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Autore: Hikari93    08/08/2011    6 recensioni
Per kry333, spero che ti piaccia e che risponda alle tue richieste ^///^
("what if?" il clan Uchiha è vivo e vegeto)
Per Sasuke non era così importante come poteva esserlo per me. Per lui, magari, non era nulla di indispensabile, ma per me sì. Sapevo che non sarebbe stato facile, ma andava fatto: dovevo incontrare la famiglia di Sasuke a ogni costo. La relazione, che avevo intrapreso con Sasuke da più di due anni, doveva necessariamente prendere una svolta definitiva, e ciò implicava l’inserimento dei suoi, tra di noi. Del resto Sasuke i miei li conosceva, e io non volevo sentirmi inferiore.
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Itachi | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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 Da sola contro gli Uchiha: come un colloquio può svelare il lato umano di Sasuke

 
 

 
 


Per Sasuke non era così importante come poteva esserlo per me. Per lui, magari, non era nulla di indispensabile, ma per me sì. Sapevo che non sarebbe stato facile, ma andava fatto: dovevo incontrare la famiglia di Sasuke a ogni costo. La relazione, che avevo intrapreso con Sasuke da più di due anni, doveva necessariamente prendere una svolta definitiva, e ciò implicava l’inserimento dei suoi, tra di noi. Del resto Sasuke i miei li conosceva, e io non volevo sentirmi inferiore.
 
“Se proprio ci tieni tanto!”, mi aveva detto, quando gli avevo espresso il mio desiderio. Conoscendo i modi di fare del mio fidanzato, avevo capito benissimo che era un “va bene, ti ci porto”.
 
Va detto, però, che non ero più così sicura come lo ero stata quel giorno. Sentivo il cuore battere a mille, un senso di smarrimento catturarmi e la lingua attorcigliarsi su stessa: Sasuke non me l’aveva detto apertamente – beh, quanto mai parlava come le persone normali? –, ma a quanto avevo sentito dire dai miei, Fugaku Uchiha teneva molto al buon nome della sua famiglia, alias non erano ammesse brutte figure. Obiettivamente, non pensavo proprio di non essere la persona adatta per un tipo come Sasuke, l’idea non mi sfiorava minimamente, anche perché ero a conoscenza delle mie effettive capacità; ma ciò che mi spaventava era l’impressione che avrei dato di me. Certamente, comportarsi naturalmente con persone come Naruto o Ino era molto semplice, appunto spontaneo, ma riuscire a sostenere gli sguardi di un’intera famiglia – per di più  una delle più potenti che, oltretutto, teneva al proprio cognome – sarebbe stato lo stesso? Purtroppo, non la pensavo così. Ero assalita dai più stupidi dubbi, come, ad esempio, quale colore potesse piacere maggiormente al capofamiglia o se dovessi indossare qualcosa di sontuoso, per sentirmi quanto più pari al loro livello, o qualcosa di non troppo sofisticato, per non presentarmi come qualcuno di superiore a quel che ero. Erano, appunto, ore e ore che mi tuffavo nell’armadio per trovare qualcosa di adatto, qualcosa che potesse stare nel mezzo. Mi gettavo alle spalle magliette su magliette, pantaloni gonne e quant’altro. Finii per temere di girarmi, perché supponevo si aver causato un gran disordine tra le quattro pareti della mia camera.
-Uffa, ma non c’è nulla di buono! Lo sapevo che avrei dovuto rifare il mio guardaroba prima, lo sapevo!- lamentavo, rivolta, più che a me stessa, a qualcuno che, operando un miracolo, avesse potuto far scendere qualche capo perfetto dal cielo.
Mentre raccoglievo i vestiti che erano diventati parte del pavimento, udii la voce di mia madre, proveniente dal primo piano. Inizialmente non capii, per cui aprii la porta, sbottando uno scocciato “che c’è?”
-Non è così il modo di rivolgersi, signorinella!- strillò, facendomi immaginare alla perfezione la sua espressione facciale innervosita. Strinsi i denti, tanto da farmi male, pur di non replicare. Non che volessi prendermela con lei, ma la situazione era abbastanza disperata! Non avevo visto l’ora, ma sapevo che non avevo troppo tempo.
-Va bene, scusami. Che c’è?- tentai di usare un tono più garbato, ma a quanto pareva non ero riuscita nel mio intento, perché sentii la mia genitrice sbuffare.
-E’ arrivato Sasuke, scendi o no?-
Credei di morire all’udire quella frase. Ma come, era già arrivato? Ma che ora si era fatto, nel mentre che mi ero persa a pensare ai vestiti e all’acconciatura? –Mamma, ma che ore sono?- urlai, tentando di darmi una calmata per non svenire. Sperai che fosse Sasuke a essere in anticipo, e non io in ritardo.
-Sono le otto meno cinque!- rispose lei, dopo un po’ di tempo, durante il quale, probabilmente, aveva guardato l’ora. Come risposta ebbe solo il tonfo assordante della porta, oltre che un disperato “dì a Sasuke che aspetti, ci metto un attimo!” . Avevo cominciato proprio male: c’erano all’incirca cinque minuti per prepararmi? Panico, panico, panico!
Afferrai un vestitino a tinta unica rossa, che in precedenza avevo scartato perché mi era apparso troppo semplice, e lo indossai dopo essermi tolta i consueti vestiti alla velocità della luce. In effetti, l’abito che avevo scelto era davvero troppo normale: una sottospecie di tubino aderente, che esaltava quel po’ di forme che avevo. Mi osservai allo specchio, provando quasi disgusto per me stessa: non mi ritenevo brutta, ma… per farla semplice, avrei preferito essere Ino, in quel momento. Lei si sarebbe sicuramente adattata al clima agiato degli Uchiha e, di certo, avrebbe fatto bella figura, arrivando puntuale. Sospirai, cercando di non abbattermi prima del peggio. Mi diressi in bagno, infilai un paio di sandaletti e mi pettinai alla meglio: lasciai i capelli lisci come erano sempre, e non coprii nemmeno la fronte. Anche se l’avessi fatto, prima o poi l’avrebbero comunque vista, pensai stupidamente. Se avessi fatto dei pensieri del genere anche a casa Uchiha, mi avrebbero sbattuta fuori all’istante.
-Eccomi, Sasuke.- sorrisi, apprestandomi a scendere i gradini. Non fosse stato per il vestito, li avrei percorsi a due a due.
-Leggermente in ritardo.- mi fece notare lui, con arrossimento da parte mia –Ma fa nulla.- mi poggiò una mano sulla spalla e salutò i miei genitori con un gesto silenzioso del capo. Io sventolai la mano, poco convinta. Era sicura che, sul mio volto, si leggesse una chiara richiesta di aiuto.
 
