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Autore: MiaStonk    08/08/2011    12 recensioni
Dimenticate una Victoire Weasley semplicemente perfetta, altezzosa e superba. Dimenticate la ragazza che ammalia col suo sguardo e il suo portamento elegante. Dimenticate la ragazza con un ottavo di sangue Veela. Fate spazio ad una giovane Grifondoro esuberante e chiassosa. Ad un giocatrice di Quidditch in gamba e stravagante. Ad un'amica leale e impicciona, ad una Victoire imperfetta, semplicemente Weasley.
Dal prologo: Ho sangue Veela nelle vene.
Lunghi capelli biondi, chiari come i raggi di una spenta luna.
Occhi di un azzurro pallido, ghiaccio direbbe qualcuno.
Ma i geni Delacour si fermano qui[...]
Non ho un portamento aggraziato, sono goffa e rumorosa.
Non ammalio con il mio sguardo, tutt’al più faccio ridere.
Sono l’orgoglio di mio zio George e la disgrazia di mia madre.
Sono una Weasley, e fiera di esserlo[...]
In ultimo, ma non meno importante, Teddy Lupin mi è completamente indifferente.
No, non sono innamorata di lui come in molti sperano.
Nemmeno lo odio come si vocifera.
A stento so che esiste, a stento ci rivolgiamo la parola.
Io vivo nel mio mondo fatto di caos e allegria.
Lui vive nel suo, fatto di ordine e noia.
Io e lui, opposti che non si attraggono.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Nuovo personaggio, Teddy Lupin, Victorie Weasley
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'You&Me'
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                                                                                               16



16. Conforto, duelli noiosi e cioccolato

 

Prima d’ora, un’unica volta io ed Yvonne ci siamo azzuffate seriamente:  era il primo giorno del mio primissimo anno ad Hogwarts e, nel corridoio stretto dell’Hogwarts Express, avevo urtato una ragazzetta poco più bassa di me. Aveva degli strani capelli, corti come un maschiaccio e sparati in tutte le direzioni; senza contare il fatto che erano inquietantemente rosa. L’avevo ammirata da subito, lei sembrava essere la ragazzina che io, da sempre, avevo voluto diventare.

 

Ma lei non sembrava pensarla esattamente come me e dopo uno spintone che mi vide spiattellata a terra, pretendeva che mi scusassi con lei per esserle venuta addosso. Ci azzuffammo quasi subito, lei tirava i miei capelli lunghi e biondi, io le sue ciocche rosa e corte. Fu Marie ad intromettersi ed offrirci del cioccolato per quietare gli animi. Inutile dire che, golose com’eravamo, preferimmo di gran lunga l’offerta di quella bambina incredibilmente magra, sul cui viso spiccavano due pozze verdi che sembravano mangiarle il viso smunto.

 

Quello che venne dopo fu incredibilmente naturale: ridevamo fino a quasi soffocare, ingurgitando barrette di liquirizia, di cui Yvy andava matta.  E spontaneo fu legarci l’una all’altra, tutte Grifondoro che condividevano la stessa stanza. Ma non era solo questo, non fu per convenienza che diventammo amiche: c’era qualcosa in lei che mi aveva attirato quasi subito. Tutt’oggi non saprei bene dire cosa, ma so che mi tiene ancora ben salda a lei.

 

Questo fino a ieri, fino a quando credevo che niente avrebbe scalfito quel legame tanto intenso e che di certo non lo avrebbero fatto simili parole o simili pensieri.

Pensa davvero ciò che mi ha detto?

Ed ora, dinanzi ad un piatto stracolmo di uova e bacon, riesco a malapena a trattenere le lacrime. C’è questo groppo in gola che mi accompagna da ore, e che minaccia di sciogliersi da un momento all’altro. Non è solo per Yvonne, è anche per Dylan e Marie che sembrano essersi giurati odio reciproco.

 

Lei è seduta accanto a me e sorseggia, apparentemente incurante di tutto, il suo caffè bollente. Dinanzi a noi ci sono Teddy, che continua a lanciarmi occhiate preoccupate e Shacklebolt che sembra totalmente assente. Naturalmente gli altri due non sono con noi, ma occupano posti distanti. Mi azzardo a rialzare il capo, voltandomi verso di loro: Dylan ascolta distrattamente quel che blatera Perrow, ma persino io mi rendo conto che la sua mente è da tutt’altra parte. E quando incrocio, per un solo istante, gli occhi di Yvonne, distolgo rapidamente lo sguardo.

