16. Conforto,
duelli noiosi e cioccolato
Prima
d’ora, un’unica volta io ed Yvonne ci siamo
azzuffate seriamente: era il primo giorno del mio
primissimo anno ad
Hogwarts e, nel corridoio stretto dell’Hogwarts Express,
avevo urtato una
ragazzetta poco più bassa di me. Aveva degli strani capelli,
corti come un
maschiaccio e sparati in tutte le direzioni; senza contare il fatto che
erano
inquietantemente rosa. L’avevo ammirata da subito, lei
sembrava essere la ragazzina
che io, da sempre, avevo voluto diventare.
Ma lei non
sembrava pensarla esattamente come me e dopo uno
spintone che mi vide spiattellata a terra, pretendeva che mi scusassi
con lei
per esserle venuta addosso. Ci azzuffammo quasi subito, lei tirava i
miei
capelli lunghi e biondi, io le sue ciocche rosa e corte. Fu Marie ad
intromettersi ed offrirci del cioccolato per quietare gli animi.
Inutile dire
che, golose com’eravamo, preferimmo di gran lunga
l’offerta di quella bambina
incredibilmente magra, sul cui viso spiccavano due pozze verdi che
sembravano
mangiarle il viso smunto.
Quello che venne
dopo fu incredibilmente naturale: ridevamo
fino a quasi soffocare, ingurgitando barrette di liquirizia, di cui Yvy
andava
matta. E spontaneo
fu legarci l’una
all’altra, tutte Grifondoro che condividevano la stessa
stanza. Ma non era solo
questo, non fu per convenienza che
diventammo amiche: c’era qualcosa in lei che mi aveva
attirato quasi subito.
Tutt’oggi non saprei bene dire cosa, ma so che mi tiene
ancora ben salda a lei.
Questo fino a
ieri, fino a quando credevo che niente avrebbe
scalfito quel legame tanto intenso e che di certo non lo avrebbero
fatto simili
parole o simili pensieri.
Pensa
davvero ciò che mi ha detto?
Ed ora, dinanzi
ad un piatto stracolmo di uova e bacon,
riesco a malapena a trattenere le lacrime. C’è
questo groppo in gola che mi
accompagna da ore, e che minaccia di sciogliersi da un momento
all’altro. Non è
solo per Yvonne, è anche per Dylan e Marie che sembrano
essersi giurati odio
reciproco.
Lei è
seduta accanto a me e sorseggia, apparentemente
incurante di tutto, il suo caffè bollente. Dinanzi a noi ci
sono Teddy, che
continua a lanciarmi occhiate preoccupate e Shacklebolt che sembra
totalmente
assente. Naturalmente gli altri due non sono con noi, ma occupano posti
distanti. Mi azzardo a rialzare il capo, voltandomi verso di loro:
Dylan
ascolta distrattamente quel che blatera Perrow, ma persino io mi rendo
conto
che la sua mente è da tutt’altra parte. E quando
incrocio, per un solo istante,
gli occhi di Yvonne, distolgo rapidamente lo sguardo.
Ma seppur per
una frazione di secondo, ho ben osservato le
occhiaie nere che si mostrano sul viso scarno e pallido. Sento una
dolorosa
morsa allo stomaco, come se qualcuno lo avesse afferrato e stesse
rigirandoselo
tra le mani; un senso di nausea mi assale e decido di abbandonare la
colazione
ancora intatta, potrei davvero vomitare bile.
Oltrepasso il
portone correndo e fermandomi solo quando
l’aria gelida di febbraio sfiora le mie guance. Porto le mani
a sfregare le
braccia, indosso solo la divisa e potrei tranquillamente gelare al
freddo di
questa mattina piovosa: ma non me ne curo, non m’importa
nulla, se non
immergermi nel mio tormento.
Non so cosa
fare, come comportarmi in questa situazione, e
continuo a pensare che tutto ciò che tocco con le mie mani,
finisco per
rovinarlo: il mio rapporto con Teddy, con Yvonne, quello tra Marie e
Dylan.
Dovrei stare lontana da tutti loro, dovrei allontanarmi prima di
provocare
altro dolore perché pur avendo le migliori intenzioni,
finisco solo per creare
casini.
<<
Vuoi diventare un ghiacciolo? >>
Non mi volto
alla voce di Teddy, ma ne avverto le mani che
posano delicatamente la sua giacca sulle mie spalle. Mi stringo in
essa,
percependo il calore che pian piano avvolge le mie membra; un calore
che so
dato non solo dall’indumento caldo, ma soprattutto dalla sua
presenza.
