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Autore: Oximoron    08/08/2011    0 recensioni
Questa storia, narra le vicende di tre amiche ignare del loro meraviglioso passato. Grazie ad un viaggio studio nella città da loro tanto amata, Londra, scopriranno la loro discendenza e un passato assai ricco di colpi di scena e tradimenti. Molti interrogativi saranno presto svelati dalle azioni di personaggi assai significativi; un preside freddo e composto, una famiglia apparentemente triste e piena di tanti pensieri. Questi, sono pochi dei tanti ingredienti che arricchiranno il viaggio delle ragazze.
Genere: Mistero, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ed eccoci qui con il secondo capitolo! Purtroppo abbiamo notato che abbiamo ricevuto un solo commento ma dovevamo aspettarcelo,la storia può sembrare non interessante per ora e l’abbiamo pubblicata da poco quindi rimaniamo fiduciose per il futuro,aspettando qualche commento,magari quando la storia inizierà a farsi più chiara (: Buona lettura!
B,G,J,E.

 
 
CAPITOLO 2 - It does not mean it’s not true. – Ilaria

 

Sapevo che qualcosa sarebbe andato storto,me lo sentivo da fin troppo tempo. Quando mai un viaggio tranquillo,senza complicazioni? Forse pretendo troppo. L’ultimo viaggio in Egitto era stato un disastro,non scorderò mai il fatto che le mie valigie siano scomparse così dal nulla e sono tornata a casa a mani vuote. Ora questo,noi…cioè noi,che siamo le ospiti,siamo noi a dover raggiungere la nostra famiglia. Roba da pazzi,non mi aspettavo un accoglienza del genere,e sono inglesi. Non voglio immaginare altrove. Non sono una che si lamenta di solito,mi sono sempre considerata l’anima della festa ma di certo non me l’aspettavo questa accoglienza “calorosa”. Elisabetta tiene in mano il foglietto con l’indirizzo che ci ha lasciato il preside Smith prima che se ne andasse insieme alla professoressa Montale,lo guarda ripetutamente come se cercasse di trovarci qualcosa in più,eppure è solo uno stupido indirizzo.
“Direi di chiamare un taxi ragazze,non possiamo rimanere qui con tanto di valigie ad aspettare il nulla!” aggiunge Giulia concludendo così questo giro di pensieri.
“Si,hai ragione. Andiamo alla fermata dei taxi,non perdiamo tempo” risponde Eli un po’ frastornata, la sua ricerca sul foglietto con l’indirizzo forse è stata interrotta bruscamente. Ci dirigiamo con le valigie e quant’altro alla fermata e per fortuna troviamo un taxi libero e senza esitare saliamo sopra,lasciando perdere il fatto che stavo quasi per battere una testata assurda. Il tassista ci sistema le valigie nella bauliera e velocemente sale posizionandosi su i comandi. Questo taxi è meraviglioso,è un sogno che si avvera salirci sopra…mi sento tanto londinese e devo dire che è una bella sensazione,non sento quasi la mancanza di Firenze.
“Buongiorno ragazze,dove posso portarvi?” ci chiede con gentilezza un uomo sulla quarantina con uno strano berretto e occhiali da vista sopra il naso arcuato. Prendo subito l’iniziativa rubando il foglietto di mano ad Elisabetta che mi fulmina con lo sguardo “Ci può portare a Blandford St. numero 6?” “La prossima volta basta chiedere!” mi risponde Elisabetta in italiano,giusto per non dare dell’occhio. “…ha detto Blandford St. numero 6?” “Si,lì abita la nostra famiglia per lo scambio,siamo italiane e siamo in viaggio studio e…” Credo che ci sia un errore…” risponde il tassista quasi intimorito dopo aver messo in moto la macchina per uscire dalla fermata dei taxi. “No signore,è l’indirizzo che ci hanno lasciato i professori,non possono aver sbagliato” risponde Giulia quasi ridendo,forse per sdrammatizzare.
“Può darsi,ma conoscendo tutte le strade di questa città so per certo che è quasi impossibile.” La sua risposta è dura e fredda. Perfetto,un altro problema. Magari questa casa non esiste e magari quell’Armand e soci sono dei truffatori che hanno portato via la nostra professoressa e lasciato i nostri amici a delle famiglie mafiose pronte a richiedere il riscatto. No Ila,credo che non sia possibile. “E invece credo proprio di no,siamo studentesse che studieranno per un mese ad Oxford e crediamo,anzi,è certo che sia una delle università più serie che ci siano sulla terra!!” rispondo con fare sclerotico,beccandomi per l’ennesima volta gli sguardi omicidi di Elisabetta e Giulia.
“Non metto in dubbio la professionalità di Oxford ma guardate con i vostri occhi tra non molto che arriviamo” risponde il tassista ironicamente,ma con un velo di preoccupazione,si sente abbastanza. No,quest’uomo ci prende in giro,non è possibile e ci sono troppi fatti che non tornano…ancora mi sto chiedendo perché Angelica s’è inventata di il divorzio della Preside! Guardo fuori dal finestrino per cercare di pensare ad altro,infondo sono a Londra,non è da tutti i giorni essere qui davanti a tale meraviglia! Le strade sono piene di gente che corre,cammina veloce oppure in bici,tutti di fretta,tutti alla ricerca di nuove opportunità. Opportunità che solo Londra può dare. Giriamo a destra entrando una via non molto grande con qualche villetta sparsa,siamo nella zona della periferia.