 

Ma seppur per una frazione di secondo, ho ben osservato le occhiaie nere che si mostrano sul viso scarno e pallido. Sento una dolorosa morsa allo stomaco, come se qualcuno lo avesse afferrato e stesse rigirandoselo tra le mani; un senso di nausea mi assale e decido di abbandonare la colazione ancora intatta, potrei davvero vomitare bile.

 

Oltrepasso il portone correndo e fermandomi solo quando l’aria gelida di febbraio sfiora le mie guance. Porto le mani a sfregare le braccia, indosso solo la divisa e potrei tranquillamente gelare al freddo di questa mattina piovosa: ma non me ne curo, non m’importa nulla, se non immergermi nel mio tormento.

 

Non so cosa fare, come comportarmi in questa situazione, e continuo a pensare che tutto ciò che tocco con le mie mani, finisco per rovinarlo: il mio rapporto con Teddy, con Yvonne, quello tra Marie e Dylan. Dovrei stare lontana da tutti loro, dovrei allontanarmi prima di provocare altro dolore perché pur avendo le migliori intenzioni, finisco solo per creare casini.

 

<< Vuoi diventare un ghiacciolo? >>

 

Non mi volto alla voce di Teddy, ma ne avverto le mani che posano delicatamente la sua giacca sulle mie spalle. Mi stringo in essa, percependo il calore che pian piano avvolge le mie membra; un calore che so dato non solo dall’indumento caldo, ma soprattutto dalla sua presenza.

Teddy sa scaldarmi l’anima.

 

<< Vuoi parlarne? >>

 

Scrollo le spalle, annuendo appena e seguendolo verso una panchina vicina. Mi siedo accanto a lui, continuando a tenere lo sguardo basso e spostandolo di tanto in tanto su punti imprecisati del parco di Hogwarts. Non apre bocca lui, forse attendendo che sia io a prendere parola, io a dirgli come mi sento e quanta voglia avrei di urlare.

 

<< Sono un disastro, ora non puoi non riconoscerlo >>

<< No che non lo sei >>

<< Come fai a dirlo, dopo tutto quello che è successo? >>

 

Mi volto di scatto verso di lui, fronteggiando il suo sguardo tranquillo e l’espressione di chi sembra saperne sempre più degli altri: di chi sembra a conoscenza di verità che a noi, poveri stolti, sono negate. Il suo volto calmo e disteso non è, tuttavia, un balsamo per le mie ferite, come in passato è successo. Ora ha solo il potere di farmi infervorare maggiormente, perché lui si ostina a non capire, a vedere in me qualcuno che non esiste.

 

<< Non è esclusivamente colpa tua, Victoire. La situazione è semplicemente degenerata, partita da uno scherzo stupido per finire in qualcosa di totalmente assurdo. Ma la discussione è nata da sentimenti repressi, da rabbia trattenuta e sono assolutamente convinto che Yvonne fosse semplicemente stanca di Al, così come Marie lo fosse di Perrow >>

<< Ma ne sono comunque io la causa scatenante >>

<< Se non fossi stata tu, ce ne sarebbe stata un’altra, da lì a breve >>

<< Perché continui a farlo? >>

<< Cosa? >>

<< A difendermi, a proteggermi… io non lo merito! >>

 

Scatto in piedi, lasciando che la giacca che egli ha posato sulle mie spalle, solo un attimo prima, cada a terra senza che io me ne curi. Stringo i pugni, osservando la sua espressione perplessa e spaesata.

 

<< Perché se l’unica che non vede quanta bellezza c’è dentro di te? >>

<< Non c’è nessuna bellezza dentro di me, Teddy! Devi smetterla di idealizzarmi! >>

 

Sto urlando, me ne rendo conto dagli sguardi sconcertati che, alcuni studenti di passaggio, ci lanciano. Così come dai suoi occhi sgranati e dalla fronte lievemente aggrottata. Si rialza, avvicinandosi a me e cercando di prendere la mia mano; la ritiro prontamente, distogliendo lo sguardo. Ma lui non si scompone e contiuna a rivolgersi a me col solito tono pacato.

 

<< Non ti ho mai idealizzato, io ti vedo per quella che sei. Ti ho sempre vista per quello che sei: imperfetta, ma terribilmente vera. Non c’è una briciola di ipocrisia o falsità in te, sei leale, sei sincera… e le persone che ti sono vicine lo sanno. Lo sa Yvonne, lo sa Marie, così come Dylan. Persino Al, pur non ammettendolo mai, se n’è reso conto. Perché tu non lo fai? >>

 

Non mi ero accorta di star piangendo, non me ne sono resa conto fin quando non ho sentito le sue dita calde sfiorarmi le guance bagnate. Fa scivolare la sua mano fino al mio mento, rialzandolo appena perché io possa incrociare il suo sguardo. Fa male guardare in quelle pozze dorate, fa male sentirsi inferiore a qualcuno che si ama.