 

 

*   *   *

 
 
-Perché non cammini?- Sasuke si voltò verso di me, raggelandomi. Non che mi aspettassi chissà quale comprensione, ma almeno un va tutto bene o un non preoccuparti. Dovevo essere proprio agitata per pensare che il mio Uchiha potesse dire ciò.
-Arrivo… mi sto… ecco, la scarpa.- inventai, facendo finta di aggiustarmi il sandalo al piede. In realtà, avrei voluto correre via, e non solo per il quarto d’ora di ritardo che avevamo – avevo era più corretto – totalizzato. Mi maledii di nuovo – chissà quante volte lo avevo fatto da quella mattina – per aver insistito per incontrarli. Non potevo aspettare un altro po’? No, vero? E brava Sakura, ora ti arrangi.
-Mi sembri tesa.- notò, aggrottando un sopracciglio  scrutandomi. Non riuscii a sostenere quello sguardo, per cui, rivolsi il mio a terra, al terreno davanti alla porta di casa di Sasuke – perché era lì che ci trovavamo. Persino quell’ammasso di terriccio curato sembrava superiore ai normali esseri viventi. –Non ce n’è motivo. Oltretutto, hai insistito tu stessa per venire qui.-
Ora ci mancava anche che Sasuke mi rinfacciasse ciò che avevo detto: ma bene, ero stata affrettata, ma rinfacciarmelo non avrebbe risolto il problema.
-Che dici, entriamo?- chiesi, sussurrando.
Assentì, poggiando la mano sulla maniglia, per aprire la porta. Quel gesto mi appariva lento e terribile, come il preludio di una tragedia. Mi morsi il labbro dal nervosismo, e fui grata a tutti i Kami che il mio ragazzo non potesse vedermi.
D’un tratto, a quella visione maledettamente calma, ne seguì una brusca, che comportò l’apertura immediata della porta. Inutile dire che sobbalzai, a differenza di Sasuke che restò calmo, osservando, con un’occhiata indecifrabile, la persona che ci aveva aperto.  
-Ma finalmente!- disse questi, poggiandomi una mano sulla spalla –Devi essere Sakura, piacere di fare la tua conoscenza, io sono Shisui!- mi portò dentro, quasi sollevandomi. Per quanto possibile – dato che ero terrorizzata da quell’entrata in scena e da quell’era ora – scoccai un’occhiata di aiuto a Sasuke, che, però, non venne accolta. L’Uchiha si limitò a seguire me e quel componente un po’ estroverso della sua famiglia con passo regolare.
-Zia, sono arrivati!- disse questo Shisui, lasciandomi libera solo quando ero arrivata al centro della sala da pranzo. Abbassai lo sguardo, arrossendo: se Ino o Naruto mi avessero vista, non mi avrebbero riconosciuta. Forse mi avrebbero scambiato per Hinata. E dire che io ero una tipa forte e sicura di me… cosa avevano questi Uchiha per mandare a benedire quel lato della mia personalità?
-Benvenuta, Sakura.- esordì una donna, d’aspetto molto giovane. A primo impatto, mi dissi che si doveva trattare della madre di Sasuke: avevano dei tratti del viso decisamente simili, solo che lei emanava dolcezza da tutti i pori, a differenza del mio ragazzo. Forse perché mi ricordava Sasuke o forse perché si era rivolta tanto gentilmente da non sembrare un’Uchiha, mi fu subito simpatica, e le sorrisi.
-Buonasera.- dissi, senza apparire troppo insicura. Per fortuna, aggiungerei –Mi chiamo Sakura Haruno.- allungai la mano verso di lei, mantenendo lo stesso sorrisino.
-Lo so.- rispose la donna, stringendomi con una presa flebile –Io sono Mikoto Uchiha, piacere. Sono la mamma di Sasuke.-
Stupidamente, pensai che non sarebbe importato se non avesse detto il cognome.
Qualcun altro si alzò dal fondo della stanza e mi si avvicinò. Era un ragazzo alto, un po’ più di Sasuke, che mostrava un’espressione rassicurante: era un sorriso non troppo esplicito, ma non sembrava forzato.
-Itachi… il cognome lo avrai intuito.- allargò il sorriso e mi strinse la mano, quella mano che non avevo portato al fianco dopo averla stretta a Mikoto. Sperai che nessuno si fosse accorta di quanto fossi rigida.
-Sakura Haruno.- ripetei, quasi fosse l’unica cosa che sapessi dire, oltre al buonasera, s’intendeva.
-Sasuke mi ha parlato tanto di te.- ammiccò verso il fratello.
-Itachi!- lo rimproverò Sasuke, usando un tono che non gli avevo mai sentito. Intuii che avesse davvero un ottimo legame con suo fratello – sapevo che era il suo niisan, perché me ne aveva parlato, ma non lo avevo mai visto prima.