Teddy sa
scaldarmi l’anima.
<<
Vuoi parlarne? >>
Scrollo le
spalle, annuendo appena e seguendolo verso una
panchina vicina. Mi siedo accanto a lui, continuando a tenere lo
sguardo basso
e spostandolo di tanto in tanto su punti imprecisati del parco di
Hogwarts. Non
apre bocca lui, forse attendendo che sia io a prendere parola, io a
dirgli come
mi sento e quanta voglia avrei di urlare.
<<
Sono un disastro, ora non puoi non riconoscerlo
>>
<<
No che non lo sei >>
<<
Come fai a dirlo, dopo tutto quello che è successo?
>>
Mi volto di
scatto verso di lui, fronteggiando il suo
sguardo tranquillo e l’espressione di chi sembra saperne
sempre più degli
altri: di chi sembra a conoscenza di verità che a noi,
poveri stolti, sono
negate. Il suo volto calmo e disteso non è, tuttavia, un
balsamo per le mie
ferite, come in passato è successo. Ora ha solo il potere di
farmi infervorare
maggiormente, perché lui si ostina a non capire, a vedere in
me qualcuno che
non esiste.
<<
Non è esclusivamente colpa tua, Victoire. La
situazione è semplicemente degenerata, partita da uno
scherzo stupido per
finire in qualcosa di totalmente assurdo. Ma la discussione
è nata da
sentimenti repressi, da rabbia trattenuta e sono assolutamente convinto
che
Yvonne fosse semplicemente stanca di Al, così come Marie lo
fosse di Perrow
>>
<<
Ma ne sono comunque io la causa scatenante >>
<<
Se non fossi stata tu, ce ne sarebbe stata
un’altra, da lì a breve >>
<<
Perché continui a farlo? >>
<<
Cosa? >>
<<
A difendermi, a proteggermi… io non lo merito!
>>
Scatto in piedi,
lasciando che la giacca che egli ha posato
sulle mie spalle, solo un attimo prima, cada a terra senza che io me ne
curi.
Stringo i pugni, osservando la sua espressione perplessa e spaesata.
<<
Perché se l’unica che non vede quanta bellezza
c’è
dentro di te? >>
<<
Non c’è nessuna bellezza dentro di me, Teddy! Devi
smetterla di idealizzarmi! >>
Sto urlando, me
ne rendo conto dagli sguardi sconcertati che,
alcuni studenti di passaggio, ci lanciano. Così come dai
suoi occhi sgranati e
dalla fronte lievemente aggrottata. Si rialza, avvicinandosi a me e
cercando di
prendere la mia mano; la ritiro prontamente, distogliendo lo sguardo.
Ma lui
non si scompone e contiuna a rivolgersi a me col solito tono pacato.
<<
Non ti ho mai idealizzato, io ti vedo per quella
che sei. Ti ho sempre vista per quello che sei: imperfetta, ma
terribilmente
vera. Non c’è una briciola di ipocrisia o
falsità in te, sei leale, sei
sincera… e le persone che ti sono vicine lo sanno. Lo sa
Yvonne, lo sa Marie,
così come Dylan. Persino Al, pur non ammettendolo mai, se
n’è reso conto.
Perché tu non lo fai? >>
Non mi ero
accorta di star piangendo, non me ne sono resa
conto fin quando non ho sentito le sue dita calde sfiorarmi le guance
bagnate.
Fa scivolare la sua mano fino al mio mento, rialzandolo appena
perché io possa
incrociare il suo sguardo. Fa male guardare in quelle pozze dorate, fa
male
sentirsi inferiore a qualcuno che si ama.
Che
si
ama…
<<
Forse perché è più facile credere alle
cattiverie,
Victoire >>
E’
così, è più semplice accettare i
propri difetti ed
imparare a convincerci, piuttosto che scovare pregi in te stessa che
magari non
pensi di avere. Ho passato la mia intera vita a sentirmi diversa,
distante da mia madre, che mi voleva uguale a lei; lontana
da tutte le ragazze della mia età, da chiunque volesse
cambiarmi.
