua testa tornava indietro nel tempo, a un sogno fatto ormai qualche mese prima, e un sorriso insinuante si disegnava sul suo volto. --Ho la sensazione che saresti molto brava.--

--Umh.--

Rimasero in silenzio per un po’.

Lui si beava del suo tocco fresco e lieve, della sensazione delle sue mani che gli scorrevano sulla pelle. Il solletico fastidioso che percepiva quando scivolavano sulle cicatrici era poca cosa rispetto al piacere che gli procurava quel massaggio del tutto non intenzionale, tanto che non riusciva nemmeno a togliergli dalla mente quella… fantasia che l’aveva colto già un paio di volte nel sonno.

Lei si dedicava con attenzione ad applicare l’impacco in modo uniforme sulla pelle, cercando di aiutarla ad assorbirlo più velocemente con carezze che si concentravano soprattutto sulle zone intatte perché meno reattive alla crema. Ma non poteva impedirsi di arrossire: parte di lei era anche troppo consapevole dell’affetto che stava sviluppando nei confronti dell’insopportabile e innegabilmente bel Malfoy, che era tanto abbandonato alle sue cure.

--Sai, ero preoccupata.-- ammise mentre cominciava ad applicare con attenzione la garza sulla sua spalla.

Draco spalancò gli occhi, la sorpresa e il piacere che facevano sbocciare un ghigno compiaciuto a lei invisibile. --Davvero?--

--Sì. Quando Theodore mi ha detto come stavi mi ha preso un colpo.-- mentre lo diceva sentì la garza tremarle tra le mani, come se il ricordo la turbasse ancora. --Mi ha detto che non riuscivano a farti abbassare la febbre, e che se avessero chiamato un medico saresti diventato una furia. Perché?--
Toccò a lui rabbrividire a causa dei ricordi. La linea della mascella si tese mentre stringeva i denti per una rabbia mai sopita, e la voce gli uscì in un ringhio.

--Vecchi rancori.-- disse semplicemente, e Hermione capì che si sarebbe dovuta accontentare della risposta.

Per un po’ non dissero nulla, entrambi prede di ricordi e rancori decisamente sgradevoli. Stavolta fu Draco a riavviare il discorso per cambiare argomento.

--Sai, non pensavo che saresti venuta ad aiutarmi.-- ammise, riprendendo la stessa struttura d’esordio che aveva usato anche lei.

--Perché scusa?--

--Perché io ti ho cacciata dallo Château.--

Entrambi si irrigidirono: il tasto dolente, l’origine del loro imbarazzo, era stato scoperto.

I movimenti di Hermione si bloccarono. Un silenzio pesante avviluppò i loro respiri per qualche secondo, e il biondo sentì la sua gabbia toracica farsi improvvisamente pesante. Poi, semplicemente, la ragazza riprese a bendare il torace del giovane Malfoy.

--Non è stato piacevole in effetti.-- confessò lei in un sospiro. --Anzi, è stato proprio brutto. Ma credo di essermelo meritato.--

Draco avrebbe tanto voluto girarsi per vedere la sua espressione in quel momento, ma i gesti della giovane lo bloccavano.

--Avevi ragione, vi stavo usando come un hotel. Ho fatto male soprattutto dopo che tu sei stato così gentile co__ …voglio dire, a insegnarmi a tirare con l’arco. Non avrei dovuto comportarmi così.--

Il ragazzo sorrise alla sua esitazione, cogliendo perfettamente il significato di quelle parole nonostante il suo tentativo di ammantarlo.

--Granger, è una mia impressione o ti stai scusando?--

--Malfoy, sarebbe carino da parte tua non rendere questa mia ammissione di colpa ancora più difficile.--

E la giovane strinse il nodo alla fasciatura, chiudendo anche quella strana discussione. Il biondo si alzò in piedi e ruotò appena le spalle per sciogliere i muscoli. Le bende si mossero con lui senza dargli il minimo fastidio.

--Grazie.-- le disse, un sorriso soddisfatto sulle labbra. --È perfetta.--

La ragazza ricambiò il sorriso. --È stato molto più facile fartela mentre stavi diritto. Quando dovevo bendarti mentre deliravi era decisamente complicato!--

I due si guardarono un secondo, e una risata sottile aleggiò sulle loro labbra.

--Ah Draco… a proposito… c’è un’altra cosa di cui ti volevo chiedere.--

Il bel Malfoy si girò completamente verso di lei, reso inquieto dal suo tono di voce preoccupato ed esitante. --Sì?--

--La… la cicatrice che hai… sul braccio…-- la riccia vide il suo sguardo incupirsi, le iridi grigie trasformarsi in nubi temporalesche. --Com’è successo?--

Un sorriso amaro si disegnò sul viso del biondo, che strinse i pugni. --Hai davvero bisogno che te lo dica io? Allora credo che il tuo brillante cervellino ha decisamente perso colpi.--

La riccia s’irrigidì, colpita dal tono tagliente che aveva preso la sua voce e un po’ ferita da quelle parole dure. Lo fissò per alcuni attimi, confusa dalla rabbia affilata che era sorta improvvisamente nel suo sguardo.