-Su, Fugaku, vieni.- Mikoto parlò a suo marito. Raggelai all’istante a sentire quel nome. Fugaku, capo della polizia di Konoha. Lo descrivevano tutti come un uomo serio, preciso – e io ero arrivata in ritardo, tanto per entrare tra le sue grazie – intollerabile a ogni giustizia: insomma, un vero e proprio poliziotto d’oc. Però, avrei potuto pensare di trovarmi al cospetto di Sasuke, dato che i due avevano pressoché la stessa espressione.
L’uomo si alzò dalla poltrona, sulla quale prima era seduto anche Itachi, e mi raggiunse con calma, come se stesse marciando. Austero, mi porse anche lui la mano, proprio come avevano fatto tutti i componenti della famiglia, prima di lui. Solo che, a differenza dei precedenti, stringere quella mano mi sembrava strano, come se temessi che, facendolo, potessi farmi del male. Mi rassicurai mentalmente, cercando di far scomparire il volto di Fugaku e di far apparire quello di Sasuke, poi la afferrai.
-Buonasera.- tentai di ostentare sicurezza, ma non ci riuscii per nulla. Vagavo con lo sguardo da una parte e l’altra della camera, senza mai puntare le mie iridi verdi in quelle scure di lui. Si trattava solo di una stretta di mano, ma mi sembrava qualcosa di terribile. Poi me la lasciò, e solo allora ripresi a respirare.
-Accomodati di là, ti servo qualcosa.- disse Mikoto, gentile. Inutile negarlo: quella donna mi aveva proprio colpita. Sentivo di poter stare tranquilla in sua presenza, di poter rilassare i  muscoli. E, a dire il vero, anche Itachi e Shisui mi avevano fatto un’impressione simile. L’unico di cui ancora non mi fidavo era Fugaku. Mi intimoriva, non potevo fare altrimenti.
Stavo per accomodarmi a una sedia qualsiasi, quando Sasuke mi bloccò, prendendomi per un polso. Gli diressi uno sguardo confuso, come se volessi dirgli “che cosa sto sbagliando?”, ma non ebbi il tempo di ricevere alcuna risposta – ne di porre a voce la domanda – che Fugaku prese posto proprio dove avrei voluto io. Mi complimentai con me stessa: tra tante sedie che c’erano – molte, dato che il tavolo era a dir poco immenso –, avevo scelto proprio quella del capofamiglia. E dire che avevo evitato quella a capotavola apposta per non incappare in quell’errore.
-Allora, Sakura, che ci racconti di te?- eccoli all’attacco. Mi sembrava quasi di essere la preda pronta per essere sbranata o, per rimanere in tema polizia, il sospettato da dover interrogare. A farmi la domanda era stato quello più solare di tutti, quello Shisui, se non mi sbagliavo.
-Niente di particolare in realtà.- esordii, leggermente impacciata.
-Quale tua qualità pensi che abbia colpito Sasuke, a tal punto da far ricadere la sua scelta su di te?- poteva sembrare una domanda abbastanza lunga, ma Fugaku l’aveva pronunciata con una calma tale, che aveva scandito parola per parola, come se volesse vietare che gli chiedessi di ripeterla. Non seppi perché, ma l’impressione che mi aveva dato era stata quella.  
-Dovremmo chiederlo a Sasuke, più che altro.- s’intromise Itachi, che, però, venne bloccato da un gesto del padre. Scommetto che Sasuke gli fu grato.
-Non saprei, forse la mia genuinità.- provai. Non avrei mai detto che mi riusciva ancora difficile capire i modi di fare e i pensieri del loro figlio secondogenito.
-Ma che bella cosa.- fu sentimentale l’unica donna oltre a me.
-E nella vita che fai?- proseguì il capofamiglia.
-Il medico.- fui fiera della mia professione, ma non perché fosse importante. Avevo studiato tanto per raggiungerla, ed era quasi l’unica cosa che sentivo propriamente mia, che sentivo di meritare del tutto.
-Ha studiato con la signorina Tsunade.- completò Itachi, al posto mio. –Me l’ha detto Sasuke.- disse poi, di fronte al mio sguardo sbigottito.
Sentii Sasuke, seduto accanto a me, borbottare qualcosa contro suo fratello e la sua caratteristica spiccata di non farsi mai i cavoli suoi e di non saper mantenere i segreti.
-Quanto tempo è che state insieme?- l’avevo detto io che sarebbe stato un interrogatorio.
-Più di due anni.- risposi a Shisui, seguendo con lo sguardo Mikoto, che pose sul tavolo degli onigiri. Il mio interlocutore si fiondò subito sul cibo, mentre io e il resto della famiglia Uchiha eravamo restii a fare lo stesso.
-Coraggio, assaggia.- sorrise Mikoto, incoraggiante. Nonostante ciò, cercai Sasuke con lo sguardo, come se volessi sapere la sua opinione, ma non lo trovai.
 