Non sono
perfetta, non lo sarà mai, ma questo non riesce a
spaventarmi, non più. Non mi ero mai resa conto di quanto
pesante fosse questa
mia diversità fino a che lui non
me
l’ha mostrato, rendendola stranamente qualcosa di cui andare
fieri. Mi vantavo
di essere orgogliosa di me stessa, quando invece ero terrorizzata dal
sentirmi
esclusa dal resto del mondo. E solo ora vedo chiaramente che quello che
ho, le
persone che mi hanno accettato per quella che so di essere, hanno visto
dentro
di me qualcosa che io stessa ignoravo e devo a loro molto
più di quanto
pensassi.
E so di dover
combattere per loro: per Yvonne, per Dylan,
per Teddy. Non mi importa chi abbia sbagliato, non importa che io sia
immatura
o stupida, loro mi accetteranno comunque perché lo hanno
sempre fatto, perché
siamo amici, perché sono
la mia
famiglia.
<<
Riuscirò a sistemare tutto? >>
<<
Ne sono sicuro >>
***
<<
Spostati, sei tra i piedi >>
Ringhio alla
volta di un bambinetto coi capelli biondicci
che mi fissa con un’espressione terrorizzata, prima di
filarsela via. Sistemo
una ciocca di capelli con noncuranza, procedendo verso l’aula
dei duelli.
<<
Potresti essere più gentile >>
<<
Non capisci, Teddy? Faccio loro un favore a
trattarli male, tempro il loro carattere >>
<<
Oh, se la mette in questo modo >>
Annuisco
convinta, afferrando la bacchetta e lasciandola
scivolare distrattamente tra le dita. A pochi passi da noi scorgo la
figura di
Sunders, il ragazzo che affronterò da qui a qualche minuto.
<<
Ehilà! >>
Si volta di
scatto, articolando un nervoso cenno col capo ed
incamminandosi rapidamente lungo il corridoio. Guardo stranita la sua
dipartita, rivolgendo un’occhiata scettica a Teddy che
scrolla le spalle,
noncurante.
<<
E’ terrorizzato da te >>
<<
Al, dov’eri finito? >>
<<
In giro >>
<<
Sei venuto a fare il tifo per me, Shacky? >>
<<
No >>
Sbuffo una
risata, riprendendo a saltellare, accompagnata
dai due Capiscuola. Entro nell’aula e mi guardo intorno
nervosamente,
sospirando. Non so perché mi aspettavo di vederla qui, dopo
quanto è accaduto.
Forse
l’aver parlato con Teddy mi ha molto aiutato, mi ha
indotto a sperare di poter riaggiustare le cose, di poter guardare a me
stessa
in maniera diversa. Di aver fiducia in me, perché seppur
imperfetta e
maledettamente idiota, non sono così malaccio: senza dubbio
loro non mi vedono così,
lui non mi vede così. E che sia merito mio o del fatto che i
miei amici abbiano
seri problemi mentali, è una domanda a cui non voglio dare
risposta.
<<
Weasley, Sunders… >>
Bacio Teddy e Al
su una guancia, beccandomi un’occhiataccia
assassina da quest’ultimo, e sgattaiolando con Sunders sulla
pedana preposta
per il duello. Fisso il ragazzo dinanzi a me, mio coetaneo,
all’apparenza
terrorizzato. Come fa ad essere uno dei migliori duellanti tra i
Grifondoro? A
stento riesce a tenere salda la bacchetta alla mano.
Ci inchiniamo e
lo scontro ha inizio. Non attacco subito, e
nemmeno lui. Continuiamo a squadrarci fino a che non tenta di
disarmarmi, cosa
che senza problemi evito che accada.
<<
Stupeficium >>
<<
Protego >>
<<
Impedimenta >>
Balzo di lato,
evitando l’incanto e rialzando il capo per
riposare lo sguardo sul mio avversario. Non so impedire che un ghigno
si
dipinga sul mio volto, mentre ciocche bionde di capelli mi coprono gli
occhi.
Devo essere piuttosto inquietante perché vedo Sunders
indietreggiare,
sentendolo deglutire rumorosamente sin da qui. Avanzo verso di lui,
mentre egli
fa ancora qualche passo indietro.
<<
N-non ti avvicinare troppo >>
<<
Hai paura di me? >>
<<
N-no… Stupeficium! Stupeficium! >>
Li evito con un
incantesimo scudo, ridendo alla tremarella
che ha appena colpito il mio avversario. Giocherello con la bacchetta,
avvicinandomi ancora a lui e sorridendogli come solo una squilibrata di
mente
potrebbe fare.