--È… era il Marchio, vero?-- riuscì ad articolare, appena tremante.

--Ma che brava Granger. Cinquanta punti a Grifondoro!-- sputò lui con ironia, risultando ancora più intimidatorio.

Ma Hermione non era certo il tipo di farsi spaventare da quel genere di sarcasmo. Scivolò lungo il materasso per avvicinarsi ancora di più a lui, e gli sfiorò una mano con le dita. Il ragazzo si voltò verso di lei quasi sibilando.

--Draco.-- mormorò, gli occhi d’oro fissi nelle sue iridi.

Iridi che si schiarirono un poco al contatto fisico che la giovane aveva timidamente stabilito, come se si fosse strappato da un ricordo per riportarsi al presente.

--Sì, era il Marchio.-- le confessò, lo sguardo fisso sul pavimento e la voce tremante. --Non lo sopportavo più. Non ce la facevo più. Continuavano a guardarmi come se da un momento all’altro mi sarei trasformato in Voldemort stesso per fare una strage. Era intollerabile. Volevo, dovevo togliermelo, a qualsiasi costo.--

--Come?-- le chiese lei in un sussurro, come se temesse di interromperlo: era evidente che gli stava costando non poco, quella verità.

--Con l’Ardemonio. Ho scoperto cos’erano gli Horcrux e mi sono ricordato che il diadema di Corvonero l’avevate distrutto così.--

Le mostrò il braccio sinistro. Ora che sapeva cosa cercare, la riccia distinse una certa regolarità nelle cicatrici sull’avambraccio, come se fossero state causate da una serie di graffi.

--Una sera… non so perché, ma è diventato tutto insostenibile. Ho invocato un artiglio di Ardemonio.-- continuò Draco, la voce quasi distante. --Sono riuscito a controllarlo, per un po’. Ho fatto in modo che… graffiasse via il Marchio. Letteralmente.--

Lei si portò le mani alla bocca, gli occhi dolci e intensi sciolti da lacrime di orrore.

--Per il dolore, ho perso il controllo dell’incantesimo. Villa Malfoy è un cumulo di macerie. Blaise mi ha tirato fuori da lì, anche se ancora nessuno di noi due ha capito esattamente come. Per questo reagisce così quando non sto bene.-- una piccola risata interruppe il suo racconto, come un ricordo lontano di cui si sente la mancanza: una vecchia battuta tra amici. --Non sono voluto andare al San Mungo per i troppi problemi con i medici che avevo avuto in passato. I tagli si sono rimarginati dopo due mesi di soluzione cicatrizzante e fasciature.--

Hermione fissò le cicatrici per qualche secondo ancora, poi spostò lo sguardo nelle iridi di lui. Due specchi tremolanti di rabbia, dolore e ricordi di paura ricambiarono la sua occhiata. Si alzò in fretta, la mano che si stringeva istintivamente sul suo braccio per trasmettergli calore e appoggio. I corpi accostati vicinissimi, i volti a un soffio l’uno dall’altro, rapiti dal gioco di sguardo solido come una catena che era improvvisamente esploso tra loro.

--Draco…--

E la porta si spalancò.











Angoletto!

Ebbene sì, finalmente sono tornata! Vero che siete contenti? Non rispondete, mi tengo l'illusione XD

Allora, che c'è da dire su questo capitolo... è decisamente un punto di svolta, come lo sarà il prossimo. Come potete intuire, infatti, la porta spalancata preannuncia una litigata con i fiocchi. Ma di quelle che metà basta eh!

Ora, due cose.

La prima è una domanda: che ve ne pare del momento "comico" tra Draco e Hermione all'inizio del capitolo? Credo che sia la prima volta che voglio scrivere una cosa così cretina, e sinceramente non riesco proprio a capire se sia uscita bene o male! A voi come sembra?

La seconda: sappiate che ho litigato con il finale di questo capitolo fino ad... adesso. Non sapevo come mettere il racconto di Draco, perché volevo raccontare che gli è successo ma avevo bisogno di tenere qualche cosa da parte visto che le cicatrici torneranno fuori un paio di volte anche nei prossimi capitoli. Quello che è uscito è questo racconto fatto quasi interamente dal monologo di Draco. Ho volutamente tagliato fuori le sue emozioni, salvo qualche scorcio di reazione da parte di Hermione, perché è uno di quei racconti che si fanno quando si è completamente persi in sé stessi, come in trance, quasi i contatti con la realtà fossero tagliati. Spero di essere riuscita comunque a comunicarvi ciò che si agita nel petto del nostro biondo dietro questa confessione all'apparenza così piatta.

Dulcis in fundo: ecco a voi il link della mia pagina FB! Potete trovare qualche spoiler, link a delle storie, immagini di vario tipo, stralci di strofe musicali... per qualunque cosa (domande, curiosità, critiche possibilmente senza insulti XD) sono lì.
DreamWanderer (EFP)

E niente, ho finito. Un bacio a tutti voi, splendide persone, vi auguro un buon agosto!
;*
   
 
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