“Ma perché mi hai abbandonato?”, pensai disperata.
 
-Grazie mille.- lo presi: mi sarebbe sembrato troppo scortese, oltre che sconveniente, non farlo. –Complimenti.- aggiunsi, dopo averlo assaggiato.
-E tu come te la cavi ai fornelli?- stranamente, la domanda della donna non mi faceva lo stesso effetto delle altre.
-Non mi lamento.- fui sincera –Ma me ne ci vorrà di tempo per raggiungere il suo livello.- risi di cuore, trovandomi perfettamente a mio agio. Non volli adularla, ma pensavo davvero quanto avevo detto.
-So anche che sei molto intelligente e che a scuola te la cavavi egregiamente.- espresse il fratello maggiore di Sasuke, facendomi arrossire per quei complimenti.
-Beh, stiamo parlando dei tempi dell’Accademia e… beh, grazie.- farfugliai, non sapendo cosa o dove guardare.
-Perché hai scelto proprio Sasuke?- chiese Shisui. Il ragazzo mi sembrava veramente curioso e non mi faceva delle domande per mettermi in difficoltà, ma proprio perché voleva saperlo.
Avvampai: la questione Sasuke era sempre stata imbarazzante, per me. Senza contare che avrei dovuto parlarne davanti ai suoi. Mi maledii nuovamente.
-M-Mi ha col-colpito subito, sin da quanto eravamo bambini.- risposi, imponendomi di non pensare che Sasuke era proprio lì al mio fianco e che, probabilmente, si sentiva imbarazzato tanto quanto me.
-Si da quando lo hai visto la prima volta o quando hai sentito il suo cognome?- le testa di tutti, la mia compresa, scattarono verso Fugaku. Non volevo che insinuasse che amavo suo figlio solo perché apparteneva a una famiglia prestigiosa: era una cosa che non riuscivo a sopportare. Però, d’altro canto non riuscivo a biasimarlo. Quando si faceva parte di una famiglia potente, certi pensieri venivano spontanei.
-No, da quando l’ho visto fuori. Me ne sono innamorata subito. Forse all’inizio lo trovavo semplicemente carino, ma poi, pian piano il mio sentimento è cresciuto insieme a me, diventando sempre più forte e incontrollabile. Lo amo davvero  sfiderei qualsiasi cosa per lui.- quando conclusi, il silenzio che mi circondò fu terribile. Desideravo di sparire. Mi ero totalmente aperta, e non sapevo se era stata la cosa giusta da fare. Chissà, forse sì, dato che mi ero espressa con sincerità.
-Va bene. Mikoto, prepara il the.- nessuna reazione da parte di Fugaku, non come quella di Itachi che lanciava occhiate significative a Sasuke – leggermente rosso, ancora più bello del solito – o come quella di Mikoto che aveva gli occhi lucidi. Shisui, invece, sorrideva ampiamente.
 