<<
Sei piuttosto ripetitivo Sunders, mi annoi…
Exulcero! >>
Non evita la mia
fattura pungente e in un istante, la pelle
del suo viso si ricopre di piccole ustioni. Si dimena, agitandosi come
una
donnetta e strillando allo stesso modo. Inarco un sopracciglio,
lanciando
un’occhiata a Teddy e Shacklebolt: il primo sta trattenendosi
palesemente dal
ridere, il secondo sembra progettare la sua imminente fuga, annoiato da
ciò a
cui sta assistendo.
Almeno non sono
l’unica!
Rialzo la
bacchetta, facendolo lievitare a mezz’aria, appeso
per una caviglia. Naturalmente gli urletti isterici non si placano, ma
aumentano di intensità.
<<
Weasley smettila di tergiversare e falla finita, ho
fame! >>
Ridacchio alla
singolare richiesta di Dylan, ampliamente
condivisa da tutti, visti i mugolii e le esclamazioni di assenso. Con
la coda
dell’occhio ho potuto notare persino McMillian annuire con
aria stanca, ragion
per cui, lascio cadere a terra Sunders, disarmandolo l’attimo
dopo. Il
ragazzetto fugge via, dopo essersi ripreso la bacchetta, senza neanche
degnarmi
di uno sguardo e squittendo nervosamente.
Sbuffo, e con un
saltello riscendo dalla pedana,
raggiungendo i ragazzi e Marie, di Yvonne nemmeno l’ombra.
<<
E’ stato il duello più stupido a cui abbia mai
assistito >>
<<
No, un momento… c’è stato quello di
Teddy! >>
<<
Quello è stato il più veloce, non il
più stupido
>>
<<
Perché, tu trovi intelligente farsi sbattere al
muro un secondo dopo l’inizio del duello? >>
<<
Ragazzi, io sono ancora qui >>
<<
Non siamo mica ciechi, Teddy! >>
Ridacchio, alla
conversazione tra Dylan ed Al, a cui si aggiunge
un mortificato TeddyBear. Afferro un braccio di Marie, posando il capo
sulla
sua spalla e beandomi delle sue carezze mentre percorriamo la strada
verso la
nostra Sala Comune.
<<
Lei c’era >>
Rialzo lo
sguardo, fermandomi ad osservare il volto tranquillo
e sorridente della mia migliore amica, mentre i ragazzi continuano a
camminare
davanti a noi.
<<
Parli di… >>
<<
Yvy, chi altri? E’ rimasta seminascosta, davanti
alla porta. E’ andata via non appena il duello si
è concluso >>
<<
Oh… >>
Riprendiamo la
nostra andatura strascicante, io sono
praticamente addosso a Marie. Mi guardo intorno, sperando di scorgere
qualche
ciocca rosa, sperando che due braccia magre mi cingano o che una spinta
piuttosto brusca mi spinga col sedere a terra. Ma niente di tutto
questo accade
e in un batter d’occhio siamo davanti al ritratto della
Signora Grassa.
Passiamo dinanzi
a Dylan, rimasto fuori e gli lancio
un’occhiata incuriosita. Lui e Marie non si sono
né guardati, né parlati per
tutto il tragitto. Niente urla o simili, solo indifferenza, il che
è
probabilmente peggio di qualsiasi furiosa litigata.
Rientrata in
Sala Comune, sto per chiederle spiegazioni,
quando la vedo bloccarsi e guardare dinanzi a sé. Seguo il
suo sguardo,
posandolo infine su Yvonne, seduta sul rosso divano. Si rialza non
appena si
accorge di noi, dopo aver rivolto un cenno di saluto ai ragazzi che
preferiscono rintanarsi nella loro stanza.
Mi avvicino
cautamente, mordicchiando le unghie e
guardandola di sottecchi. Marie accanto a me è molto
più tranquilla e sul viso,
oggi decisamente pallido, c’è il solito sorriso
rassicurante.
<<
Sei stata brava, anche se quel Sunders… Merlino,
era un principiante! Con questo non voglio dire che hai vinto
perché lui era un
inetto, ma… >>
<<
Sono d’accordo con te! Non ha fatto altro che
tremare e mi guardava come se potessi lanciargli un’ Avada
Kedavra da un
momento all’altro >>
<<
Infondo è comprensibile che lui abbia paura di te
>>
Ci voltiamo
verso Marie, come fossimo una sola persona, non
prima di esserci scambiate un’occhiata perplessa. La Summers
sospira, scuotendo
il capo e sedendosi su una poltrona vicina.