Che si ama…

<< Forse perché è più facile credere alle cattiverie, Victoire >>

 

E’ così, è più semplice accettare i propri difetti ed imparare a convincerci, piuttosto che scovare pregi in te stessa che magari non pensi di avere. Ho passato la mia intera vita a sentirmi diversa, distante da mia madre, che mi voleva uguale a lei; lontana da tutte le ragazze della mia età, da chiunque volesse cambiarmi.

 

Non sono perfetta, non lo sarà mai, ma questo non riesce a spaventarmi, non più. Non mi ero mai resa conto di quanto pesante fosse questa mia diversità fino a che lui non me l’ha mostrato, rendendola stranamente qualcosa di cui andare fieri. Mi vantavo di essere orgogliosa di me stessa, quando invece ero terrorizzata dal sentirmi esclusa dal resto del mondo. E solo ora vedo chiaramente che quello che ho, le persone che mi hanno accettato per quella che so di essere, hanno visto dentro di me qualcosa che io stessa ignoravo e devo a loro molto più di quanto pensassi.

 

E so di dover combattere per loro: per Yvonne, per Dylan, per Teddy. Non mi importa chi abbia sbagliato, non importa che io sia immatura o stupida, loro mi accetteranno comunque perché lo hanno sempre fatto, perché siamo amici, perché sono la mia famiglia.

 

<< Riuscirò a sistemare tutto? >>

<< Ne sono sicuro >>

 

                                                                    ***

 

<< Spostati, sei tra i piedi >>

 

Ringhio alla volta di un bambinetto coi capelli biondicci che mi fissa con un’espressione terrorizzata, prima di filarsela via. Sistemo una ciocca di capelli con noncuranza, procedendo verso l’aula dei duelli.

 

<< Potresti essere più gentile >>

<< Non capisci, Teddy? Faccio loro un favore a trattarli male, tempro il loro carattere >>

<< Oh, se la mette in questo modo >>

 

Annuisco convinta, afferrando la bacchetta e lasciandola scivolare distrattamente tra le dita. A pochi passi da noi scorgo la figura di Sunders, il ragazzo che affronterò da qui a qualche minuto.

 

<< Ehilà! >>

 

Si volta di scatto, articolando un nervoso cenno col capo ed incamminandosi rapidamente lungo il corridoio. Guardo stranita la sua dipartita, rivolgendo un’occhiata scettica a Teddy che scrolla le spalle, noncurante.

 

<< E’ terrorizzato da te >>

<< Al, dov’eri finito? >>

<< In giro >>

<< Sei venuto a fare il tifo per me, Shacky? >>

<< No >>

 

Sbuffo una risata, riprendendo a saltellare, accompagnata dai due Capiscuola. Entro nell’aula e mi guardo intorno nervosamente, sospirando. Non so perché mi aspettavo di vederla qui, dopo quanto è accaduto.

 

Forse l’aver parlato con Teddy mi ha molto aiutato, mi ha indotto a sperare di poter riaggiustare le cose, di poter guardare a me stessa in maniera diversa. Di aver fiducia in me, perché seppur imperfetta e maledettamente idiota, non sono così malaccio: senza dubbio loro non mi vedono così, lui non mi vede così. E che sia merito mio o del fatto che i miei amici abbiano seri problemi mentali, è una domanda a cui non voglio dare risposta.

 

<< Weasley, Sunders… >>

 

Bacio Teddy e Al su una guancia, beccandomi un’occhiataccia assassina da quest’ultimo, e sgattaiolando con Sunders sulla pedana preposta per il duello. Fisso il ragazzo dinanzi a me, mio coetaneo, all’apparenza terrorizzato. Come fa ad essere uno dei migliori duellanti tra i Grifondoro? A stento riesce a tenere salda la bacchetta alla mano.

 

Ci inchiniamo e lo scontro ha inizio. Non attacco subito, e nemmeno lui. Continuiamo a squadrarci fino a che non tenta di disarmarmi, cosa che senza problemi evito che accada.

 

<< Stupeficium >>

<< Protego >>

<< Impedimenta >>

 

Balzo di lato, evitando l’incanto e rialzando il capo per riposare lo sguardo sul mio avversario. Non so impedire che un ghigno si dipinga sul mio volto, mentre ciocche bionde di capelli mi coprono gli occhi. Devo essere piuttosto inquietante perché vedo Sunders indietreggiare, sentendolo deglutire rumorosamente sin da qui. Avanzo verso di lui, mentre egli fa ancora qualche passo indietro.