 

 

*   *   *

 
 
Il resto della serata passò tra racconti della famiglia – come alcuni aneddoti di un Sasuke piccolo, altamente vivace – e altre domande semplici, non troppo significative. Non capivo se avevo fatto una buona impressione o meno a Fugaku – degli altri ne ero abbastanza convinta –, perché il capofamiglia agiva proprio come Sasuke. E Sasuke non era semplice da interpretare.
Quando, finalmente, ci stavamo dedicando ai saluti finali, e io trassi mentalmente più di un respiro di sollievo, arrivò la stoccata finale.
-Quando vi sposerete?-
Sasuke tossì e io mi sentii sul punto di svenire.
Fugaku non aveva avuto troppo tatto nel dirlo, più che altro sembrava propenso a volerci intimare di fare il grande passo. Eppure, io avevo appena diciannove anni, mi sembrava avventato. Sperai di aver sentito male o che, al massimo, stesse scherzando. Sì, certo, un tipo con la faccia di Fugaku poteva scherzare?
-Più in là.- Sasuke riuscì a dimostrarsi abbastanza lucido e calmo, sebbene suo padre avesse già voluto vederlo con l’anello al dito.
-Non aspettate troppo, voglio essere una nonna giovane!- disse Mikoto, dando man forte al marito. Chissà, forse aveva intuito dove voleva andare a parare l’uomo.
-Mamma!- si agitò il mio fidanzato, per poi tornare quasi subito padrone di sé.
-Dai, ragazzi, non fate quelle facce – evidentemente aveva visto che stavo perdendo colore – stavo scherzando.- sorrise sinceramente, scaldandomi il cuore. Senza dubbio, ciò che più mi sarei ricordata di quell’incontro, sarebbe stato il sorriso della donna.
-Va bene, ora basta. La accompagno a casa.- proferì Sasuke, lasciandomi a malapena il tempo per salutare degnamente i suoi familiari, dopodichè, fummo fuori.
 
-Secondo te sono piaciuta a tuo padre?- dato che Sasuke non diceva nulla, decisi di essere io a rompere il ghiaccio.
-Mh… sì.- non aggiunse altro.
-E da cosa lo deduci?- avevo un’enorme voglia di saperlo. Non che Sasuke dicesse le cose per rassicurarmi, giammai, era sempre stato schietto anche al costo di ferirmi.
-Credimi, non avrebbe chiesto quando ci saremmo sposati.-
Arrossii al ricordo, osservando il sopracciglio tremante di lui.
 
-Allora anche tu sei timido, a volte, Sasuke.-

 
 
 




 
Prima mia fic commissionata! ^__^
Ammetto che mi sono divertita molto a scriverla e ne sono anche abbastanza soddisfatta. Spero che sia piaciuta a tutti, ma soprattutto  a kry333, perchè me l’ha chiesta lei.
Non credo che i personaggi siano OOC. Come AngieChan95 dice sempre: Sasuke avrà pure un suo carattere, un suo “lato umano”. Mentre Itachi, beh… ricordiamoci che è una “what if?” e che il clan Uchiha è in piedi. Prima della missione dello sterminio, credo che Itachi sia stato abbastanza “solare” -////-
Se, poi, li trovate OOC, mi dispiace. Mi sono impegnata al massimo per l’IC, ma non ce l’ho fatta. >///>
Basta chiacchiere, spero solo che vi sia piaciuta! (perdonate eventuali errori) ^///^

 

   
 
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