<<
Tu ed Yvonne l’avete bistrattato per anni. Al
secondo anno l’avete costretto a mangiare delle merendine
marinare, solo perché
vomitasse sui Serpeverde di passaggio. Al terzo anno l’avete
coinvolto
nell’allagamento dei sotterranei, facendo ricadere su di lui
la colpa, inutile
dire che si è beccato mesi di punizione. Al quarto anno
l’ avete appeso alla
Torre di Astronomia perché ammirasse il panorama.
All’inizio di quest’anno, tu
Vicky, gli hai lanciato bolidi dal campo per verificare quanto bravo
fosse
nella corsa >>
<<
Siamo grandiose! >>
<<
Siamo grandiose! >>
Mi volto verso
Yvonne, entrambe abbiamo lo stesso entusiasmo
e l’identico luccichio negli occhi. E il legame che ho sempre
sentito forte,
tra me e lei, sembra essersi riformato e addirittura mai spezzato. Mi
sorride,
un po’ timidamente all’inizio, ma in seguito ad una
mia spallata, scoppia a
ridere insieme a me, come se il suono della nostra risata fosse
l’unica cosa
che valga la pena di udire. E ascoltandola, so che è
così.
<<
Cioccolato? >>
E come la prima
volta, ci ingozziamo di dolci, annegando in
essi ciò che ha preceduto questo momento. Ci fissiamo e so
che lei, così come
Marie, sta pensando al nostro primo incontro, al giorno che ha cambiato
per
sempre le nostre vite.
<<
Vicky, Marie… riguardo quello che è
successo…
>>
<<
Oh, ti riferisci al fatto che hai cosparso l’intera
stanza di barrette di liquirizia e che hai versato il tuo profumo sul
mio
letto? Lo sai che odio il profumo, mi ricorda Fleur! >>
Yvonne annuisce,
mordicchiandosi le labbra e stringendomi la
mano che le ho posato sul braccio.
Non voglio
parlare di quello che è stato, non voglio delle
scuse e non voglio farle. Non ne vedo nessun bisogno e so che loro
hanno
capito: noi siamo così, maledettamente semplici e
altrettanto scavezzacollo.
Non abbiamo mai seguito regole prestabilite, quelle che portano avanti
una
relazione sana e questo perché il nostro rapporto
è tutto fuorchè normale. Ed io
non potrei desiderare altro, se non trovarmi qui, con loro, a mangiare,
ridere
e chiacchierare. Questa è la mia normalità,
questo è ciò che voglio.
<<
Sono stanca morta, ragazze. Andiamo in camera?
>>
<<
Io vorrei prima fare un salto da Teddy, sai per…
>>
<<
Dichiarargli il tuo amore? >>
<<
Cos… NO! >>
<<
Va bene, Vicky. Ti aspettiamo di sopra >>
Marie trascina
Yvonne, mugugnando qualcosa nel suo orecchio,
mentre io respiro a fondo e tocco con una mano la guancia calda. Scuoto
il
capo, correndo lungo le scale del dormitorio maschile. Arrivo alla sua
stanza
e, senza ricordarmi di bussare, la apro.
Quello che
vedono i miei occhi, me ne fa pentire
all’istante. C’è solo Teddy dei ragazzi,
e con lui una Grifondoro di cui non
conosco assolutamente il nome. Le mani di lei sono sul petto del mio Teddy, tra le pieghe della camicia
semi aperta.
<<
Oh… >>
<<
Victoire, aspetta… >>
Non aspetto. Mi
richiudo la porta alle spalle, con un tonfo
che sarà stato udito anche nella Torre dei Corvonero.
Ritorno in Sala Comune e
quindi attraverso di corsa il ritratto per scappare non so dove. Il mio
nome
urlato da Teddy è l’ultima cosa che sento.
Non odiatemi per avervi lasciato con
questo finale un pochino ‘particolare’. Saprete
presto cosa è effettivamente
accaduto e cosa accadrà!
:D
Questo è un capitolo decisamente
introspettivo, perlomeno all’inizio. Vicky è
stracolma di idiozia, ma anche lei
è umana, dopotutto… xD
E no, Marie non ha ancora detto nulla
alle sue migliori amiche, riguardo Dylan.
Vi rammento, per chi ancora non si fosse
iscritto, che su face vi è un gruppo inerente a Y&M:
http://www.facebook.com/groups/129830763768816/
A presto, fanciulle!