 

<< N-non ti avvicinare troppo >>

<< Hai paura di me? >>

<< N-no… Stupeficium! Stupeficium! >>

 

Li evito con un incantesimo scudo, ridendo alla tremarella che ha appena colpito il mio avversario. Giocherello con la bacchetta, avvicinandomi ancora a lui e sorridendogli come solo una squilibrata di mente potrebbe fare.

 

<< Sei piuttosto ripetitivo Sunders, mi annoi…  Exulcero! >>

 

Non evita la mia fattura pungente e in un istante, la pelle del suo viso si ricopre di piccole ustioni. Si dimena, agitandosi come una donnetta e strillando allo stesso modo. Inarco un sopracciglio, lanciando un’occhiata a Teddy e Shacklebolt: il primo sta trattenendosi palesemente dal ridere, il secondo sembra progettare la sua imminente fuga, annoiato da ciò a cui sta assistendo.

Almeno non sono l’unica!

Rialzo la bacchetta, facendolo lievitare a mezz’aria, appeso per una caviglia. Naturalmente gli urletti isterici non si placano, ma aumentano di intensità.

 

<< Weasley smettila di tergiversare e falla finita, ho fame! >>

 

Ridacchio alla singolare richiesta di Dylan, ampliamente condivisa da tutti, visti i mugolii e le esclamazioni di assenso. Con la coda dell’occhio ho potuto notare persino McMillian annuire con aria stanca, ragion per cui, lascio cadere a terra Sunders, disarmandolo l’attimo dopo. Il ragazzetto fugge via, dopo essersi ripreso la bacchetta, senza neanche degnarmi di uno sguardo e squittendo nervosamente.

 

Sbuffo, e con un saltello riscendo dalla pedana, raggiungendo i ragazzi e Marie, di Yvonne nemmeno l’ombra.

 

<< E’ stato il duello più stupido a cui abbia mai assistito >>

<< No, un momento… c’è stato quello di Teddy! >>

<< Quello è stato il più veloce, non il più stupido >>

<< Perché, tu trovi intelligente farsi sbattere al muro un secondo dopo l’inizio del duello? >>

<< Ragazzi, io sono ancora qui >>

<< Non siamo mica ciechi, Teddy! >>

 

Ridacchio, alla conversazione tra Dylan ed Al, a cui si aggiunge un mortificato TeddyBear. Afferro un braccio di Marie, posando il capo sulla sua spalla e beandomi delle sue carezze mentre percorriamo la strada verso la nostra Sala Comune.

 

<< Lei c’era >>

 

Rialzo lo sguardo, fermandomi ad osservare il volto tranquillo e sorridente della mia migliore amica, mentre i ragazzi continuano a camminare davanti a noi.

 

<< Parli di… >>

<< Yvy, chi altri? E’ rimasta seminascosta, davanti alla porta. E’ andata via non appena il duello si è concluso >>

<< Oh… >>

 

Riprendiamo la nostra andatura strascicante, io sono praticamente addosso a Marie. Mi guardo intorno, sperando di scorgere qualche ciocca rosa, sperando che due braccia magre mi cingano o che una spinta piuttosto brusca mi spinga col sedere a terra. Ma niente di tutto questo accade e in un batter d’occhio siamo davanti al ritratto della Signora Grassa.

 

Passiamo dinanzi a Dylan, rimasto fuori e gli lancio un’occhiata incuriosita. Lui e Marie non si sono né guardati, né parlati per tutto il tragitto. Niente urla o simili, solo indifferenza, il che è probabilmente peggio di qualsiasi furiosa litigata.

 

Rientrata in Sala Comune, sto per chiederle spiegazioni, quando la vedo bloccarsi e guardare dinanzi a sé. Seguo il suo sguardo, posandolo infine su Yvonne, seduta sul rosso divano. Si rialza non appena si accorge di noi, dopo aver rivolto un cenno di saluto ai ragazzi che preferiscono rintanarsi nella loro stanza.

 

Mi avvicino cautamente, mordicchiando le unghie e guardandola di sottecchi. Marie accanto a me è molto più tranquilla e sul viso, oggi decisamente pallido, c’è il solito sorriso rassicurante.