“Ecco qui. Blandford St. numero 6…” ci dice il tassista fermando lentamente la macchina e abbassando il finestrino,guardando la casa. Oddio,casa. Non è una casa. Scendiamo tutte e tre perplesse,anzi,perplesse è dire poco. No,dai,è uno scherzo. Davanti a noi c’è un vialetto circondato da erba morta,bruciata,calpestata…un vialetto che porta a una casa diroccata. E’ intatta ma il suo davanti è nero,un nero che sa di bruciato, con porta e finestre risalenti a non so quanto tempo,mi chiedo solo come abbiano fatto a non cadere.
“Ok ci deve essere un errore. Eli non è che hanno sbagliato numero? Magari era il 16,si saranno dimenticato l’1” dice Giulia rivolgendosi ad Elisabetta che forse è la più sconvolta tra tutte.
“No,no,ve l’assicuro. Io ero lì quando la vicepreside l’ha scritto,dettato personalmente da Armand. Non ci possono essere errori”
“Io qui non ci voglio stare!” rispondo immediatamente,questo è uno scherzo di cattivo gusto,com’è possibile che qualcuno ci viva dentro? Il tassista si gira verso di noi e di dice “Non ci potete stare. Quì non ci vive più nessuno da tempo a quanto so io e ci hanno fatto davvero tante storie su questa casa….tipo streghe,vampiri,fantasmi” “In effetti non hanno tutti i torti!” rispondo deglutendo,non sopporto quel genere di storie e non le sopporterò mai!
“Eppure dobbiamo stare qui,magari controlliamo nei dintorni.” Risponde Elisabetta senza un minimo di terrore ad differenza mia. Lei è sempre stata così….e avvolte la invidio,trova sempre una soluzione a tutto. Paghiamo al tassista la tratta del viaggio e se ne va salutandoci con tanto di “buona fortuna!”,lasciandoci da sole con le nostre valigie davanti alla casa. “Direi di entrare,non c’è altra soluzione. Magari c’è anche un campanello” aggiunge Giulia aprendo per prima il cancelletto che ci separa dal vialetto.
“Si ma è assurdo,come fa una famiglia ad abitare qui? Ma stai scherzando? Il giardino è orribile e la facciata ancora peggio….e non ti ricordi che ha detto il tassista? Lui sapeva che non ci abitava nessuno e ci sono su questa casa tutte le storielle del terrore inventate dai ragazzini di 12 anni!” rispondo terrorizzata,l’ansia mi sta divorando e mi tremano le mani che fanno tremare il mio trolley che sto portando di conseguenza. “Ma ti vuoi chetare Ila? Stai esagerando! Ora noi guardiamo cosa c’è e smettila di farti prendere dall’ansia,cazzo! Sei insopportabile quando fai così!” mi risponde Elisabetta infuriata e raggiungendo per prima la porta. Odio quando mi risponde così,con quel suo fare a superiore,lo sa bene e continua a farlo. Gli rispondo.
“Ok,allora vai nostra salvatrice,apri la porta e vedi cosa c’è! Cioè NIENTE e POI rimarremo senza casa e senza famiglia,contenta? Oxford del caz…”
“Hey,cosa c’entra adesso Oxford? Sono persone serie no? Armand mi ha dato questo effetto!” mi risponde allentando la presa.
“Ma cosa me ne frega a me di quel vecchio!”
“NON E’ VECCHIO”.
Attimi di silenzio. Non ho mai visto Eli così accanita,per un uomo per giunta vecchio,di cui non sappiamo niente,che dovrebbe essere un nostro tutore e che ci ha mandate in una casa che tra poco non si regge in piedi.
“Ragazze smettetela immediatamente,state raggiungendo uno stato penoso assurdo e vorrei informarvi che qui c’è un campanello e la sottoscritta adesso lo suonerà!” risponde Giulia avvicinandosi ad una cordicella che porta ad una campanella che in pochi secondi,dopo averla tirata,rilascia un dlin dlon. E’ passato qualche secondo e la porta è ancora chiusa.
“Bene,e cosa abbiamo concluso?” aggiungo guardando con aria di sfida Elisabetta.
“Abbiamo concluso che forse non ci hanno sentiti!” mi risponde.
“Non ci hanno sentiti?ELI NON C’è NESSUNO!” “SMETTETELA!” urla Giulia suonando ripetutamente il campanello per azzittirci. Rimaniamo zitte e,non ci posso credere,la porta si è aperta. Una donna con i capelli biondi raccolti in una treccia e gli occhi verdi ci osserva con un sorriso lieve ma di sicurezza mentre dietro di lei un uomo,evidente il marito,dai capelli castani corti e gli occhiali ci fa un sorriso di benvenuto. Non può essere,non ci posso credere. Sono vestiti perfettamente moderni e la casa all’interno sembra una casa qualunque. Siamo tutte e tre a bocca aperta perché è impossibile,l’avrò ripetuto parecchie volte ma è impossibile!
“Siete Elisabetta,Giulia e Ilaria?” ci chiede la donna con fare materno.
”Si…si,siamo noi” risponde Eli guardando noi mentre i due coniugi ridono.
“Benvenute.”
 
   
 
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