 

<< Sei stata brava, anche se quel Sunders… Merlino, era un principiante! Con questo non voglio dire che hai vinto perché lui era un inetto, ma… >>

<< Sono d’accordo con te! Non ha fatto altro che tremare e mi guardava come se potessi lanciargli un’ Avada Kedavra da un momento all’altro >>

<< Infondo è comprensibile che lui abbia paura di te >>

 

Ci voltiamo verso Marie, come fossimo una sola persona, non prima di esserci scambiate un’occhiata perplessa. La Summers sospira, scuotendo il capo e sedendosi su una poltrona vicina.

 

<< Tu ed Yvonne l’avete bistrattato per anni. Al secondo anno l’avete costretto a mangiare delle merendine marinare, solo perché vomitasse sui Serpeverde di passaggio. Al terzo anno l’avete coinvolto nell’allagamento dei sotterranei, facendo ricadere su di lui la colpa, inutile dire che si è beccato mesi di punizione. Al quarto anno l’ avete appeso alla Torre di Astronomia perché ammirasse il panorama. All’inizio di quest’anno, tu Vicky, gli hai lanciato bolidi dal campo per verificare quanto bravo fosse nella corsa >>

<< Siamo grandiose! >>

<< Siamo grandiose! >>

 

Mi volto verso Yvonne, entrambe abbiamo lo stesso entusiasmo e l’identico luccichio negli occhi. E il legame che ho sempre sentito forte, tra me e lei, sembra essersi riformato e addirittura mai spezzato. Mi sorride, un po’ timidamente all’inizio, ma in seguito ad una mia spallata, scoppia a ridere insieme a me, come se il suono della nostra risata fosse l’unica cosa che valga la pena di udire. E ascoltandola, so che è così.

 

<< Cioccolato? >>

 

E come la prima volta, ci ingozziamo di dolci, annegando in essi ciò che ha preceduto questo momento. Ci fissiamo e so che lei, così come Marie, sta pensando al nostro primo incontro, al giorno che ha cambiato per sempre le nostre vite.

 

<< Vicky, Marie… riguardo quello che è successo… >>

<< Oh, ti riferisci al fatto che hai cosparso l’intera stanza di barrette di liquirizia e che hai versato il tuo profumo sul mio letto? Lo sai che odio il profumo, mi ricorda Fleur! >>

 

Yvonne annuisce, mordicchiandosi le labbra e stringendomi la mano che le ho posato sul braccio.

Non voglio parlare di quello che è stato, non voglio delle scuse e non voglio farle. Non ne vedo nessun bisogno e so che loro hanno capito: noi siamo così, maledettamente semplici e altrettanto scavezzacollo. Non abbiamo mai seguito regole prestabilite, quelle che portano avanti una relazione sana e questo perché il nostro rapporto è tutto fuorchè normale. Ed io non potrei desiderare altro, se non trovarmi qui, con loro, a mangiare, ridere e chiacchierare. Questa è la mia normalità, questo è ciò che voglio.

 

<< Sono stanca morta, ragazze. Andiamo in camera? >>

<< Io vorrei prima fare un salto da Teddy, sai per… >>

<< Dichiarargli il tuo amore? >>

<< Cos… NO! >>

<< Va bene, Vicky. Ti aspettiamo di sopra >>

 

Marie trascina Yvonne, mugugnando qualcosa nel suo orecchio, mentre io respiro a fondo e tocco con una mano la guancia calda. Scuoto il capo, correndo lungo le scale del dormitorio maschile. Arrivo alla sua stanza e, senza ricordarmi di bussare, la apro.

 

Quello che vedono i miei occhi, me ne fa pentire all’istante. C’è solo Teddy dei ragazzi, e con lui una Grifondoro di cui non conosco assolutamente il nome. Le mani di lei sono sul petto del mio Teddy, tra le pieghe della camicia semi aperta.

 

<< Oh… >>

<< Victoire, aspetta… >>

 

Non aspetto. Mi richiudo la porta alle spalle, con un tonfo che sarà stato udito anche nella Torre dei Corvonero. Ritorno in Sala Comune e quindi attraverso di corsa il ritratto per scappare non so dove. Il mio nome urlato da Teddy è l’ultima cosa che sento.

 

 

 

 

 

 

Non odiatemi per avervi lasciato con questo finale un pochino ‘particolare’. Saprete presto cosa è effettivamente accaduto e cosa accadrà!  :D

Questo è un capitolo decisamente introspettivo, perlomeno all’inizio. Vicky è stracolma di idiozia, ma anche lei è umana, dopotutto… xD

E no, Marie non ha ancora detto nulla alle sue migliori amiche, riguardo Dylan.

Vi rammento, per chi ancora non si fosse iscritto, che su face vi è un gruppo inerente a Y&M:

http://www.facebook.com/groups/129830763768816/

A presto, fanciulle!

 

 

 

 

 

   
 
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